FONDAZIONE PELLEGRINI CISLAGHI . Via Nerino 8 -Milano — Ci regala e noi la ringraziamo moltissimo ! ” Un anno a Milano per Primo Levi e i suoi amici ” — + il libro sul gruppo a Milano di EUGENIO GENTILI TEDESCHI I giochi della paura. Immagini di una microstoria: libri segreti, cronache, resistenza tra Milano e Valle d’Aosta (1942-1944) Prefazione di Stefano Levi Della Torre – Le Chateau Edizioni – Aosta

 

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Un anno a Milano per Primo Levi e i suoi amici

 

 

 

Un anno a Milano per Primo Levi e i suoi amici

Alcuni disegni e riferimenti alla casa di via San Martino ritroviamo in un’opera non molto conosciuta e di straordinario rilievo, le Cronache di Milano. Si tratta di un “diario” composto di immagini e parole sulla vita in città di un gruppo di giovani ebrei torinesi che hanno vissuto o assiduamente frequentato per circa un anno, tra il 1942 e il 1943 l’appartamento milanese al numero civico 7 di via San Martino, residenza di Ada della Torre. Quell’anno costituisce per tutti i giovani del gruppo un tempo di crescita, maturazione, scelte definitive, determinanti per la loro intera esistenza.

Facciamo un passo indietro

 

 

Le leggi razziali

Fra il settembre del 1938 e il luglio del 1939 il regime fascista, ispirandosi alle leggi razziali naziste, promulga una serie di regi decreti legge grazie ai quali gli ebrei sono espulsi dalle scuole di ogni ordine e grado e non possono essere ammessi come insegnanti nelle scuole e nelle università. Gli studenti ebrei già iscritti a precedenti anni accademici possono tuttavia, curiosamente, proseguire gli studi.

 

 

La formazione del gruppo

 

Conseguita la laurea, per il gruppo di cui ci occupiamo trovare un lavoro a Torino risulta impossibile. I sette giovani si orientano quindi su Milano, città che sembra offrire maggiori opportunità.

 

Nel 1940 Eugenio Gentili Tedeschi, laureato in architettura, sostiene a Milano l’esame di stato. Tra i suoi esaminatori incontra Gio Ponti, celebre architetto e designer, che “infischiandosene” dei documenti che lo qualificano come “di razza ebraica” lo chiama presso il suo studio a Milano. Ada della Torre, con due lauree in giurisprudenza e in lettere viene assunta nel 1942 dalla casa editrice Corbaccio. Primo Levi, dopo la laurea in chimica a Torino nel 1941, trova lavoro alla fabbrica di medicinali svizzera Wander che ha sede a Crescenzago, la sua amica Vanda Maestro si laurea in chimica a Genova nel 1942 e cerca a Milano un impiego. Silvio Ortona, caro amico di Primo Levi dal 1939, con una laurea in legge trova un lavoro in una piccola ditta di spedizioni milanese.
A questo nucleo si uniscono Carla Consonni, impiegata nello studio di architettura di Gio Ponti e poi in una galleria d’arte e Emilio Diena, ingegnere alla Olivetti.

Racconta a posteriori quel tempo Eugenio Gentili Tedeschi: “Vivevamo nell’incertezza e nell’attesa. Ciascuno di noi era stato sorpreso dalle leggi razziali in un momento vulnerabile: alla fine degli studi cui tenevamo moltissimo e che volevamo finire”.

 

 

1942-1943

Ognuno dei sette arriva a Milano per suo conto. Il bell’appartamento di Ada, che vive sola da quando i genitori sono sfollati in campagna per timore dei bombardamenti, diventa per alcuni come suo cugino di secondo grado Primo Levi la casa in cui vivere, per altri il luogo di incontro, da raggiungere la sera, terminato il lavoro e inforcata la bicicletta. Trascorrono qui le serate e i giorni liberi, creando un modo di stare insieme basato sull’ironia, lo scherzo, la citazione arguta. Memoria di quel tempo si trova nei Libri segreti, semplici quaderni acquistati dal tabaccaio in cui troviamo disegni, rime e giochi. Come scrive Stefano Levi della Torre nella prefazione al volume pubblicato nel 1999, si trova nei Libri segreti il ricordo di concordanze di pensiero e di scelte etiche, un gioco di affinità elettive, un’arca di Noè, destinata a far sopravvivere il riso, gli affetti, la capacità di giudizio nel diluvio della guerra. Il gruppo dei sette inventa filastrocche, canta insieme, organizza impegnative gite in montagna, va a concerti e spettacoli teatrali; strappa a quel tragico periodo storico momenti di allegria e serenità, costruendo amicizie che si prolungheranno per tutta la vita. Come dichiara molti anni dopo Primo Levi in una conversazione con Giovanni Tesio, conserva di quel tempo “ricordi molto buoni, sono stati degli anni estremamente fecondi”

 

 

La fine

Questa straordinaria consuetudine si conclude nell’agosto del 1943, quando le bombe degli alleati danneggiano l’edificio e tutti si ritrovano praticamente senza dimora.
L’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conseguente situazione porta alla dispersione del gruppo, con l’entrata della maggior parte dei sette nella lotta partigiana.

Nell’autunno 1943 Ada della Torre, riparata ad Ivrea, fa recapitare all’architetto Eugenio Gentili Tedeschi, l’illustratore del gruppo, una ultima, per noi assai interessante filastrocca. Si tratta del testo delle Cronache di Milano. Gentili Tedeschi crea 78 illustrazioni possiamo immaginare con quale animo. Gli amici erano ormai variamente dispersi.

Il 13 dicembre del 1943 Primo Levi, entrato da poco tempo in un gruppo partigiano è arrestato, insieme a Vanda Maestro a Brusson. Dichiaratisi ebrei, vengono chiusi nel campo di Fossoli, vicino a Modena. Nel febbraio 1944 vengono deportati ad Auschwitz. Vanda Maestro morirà in quel campo pochi mesi dopo. Primo Levi è stato uno dei tre sopravvissuti di un convoglio per il lager composto da 650 persone.

 

 

 

 

Vita e iniziative nella casa di via San Martino

 

La casa di via San Martino 7 compare più volte come cornice di attività, cene, serate del gruppo dei sette. A volte Ada della Torre parla in prima persona, come quando accusa alcuni dei suoi amici di “distruggere la casetta mia”. Eugenio Gentili Tedeschi ha ritratto con schematica precisione ognuno dei sette, il che permette di riconoscere subito chi è rappresentato.

Primo Levi si affaccia nelle Cronache dotato di cestello con gli strumenti del suo lavoro di chimico. Nella vita del gruppo irrompe variamente la storia contemporanea, come quando arrivano a Milano gli ordini di precettazione a lavori vari dei giovani ebrei, e Ada della Torre si trova costretta a cucire borracce in un capannone, o quando tre dei sette, Ada, Primo Levi e Vanda Maestro devono raggiungere il rifugio di notte.

Primo è effigiato con camicia e berretto da notte, i volti sono stanchi e seri, ma la sirena dell’allarme appare come una grassoccia creatura marina, e la scena, angosciosa e reale, suscita un inevitabile sorriso.

 

Una pagine è dedicata a una scultura ancora presente nel giardino, con tre dei sette, questa volta Silvio Ortona, Primo Levi e Vanda Maestro rappresentati in atto di scalare la statua del Diogene per allenarsi a salire sulla Grigna.

 

La casa compare un’ultima volta nella illustrazione 53. Risulta atterrata dalle bombe, in alto, come stagliati verso il cielo sono ritratti tutti e 7 i rappresentanti del gruppo. Struggente lo scritto di Ada della Torre:

LA NOSTRA CASA È UN MUCCHIO DI ROVINE
DOVE ABBIAM FATTO TANTE COSE BELLE.
SETTE ERAVAMO. VUOL LA NOSTRA FINE
L’AMOR CHE MUOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE

 

 

La statua del Diogene

 

Rappresentata nelle Cronache di Milano come obiettivo di un’autentica scalata con tanto di corde, la statua di Diogene costituisce il frutto di un ennesimo salvataggio della memoria di Milano a opera di Antonio Pellegrini Cislaghi. Negli anni Venti del Novecento, gli stessi in cui si adoperava appassionatamente a portare nel suo giardino parte del chiostro e l’oratorio dell’ortaglia delle monache della Vettabbia, Pellegrini Cislaghi si impegnò anche a salvare il Diogene. La statua era collocata in una nicchia sullo scalone dell’antico edificio di via Crocefisso 15, sede tra il 1894 e il 1898 della Camera del Lavoro, e rischiava di essere distrutta insieme al palazzo. Aveva subito negli anni ripetute imbiancature, ma a uno sguardo più attento rivelò di essere seicentesca e fu dagli studiosi cui Pellegrini Cislaghi si rivolse, attribuita a Giovan Pietro Lasagna.

 

Attivo tra il 1610 e il 1657 circa, lo scultore di cui ignoriamo luogo e data di nascita, fu attivo presso la Fabbrica del Duomo, di cui fu dal 1651 protoscultore e lavorò in cantieri come San Paolo Converso.

 

Bibliografia

Eugenio Gentili Tedeschi, Le Cronache di Milano, in I Giochi della paura, Aosta 1999
Primo Levi, Fosforo, Oro, in Il sistema periodico, Torino 1975
Primo Levi, Opere complete III. Conversazioni, interviste, dichiarazioni, a cura di Massimo Bontempelli, Torino 2018

 

 

LAVORI

 

LavoriElemento 1 di 6

 

Nello sfondo s’intravede Eugenio Gentili Tedeschi che lavora nello studio del grande architetto Gio Ponti che “se ne infischiava delle leggi razziali”. Al centro, Silvio Ortona, che ha trovato un’occupazione nell’ambito delle spedizioni. Davanti Ada che tiene un corvo a simboleggiare il fatto di lavorare nella casa editrice Corbaccio.

 

 

ARRIVO DI PRIMO LEVI

  LavoriElemento 2 di 6

 

Giunge primo zull’ali dell’estate
Cominciano ad allungarsi le serate

Primo Levi, chimico, giunge a Milano
dove e’ assunto dalla ditta Wander

 

 

 

 

LavoriElemento 3 di 6

 

 

 

 

 

Scalata a DiogeneElemento 4 di 6

 

 

 

 

Scalata a DiogeneElemento 5 di 6

 

 

 

La casa dopo le bombeElemento 6 di 6

 

 

 

 

Wanda Maestro

Wanda Maestro sara’ arrestata con Primo Levi e morira’ ad Auschwitz. Primo Levi le ha, piu’ tardi, dedicato una poesia:

 

25 febbraio 1944

Vorrei credere qualcosa oltre,
Oltre che morte ti ha disfatta.
Vorrei poter dire la forza
Con cui desiderammo allora,
Noi gia’ sommersi,
Di potere ancora una volta insieme
Camminare liberi sotto il sole.

( P.L. )

 

 

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  1. DONATELLA scrive:

    Curioso, interessante, gioioso questo speciale diario fatto da un gruppo di giovani la cui vita sarebbe stata spazzata via dalla violenza della guerra e del razzismo.

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