*** beatle = battitore ( baseball, nella caccia ..)
9 ottobre 2020
80 anni con John, 40 anni senza John
Di John Lennon artista si è detto e scritto tutto il possibile. Abbiamo a disposizione una mole enorme di materiale documentale: audio, video, libri, foto. Ogni sua canzone è stata studiata, analizzata, sviscerata. Della sua musica, che tanta influenza ha avuto su molte generazioni in tutto il mondo, dieci anni con i Beatles e dieci da solista, sappiamo tutto.
Ma oggi per festeggiare il suo ottantesimo compleanno, preferisco concentrarmi sulla sua persona, sulla figura di figlio, di marito, di padre, di amico, di visionario, con quel suo volto dallo sguardo ironico e malinconico.
La vita di John è una parabola della nonviolenza.
Nasce a Liverpool il 9 ottobre del 1940 mentre era in corso sulla città un raid aereo nazista della seconda guerra mondiale. Di secondo nome, dopo John, fa Winston, una dedica al primo ministro Churchill, considerato dalla madre il paladino della libertà.
Il padre, mentre John nasce, non c’è, si è imbarcato su una nave come cameriere. Sarà la madre, Julia, che divorzierà poco dopo dal padre assente, a crescere John da sola. A soli 5 anni John viene allontanato dalla madre, che non è in grado di mantenerlo ed educarlo, e viene affidato alla zia Mimi, con la quale trascorre tutta l’adolescenza.
Un’adolescenza turbolenta, con pessimi risultati scolastici: John è uno spirito libero, indipendente, creativo, scostante, ribelle. A 17 anni, quando sta riallacciando il rapporto con la mamma Julia (donna libera, fuori dagli schemi, ingenua, solare), John assiste all’incidente mortale: Julia viene falciata sulla strada, mentre si allontanava dopo essere andata a trovare il figlio.
Un dolore immenso, lacerante, che lascerà un segno indelebile nell’anima di John:
“Ho perso mia madre due volte. Una volta da bambino a cinque anni e poi ancora a diciassette. Mi diede molta, molta amarezza. Avevo appena iniziato a ristabilire una relazione con lei quando fu uccisa. Il dolore più grande è non essere desiderati, renderti conto che i tuoi genitori non hanno bisogno di te quando tu hai bisogno di loro. Quando ero bambino ho vissuto momenti in cui non volevo vedere la bruttezza, non volevo vedere di non essere voluto. Questa mancanza di amore è entrata nei miei occhi e nella mia mente“.
L’adolescente John reagisce nel modo più facile. Butta il dolore fuori da sè e lo scarica sugli altri. Diventa un bullo. È un ragazzo proletario di periferia. Attaccabrighe, provocatorio, cinico, beffardo, anche se simpatico, burlone, geniale, comico.
L’unica cosa che lo rende docile, è la sua fantasia. Scrive, disegna, dimostra un talento raro. E poi la chitarra che gli regala la zia Mimi, con la quale strimpella le note di banjo che gli aveva insegnato la madre Julia. Diventa un leader, un capo naturale. Arruola Paul, Stuart, George, Pete e poi Ringo. Fa strage di ragazze, e adora canzonare i disabili. Politicamente scorrettissimo, diremmo oggi. Un teddy boy, come si diceva allora.
John fonda i Beatles, e dal 1962 in poi, con Brian Epstein, inizia la storia travolgente.
Lui è il capo, ma è instabile, insicuro, e si lascia travolgere. È il primo Beatle a sposarsi, con Cynthia Powell, ma il matrimonio viene tenuto segreto, per non turbare i fan; subito dopo nasce il loro figlio Julian, ma John, beatle a tempo pieno, non ha il tempo né la maturità per fare da padre. Julian ha appena due anni quando John scrive e grida al mondo intero Help! “Aiutami se puoi, sto male […] Aiutami a rimettere i piedi per terra” […] “Quanto è cambiata la mia vita, la mia indipendenza si è trasformata in confusione”.
Il successo è mondiale, sempre più vertiginoso, vorticoso, persino rovinoso per le personalità dei quattro ragazzi. Tentano la fuga nella meditazione, in India, ma ben presto anche questo si rivela un fallimento. Capita perfino che tornando in Inghilterra John si “dimentica” della moglie e la lascia giù dal treno. È l’inizio della fine.
Si butta nel mondo psichedelico, cade nelle dipendenze, e John si perde. Il sogno finisce, i Beatles si sciolgono e si dividono. Resta di nuovo solo, subisce l’ennesimo rifiuto. Ma questa volta sulla sua strada trova la seconda musa ispiratrice. Dopo la madre Julia, incontra l’amante Yoko. È una seconda ripartenza. Con la nuova moglie/madre gli sembra di rinascere. Ritrova anche l’ispirazione musicale, sforna nuovi capolavori, trova l’impegno politico, radicale, la militanza per la pace, lascia Londra per stabilirsi a New York. Ma ancora una volta è la confusione che prevale sulla stabilità.
John capisce che ha bisogno di un lavoro profondo, dentro di sè questa volta. Una rivoluzione interiore prima che politica. Yoko lo lascia, anzi, lo caccia via, fino a che non ritroverà se stesso. John attraversa il deserto. È il periodo di Los Angeles, la caduta in fondo al baratro, il lost weekend, come lo chiamò, perdersi per ritrovarsi. Fu più di un anno esagerato, di baldoria, perdizione e immaturità, un vortice di depressione e ubriachezza; John riuscì a tirare fuori il peggio di sé, un adolescente in fuga dalle responsabilità. Toccò il fondo.
E poi, quindi, l’inizio della risalita. Il ritorno a casa, da Yoko, la disintossicazione, l’analisi profonda, il concepimento del figlio Sean, la ritrovata serenità della vita casalinga, la consapevolezza del ruolo di padre e marito. È il periodo migliore di John, la riconciliazione con se stesso e con il mondo. La scelta della nonviolenza, politica e personale. Le letture, la nuova ispirazione musicale, la voglia di riprendere a suonare, di comporre, di nuovi rapporti con i vecchi amici (prende anche in considerazione l’idea di fare qualcosa di nuovo con i Beatles) e i fan. Si scopre maturo, consapevole, pacificato, abbraccia la nonviolenza. Troppo bello per essere vero: l’8 dicembre 1980 arrivano quei cinque colpi di pistola fatali che interrompono per sempre la sua storia. Una violenza mortale che lo rende immortale. John è morto, viva John.
Da Baronetto a Tricheco, non ha mai nascosto i suoi sentimenti profondi, le fragilità, le solitudini, ma anche gli slanci, gli amori, i sogni. Sincero fino in fondo, si è sempre mostrato per quello che era, senza ipocrisie, raccontando anche i lati più oscuri e più veri della sua anima.
La parabola è questa: un ragazzo di strada del dopoguerra, talentuoso ma pieno di rabbia perchè non ha conosciuto l’amore dei genitori, si trova sbalzato sulle vette del successo mondiale, ricco e famoso, non ha la possibilità di conoscersi, vive in collera fino a perdersi, per poi riconoscersi grazie all’amore ritrovato, all’impegno per la pace, alla paternità; con la nonviolenza arriva finalmente alla serenità interiore e alla maturità sociale. Avrebbe potuto vivere sugli allori, recitare la parte dell’ex beatle, o ritirarsi a vita privata; invece ha scelto di mettersi in gioco fino in fondo, usare la sua fama al servizio della causa pacifista, coinvolgersi nel movimento contro la guerra.
È questo il John Lennon ottantenne che festeggiamo oggi. Una strada in salita, ma che arriva alla meta dell’amore. Un percorso di conversione dalla violenza alla nonviolenza, con tappe ben definite. Dal grido di disperazione in Mother (madre, io ti volevo ma tu non mi volevi; padre io avevo bisogno di te, ma tu non di me) all’Eroe della classe operaia (non bisogna fidarsi dei sogni che possono trasformarsi in incubi); dalla preghiera di God (il sogno è finito, credo solo in me); alla scoperta di Love (l’amore è una forza insopprimibile), fino ad Imagine, il suo manifesto per il mondo unito, concettuale e spirituale che ha sempre cercato e alla fine raggiunto.
MOTHER — JOHN LENNON
Mamma, hai avuto me, ma io non ho mai avuto te
Ti volevo, non mi volevi
Quindi, devo solo dirtelo
Addio addio
Padre, mi hai lasciato, ma io non ti ho mai lasciato
Avevo bisogno di te, non avevi bisogno di me
Quindi, devo solo dirtelo
Addio addio
Figli, non fate quello che ho fatto
Non riuscivo a camminare e ho provato a correre
Quindi, devo solo dirtelo
Addio addio
Mamma non andare
Papà torna a casa
(ripetere altre 9 volte)
john lennon, working class hero
EROE DELLA CLASSE OPERAIA
(J.Lennon)
Appena nato
ti fanno sentire piccolo
Non dandoti tempo, invece di dartene molto
Fino a che il dolore è così grande
che non senti più niente
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Ti feriscono a casa
e ti picchiano a scuola
Ti odiano se sei intelligente e poi disprezzano gli imbecilli
Fino a che non sei così fottutamente pazzo
che puoi seguire le loro regole
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Dopo averti torturato
e terrorizzato per più di vent’anni
Si aspettano
che tu intraprenda una carriera
Quando non puoi veramente funzionare sei così impaurito
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Ti tengono drogato con religione e sesso e TV
E tu pensi di essere così intelligente e senza casta e libero
Ma sei ancora fottutamente bigotto per quanto posso vedere
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Bisogna essere un eroe della classe operaia
C’è spazio in cima
ti dicono ancora
Ma prima devi imparare
a sorridere mentre uccidi
Se vuoi essere come la gente sulle colline
Bisogna essere un eroe della classe operaia
Se vuoi essere un eroe seguimi e basta
Se vuoi essere un eroe beh seguimi e basta
LOVE — JOHN LENNON
Lennon ha vissuto cinque vite.
La prima nei sobborghi di Liverpool, dal 1940 al 1960. Giovane ribelle, studente svogliato, capo banda.
La seconda, dal 1961 al 1969, in volo nell’iperspazio musicale beatlesiano, unico e irripetibile.
La terza, dal 1970 al 1975, carriera solista, avanguardia, sperimentazioni, provocazioni.
La quarta, dal 1976 al 1979, il ritiro, la vita domestica, la riconciliazione con se stesso e il mondo.
La quinta, nel 1980, il ritorno alla musica, alla creatività, ma senza il tempo di fare nuovi progetti. Con cinque colpi, il sogno finisce.
Al di là dei suoi meriti o demeriti, della coerenza o incoerenza, dei suoi valori o disvalori, al di là della sua vita pubblica e personale, è ciò che ha rappresentato che ne fa di lui un mito. Dalle sue canzoni e dalle sue azioni politiche, il movimento mondiale pacifista ha preso forza, impulso, coscienza. La musica di Lennon è la colonna sonora di intere generazioni che si sono messe in cammino per la pace.
Ha composto Imagine, inni come All You Need Is Love, Give peace a chance, Happy Xmas (war is over), Mind Games che sono diventati patrimonio del movimento.
Lennon fa dichiarazioni contro la guerra del Vietnam, contro l’industria bellica, le spese militari, la politica imperialista, partecipa attivamente al movimento per la pace, anche con sostanziosi finanziamenti.
Quando si è cimentato come attore in una pellicola non musicale, ha interpretato la parte del soldato semplice Gripweed, nel film del 1967 Come ho vinto la guerra, di Richard Lester: una commedia surreale e un po’ sconclusionata, ma dal sapore fortemente antimilitarista, di rifiuto del mondo militare e della guerra, dove John incarna una sorta di soldato obiettore.
La prima trasmissione televisiva in mondovisione via satellite andò in onda il 25 giugno 1967, 350 milioni di spettatori. La Gran Bretagna si affidò ai Beatles, che presentarono l’inedito All You Need Is Love, un brano pacifista composto da John appositamente per quell’occasione.
Il mondo cambia nel 1968. C’è il maggio francese, i carri armati a Praga, gli assassinii di Martin Luther King e Bob Kennedy. I Beatles vanno in India a meditare, al ritorno John compone Revolution 1, dove fa professione di nonviolenza, incurante delle critiche della sinistra radicale.
Ma è il 1969 l’anno della sua campagna mondiale per la pace.
Dopo il matrimonio con Yoko, il 20 marzo, il viaggio di nozze diventa un’occasione per promuovere la pace nel mondo, inventando il bed in ( bed= letto ): dal 25 al 30 marzo 1969 in una camera da letto d’albergo, la numero 702 dell’Hilton di Amsterdam, lui e Yoko, in pigiama, a rilasciare interviste a giornali di tutto il mondo sul tema della pace.
Dopo Amsterdam, John e Yoko il 31 marzo vanno a Vienna per una conferenza stampa, dove lanciano il “baghismo”, una forma di comunicazione totale; si rinchiudono all’interno di un sacco (bag), e da lì parlano con i giornalisti, senza essere visti: non vogliono essere giudicati dal colore della pelle, dal sesso, dalla lunghezza dei capelli, dall’abbigliamento, dall’età, ma solo dal messaggio che portano: la pace.
Il bed-in ha un enorme successo mediatico e così viene ripetuto dal 26 maggio al 2 giugno 1969 nella suite 1742 del Fairmont Queen Elizabeth Hotel di Montréal.
È lui stesso a spiegarne il senso: “I media ci sbattono continuamente la guerra in faccia: non soltanto nelle notizie ma anche in qualsiasi altro dannato film; sempre e continuamente guerra, guerra, guerra, uccidere, uccidere, uccidere. Così ci siamo detti: Mettiamo in prima pagina un po’ di pace, pace, pace, tanto per cambiare”.
Lennon è l’unico Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico a restituire il titolo Mbe alla Regina per protestare contro il coinvolgimento dell’Inghilterra nel commercio mondiale delle armi. Quando l’aveva ricevuto nel 1965, con gli altri tre Beatles, aveva dichiarato: Gran parte delle persone che fanno vanto di aver ricevuto il rango di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico, sono persone premiate per il loro eroismo durante la guerra, per aver ucciso delle altre persone… Noi riceviamo l’onorificenza perché intratteniamo e divertiamo il pubblico. Penso che ce la meritiamo di più.
Il 25 novembre 1969 restituisce la medaglia con queste poche righe, che si concludono con una delle sue micidiali battute sarcastiche: Restituisco questo Mbe per protesta contro il coinvolgimento britannico nell’affare in Nigeria-Biafra, contro il nostro sostegno all’America in Vietnam e contro la discesa di Cold Turkey nelle classifiche.
Per fare gli auguri di Natale 1969 fa riempire::
12 delle maggiori città del mondo (New York, Los Angeles, Toronto, Roma, Atene, Amsterdam, Berlino, Parigi, Londra, Tokyo, Hong Kong e Helsinki) con giganteschi manifesti con la scritta War is over (“la guerra è finita, se tu lo vuoi”, firmati “con amore, John e Yoko, da NY”).
Il 10 aprile 1970 viene annunciato lo scioglimento ufficiale dei Beatles. John non se ne cura, non commenta, è troppo impegnato nella sua campagna pacifista, ed è già proiettato oltre.
La militanza attiva contro la guerra e la sua preparazione divenne il chiodo fisso di Lennon. Una delle sue canzoni/manifesto è nata nel 1971 come brano di protesta contro la guerra in Vietnam ed è successivamente diventata tra i più noti classici natalizi del mondo, partorita dalla sua fantastica capacità creativa: Happy Christmas (War is over) – Buon Natale (la guerra è finita).
E così questo è il Natale (la guerra è finita) / per i deboli e per i forti (se lo vuoi) / per i ricchi e per i poveri (la guerra è finita) / il mondo è così sbagliato (se lo vuoi) / e così buon Natale (la guerra è finita) / per i neri e per i bianchi (se lo vuoi) / per i gialli e per i neri (la guerra è finita) / fermiamo tutte le guerre (adesso).
video, 3.35
Nell’aprile del 1973 John Lennon convoca una conferenza stampa e si dichiara ufficialmente ambasciatore di Nutopia, un “paese concettuale” senza confini, senza passaporti, senza religioni. La bandiera di Nutopia è un fazzoletto bianco, e l’inno internazionale è inciso nell’album Mind Games: una traccia muta con 5 secondi di silenzio. John prende molto sul serio l’impegno per Nutopia. Per diventare cittadini di Nutopia bisogna aderire alla sua Costituzione, che è il testo della canzone Imagine (Immagina che non esistano frontiere, niente per cui uccidere o morire). Tutti i cittadini di Nutopia sono suoi ambasciatori nel mondo. L’ambasciata di Nutopia è al numero 1 di White Street a New York, e John chiede con una lettera ufficiale all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di riconoscere il paese di Nutopia. Non riceverà risposta.
Immagina non ci sia il Paradiso
è facile se ci provi
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente
viva per il presente…
Immagina non ci siano paesi
non è difficile da fare
Niente per cui uccidere o morire
e nessuna religione
Immagina che la gente
viva la loro vita in pace..
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno…
Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o fame
Una fratellanza di uomini
Immagina che la gente
condividere il mondo intero…
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo viva come uno…
John Lennon era un visionario, con uno sguardo proiettato nel futuro. La sua visione nonviolenta era molto chiara:
“Dobbiamo imparare dai metodi utilizzati da Gandhi e da Martin Luther King. La gente ha già il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare è prenderne coscienza. Alla fine accadrà, deve accadere. I giovani hanno speranze perché sperano nel futuro e se sono depressi per il loro futuro allora siamo nei guai. Noi dobbiamo tenere viva la speranza tenendola viva fra i giovani. Io ho grandi speranze per il futuro”.
È morto l’8 dicembre del 1980, ammazzato con cinque colpi di pistola. Un fan squilibrato, si è detto. L’inchiesta venne chiusa troppo in fretta, ma molti di noi pensano che dietro all’assassinio ci sia stato un complotto dei servizi segreti per eliminare un leader troppo scomodo.
Al suo funerale c’era una folla incontenibile, avvolta nella sensazione che il sogno era davvero finito. Lo sparo di un “folle” e un funerale imponente: proprio com’era accaduto per il Mahatma Gandhi, per John Fitzgeral e Bob Kennedy, per Martin Luther King. Quello che resta oggi è soprattutto nella sua immagine, nel volto di John con lo sguardo ironico e malinconico, dal quale scaturiscono musica, parole ed energia dispensate a tante generazioni di ieri, di oggi e di domani.
MOND GAMES — Giochi della mente
Questo brano, un altro dei capolavori assoluti di Lennon, nasceva dal tentativo di dare un seguito all’inno pacifista “Give Peace A Chance“. La canzone doveva chiamarsi “Make Love, Not War” come il celebre slogan pacifista nato contro la guerra del Vietnam, e nel testo era compreso il verso “Love is the Answer”.
Sviluppata in seguito come canzone a sé stante è diventata invece un brano che parla del rapporto con la sua intelligenza e con la possibilità che ha di cambiare il mondo, costituendo un ideale seguito a “Give Peace A Chance“.
Lo slogan “Make Love Not War” ritorna ironicamente nell’ultima strofa.
(da Musica e Memoria)
DA : CANZONI CONTRO LA GUERRA–
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=1232&lang=it
Mind Games
We’re playing those mind games together,
Pushing barriers, planting seeds,
Playing the mind guerilla,
Chanting the Mantra peace on earth,
We all been playing mind games forever,
Some kinda druid dudes lifting the veil.
Doing the mind guerilla,
Some call it magic the search for the grail,
Love is the answer and you know that for sure,
Love is the flower you got to let it, you got to let it grow,
So keep on playing those mind games together,
Faith in the future outta the now,
You just can’t beat on those mind guerillas,
Absolute elsewhere in the stones of your mind,
Yeah, we’re playing those mind games forever,
Projecting our images in space and in time,
Yes is the answer and you know that for sure,
Yes is the surrender you got to let it, you got to let it go,
So keep on playing those mind games together,
Doing the ritual dance in the sun,
Millions of mind guerrillas,
Putting their soul power to the karmic wheel,
Keep on playing those mind games forever,
Raising the spirit of peace and love
(I want you to make love, not war, I know you’ve heard it before)
GIOCHI DELLA MENTE
Stiamo giocando insieme a questi giochi mentali
abbattendo le barriere, piantando semi
giocando alla guerriglia mentale
cantando il mantra, pace sulla terra
Da sempre abbiamo fatto questi giochi mentali
come delle specie di druidi dandy che alzano il velo
facendo una guerriglia mentale
alcuni la chiamano magia, la ricerca del Santo Graal
L’amore è la risposta e tu lo sai per certo
l’amore è un fiore, devi lasciarlo crescere
Allora continuiamo a fare questi giochi mentali insieme
abbiate fede nel futuro, cominciate da ora
non puoi vincere queste guerriglie della mente
l’assoluto è da qualche parte, perso tra le pietre della mente
Sì, stiamo facendo questi giochi della mente da sempre
proiettando le nostre immagini nel tempo e nello spazio
Sì, è la risposta e tu lo sai per certo
sì, abbandonati, devi lasciarti, lasciarti andare
Allora continuiamo a fare questi giochi mentali insieme
Facendo la danza rituale nel sole
Milioni di guerriglieri della mente
Affidano la forza della loro anima alla ruota del karma
Continuando a giocare a questi giochi mentali per sempre
Mentre sorge lo spirito della pace e dell’amore
(Voglio che facciate l’amore, non la guerra, so che l’hai già sentito prima)
DA : CANZONI CONTRO LA GUERRA
YOKO ONO ( Tokyo, 1933 )– il 18 febbraio ha compiuto e festeggiato i 90 anni–foto da Vogue Italia
90 anni –. foto RTL 102,5
L’arte di O. si colloca ai confini fra il mondo materiale e l’intangibile, e chiama spesso in causa la partecipazione dello spettatore. Il suo sguardo si concentra sulla quotidianità e l’effimero (la luce, l’ombra, il cielo), memore della matrice zen della cultura d’origine. L’approccio a tutto campo include pittura, scultura, installazione, performance, fotografia, film, musica. Frequenti anche gli episodi di collaborazione con altri autori. O. ha dovuto tuttavia attendere molti anni di incomprensioni per ottenere più ampi riconoscimenti, tra i quali il Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 2009.
Il femminismo ha rappresentato un altro dei fondamentali nuclei di riflessione. Tra i lavori più significativi la performance Cut piece (presentata più volte a partire dal 1964): su un palco l’artista si offriva passivamente al pubblico, invitato a tagliarle i vestiti.
Yoko Ono. Cut Piece. 1964- MOMA; NEW YORK: https://www.moma.org/audio/playlist/15/373
Yoko Ono: One Woman Show: 1960–1971. 1960–1971
Moma, New York – link sopra
video, 0.55
Nei film sperimentali O. ha sfidato le convenzioni della cinematografia: No. 4 (Bottoms) (1966/67) consiste, per es., in una sequenza di glutei maschili e femminili in movimento.
L’incontro con John Lennon diede l’avvio a un sodalizio sentimentale e artistico:
alla musica – da Unfinished music no. 1 (1968) fino a Double fantasy (1980) – la coppia ha affiancato un intenso attivismo in campo sociale, legato soprattutto al pacifismo.
A tale causa è dedicata la performance Bed-in for peace (1969), durante la luna di miele in due alberghi di Amsterdam e Montréal.
continua nel link :
testo da:
TRECCANI
https://www.treccani.it/enciclopedia/yoko-ono_(Enciclopedia-Italiana)/