chiara : una parola, ” posterità “- che oggi colpisce particolarmente.
ANDREA MALTONI
Posterità
Rubrica : Leopardi spiega parole
po-ste-ri-tà
SIGNIFICATO L’insieme di coloro che vivranno nei tempi futuri; i discendenti di una stirpe, di una famiglia, di un personaggio; più raramente, le epoche future, gli anni e i secoli a venire
ETIMOLOGIA dal latino posteritas che vale sia come ‘l’avvenire, il futuro’ che come ‘i discendenti, i posteri’, sostantivo formatosi dall’aggettivo posterus ‘seguente, successivo, futuro’.
«Cosa ti piacerebbe fosse trasmesso alla posterità?»
Carpe diem, quam minimum credula postero.
Orazio, Ode 11
Così si chiude la poesia che ha reso celebre l’espressione – divenuta ormai un vero e proprio motto – “cogli l’attimo!”.
Ma di cosa parla il resto del testo? Orazio si rivolge alla fanciulla Leuconoe invitandola a godere del tempo presente senza cercare di prevedere cosa avverrà nel futuro ed evitando di affidarsi eccessivamente alla speranza, che corre molto più veloce del tempo stesso. Nel verso di chiusura, insieme all’invito a vivere “il qui ed ora” — diremmo oggi —, si aggiunge il consiglio di essere “fiduciosa il meno possibile nel futuro”.
Posterus infatti, formato sull’avverbio latino post, è letteralmente ‘seguente, successivo’ e dunque, in senso temporale, ‘futuro’. Da qui, il sostantivo posteritas ha assunto sia il significato stretto di ‘il futuro, l’avvenire’ che quello più esteso di ‘i discendenti’, cioè le generazioni che questo avvenire lo vivranno in prima persona.
Nel suo approdo all’italiano il termine posterità, che con questa sonorità finale così aperta sembra già proteso verso il futuro, ha infine conservato dal latino principalmente la seconda accezione: un certo e indistinto numero di persone che abiteranno un domani più o meno lontano, le “generazioni future”, come si suol dire.
Al giorno d’oggi, parlare di posterità significa per lo più riflettere, con un certo nodo alla gola, su ciò che gli uomini di oggi stanno lasciando a quelli di domani, principalmente dal punto di vista dell’ambiente e delle risorse. Possiamo allora ritrovarcela — questa parola così intrisa di aspettative ma offesa da una certa ipocrisia — citata in dichiarazioni pubbliche, articoli di giornale, testi di diritto, possiamo udirne il nome in conferenze stampa o servizi televisivi. Se solo avesse più peso nei fatti che nelle parole!
In passato, quando il pensiero della posterità aveva a che fare piuttosto con la speranza e il desiderio che non con la preoccupazione, ad appellarsi ad essa erano eroi, artisti, poeti, coloro che ambivano ad essere ricordati oltre il limite della loro vita terrena, che nella memoria presso i posteri riconoscevano il dono dell’immortalità.
Cicerone, spiegando il motivo che lo spingeva a sostenere la grande fatica e impegno che richiedeva la sua opera scrittoria, affermava:
Non era molto più da eleggere un vivere ozioso e tranquillo, senza alcuna fatica o sollecitudine? Ma l’animo mio, non so come, quasi levato alto il capo, mirava di continuo alla posterità in modo, come se egli, passato che fosse di vita, allora finalmente fosse per vivere.
Cicerone, Cato Maior de senectute
Per gli eroi omerici garantirsi un posto nella memoria della posterità era vitale, sprone ad ogni battaglia, fonte di ardimento, un simbolo che sembra essersi cristallizzato lungo i secoli se ancora oggi, nelle lastre marmoree in onore dei caduti di guerra, leggiamo invocata a caratteri cubitali la speranza che “la posterità li ricordi e li benedica nella successione dei secoli”.
È ironico pensare che questa posterità, già scomodata prima di esistere, chiamata alla gratitudine, al ricordo, al perdono, al ruolo di giudice (come non pensare al Manzoni e a quell’ardua sentenza delegata ai posteri), sia poi quanto di più inconoscibile possiamo pensare, avendo a che fare con quell’insondabile e impenetrabile mistero che è il futuro.
Come scrive Leopardi, questa poeticissima e nobile parola, nel suo essere così generica e nel suo parlare dell’ignoto, è in certo modo la reginetta del vasto, dell’incerto, dell’indefinito, proprio perché di questa posterità non abbiamo e non potremo mai avere conoscenza alcuna.
Posteri, posterità sono parole poeticissime ecc. perché contengono un’idea 1. vasta, 2. indefinita ed incerta, massime posterità della quale non sappiamo nulla.
Leopardi, Zibaldone
È suggestivo pensare che quella che era allora una così ignota e inconoscibile posterità siamo proprio noi, attori del presente. Avendo dunque tra le mani la possibilità di guardarci indietro e di vedere ciò che è stato fatto, ciò che è stato detto e a cosa esso ha portato, dovremmo forse chiederci quale sia la direzione migliore da intraprendere oggi, quella che avremmo voluto fosse stata scelta a suo tempo per noi.
A noi, oggi, l’ardua sentenza.
Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/posterita
una loro pubblicazione
Parole d’oltremare
L’ebraico, l’aramaico e l’arabo che vivono nell’italiano
La lingua italiana è costellata di parole che derivano dall’arabo e dall’ebraico — parole usuali o dotte, che hanno il denominatore comune di un fascino speciale. È il fascino di quella terra che la nostra gente ha chiamato per secoli ‘oltremare’.
Ma come arrivano da noi così tante parole che appartengono a lingue di una famiglia così distante, quella delle lingue semitiche? E che parole sono, qual è il disegno del tappeto che risulta dall’intreccio?
In questo libro mettiamo in ordine una storia complessa, che si è svolta lungo due millenni. Una storia che ci porta l’incenso della narrazione biblica, le spezie e il sangue del viaggio di commercio e di conquista, l’asfissia e la libertà della convivenza.
Una storia cucita insieme con la trattazione di quasi centoventi parole che si possono leggere nell’ordine che si vuole, e delle dieci vie d’ingresso che hanno percorso — rese in illustrazioni.
Una storia scandita dal tempo ternario delle parole semitiche, delle loro radici fatte di tre consonanti, udite su tutta la piazza del Mediterraneo e d’Europa.
È un libro per chi subisce il fascino delle narrazioni dietro alle parole più insospettabili, per chi ama la conoscenza dei grandi movimenti di idee e di popoli in cui si srotola la storia, che apre vie accessibili verso meraviglie sempre nuove, e che parla di un patrimonio profondamente nostro. Un libro per chi ama trovare il disegno nella complessità del mondo.
Perfetto per fare un regalo a persone a cui si vuole donare una ricchezza che non si perde, per acquistare personalmente un’idea più precisa di questo filone di storia e di pensiero che condividiamo, e anche per recuperare al meglio decine e decine di perle trattate dal servizio di Una parola al giorno, e perdute nel passato di oltre 12 anni di pubblicazioni.( pp. 288 )
editore UPAG, 2022
e nel link, altri libri similari:
https://bottega.upag.it/pubblicazioni
in questo link Feltrinelli trovi credo quasi tutti i libri pubblicati da UPAG
https://www.ibs.it/libri/editori/upag
Le parole danno il senso della storia e anche della caducità: nascono gagliarde, vengono usate, strausate, snaturate magari rispetto al loro significato originario, dimenticate per secoli e, a volte, miracolosamente, rinascono. Le parole sono furbe, si adattano alla situazione, non hanno paura di tradire, sono sfacciate, traditrici, seducono chi le usa, insomma delle affascinanti meretrici di cui sovente si innamorano i popoli. Le parole oscene sono quelle più dure a morire, perché hanno dietro un popolo che le usa quotidianamente per esprimere odio, rabbia, rancore, offesa inerme contenuta nel loro sordido significato. Le parole che esprimono amore e gentilezza sono invece delicate, da pronunciare in privato tra amici e amanti e credo che arrossiscano un poco quando escono allo scoperto, come dei fiori timorosi del vento che le può portare via in un soffio. Ci chiedono di custodirle gelosamente nel nostro cuore perché temono di essere usate a sproposito, tesoro gentile da proteggere.