SIMONE PALIAGA – (Filos./scienza- Milano, Statale ): ” Idee. Byung-Chul Han ( Seul, 1959 ) : la Rete senza più verità rende l’uomo nichilista “-AVVENIRE, MARTEDI’ 25 APRILE 2023

 

Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete - Byung-Chul Han,Federica Buongiorno - ebook

Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete

Einaudi, 2023

«Nel regime dell’informazione essere liberi non significa agire, ma cliccare, mettere like e postare». La digitalizzazione sta da tempo interessando anche la sfera politica e gli sconvolgimenti che produce nel processo democratico e nelle nostre vite sono massicci, epocali. Storditi dalla frenesia della comunicazione a ciclo continuo, ci ritroviamo impotenti di fronte a un sistema che trasforma l’essere umano in una miniera di dati da estrarre. Il nostro modo di pensare e intervenire nel mondo, il nostro rapporto con la verità stanno inesorabilmente cambiando. Siamo apparentemente liberi, ma incapaci di discutere. Immersi nell’infocrazia, nella quale libertà e sorveglianza coincidono, assistiamo al tramonto dell’epoca della verità. Con la forza che l’ha reso celebre, il filosofo tedesco che sta riscrivendo la mappa concettuale del nostro tempo traccia un ritratto argomentato ma implacabile dell’èra in cui viviamo. Perché capire davvero ciò che sta accadendo è l’unico modo di resistere. «Byung-chul Han dirada le nebbie dello stordimento contemporaneo». la Repubblica «Quasi nessuno parla della nostra epoca come Byung-chul Han». Die Welt «Il filosofo tedesco vivente piú letto dei giorni nostri». El País

 

 

Avvenire

MARTEDI’ 25 APRILE 2023

https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-rete-senza-verit-fa-luomo-nichilista

 

Simone Paliaga

 

Idee. Byung-Chul Han: la Rete senza più verità rende l’uomo nichilista

 

 

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Per il filosofo il problema non sono fake e menzogna, ma l’apparire di un mondo autoreferenziale, senza riferimento ai fatti concreti e senza alterità

 

Il filosofo tedesco-coreano Byung-Chul Han

Il filosofo tedesco-coreano Byung-Chul Han – archivio

 

A trovarsi al centro di questo nuovo nichilismo è la de-fatticizzazione della realtà. Infatti, per Han, «le fake news non sono menzogne: esse
attaccano la fatticità stessa». Il problema dunque non è la menzogna, che riconosce
la verità ma la distorce e se ne discosta. Il problema è invece l’apparire di un mondo in cui non si prevede alcun riferimento a fatti e a verità fattuali. E questo
genera una crisi della verità. Uno degli aspetti più visibili da cui deriva la crisi della verità è la fruizione autistica dei contenuti, il rafforzamento autoreferenziale delle
proprie convinzioni e opinioni
. Questo esito è dovuto anche ai cosiddettibubble
filter
,
 che fanno trovare sui profili solo quanto è coerente con le idee dell’intestatario
escludendo ogni prospettiva di alterità.

 

nota . BUBBLE FILTER:
La bolla di filtraggio è il risultato del sistema di personalizzazione dei risultati di ricerche su siti che registrano la storia del comportamento dell’utente. Questi siti sono in grado di utilizzare informazioni sull’utente per scegliere selettivamente, tra tutte le risposte, quelle che vorrà vedere l’utente stesso. ( WIKIPEDIA )

 

 

Da non ingenuo indagatore delle dinamiche che condizionano il mondo attuale Han è ben consapevole che all’origine della deriva che mina il valore della verità fa capolino una 
dinamica non riconducibile esclusivamente alla digitalizzazione.

«La personalizzazione dei risultati delle ricerche e dei news feed – precisa il filosofo – è
responsabile solo in minima parte di questo processo degenerativo. L’auto indottrinamento o l’auto propaganda avviene già offline». E il pensatore non tarda a mostrare come a essere responsabile della crisi della verità «non sia la personalizzazione algoritmica della Rete bensì la sparizione dell’altro, l’incapacità di ascoltare».

Per Han quindi il processo di “defatticizzazione” della realtà, vale a dire la perdita di fiducia nei fatti, è l’esito di un processo non imputabile al processo di digitalizzazione, con tutti i suoi corollari, algoritmi, intelligenza artificiale, web, social network, bubble filter e via enumerando. L’eclisse dei fatti, per il pensatore tedesco, sarebbe legata a un livello ulteriore, l’estinzione dell’altro.

«L’espulsione dell’altro – insiste il pensatore – rafforza la costrizione autopropagandistica a indottrinare se stessi con le proprie idee. Questo autoindottrinamento produce bolle informatiche autistiche che rendono più complesso l’agire comunicativo. Se la costrizione all’autopropaganda si accresce, gli spazi discorsivi vengono progressivamente sostituiti da ecochambers, nelle quali sento parlare soprattutto me stesso».

 

NOTA 2 – ECOCHAMBERS
La camera dell’eco o camera d’eco (spesso indicata con l’originale inglese echo-chamber[1]) è una descrizione metaforica di una situazione in cui le informazioni, le idee o le credenze vengono amplificate o rafforzate dalla comunicazione e dalla ripetizione all’interno di un sistema definito. Il fenomeno è particolarmente evidente nel caso dei social media e dell’uso che ne fanno politici, istituzioni e altre organizzazioni con il fine di far circolare i propri messaggi a discapito degli altri, comprese le bufale di vario genere. Il meccanismo si amplifica soprattutto quando la cerchia di amici e conoscenti di un soggetto, come spesso accade, condivide idee e pensieri simili. In questo modo sulla pagina social compariranno notizie, articoli e commenti che contribuiranno sempre più ad amplificare una visione univoca ed acritica su quell’argomento. Un altro meccanismo che genera un fenomeno di camera dell’eco, e quindi di perdita di visione sui punti di vista differenti, sono gli algoritmi dei social network che tendono a farci vedere messaggi, notizie e commenti verso i quali abbiamo già in precedenza mostrato interesse, a discapito di tutto il resto. In questo scenario cercare di fare debunking ( SMASCHERARE ) non è solamente molto difficile, ma talvolta anche controproducente.
WIKIPEDIA 

 

 

La digitalizzazione non fa altro che rafforzare il processo di iperculturalizzazione, come Han la definisce in Iperculturalità (Nottetempo, pagine 130, euro 15). Con questo processo, precisa il pensatore, «la cultura diventa genuinamente culturale, anzi iperculturale, denaturandosi,
liberandosi cioè tanto del “sangue” quanto del “suolo”, dei codici biologici e
terreni.
Tale denaturazione intensifica la culturalizzazione. Se è il luogo a caratterizzare
la fatticità di una cultura ecco che iperculturalizzazione significa defatticizzazione della
cultura ».

A questo punto il mondo diventa muto, non oppone più resistenza e dunque non offre più occasione di ascolto. Nell’Infocrazia attuale a predominare sarebbe un
continuo riferirsi a informazioni costruite ad hoc sul profilo degli utenti, dalle
quali viene escluso ogni riferimento a un mondo della vita condiviso. Gli unici
elementi a contare sono quelli trasformati in dati ed elaborati in informazioni adatte al
singolo utente, senza rendere possibile il riconoscimento della verità. Di qualsiasi verità,
anche di quella intersoggettiva e condivisa, rendendo così il mondo uno spazio aperto al
tribalismo.

 

 

NOTA 3 —

 

Iperculturalità. Cultura e globalizzazione - Byung-Chul Han - copertina

Iperculturalità. Cultura e globalizzazione

Nottetempo, 2023

 

Sulla scia della globalizzazione, le forme di espressione della cultura e gli stili di vita circolano in un iperdominio di saperi e pratiche dove non esiste più alcuna reale differenza tra Proprio ed Estraneo, vicino e lontano, familiare ed esotico. Contenuti culturali eterogenei vengono accostati gli uni agli altri come accade nel fusion food. La cultura, “nell’epoca della sua riproducibilità globale”, non ha più vincoli, freni, limiti: diventa ipercultura. Oggi siamo ormai tutti turisti iperculturali, anche all’interno della nostra “propria” cultura, a cui di fatto nessuno appartiene più davvero. Tuttavia, nota Han, se da un lato questo fenomeno determina un venir meno di orizzonti univoci di senso, dall’altro è possibile leggervi una tendenza verso l’emancipazione e l’ampliamento della libertà individuale. Dal momento che l’ipercultura non si impone come cultura unitaria e monocroma, ma anzi accresce il piano delle possibilità e permette a ciascuno di costruire la propria identità a partire da modelli e pratiche esistenziali eterogenei, essa può anche favorire nuove pratiche di libertà. Ma allora, si chiede il filosofo analizzando le forme della cultura nella contemporaneità, “bisognerebbe forse piangere la perdita dell’aura, del luogo, dell’origine, di questo auratico qui e ora? O mediante tale perdita si annuncia un nuovo qui e ora senz’aura dotato di un proprio splendore, di un esser qui iperculturale che collima con l’essere ovunque?”

 

SE VOLESSI CONOSCERE ALTRE OPERE DI QUESTO AUTORE:

 

IL FILOSOFO SUD COREANO FORMATOSI IN GERMANIA IN FILOSOFIA E LETTERATURA ( IN COREA DEL SUD, IN METALLURGIA ) :: BYUNG-CHUL HAN ( Seul, 1959 ) — DUE LIBRI E RECENSIONE

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2 risposte a SIMONE PALIAGA – (Filos./scienza- Milano, Statale ): ” Idee. Byung-Chul Han ( Seul, 1959 ) : la Rete senza più verità rende l’uomo nichilista “-AVVENIRE, MARTEDI’ 25 APRILE 2023

  1. DONATELLA scrive:

    Mi sembra molto interessante: forse si riferisce a quell’autoreferenzialità che caratterizza il nostro tempo.

    • Chiara Salvini scrive:

      Sì, anch’io ho capito così, mi è sembrato che la cosa più terribile che denuncia è oltre all’abbandono del mondo degli altri ( e questo sta nell’autoreferenzialità ) è soprattutto la rinuncia al ” mondo esterno ” cioè alla realtà di tutti, pubblica, perché l’abitudine ad un mondo virtuale com’è quello dei social, che- tra l’altro – ti fanno avere tutti i video a seconda delle tue preeferenze ( per es. a me, abbastanza spesso, mi arrivano dei suggerimenti di possibili amici -da accettare con un semplice clic – che sono tutti di una larga sinistra…), quindi ti aiutano a costruirti un mondo a tua immagine e somiglianza nel quale ti trovi bene ( infatti, ogni tanto mi dico – ma quanti compagni si trovano al mondo, quanta brava gente, come mai non riusciamo a far niente ? La domanda rimane poi lì senza risposta,come puoi immaginare ). Noi bene o male uscire usciamo, fosse solo per la spesa.., ma pensa ai ragazzini dai dieci anni in sù.. — e poi cominceranno sempre più resto: qui vicino c’è un bar il cui titolare ha un ragazzino di 7-8 anni che ha sempre in mano il telefonino, ma non è neanche questo: la sorellina che non cammina ancora, anche lei, meno frequentemente, ha in mano un telefonino, forse fatto apposta per bambini al di sotto di un anno; infatti questi utili impiastri sono diventati dei sostituti economici della famose baby sitter– Be’, insomma, per concludere, se uno vede sempre un mondo che gli piace, per esempio di grandi eroi, non importa se violenti, si abituerà ad una realtà così e quella della scuola e della famiglia, fuori gli amici che vedono le stesse cose, lo annoierà infinitamente. Qualunque mondo di fantasia, oggi fatto da gente assai capace, o anche da strumenti parecchio raffinati, anche per noi è più appassionante di quello reale..AQ meno di non essere stati matti, cioè aver conosciuto il delirio:– lì capisci che la realtà – quella piatta e nebbiosa a Milano- è l’unica cosa che ti salva da pericoli estremi. ciao, scusami per la lunghezza, oggi ci siamo parlati poco al telefono, e non mi è sembrato vero di potermi un po’ allungare- Questa è appunto ” la perdita dell’altro ” di cui parla quel signore da un nome …ciao, ch.

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