Tomaso Montanari @tomasomontanari – 8.39 — 9 ottobre 2023 — grazie Prof. ! + note sugli autori citati

 

 

 

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Twitter– TOMASO MONTANARI

 

«Con chi stai? Con chi ti schieri?» Di fronte all’estrema violenza di questa nuova, ennesima fiammata di un conflitto infinito, mi fa paura la cecità di chi, qua, risponde con eguale violenza, seppure verbale. Mi schiero con i morti, con i feriti, con le famiglie israeliane che hanno un figlio preso in ostaggio, con le famiglie palestinesi che aspettano la rappresaglia che le cancellerà. Con chi non ha mai deciso nulla, e ora perde tutto. In queste ore terribili, penso innanzitutto alla disperazione (infinita ed identica) dei miei amici israeliani e dei miei amici palestinesi: da tempo in lotta con i loro rispettivi governi. Governi nemici innanzitutto dei loro stessi popoli. Come ha scritto sabato il giornalista israeliano Haggai Matar (972mag.com/gaza-attack-co), «il terrore che gli israeliani stanno sentendo in questo momento, me compreso, è un frammento di ciò che i palestinesi hanno sentito». Riapro Apeirogon – il forte romanzo di Colum Mac Cann, i cui protagonisti sono due padri, uno israeliano e uno palestinese, che si incontrano e diventano amici avendo avuto ciascuno un figlio ucciso dai combattenti dell’altro popolo: una storia vera –, e leggo: «Rumi, il poeta, il sufi, ha detto una cosa che non dimenticherò mai: “Al di là del giusto e dello sbagliato c’è un campo: ci incontreremo lì”. Avevamo ragione e torto e ci siamo incontrati in un campo. Ci siamo resi conto che volevamo ucciderci a vicenda per ottenere la stessa cosa, la pace e la sicurezza. Immaginate che ironia, è pazzesco». Penso alla violenza folle di un’organizzazione militare, sorretta da un orribile regime teocratico, che dice di voler difendere il suo popolo: facendolo massacrare. Penso alla violenza folle di uno stato che si dice democratico, e che pratica una segregazione così crudele da spingere i suoi vicini a scegliere tra una morte rapida e una lenta. Penso che «non c’è una soluzione militare al problema di Israele con Gaza, né alla resistenza che naturalmente emerge come risposta all’apartheid violento» (ancora Matar). E penso al tradimento etico e politico di un Occidente che mette alla finestra la bandiera di Israele e incita alla guerra e alla rappresaglia. E al tradimento del mondo povero, che mette quella della Palestina e inneggia a omicidi e rapimenti. Quando l’unica bandiera che ora dovrebbe avere spazio è quella della pace. Unica vera alternativa a due tentati, contrapposti, genocidi. «Il mondo è guasto», diceva Tony Judt. Mai come ora lo vediamo.

 

 

NOTA —

L’attacco shock di Gaza ha terrorizzato gli israeliani. Dovrebbe anche svelare il contesto

Il terrore che gli israeliani provano dopo l’assalto di oggi, me compreso, è stata l’esperienza quotidiana di milioni di palestinesi per troppo tempo.

 

La scena in cui un razzo lanciato da Gaza ha colpito e causato danni nella città israeliana di Ashkelon, il 7 ottobre 2023. (Jamal Awad/Flash90)

La scena in cui un razzo lanciato da Gaza ha colpito e causato danni nella città israeliana di Ashkelon, il 7 ottobre 2023. (Jamal Awad/Flash90)

 

Contrariamente a quanto dicono molti israeliani, e sebbene l’esercito sia stato chiaramente colto completamente alla sprovvista da questa invasione, non si tratta di un attacco “unilaterale” o “non provocato”. La paura che gli israeliani provano in questo momento, me compreso, è solo una frazione di ciò che i palestinesi provano quotidianamente sotto il regime militare decennale in Cisgiordania e sotto l’assedio e i ripetuti assalti a Gaza. Le risposte che sentiamo oggi da molti israeliani – di persone che chiedono di “radere Gaza”, che “questi sono selvaggi, non persone con cui non si può negoziare”, “stanno assassinando intere famiglie”, “non c’è spazio per parlare con queste persone” ” – sono esattamente ciò che ho sentito dire innumerevoli volte dai palestinesi occupati riguardo agli israeliani.

DA :

E

 

 

2. nota:

 

Apeirogon - Colum McCann - copertina

 

Apeirogon

Feltrinelli, 2022

 

 

Nella sua opera più ambiziosa, Colum McCann crea un romanzo epico che affonda le sue radici nell’improbabile, reale amicizia tra due padri.

 

«Un libro meraviglioso. Mi dà speranza, è un regalo» – Elizabeth Strout (scrittrice statunitense- Portland, 1956 )https://it.wikipedia.org/wiki/Elizabeth_Strout

 

Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, ai checkpoint, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l’Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un’unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Due tragedie speculari, una stessa perdita insanabile che permette a Bassam e Rami di riconoscersi, diventare amici per la pelle e decidere di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Nella sua opera più ambiziosa, Colum McCann crea un romanzo epico che affonda le sue radici nell’improbabile, reale amicizia tra due padri. Partendo dalle storie personali di questi uomini ne nasce un’altra, che attraversa secoli e continenti, cuce insieme arte, storia, natura e politica. Giocando con gli ingredienti del saggio e del romanzo, ci dona un racconto allo stesso tempo struggente e carico di speranza.

 

Colum McCann

Colum McCann  — 1965, Dublino

 

Colum McCann è uno scrittore irlandese. Vive da tempo a New York dove insegna al MFA program (scrittura creativa) all’Hunter College. È stato vincitore del National Book Award con il romanzo Questo bacio vada al mondo intero (titolo originale Let the Great World Spin), pubblicato da Rizzoli nel 2010.
Scrive per The New York TimesThe AtlanticGQThe TimesThe Irish Times e anche per La Repubblica.
Nel 2003 l’Esquire Magazine l’ha nominato uno dei migliori scrittori viventi.
Il suo romanzo Transatlantic (2013), è stato finalista al Man Booker Prize 2013.Tra i suoi titoli pubblicati da Feltrinelli, Apeirogon (2021), TransAtlantico (2021), Lascia che il mondo giri (2022), La sua danza (2022), I figli del buio (2023) e Come ogni cosa in questo paese (2023).

 

 

 3 – nota –

 

Tony Judt

Tony Judt   (Londra2 gennaio 1948 – New York City6 agosto 2010) è stato uno storico britannico, residente negli Stati Uniti.

Nato nel 1948, Tony Judt è cresciuto nell’East End di Londra da una madre figlia di immigrati russi e da un padre belga discendente da una linea di rabbini di origine ebreo-lituana.

Opere in italiano:

–Dopoguerra. Come è cambiata l’Europa dal 1945 a oggi- Mondadori, 2007
–L’Età dell’oblio. Sulle rimozioni del ‘900, Laterza 2009
–Guasto è il mondo, Laterza – 2011
–Lo chalet della memoria. Tessere di un Novecento privato, Laterza 2011
–Tony Judt-Timothy Snyder, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica, Laterza 2012

 

” GUASTO E’ IL MONDO “

citazioni da : https://www.oltreilponte.org/news/guasto-e-il-mondo/

Il titolo del libro è una citazione dal poema The Deserted Village, che Oliver Goldsmith scrisse nel 1770 per deprecare lo spopolamento rurale, la corruzione delle città, il consumismo,  e la sfrenata ricerca del profitto che dominava il commercio internazionale.  Nelle parole di Goldsmith,  “guasto è il mondo, preda di mali che si susseguono, dove la ricchezza si accumula e gli uomini vanno in rovina”.

E’ difficile ridurre la ricchezza del suo pensiero nello spazio angusto di una recensione, e neppure voglio farlo. Però posso proporvene un piccolo brano, che a mio avviso spiega meglio di tante ore di inutili talk show televisivi quello sta capitando, in Italia e non soltanto in Italia.

“Non abbiamo più movimenti politici. Ci possiamo radunare in migliaia per un comizio o una manifestazione, ma quello che ci lega in occasioni del genere è un singolo interesse comune. Qualunque sforzo di convertire questi interessi in scopi collettivi di solito viene reso vano dall’individualismo frammentato delle nostre passioni. Obiettivi lodevoli (la lotta ai cambiamenti climatici, il pacifismo, la battaglia per la sanità pubblica o per punire i banchieri) sono tenuti insieme esclusivamente dall’espressione di emozioni. Nelle nostre vite politiche e in quelle economiche siamo diventati dei consumatori: la scelta fra un’ampia gamma di obiettivi in concorrenza fra loro ci rende difficile immaginare modi o ragioni per combinare questi obiettivi in un insieme coerente. Dobbiamo fare di meglio”.

Battista Gardoncini

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1 risposta a Tomaso Montanari @tomasomontanari – 8.39 — 9 ottobre 2023 — grazie Prof. ! + note sugli autori citati

  1. DONATELLA scrive:

    Finalmente parole e pensieri ragionevoli sulla tragedia che si sta consumando ( ma lo è da decenni) in Palestina ed Israele. Risaltano per l’uso della ragione e per la profonda umanità nel vergognoso silenzio di governi e stati sulle cause che hanno scatenato la terribile violenza a cui stiamo assistendo. L’unica strada per sopravvivere alla violenza è quella di riconoscersi “uomini”, noi e gli altri, con tutta la debolezza e la compassione intima che ciò comporta, in altri linguaggi diremo “fratelli”. Tutti, indipendentemente da qualsiasi fattore esterno, soffriamo per gli stessi mali e godiamo per le stesse gioie. Siamo estremamente fragili, di passaggio su questa terra, avvolti nel mistero più profondo. Per scacciare l’orrore della morte non esitiamo a uccidere i nostri simili e il mondo intero: così ci sentiamo potenti, padroni della vita e della morte altrui. Non ci sono padroni della Terra e dell’Universo intero, almeno qui tra di noi umani. C’è invece la possibilità concreta di allievare le nostre sofferenze, uguali per tutti gli uomini di qualsiasi Paese e di far emergere le possibilità di espressioni positive e sovente gioiose che ognuno di noi ha dentro di sé. Smettiamo di suicidarci.

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