DANIEL BAREMBOIM, Riconoscere l’uomo anche nel nemico –VOLERE LA LUNA – La politca puntoacapo– 16 ottobre 2023 + Daniel Baremboim, qualcosa + Edward Said , qualcosa

 

 

16 ottobre 2023 

 

https://volerelaluna.it/rimbalzi/2023/10/16/israele-hamas-riconoscere-luomo-anche-nel-nemico/

 

 

di 

 

DANIEL BAREMBOIM

 

 

Gli eventi attuali in Israele e a Gaza hanno profondamente scioccato tutti noi. Non c’è giustificazione alcuna per i barbari atti terroristici di Hamas contro i civili, compresi i bambini e i neonati. Dobbiamo prenderne atto, riconoscerlo, e fermarci. Ma il passo successivo è ovviamente la domanda: e adesso? Ci arrendiamo a questa terribile violenza e lasciamo che la nostra ricerca della pace “muoia” o continuiamo a insistere che ci debba e ci possa essere la pace?

Sono convinto che dobbiamo continuare, e farlo tenendo presente il più ampio contesto del conflitto. I nostri musicisti del West-Eastern Divan, i nostri studenti dell’Accademia Barenboim-Said, sono quasi tutti direttamente coinvolti. Molti dei musicisti vivono nella regione, e anche gli altri hanno molti legami con la propria patria. Questo rafforza la mia convinzione che ci possa essere una sola soluzione a questo conflitto: sulla base dell’umanesimo, della giustizia e dell’eguaglianza e senza forza armata e occupazione. Il nostro messaggio di pace deve risuonare più forte che mai. Il pericolo più grande è che tutte le persone che desiderano ardentemente la pace vengano annientate dagli estremisti e dalla violenza. Ma qualunque analisi, qualunque equazione morale che possiamo elaborare, deve avere come base questa comprensione fondamentale: ci sono esseri umani da entrambe le parti. L’umanità è universale e il riconoscimento di questa verità, da entrambe le parti, è l’unica via. La sofferenza di persone innocenti da entrambe le parti è assolutamente insopportabile.

Le immagini dei devastanti attacchi terroristici di Hamas ci spezzano il cuore. E la nostra reazione dimostra chiaramente una cosa: che la volontà di empatizzare con la situazione degli altri è essenziale. Naturalmente, e in particolare in questo momento, bisogna anche consentirci di provare paura, disperazione e rabbia, ma nel momento in cui questo ci porta a negare all’altro la propria umanità, siamo perduti. Ogni singola persona può fare la differenza e trasmettere qualcosa.

È così che si cambiano le cose su piccola scala. Su larga scala, dipende dalla politica. Dobbiamo offrire altre prospettive a coloro che sono attratti dall’estremismo. Dopotutto, la maggior parte delle persone che si dedicano a ideologie omicide o estremiste è completamente priva di prospettive, e disperata. L’educazione e l’informazione sono altrettanto essenziali, perché ci sono così tante posizioni basate su un’assoluta disinformazione.

Per ribadire con chiarezza: il conflitto israelo-palestinese non è un conflitto politico tra due Stati per i confini, l’acqua, il petrolio o per altre risorse. È un conflitto profondamente umano tra due popoli che hanno conosciuto la sofferenza e la persecuzione. La persecuzione del popolo ebraico nel corso di 20 secoli è culminata nell’ideologia nazista che ha ucciso sei milioni di ebrei. Il popolo ebraico coltivava un sogno: una terra propria, una patria per tutti gli ebrei nell’attuale Palestina. Ma a questo sogno seguiva un presupposto profondamente problematico, perché fondamentalmente falso: una terra senza popolo per un popolo senza terra. In realtà, la popolazione ebraica in Palestina durante la Prima guerra mondiale era solo il 9%. Il 91% della popolazione non era quindi ebraica, ma palestinese, cresciuta nel corso dei secoli. Il Paese non poteva certo essere definito una “terra senza popolo” e la popolazione palestinese non vedeva alcun motivo per rinunciare alla propria terra. Il conflitto era quindi inevitabile, e dal suo inizio i fronti si sono solo ulteriormente induriti nel corso delle generazioni. Ne sono convinto: gli israeliani avranno sicurezza quando i palestinesi potranno provare speranza, cioè giustizia. Entrambe le parti devono riconoscere i loro nemici come esseri umani, e cercare di entrare in empatia con il loro punto di vista, il loro dolore e la loro sofferenza.

Gli israeliani devono anche accettare che l’occupazione della Palestina è con questo incompatibile. Per la mia comprensione di questo conflitto, che dura da più di 70 anni, l’amicizia con Edward Said è un’esperienza fondamentale. Abbiamo trovato l’uno nell’altro una controparte in grado di portarci più lontano, di aiutarci a vedere più chiaramente i presunti altri, e a comprenderli meglio. Ci siamo riconosciuti e ritrovati nella nostra comune umanità. Per me, il lavoro comune con il West-Eastern Divan, che trova la sua logica continuazione e forse anche il suo culmine nell’Accademia Barenboim-Said, è probabilmente l’attività più importante della mia vita.

Nella situazione attuale, ci chiediamo naturalmente quale sia il significato del nostro lavoro congiunto nell’orchestra e nell’accademia. Può sembrare poco, ma il solo fatto che musicisti arabi e israeliani condividano il podio a ogni concerto, e facciano musica insieme, per noi ha un valore immenso. […]. La nostra esperienza dimostra che questo messaggio ha raggiunto molte persone, nella regione, e nel mondo. Dobbiamo, vogliamo e continueremo a credere che la musica possa portarci più vicini gli uni agli altri, insieme nella nostra umanità.§

 L’AUTORE :  DANIEL BAREMBOIM

 

Daniel Barenboim - Wikipedia    Daniel Barenboim Discography | Discogs

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Barenboim si 'vergogna' di essere israeliano. Ma che farà a questo proposito? - Invictapalestina

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Daniel Barenboim: «Mi assenterò per un po’ a causa di una malattia neurologica, ma presto ritornerò a dirigere»

 

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Barenboim ama profondamente Israele, il suo adorato Eretz Israel ( Terra d’Israele ): «Ci sono fotografie appese alle pareti del mio camerino alla Staatsoper Berlin, fotografie che mi ricordano quello che vedo quando guardo fuori dalle finestre della mia casa a Gerusalemme. Sono leggermente sbiaditi e qua e là la carta si sgretola, ma si riconoscono facilmente i panorami. La Città Vecchia, la Cupola della Roccia con la sua cupola splendente, le mura, le porte. A volte mi siedo in questa stanza prima di uno spettacolo, guardando queste immagini e pensando a Gerusalemme, a Israele, alla mia casa…».

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7 ottobre 2023

 

 

 

Daniel Barenboim è un pianista e direttore d’orchestra. Nato in Argentina, a Buenos Aires nel 1942 da genitori russi di origini ebraiche ha le cittadinanze spagnola, israeliana e palestineseÈ stato direttore musicale dell’Opera di Stato di Berlino e, prima, della Scala di Milano. Attualmente è direttore musicale della Staatsoper di Berlino (è sotto contratto fino al 2027),

Nel 1999, insieme allo scrittore Edward Said, ha fondato la West Eastern Divan Orchestra, formata da musicisti israeliani e palestinesi, di cui è direttore musicale.

L’articolo è tratto da la Repubblica del 15 ottobre

 

 

 

NOTA CORTA SU EDWARD SAID–che cercheremo di chiarire domani– adesso è notte per noi e i nostri anni

 

Edward Said

Edward Wadie  Said   (Gerusalemme1º novembre 1935 – New York25 settembre 2003), è stato uno scrittore statunitense di origine palestinese.

 

Edward Saïd (1935-2003), l'outsider

 

 

Fu anglista, docente di inglese e letteratura comparata alla Columbia University, teorico letterario, critico e polemista, particolarmente noto per la sua critica del concetto di Orientalismo. Fu, tra gli altri, influenzato dalle letture di Antonio GramsciFrantz FanonAimé CésaireMichel Foucault e Theodor W. Adorno.

 

Edward W. Said - Babeliofoto di Babelio

 

 

video 14 min. ca –in spagnolo ma qualcosa si capisce

 

Edward Wadie Said nacque a Gerusalemme (allora parte del Mandato britannico della Palestina) il 1º novembre 1935. Suo padre, Wadie Said, fu un cittadino statunitense protestante di origini palestinesi, un uomo d’affari che aveva servito sotto il generale John Pershing durante la prima guerra mondiale e che si spostò poi al Cairo nel decennio che precedette la nascita di Edward. Sua madre era nativa di Nazaret, anch’essa di fede protestante e di origine cristiana palestinese.

Said visse tra il Cairo e Gerusalemme fino all’età di 12 anni e, nel 1947, frequentò la Anglican St. George’s Academy di Gerusalemme. Verso la fine degli Anni quaranta Said studiò presso la sede egiziana del Victoria College di Alessandria d’Egitto fino alla sua espulsione nel 1951.

Successivamente frequentò la Northfield Mount Hermon School del Massachusetts, eccellendo negli studi ma soffrendo un periodo di alienazione sociale e culturale che influenzerà molto la sua produzione futura. Said entra a far parte della Columbia University nel 1963, dove lavora e insegna fino al 2003.

 

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Edward Said and sister 1940 Jerusalem
Hanini – hanini.org

 

 

La sua critica al concetto di “Orientalismo“, introdotta nell’omonimo saggio Orientalism (1978), definito dallo studioso come strumento attraverso il quale l’Occidente esercita la sua influenza e il suo controllo sull’Oriente, producendo rappresentazioni culturali lontane dalla realtà effettiva.

In Orientalism, Said suggerisce una nuova metodologia di studio del colonialismo: un modo di pensare il cosiddetto Oriente da parte degli studiosi occidentali costituito da un insieme di concezioni false e stereotipate. Concezioni dovute a una visione del mondo di tipo eurocentrico, che ha come naturali conseguenze la creazione di opposizioni radicali fra ciò che è europeo e ciò che non lo è, al fine di creare un concetto di alterità e di ossessiva diversità nei confronti di tutto ciò che non è “occidentale“.

Tra le varie rappresentazioni diffuse nell’immaginario occidentale troviamo quella che vede i popoli d’Oriente dipinti come irrazionali, violenti, selvaggi, moralmente corrotti e intellettualmente inferiori rispetto alle loro controparti occidentali. La relazione tra Occidente e l’Altro si viene a creare in modo contrastivo, manifestandosi in binomi come razionale/irrazionale, virile/effeminato, giustizia/crudeltà, bene/male, in modo tale da generare una percezione di disuguaglianza legata alle caratteristiche culturale innate dei popoli orientali. Durante il colonialismo del XIX e XX secolo l’ideologia razzista intesa come teoria pseudoscientifica sosteneva la suddivisione della specie umana in razze distinte, alcune di esse caratterizzate da una superiorità congenita rispetto ad altre. In questo modo svolgeva la funzione di giustificazione ideologica alla schiavitù e alla discriminazione di razze considerate inferiori a quella occidentale.

 

Said spiega che questo processo si è realizzato mediante una conoscenza superficiale di ciò che è in effetti l’Oriente. In tal senso riporta l’esempio dello studioso Edward William Lane il quale passò dai due ai tre anni in Egitto al termine dei quali scrisse un libro intitolato Manners and Customs of the Modern Egyptians (Usi e costumi dei moderni Egiziani), pubblicato nel 1836 dalla Society for the Diffusion of Useful Knowledge, che conobbe una rapida diffusione per la dovizia d’informazioni fornite al lettore in tutto il mondo occidentale, divenendo ben presto una sorta di prisma tramite il quale veniva recepita la cultura tradizionale egiziana. Secondo Said sono quattro gli elementi che hanno reso possibile uno sviluppo così omogeneo dello studio dell’Oriente in Europa: espansione, confronto storico, simpatia e classificazione. Da questi quattro elementi dipendono le strutture del moderno Orientalismo.

 

da: wikipedia, Edmund Said– apri qui

*** la parte nuova ( non pubblicata qui ) comincia con : ” Critiche ” 

non è lunga

 

ultima osservazione puramente personale

questo testo è, a mio parere molto chiaro e qualcosa ci  lascia capire, ma cerchiamo di  non avvezzarci troppo a quello che troviamo- se no si smette di cercare e di trovare qualcosa che ci aiuti e ci convinca di più.

 

 

 

 

 

 

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