L’ARCHIVIO DELL’UNITÀ ” CENT’ANNI DA RISCOPRIRE ” — di FABIO ZANCHI – FOGLIE E VIAGGI, 19 GENNAIO 2024 + da wikipedia, LA STORIA DELL’UNITA’

 

 

 

 

 

 

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L’ARCHIVIO
DELL’UNITÀ
“CENT’ANNI
DA RISCOPRIRE”

 

 

 

 

 

L’Unità, quella vera, è in 1938 scatoloni. Dal 13 novembre scorso l’intera documentazione ha preso casa, in deposito coattivo ( nota 1 ), all’Archivio di Stato di Milano. Il primo numero del quotidiano uscì a Milano, dalla tipografia di via Settala 22, a Porta Venezia, il 12 febbraio 1924. Sedici mesi dopo la marcia su Roma. Oggi, cento anni dopo, per iniziativa di un gruppo di lavoro coordinato da Annalisa Rossi, sovrintendente agli archivi e alle biblioteche della Lombardia e direttore dell’Archivio di Stato, si avvia un lavoro di grande importanza culturale, a partire dal recupero di un materiale davvero prezioso che stava per essere disperso dopo la chiusura del quotidiano.

 

(La conferenza stampa di presentazione a Milano)
 

L’archivio del giornale, in tempi in cui le nuove tecnologie erano di là da venire, era basato esclusivamente sulla raccolta di testi, fotografie e articoli su carta. Per com’era organizzata l’Unità, gli archivi più importanti erano a Roma e a Milano. Questi, tra il 2017 e il 2018, erano stati smembrati e trasferiti parte a Nepi, in provincia di Viterbo, parte a Lentate sul Seveso, in Brianza, parte in uno scantinato di Milano. Tutto il materiale è stato recuperato e accorpato in seguito a un accordo tra Sovrintendenza lombarda, Tribunale di Roma e organi della curatela fallimentare.

 

(Uno dei contenitori, foto di Marco Brando)

 

 

Un lavoro piuttosto complesso, il cui esito Annalisa Rossi oggi è in grado di celebrare con giustificata soddisfazione: “Un archivio assicurato alla permanenza e al futuro è una buona notizia per la comunità: ha il sapore della garanzia di esigibilità dei diritti culturali. Quando l’archivio appartiene a una testata storica e consente di garantire la restituzione della conoscenza di un secolo di storia italiana, si celebrano anche democrazia e pluralismo”.

 

(Il fonogramma della Questura di Milano sulla nascita dell’Unità)

 

 

Due sono gli obiettivi che l’acquisizione di tutto quel materiale redazionale renderanno possibili. A breve, è già in calendario una giornata di approfondimento intorno alla storia del quotidiano: si terrà il 12 febbraio prossimo, nella sede dell’Archivio di Stato. Tema: “Gli archivi dell’Unità a Milano (1924-2024) – Ricomincio da 100”.

Nel manifesto, disegnato da una giovane grafica, Carlotta Iannuzzi, il logo che richiama gli occhiali di Gramsci e una sua frase: “Per il più lungo tempo possibile”. In effetti, a giudicare dall’impostazione che il gruppo guidato da Annalisa Rossi, l’Unità nata in quel febbraio del secolo scorso ha ancora molto da dire.

 

(La lettera di Li Causi, dall’archivio storico dell’Unità)

 

 

Ecco il secondo obiettivo: la documentazione verrà messa a disposizione del pubblico, insieme e in dialogo con altri documenti custoditi nell’Archivio milanese. Per esempio, ci sono tutti i documenti della Prefettura. A partire da quello che segnalava la nascita del giornale comunista: il fonogramma della questura informava di aver ricevuto la dichiarazione della pubblicazione di un quotidiano “organo della frazione terzinternazionalista la quale distaccandosi dal partito massimalista ha deciso di allearsi ai comunisti”. Il direttore dell’Unità era Ottavio Pastore.

 

 


 

C’è anche un altro documento: la richiesta alla Prefettura di avere copia dei comunicati stampa. La data è del 13 febbraio 1924. Firmato: G. Li Causi, che nel 1946 sarà deputato dell’Assemblea costituente della Repubblica italiana.

nota :

coattivo —mezzi c.; modi coattivi. In questa accezione, è sinon. meno com. di coercitivo
— con senso passivo —obbligatorio
avverbio : ottenere coattivamente una prescrizione.

https://www.treccani.it/vocabolario/coattivo/

 

 

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storia del giornale _–  wikipedia – link in fondo

 

Nascita del quotidiano

 

I primi numeri de l’Unità – Quotidiano degli operai e dei contadini sono stampati a Milano, su una proposta di Antonio Gramsci fatta il 12 settembre 1923 al Comitato Esecutivo del Partito Comunista d’Italia. La prima sede de l’Unità era in Via Santa Maria alla Porta nei pressi di Corso Magenta.

«Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale»

Il giornale ha una tiratura media di 20 000 copie e giunge alle 34 000 copie nelle settimane successive al delitto Matteotti.

Il 4 gennaio 1925, con l’inizio dei poteri dittatoriali di Benito Mussolini e con il suo discorso del giorno precedente, il quotidiano uscì con questo titolo dato che era stato sequestrato per un giorno dal prefetto della provincia di Milano Vincenzo Pericoli:

«Il fascismo non si salverà con il terrore
La prossima riscossa si organizzerà intorno al Partito Comunista nei Comitati degli operai e dei contadini»

Inoltre la notizia del sequestro del giorno prima:

A quasi tre anni dall’apertura, con 261 numeri pubblicati, in seguito al fallito attentato contro Mussolini da parte del quindicenne Anteo Zamboni, avvenuto il 31 ottobre 1926, il regime fascista reprime ogni opposizione rimasta e il successivo 8 novembre la distribuzione del giornale viene sospesa dal prefetto di Milano Vincenzo Pericoli, congiuntamente all’organo del Partito Socialista Italiano, l’Avanti!. L’ultimo numero de l’Unità esce con la notizia del sequestro con uno scarno comunicato:

«I sequestri dell’Unità
Il Prefetto della provincia di Milano ha ieri ordinato il sequestro del nostro giornale con la seguente motivazione:
“Considerato tutto il suo complesso è tale da eccitare gli animi con pericolo di turbamento dell’ordine pubblico decreta” ecc. ecc.
Il sequestro è avvenuto in macchina.»

 

Gli anni della clandestinità

La prima pagina de L’Unità nel gennaio 1928

 

Il 27 agosto 1927 esce il primo numero dell’edizione clandestina del giornale dopo solo sette mesi dalla chiusura, la sede è a Lilla (Francia) in 40, Rue d’Austerlitz grazie al nuovo direttore, l’avvocato Riccardo Ravagnan. In seguito verrà pubblicato anche in Italia a Torino, Milano, Roma. Il 1º luglio 1942 l’Unità ritorna in Italia, seppure in clandestinità. La diffusione clandestina de l’Unità prosegue per tutta la seconda guerra mondiale e con l’arrivo degli alleati dal 6 giugno 1944 riprende a Roma la pubblicazione ufficiale del giornale. Il nuovo direttore è Celeste Negarville.

 

La ricostruzione

 

Il 2 gennaio 1945 il giornale esce dalla clandestinità dopo quasi vent’anni e sposta la sua sede in via IV Novembre a Roma, nella parte d’Italia da poco liberata dagli Alleati, e il nuovo direttore è Velio Spano, iscritto al PCI da vent’anni e combattente partigiano e direttore dell’edizione meridionale del quotidiano. Dopo la Liberazione, escono nel 1945 l’edizione genovese, quella milanese e quella torinese.

Nei primi mesi del 1945 i responsabili dell’edizione di Torino del quotidiano sono Ludovico Geymonat e Amedeo Ugolini; tra i collaboratori del quotidiano ci sono Davide LajoloAda GobettiCesare PaveseItalo CalvinoElio VittoriniAldo TortorellaPaolo SprianoLuigi CavalloAugusto MontiMassimo MilaRaimondo LuraghiMassimo RendinaRaf ValloneArmando Crispino.

Nel 1945 si tiene a Mariano Comense la prima festa di diffusione del quotidiano, la Festa de l’Unità. Il giornale crea una vasta rete di diffusione casa per casa della sua edizione domenicale; nei giorni “speciali” (25 aprile, 1º maggio) la tiratura supera il milione di copie.

Sapori in Scena" a Mariano Comense - ViaggiatoriWeb.it

Mariano comense ( prov. di Como )

 

 

Gli anni di Togliatti e Longo

Dal 1º agosto 1957 si fondono le edizioni de l’Unità di Genova, Torino e Milano dando origine a un’unica edizione per l’Italia settentrionale. A partire dal 9 marzo 1962 vengono unificate le direzioni di Roma e di Milano; il direttore è Mario Alicata, mentre condirettori sono Aldo Tortorella per l’edizione settentrionale e Luigi Pintor per quella centro-meridionale. Dopo la scomparsa di Mario Alicata nel 1966, la direzione del giornale è affidata a Maurizio Ferrara.

 

Nel 1969 i membri del comitato centrale del PCI Lucio Magri, Luigi Pintor e Rossana Rossanda sono espulsi dal partito e nel 1971 trasformano in quotidiano il mensile Il manifesto: l’Unità in un suo articolo pone polemicamente l’interrogativo Chi vi paga?.

Dal 1967 l’ex-deputato della Democrazia Cristiana Mario Melloni diviene corsivista de l’Unità e viene ricordato per i suoi interventi graffianti e satirici firmati con lo pseudonimo di Fortebraccio

 

 

Anni di piombo

 

Milano, operai leggono il quotidiano, fotografia di Federico Patellani

 

Nel 1974 la tiratura de l’Unità è di 239 000 copie giornaliere.

Nel 1975 Pier Paolo Pasolini spiega dalle colonne del quotidiano il suo voto al PCI per le elezioni regionali.

Il 18 settembre 1977 il redattore de l’Unità Nino Ferrero viene ferito a Torino da un attentato di Azione Rivoluzionaria.

Nei giorni del rapimento di Aldo Moro del 1978 l’Unità condanna duramente le Brigate Rosse, definite “nemici della democrazia”, e proclama lo sciopero generale.

 

 

Gli anni del riflusso

 

Nei primi anni ottanta, periodo del cosiddetto riflusso, il giornale ha una forte flessione di vendite: si passa dai 100 milioni di copie annue del 1981 ai 60 milioni del 1982.

Il 17 marzo 1982 l’Unità accusa il ministro democristiano Vincenzo Scotti di collusioni con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Il documento che denuncia i membri del governo (fornito dai servizi segreti), però, si rivela falso: è il caso Maresca; il direttore Claudio Petruccioli deve dimettersi e al suo posto viene nominato Emanuele Macaluso.

Con Macaluso, nel 1986, si dà il via libera all’allegato Tango, settimanale satirico che creerà non poche frizioni fra il quotidiano e il PCI, ma aiuterà il giornale a risalire nelle vendite. Nel 1988 Tango chiude e un paio di mesi dopo (1989) viene sostituito da Cuore a cura di Michele Serra. Dal 1991 Cuore diverrà settimanale a sé.

 

 

Dal PCI al PDS

 

La prima pagina de l’Unità dell’11 novembre 1989, il giorno seguente alla caduta del Muro di Berlino, si apre con Il giorno più bello d’Europa. Il direttore del giornale è Massimo D’Alema, che nel luglio 1990 lascia l’incarico a Renzo Foa, primo direttore giornalista del foglio, e non quindi dirigente di partito. Nel 1991 l’Unità cambia sottotitolo, da “organo del Partito Comunista Italiano” a “Giornale fondato da Antonio Gramsci”. La tiratura è di circa 156 000 copie al giorno.

 

La svolta Veltroni

 

Dal 1992 al 1996 la direzione è affidata a Walter Veltroni, che rilancia il giornale come luogo di dibattito del centrosinistra e dà il via a una serie di iniziative editoriali abbinate al quotidiano: supplementi a pagamento come audiocassette, videocassette di film rari e fuori catalogo, album completi delle figurine Panini, e decine di libri – saggistica, poesia, ma soprattutto narrativa – in collaborazione con EinaudiArnoldo Mondadori Editore (per i gialli), Sellerio (Sciascia) e altri editori.

 

Il 25 gennaio 1994 nasce l’Unità 2, quotidiano di cultura e spettacoli, che durerà fino al 18 settembre 1998.

Al prodotto lavorano il condirettore Piero Sansonetti insieme con il redattore capo Pietro SpataroAlberto CorteseRoberto Roscani.

Un anno dopo l’Unità è il primo quotidiano nazionale in Italia ad aprire un proprio spazio su Internet (www.mclink.it/unita).

 

Veltroni fu l’ultimo direttore “politico” del quotidiano: nessuno dei successori fu parlamentare durante l’incarico, quindi con lui terminò la prassi dell’Unità – e di tanti giornali di partito – dei due direttori, quello d’indirizzo e quello responsabile davanti alla legge.

 

 

la storia prosegue nel link:

https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Unit%C3%A0

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1 risposta a L’ARCHIVIO DELL’UNITÀ ” CENT’ANNI DA RISCOPRIRE ” — di FABIO ZANCHI – FOGLIE E VIAGGI, 19 GENNAIO 2024 + da wikipedia, LA STORIA DELL’UNITA’

  1. DONATELLA scrive:

    Quando “l’Unità” fu definitivamente chiusa provai un grande vuoto. Possibile che i dirigenti del partito non sentissero che si privavano così di un grande strumento di informazione e di educazione?

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