Uno sguardo su un antico rivale : BUSAN, ENORME CITTA’ ( 3.7 milioni abitanti / 2017 ) DELLA COREA DEL SUD + IL VILLAGGIO DI GAMCHEON, oggi villaggio degli artisti + qualcosa sulla Guerra di Corea ( 1951-1953 )

 

 

 

Beautiful sunrise Haedong Yonggungsa Temple in Busan, South Korea.

L’alba sul tempio Haedong Yonggungsa a Busan, Corea del sud

 

 

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Busan nella Corea del Sud

 

 

Geography of South Korea - Wikipedia

Busan ( Pusan ) è sul mare al sud  di fronte al Giappone, sulla punta sud-orientale della Corea del Sud.

 

 

 

 

 

General Views of South Korea's Busan

vista del Terminal del porto di Busan

 

 

 

Skyline of Busan Metropolitan City with high view, in the blue hour

 

 

 

 

 

Aerial view of boats moored at a marina

vista aerea dei boats che galleggiano nella baia  di Busan

 

 

 

Container ships waiting in portBusan, porto n. 1 in Corea del sud

 

 

 

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ancora il porto, meno poetico della foto precedente: è il nuovo porto di Busan

 

 

 

 

Busan city skyline view at Haeundae district, Gwangalli Beach with yacht pier at Busan, South Korea.

profilo del distretto di Haeundae a Busan

 

 

 

 

Mercato del pesce di Jagalchi a Busan, Corea del Sud

il mercato del pesce di Jagalchi a Busan

 

 

 

 

 

Haeundae, busan

Heaundae, ponte del diamante

 

 

 

 

IL VILLAGGIO DI GAMCHEON

 

Il villaggio della cultura di Gamcheon (감천문화마을?甘川文化마을?Gamcheon munhwa ma-eulLR) è un piccolo centro abitato situato all’interno di Gamcheon-dong, nel distretto di SahaBusan. È una delle maggiori attrazioni della Corea del Sud, grazie alla sua struttura e ai suoi vivaci colori.

 

 

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Ken Eckert – Opera propria

 

 

Il villaggio di Gamcheon fu costruito tra gli anni 1920 e 1930 quando l’amministrazione della città di Busan decise di trasferire, in un’area isolata dal porto, la parte più povera della popolazione. Nel 1955, dopo la guerra di Corea, circa 800 famiglie si trasferirono nel villaggio e la popolazione raggiunse circa i 30000 abitanti. Nacque anche una comunità religiosa ascetica conosciuta come Taegeukdo, altro nome con cui è conosciuto il villaggio di Gamcheon. Alla crescita demografica non corrispose però uno sviluppo anche a livello economico e il villaggio si trovò ad affrontare condizioni di povertà e miseria. Il numero degli abitanti scese a circa 8000 a causa del trasferimento di molte famiglia in città, in cerca di condizioni migliori, e molte abitazioni furono abbandonate.

 

 

 

un vicolo

Ken Eckert – Opera propria

 

Nel 2009, il Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo diede vita al progetto Sognando Machu Picchu a Busan, un’opera di ristrutturazione che ha convertito il villaggio in un centro culturale e artistico.

 

 

la vista del porto dal villaggio degli artisti

 

 

Christophe95 – Opera propria

 

 

A questa operazione hanno partecipato studenti d’arte, artisti professionisti e residenti. Le vecchie abitazioni abbandonate sono state ristrutturate e colorate e in molti casi trasformate in piccoli musei o gallerie d’arte. Tra il 2009 e il 2012 sono stati aggiunti murales e diverse installazioni artistiche, come la statua del Piccolo Principe e della volpe, una delle maggiori attrazioni. Allo stesso tempo si è cercato di stimolare l’apertura di attività commerciali, come gallerie d’arte, ristoranti e hotel.

 

 

Ahmed – Opera propria

 

 

 

il villaggio di notte
嘉銘 詹 – https://www.flickr.com/photos/jeromezhan/10817922983/in/album-72157637591073725/

 

 

 

Il villaggio è diventato una delle maggiori attrazioni di Busan e della Corea in generale. Dal 2016 è stato inserito per tre volte consecutive nella lista dei 100 luoghi turistici da visitare in Corea; il numero dei turisti è nettamente aumentato dopo il progetto di rinnovamento del 2009. Secondo il sito dell’attrazione 2019 il numero dei turisti è stato più di 3 milioni, di cui il 60% erano stranieri.

 

entrata nel villaggio

 

Il villaggio della cultura di Gamcheon ha vinto l’International Award UCLG – Mexico City – Culture 21, premio internazionale che viene conferito a città o individui che contribuiscono alla cultura e alla sostenibilità.

 

 

Anton Strogonoff from ✈️ – Gamcheon

 

 

bryan… – 甘川文化村, 甘川洞文化村, 釜山, 釜山廣域市, 韓國, 南韓, 大韓民國, Gamcheon Culture Village, Busan, 

 

 

 

 

甘川文化村, 甘川洞文化村, 釜山, 釜山廣域市, 韓國, 南韓, 大韓民國, Gamcheon Culture Village, Busan, Pusan, Busan Metropolitan City, South Korea, Republic of Korea, ROK, Daehan Minguk, 감천문화마을, 甘川文化마을, 부산, 광역시, 부산광역시, 대한민국

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Christophe95 – Opera propria

 

 

 

GUERRA DI COREA ( 25 giugno 1950 – 27 luglio 1953 )

 

Prisoner Transportsettembre 1950– prigionieri

 

 

da wikipedia

La guerra scoppiò nel 1950 a causa dell’invasione della Corea del Sud, stretta alleata degli Stati Uniti, da parte dell’esercito della Corea del Nord comunista. L’invasione determinò una rapida risposta dell’ONU: su mandato del consiglio di sicurezza dell’ONU, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervennero militarmente nella penisola per impedirne la conquista da parte delle forze comuniste nordcoreane.

 

undefinedSoldati statunitensi ( Marines ) alla conquis ta di Seoul

Naval Historical Center, Department of the Navy, Washington, D.C. – Naval History and Heritage Command: photo 96378 (U.S. Marines fighting in Seoul, Korea, Sept. 1950).

 

 

CARTINA DELLA GUERRA — è un gif

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Corea#/media/File:Korean_war_1950-1953.gif

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non spaventatevi, è se/movente

Mappa della guerra di Corea dal maggio 1950 al luglio 1951, rappresentante:   Le forze cinesi e comuniste (Unione Sovietica) (rosso chiaro)   Le forze nord-coreane (rosso)   Le forze sud-coreane, degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite (verde).

Svolgimento della guerra. Si noti come all’inizio il confine era dato dal 38º parallelo, mentre alla fine il confine era stato fissato dalle forze in campo

Leomonaci98 – Opera propria

 

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un soldato ucciso dai marines di nazionalità cinese, 1961– sembra un ragazzo
US Archiv ARCWEB ARC Identifier: 520794 NARA National Archives and Records Administration]

 

Dopo grandi difficoltà iniziali, le forze statunitensi, comandate dal generale Douglas MacArthur, respinsero l’invasione e proseguirono l’avanzata fino a invadere gran parte della Corea del Nord. A questo punto intervenne nel conflitto anche la Cina comunista (senza alcuna dichiarazione di guerra ma inviando la quasi totalità delle proprie forze come formazioni di “volontari”) mentre l’Unione Sovietica inviò segretamente moderni reparti di aerei, che contribuirono a contrastare l’aviazione nemica. Le truppe dell’ONU, colte di sorpresa, furono costrette a ripiegare sulla linea SuwonWonjuSamcheok sita a circa 80 chilometri a sud del confine iniziale tra i due paesi. In seguito a ciò la coalizione ONU tornò nuovamente all’offensiva, recuperando terreno ed espugnando nuovamente la città di Seul, che fu conquistata per quattro volte nel corso della guerra.

 

wikipedia:: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Corea#/media/File:Korean_War_Montage_2.png

 

 

 

La guerra quindi si attestò attorno al 38º parallelo dove continuò con battaglie di posizione e sanguinose perdite per altri due anni fino all’armistizio di Panmunjeom che stabilizzò la situazione e confermò la divisione della Corea.

Durante il conflitto coreano la guerra fredda raggiunse uno dei suoi momenti più critici e sorsero anche gravi contrasti politici all’interno delle stesse fazioni. Cina e Unione Sovietica entrarono in contrapposizione tra loro, ambendo entrambe all’egemonia sul mondo comunista, mentre i dissidi politici all’interno della dirigenza statunitense culminarono con la destituzione, da parte del presidente Harry Truman, del generale MacArthur a causa delle sue idee eccessivamente bellicose e dei suoi propositi di utilizzare bombe atomiche contro il territorio cinese e coreano.

Il numero delle vittime causate dal conflitto è stimato in 2 800 000 tra morti, feriti e dispersi, metà dei quali civili.

 

 

LA GUERRA DI COREA NELL’ARTE
https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Korean_War_in_art?uselang=it

 

 

 

DA LIMES ONLINE- BREVE RIASSUNTO NEL 60°

 

LIMESONLINE– 20 LUGLIO 2010
https://www.limesonline.com/a-sessantanni-dalla-guerra-di-corea/13890

 

A sessant’anni dalla guerra di Corea

 

Sono passati sessant’anni dalla guerra di Corea e le due repubbliche sono ancora senza un formale armistizio. Le recenti celebrazioni di ricordo del conflitto risentono della delicatissima situazione regionale e impongono una rilettura della guerra per comprendere le attuali ragioni della tensione nell’area.

 

di Stefano Felician

 

Forse pochi lo sapranno, ma la Corea del Sud e la Corea del Nord sono (ancora) in guerra. Per la precisione lo sono da quel tragico 25 giugno del 1950, quando l’esercito nordcoreano invase il Sud, per poi vedersi ricacciato – con alterne vicende – di nuovo alla famigerata linea confinaria del 38° parallelo. Le Coree sono ancora in guerra perché formalmente non è mai stata firmato un trattato di pace, ma solo un armistizio, che il 27 luglio 1953 sistemò la situazione così come è adesso: il fatto che a sessant’anni dal conflitto questo trattato non vi sia ancora è un chiaro segnale di come la questione coreana sia ben lungi dall’essere risolta.

A sessant’anni di distanza ripercorrere i passi del primo conflitto post-seconda guerra mondiale non sembra facile, soprattutto alla luce delle recenti frizioni fra le due Coree. Non che negli scorsi anni siano mancate occasioni di tensione fra le due repubbliche, ma il recente affondamento di una corvetta sudcoreana ha indubbiamente “colorato” politicamente la celebrazione del sessantennale del conflitto, una delle grandi catastrofi belliche del XX secolo.

 

La guerra di Corea, svoltasi fra il 1950 ed il 1953 è stata per molti versi un conflitto che ha segnato la discontinuità fra la seconda guerra mondiale ed i successivi confronti militari. Nuovi fattori erano emersi nel mondo fra il 1945 ed il 1950, come la nascita dell’Onu e della Nato, mentre i principali vincitori della seconda guerra mondiale (Truman e Stalin) erano rimasti saldamente a capo delle proprie nazioni. Intanto la situazione in estremo oriente rimaneva complessa e delicata. La Cina era divenuta comunista (1949) mentre il Giappone si stava assestando nell’orbita filo-occidentale. La Corea, al pari della Germania, rimaneva divisa in due parti: dopo essere stata liberata dal giogo giapponese, al nord (dove erano giunti i russi) si stava formando un regime comunista, mentre al sud (liberato dagli americani) prevaleva un regime nazionalista filoccidentale.

 

Le scaramucce di confine non facevano presagire il desiderio del dittatore nordcoreano, Kim il Sung, di riunificare con la forza il paese; anzi, imprudentemente gli americani non armarono molto il neonato esercito sudcoreano, mentre invece il nord veniva pesantemente equipaggiato dai russi. Il 25 giugno del 1950, ottenuto l’avvallo di Stalin e Mao, l’esercito di Kim il Sung attaccava il Sud, scatenando il primo conflitto post-guerra mondiale.

Approfittando dell’assenza del delegato sovietico in Consiglio di Sicurezza dell’Onu (misura di protesta per la presenza di Taiwan come membro permanente nel Consiglio stesso) gli Stati Uniti riuscirono a far autorizzare in quella sede il primo intervento militare delle Nazioni Unite; in brevissimo tempo una vasta coalizione internazionale, guidata dal generale Mac Arthur, contrattaccò l’esercito nordcoreano, riuscendo a respingerlo quasi sino al confine cinese. Tuttavia la precipitosa ritirata dell’alleato coreano allarmò Pechino, che intervenì massicciamente con propri “volontari” i quali riuscirono a ricacciare gli alleati sino al 38° parallelo.

 

La guerra rimase cristallizzata così fino al 1953, quando, dopo il decesso di Stalin ed il cambio nell’amministrazione americana (con l’elezione di Eisenhower) venne firmato l’armistizio, che riportò il confine sul 38° parallelo. La Guerra di Corea si concludeva così con un ripristino dello status quo, a cui non seguì mai un formale trattato di pace. Il paese rimaneva diviso in due zone, nelle quali si consolidò il potere comunista di Kim il Sung (al nord) mentre al Sud si confermò un regime filoccidentale, successivamente evolutosi in democrazia.

Le conseguenze geopolitiche della Guerra di Corea furono rilevanti, ed alcuni effetti si vedono ancora oggi a sessant’anni di distanza. Innanzi tutto vi fu il concreto pericolo di utilizzo dell’arma nucleare, cosa che venne fortunatamente impedita da Truman; in secondo luogo fu la prima guerra che vide l’intervento dell’Onu, aprendo la via alle future operazioni militari delle Nazioni Unite.

Gli effetti sulla Guerra fredda furono rilevanti; mentre le nazioni occidentali si decisero a potenziare (anche in senso militare) la Nato, gli Stati Uniti si riavvicinarono al Giappone, e crearono anche le alleanze SEATO e ANZUS che “chiudevano” gli spazi del sud asiatico ai paesi filocomunisti. Per questi stati la guerra di Corea, inizialmente vista come un facile successo, fu invece deleteria, iniziando a corrodere il rapporto russo-cinese.

Ad ogni modo la Cina confermava uno stato-cuscinetto fra lei e la Corea del Sud, nonché si precostituì un forte ascendente su Kim il Sung. Sul lungo periodo gli effetti della guerra determinarono l’attuale divisione della penisola coreana ed il progressivo isolamento autocratico del regime nordcoreano. La sensazione di insicurezza di Pyongyang è oggi causa di tensioni nell’area, con ripercussioni su tutta la regione.

Infine non va sottovalutata l’importanza del conflitto per l’Italia, la quale partecipò militarmente alle operazioni con un ospedale da campo della Croce Rossa Militare. Non vi furono decessi, in quanto le truppe non erano combattenti, ma a tutt’oggi la partecipazione italiana è ricordata con affetto, come dimostra uno spazio allestito nel museo nazionale di Seul  nonché le celebrazioni del sessantennale del conflitto tenutesi negli scorsi giorni a Roma fra l’Ambasciata coreana e la Croce Rossa Militare.

 

 

 

 

 

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1 risposta a Uno sguardo su un antico rivale : BUSAN, ENORME CITTA’ ( 3.7 milioni abitanti / 2017 ) DELLA COREA DEL SUD + IL VILLAGGIO DI GAMCHEON, oggi villaggio degli artisti + qualcosa sulla Guerra di Corea ( 1951-1953 )

  1. DONATELLA scrive:

    La foto terribile di quel soldato ucciso fa pensare al “Cristo” del Mantegna e al cadavere di Che Guevara: un’umanità che si rivela nella perdita assoluta della vita.

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