Roberto Bongiorni, Gli Houthi, la guerra dimenticata nello Yemen. IL SOLE 24 ORE – 12 GENNAIO 2024 + citazioni da Il sole 24 – 13 gennaio ’24 ++ Ansa.it 19 dicembre 2023 – Chi sono gli Houthi dello Yemen

 

 

Il paese è, per così dire, diviso in tre parti.

 

Mappa Yemen - cartina geografica e risorse utili ...

cartina da Viaggiatori.net

— Sa’dah, nord -est –la città da cui sono partiti gli Houthi per creare il Governatorato di Sa’dah; e da qui espandersi al sud; dal 2015 governano la capitale Sanaa.

–Gli Yemeniti favorevoli all’Arabia Saudita e agli Usa cioè il Governo nazionale yemenita, di religione sunnita, si trovano intorno alla regione di Aden, il porto principale ambito da tutti.

–I Qaidisti ( Al Qaida di Osama bin Laden ) sono radicati nella regione orinetale.

 

 

 

IL SOLE 24 ORE – 12 GENNAIO 2024

https://24plus.ilsole24ore.com/art/houthi-ribelli-montagna-e-guerra-dimenticata-yemen-AFoIaEAC

L’80 % della popolazione yemenita vive al di sotto della soglia di povertà.

Popolazione  4.5 milioni dei persone tra cui oltre due milioni di bambine e bambini;  si stima che 21,6 milioni di persone, obbligati a lasciare le loro case, abbiano bisogno di assistenza umanitaria.

( Il sole 24 ore, 13 gennaio 2024, pag 2 )

 

Storie

Houthi, i ribelli della montagna e la guerra dimenticata in Yemen.

Nel conflitto sono morti in meno di 10 anni 370mila persone, in gran parte civili

di Roberto Bongiorni

Sciiti e sunniti. Una sfilata delle milizie Huthi nella capitale dello Yemen Sanaa. (Photo by Mohammed huwais / AFP)Sciiti e sunniti. Una sfilata delle milizie Huthi nella capitale dello Yemen Sanaa. (Photo by Mohammed huwais / AFP)

 

 

Le guerre dimenticate

Ci sono conflitti di cui il mondo volutamente si disinteressa, oppure dimentica. Perché sono lontani, perché sono incancreniti, o così complessi da non presentare soluzioni di breve periodo. Perché non ci sono interessi economici o geopolitici apprezzabili. Le guerre non sono tutte uguali. E nemmeno le vittime. In questo conflitto dimenticato sono morti in meno di dieci anni 377mila persone (stime Onu) , in grandissima parte civili. Uccisi dai bombardamenti a tappeto della coalizione guidata dai sauditi, ma soprattutto dagli “effetti indiretti” della guerra, che da quelle parti sono tragiche e drammatiche: carestie, epidemie, mancanza di farmaci e così via.

Lo Yemen è un Paese armato e tormentato, il più povero di tutto il mondo arabo. Nel 2018 si è guadagnato dall’Onu il poco ambito riconoscimento di crisi umanitaria più grave nel mondo.

Creato nel 1992 nel Governatorato nord Sa’da da Mohammad al-Houti, il movimento della “Gioventù credente” fondò subito istituti e campus per promuovere la rinascita zaydita, una particolare ramo dell’Islam sciita che per secoli, fino al 1960, aveva dominato lo Yemen.

Gli attriti con la maggioranza sunnita c’erano quasi sempre stati. Nel 2003, tuttavia, questa minoranza sciita lanciò una rivolta armata contro il Governo sunnita del potente presidente Ali Saleh, il padre padrone dello Yemen rimasto al potere 33 anni, reo, ai loro occhi, di discriminare la loro minoranza e di aver sostenuto l’invasione americana dell’Iraq.

 

La fase delle primavere arabe

Tra alti e bassi la rivolta andò avanti fino al 2010, quando venne firmato un accordo di cessate il fuoco. Nel 2011 il vento delle primavere arabe soffiò con forza anche in questo angolo del Golfo Persico. Il presidente Saleh perse il potere l’anno successivo, e la vita pochi anni dopo, nel 2017, proprio per mano degli Houti con cui aveva provato ad allearsi una volta estromesso.

Fino ad allora gli Houti avevano resistito nella loro roccaforte di Sa’da, una regione arida e montagnosa dello Yemen nord occidentale difficile da espugnare. Poi, inaspettata, arrivò un’occasione propizia. Il vuoto di potere creato dalla primavera araba permise ai ribelli delle montagne di rialzare la testa e puntare a Sud. In pochi mesi, con un’avanzata travolgente, gli Houti conquistarono città dopo città fino ad issare, il 20 gennaio del 2015, la loro bandiera sul palazzo presidenziale della capitale Sanaa, per poi spingersi più a Sud.

In conformità al motto – il nemico del mio nemico è mio amico – attorno al 2014 l’Iran iniziò a sostenere con più forza gli Houti, vedendo in loro un prezioso alleato regionale in chiave anti-saudita. Teheran inviò armi e personale (inclusi gli Hezbollah libanesi) per addestrare i ribelli. La vittoria degli Houti fu, dunque, anche una vittoria dell’Iran.

In quei tempi il Governo yemenita di Unità nazionale, riconosciuto dalla Comunità internazionale, era in grandi difficoltà. Agli occhi di Riad, una presenza sciita, alleata dell’Iran, che controllava il vicino Yemen, con il rischio che potesse metter le mani anche sullo strategico porto di Aden, all’imbocco del Mar Rosso, era un fatto intollerabile.

Nel marzo del 2015 un giovane e ambizioso principe saudita, ministro della Difesa dal 2013, orchestrò una grande campagna militare in Yemen: il suo nome era Mohammed Bin Salman, aveva solo 29 anni.Due anni più tardi fu nominato principe ereditario da suo padre, Re Salmān. La coalizione di Paesi arabi sunniti guidata da Riad diede il via a martellanti bombardamenti, tutt’altro che chirurgici. In principio gli Stati Uniti fornirono armi, Intelligence e assistenza tecnica per i caccia sauditi (per poi ritirare gradualmente il loro sostegno anche a causa delle vittime civili).

 

Vietnam saudita

Quella che doveva essere una guerra rapida, si trasformò in una sorta di “Vietnam saudita”. Il povero e irrilevante Yemen divenne il terreno di una guerra per procura tra Teheran e Riad. L’Iran consentì agli Houti di modernizzare il loro arsenale, concentrandosi su missili balistici e da crociera, e droni. I velivoli senza pilota cominciarono a colpire in territorio saudita. Sempre più in profondità, fino alla capitale. Riad si scoprì vulnerabile. Ciò che accadde il 14 marzo del 2019 è, per la Corona Saudita, un trauma ancora vivo. Con un attacco ben pianificato, 10 droni degli Houti colpirono due impianti della compagnia nazionale Saudi Aramco.

La produzione petrolifera saudita fu dimezzata in poche ore. Il mondo tremò. La reazione fu dura. Eppure, nonostante i miliardi di dollari spesi dai sauditi, gli Houti non hanno perso molti territori. Ancora oggi controllano Sanaa.

Sembrava che il cessate il fuoco firmato nel 2022, e scaduto lo scorso ottobre, potesse tenere. Lo scambio di prigionieri condotto ad aprile tra Houti e sauditi aveva fatto ben sperare. Poi è arrivato il massacro del sette ottobre, i bombardamenti israeliani a tappeto su Gaza, e la decisione degli Houti di sostenere la causa palestinese, lanciando missili – finora intercettati dalle navi americane- contro il territorio israeliano e attaccando le navi israeliane, ma non solo, nel Mar Rosso. Gli Houti sono tornati a far sentire la loro voce. Il rischio che il conflitto si allarghi diventa più reale.

 

 

ANSA.IT — 19 DICEMBRE 2023 ( parti )

https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/guerra-in-medio-oriente/2023/12/19/chi-sono-gli-houthi-dello-yemen_518afd4f-16c7-4bca-8333-50b83588e39f.html

 

Chi sono gli Houthi dello Yemen

 

Gli Houthi in Yemen, definiti ” ribelli ” perché sostenuti dall’Iran,  da dieci anni costituiscono la principale forza militare e istituzionale del martoriato Paese arabo. Dal 2014 controllano la capitale Sanaa con tutti i ministeri e la Banca centrale, oltre a vaste regioni del centro e del nord.
Gli Houthi sono da anni in lotta con le forze yemenite filo-saudite e quelle sostenute dagli Emirati Arabi Uniti che si spartiscono, con aspre rivalità, il centro-sud del Paese, incluso lo strategico porto di Aden.

Le regioni orientali dello Yemen sono invece da decenni dominio del qaidismo locale, lo stesso nel quale si era formato Osama bin Laden.

Il governo filo-iraniano di Sanaa, guidato dal leader Abdel Malek Houthi, nel corso degli anni ha sviluppato un arsenale militare capace di colpire con missili balistici e droni di fabbricazione iraniana obiettivi distanti anche duemila chilometri, come nel caso degli attacchi avvenuti nel recente passato contro installazioni petrolifere saudite e degli Emirati. Il porto israeliano di Eilat dista circa 1.600 chilometri.

Nell’aprile 2022, le parti in conflitto avevano raggiunto un accordo per tregua. Un anno dopo, il disgelo politico e diplomatico tra Iran e Arabia Saudita, mediato dalla Cina, aveva accelerato il dialogo tra Houthi e Riad, prolungando il cessate il fuoco, di fatto ancora in vigore. Ma il 10 ottobre scorso il leader Houthi aveva annunciato l’entrata del suo governo nel conflitto contro Israele a fianco di Hamas e del cosiddetto ‘asse della resistenza’ guidato dall’Iran.

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1 risposta a Roberto Bongiorni, Gli Houthi, la guerra dimenticata nello Yemen. IL SOLE 24 ORE – 12 GENNAIO 2024 + citazioni da Il sole 24 – 13 gennaio ’24 ++ Ansa.it 19 dicembre 2023 – Chi sono gli Houthi dello Yemen

  1. DONATELLA scrive:

    Grazie! Questa ricostruzione ci fa capire un po’ di più questo mortifero conflitto, dove al solito muoiono migliaia di persone innocenti.

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