INNO DEI LAVORATORI SICILIANI
nel link, oltre l’introduzione di Calvino che pubblichiamo, trovate quasi tutte le sue canzoni e quelle di altri da lei cantate
http://www.margotgg.it/composizione/
LE NOSTRE DOMANDE — Testo di Franco Fortini, Musica di Margot Galante Garrone
molte immagini ed altro sono tratte da questo link +++ fatto molto bene
Margot e i Cantacronache: il cantautorato impegnato è nato a Torino – The Password
LA BADOGLIEIEDE — MARGOT
MARGOT nasce a Torino nel 1941—è mancata nell’ultima settimana di agosto 2017
CANZONE TRISTE — Margot · Sergio Liberovici · Italo Calvino
INNO DEL PRIMO MAGGIO
O PROFUGHI D’ITALIA — STORNELLI D’ESILIO
immagini da :
Autrice dei versi e della musica delle sue canzoni oltreché interprete, Margot è un personaggio nuovo nella scena italiana. Possiamo dire che ha due anime: quella barricadera, che l’ha portata, dal suoi esordi col gruppo di “Cantacronache”, a riprendere la tradizione dei “canti di protesta” di tutti i tempi e di tutti i paesi; e quella intimista, attenta a tutte le sfaccettature e gli spigoli della quotidiana psicologia coniugale. Che la “vera” Margot sia questa seconda — della quale il disco che qui si presenta dona un ricco repertorio, — è una constatazione fin troppo facile per essere del tutto vera: forse è più esatto dire che è proprio da questa Margot degli interni casalinghi, delle finestre cittadine, delle stanze d’albergo, con tutta la sua sensibilità per I’insoddisfazione nascosta sotto le ore apparentemente più tranquille e contente dei nostri tranquilli e contenti contemporanei, è proprio da questa Margot che matura ed esplode l’altra, quella delle canzoni di ribellione. Non stupirà quindi trovare In questo disco, accanto a sei canzoni interamente di mano margottiana, due da lei musicate su versi d’un poeta come Franco Fortini, pronto sempre a voltare la lama della sua amarezza più dal verso del “pubblico“ che da quella del “privato”. I versi di Margot delineano ogni volta un “racconto di oggetti” ma qui siamo esattamente agli antipodi del “cosmismo” narrativo di Robbe-Grillet: qui ogni oggetto è carico di tutto il suo significato umano, affettivo. Gli elenchi d’oggetti nella CANZONE DELLA VALIGIA esprimono un teso struggimento che la musica sottolinea, con quell’evidenza didascalica che Margot pone nelle più semplici trovate di composizione. Così in POMERIGGIO DI DOMENICA gli improvvisi fragori delle radio dei vicini costituiscono una specie d’illustrazione musicale all’interno della canzone; e nella fortiniana CANZONE DEI LITIGI le battute della coppia litigiosa diventano una specie di poliedro di specchi in cui la voce interseca sè stessa in angolazioni oblique o pungenti.
Italo Calvino
ADDIO LUGANO BELLA
Accidenti e qui c’è anche Italo calvino ed io ti piazzo un mio vecchio racconto.
chiaro che il posizionamento è del tutto casuale 🙂
Al mare
Lentamente, trascinando i piedi, andavano verso il mare. Lei ha i capelli lunghi, sciolti sulle spalle, è snella e molto carina. Lui invece ha i capelli tagliati cortissimi, quasi rasati e ci sta malissimo, ma lui dice che non gli importa: sono più comodi così. In realtà è un vezzo, è convinto di essere un tipo particolare. E’ molto alto e magro, viso lungo, con un naso evidente e carnoso. Lui si chiama Giulio ed è un nome che gli piace, lei si chiama Gabriella e non ama affatto quel nome, avrebbe voluto chiamarsi Roberta perchè le evoca l’immagine di una persona decisa e sicura di sè.
Giulio fischiettava malamente una melodia incomprensibile e stentata.
Gabriella disse:
– Smettila per favore, mi da sui nervi. –
– Forse. – Rispose Giulio, ma smette di fischiare.
Gabriella lo guardò, sapeva che Giulio, pur riconoscendosi stonato, era capace di offendersi.
– Fa un caldo infernale, disse Giulio, sembra di essere ad agosto. –
– Si. –
– Non sei capace di rispondere in altro modo che a monosillabi? –
Giulio sembra avere l’intenzione di suscitare una piccola lite inutile. Sembra irritato ed è irritante. Sono sull’orlo di una piccola crisi di nervi.
– Posso provarci. – Rispose Gabriella caparbia.
– Brava!- E la guardò.
Gabriella gli sorride. E’ un sorriso aperto e luminoso, tiene gli occhi socchiusi per il sole e lo guarda direttamente in viso con quel suo sorriso disarmante, in netto contrasto col tono della sua voce. Giulio non nota la differenza e risponde con un altro sorriso, che se a lui risulta forzato, appare invece rilassato, in carattere con la giornata luminosa e calma.
Pensò vagamente che faceva molto caldo e che era logico e cretino pensarlo perchè ad agosto, a Sanremo, fa sempre molto caldo.
Pensò come se si parlasse: “ Mi piacerebbe se ora cominciasse a piovere a dirotto, uno di quei temporali estivi improvvisi, e noi fossimo costretti a correre ed a rifugiarci in quel capannone laggiù. Sarebbe una cosa nuova. Perchè non piove? Gabriella fradicia di pioggia col vestitino leggero e corto incollato al corpo come se fosse nuda, tutto il suo corpo in evidenza. Eccitante. E’ molto sexy. Ma se piovesse mi piacerebbe di più, I capelli lunghi appiccicati al collo ed al viso dall’acqua, come se fosse appena uscita da una doccia… Ci abbracceremmo tutti e due eccitati e faremmo all’ amore in piedi, frettolosi e frenetici… Peccato che non abbia nessuna intenzione di piovere “
Anche lei era distratta, pensava vagamente che il caldo era soffocante e che si annoiava ma non poteva farci niente perchè non aveva la voglia nè la forza per reagire, in fondo non voleva togliersi dall’apatia che si sentiva addosso. Per questo era così silenziosa e monotona ed avrebbe preferito che anche Giulio se ne stesse un po’ zitto e fosse meno irritante.
Camminavano sul lungomare e la spiaggia sottostante brulicava di bagnanti, gli ombrelloni colorati, divisi a squadre a seconda dell’appartenenza a questo o quello stabilimento, la coprivano quasi completamente e davano l’impressione di una fiera gioiosa.
Sulla riva i bambini giocavano e vociavano striduli, senza pause. Ragazzi e ragazze passeggiavano avanti e indietro sul bagnasciuga mettendosi in mostra e scontrandosi nel via vai, come sul corso.
– A i Balzi Rossi non sarà così affollato. –
– No. –
– E l’acqua sarà più pulita. –
– Si. –
– E smettila di rispondere a monosillabi. Cosa c’è che non va? –
Ma non attese la risposta che non arrivava, perchè Gabriella non voleva rispondere: “non c’è niente che non va, sono io che non vado, e non mi chiedere perchè, perchè non lo so.”
Intanto Giulio aveva preso la sua vecchia “vespa “ e cominciò ad avviarla. Gabriella, seduta sul sellino posteriore lo abbracciava in vita e si teneva molto stretta a lui, e i suoi seni e il suo corpo premuto gli facevano sudare la schiena, ma Giulio non si spostava, anzi, si teneva ben eretto come per permetterle di appoggiarsi meglio. Le gambe lunghe e nude di Gabriella toccavano le sue gambe nude. Nella corsa, l’aria le scompigliava i capelli e lei cercava di trattenerli ravviandoli con la mano, stringendo più forte con l’altra il corpo di Giulio.
– T’impaccio i movimenti? – Gli chiese maligna.
– No, rispose lui urlando nell’aria, mi fa piacere. –
_ Veramente? – E la voce di Gabriella, a quella semplice affermazione, è diventata incredula e tenera.
– Veramente. – E Giulio le accarezza veloce una gamba.
E’ una richiesta di pace, già accettata.
Dopo qualche minuto giunsero ad uno spiazzo dove posarono la moto. Cinquanta metri più sotto si vede il mare e gli scogli, il mare era trasparente. Pochissima gente.
– Finalmente! – Giulio appare contento, il viso gli si distende in un sorriso di beatitudine.
– A me non piace la folla. – E’ discorsivo. – Troppa gente insieme diventa stupida, fa discorsi comuni, dice cose ovvie, diventa facilmente violenta. Si lasciano influenzare uno con l’altro. Forse sono uno snob. Anzi sono uno snob e mi piace esserlo.
Anche se probabilmente sono come loro….Ma loro sono gli altri.
Sai chi sono “gli altri”? –
Gabriella lo guarda in attesa, sa che la risposta, comunque, la vuole dare lui e che qualunque risposta sua sarebbe sbagliata.
– “Gli altri “siamo noi, per ciascuno di loro. – Risponde soddisfatto e rimane in attesa di una richiesta di spiegazioni, ma Gabriella evidentemente ha capito o non ha voglia di dargli altro spazio.
– Preferisco quando non c’è tanta gente. Sono più libero di fare quello che voglio. Che vogliamo. E’ stuzzicante pensare di poter fare quello che si vuole, anche per il solo gusto di farlo. Anzi, forse è più intrigante fare quello che si vuole solo per il piacere di farlo, senza uno scopo che lo giustifichi, che gli dia la patente di logicità. –
Avevano sceso il lungo sentiero ripido che porta al mare ed ora, sopra gli scogli bollenti cominciano a spogliarsi.
Mentre si toglie la maglietta ed i pantaloni corti, Giulio guarda Gabriella che si spoglia a sua volta. Sa che sotto la minigonna ha il costume anche lei, l’ha già vista spogliarsi tante altre volte, eppure….Per lui è sempre un piacere, quasi una prima volta che gli da sempre una leggera eccitazione. Un’attesa.
– Mi pare che qualcosa non ti vada per il verso giusto. – Non è una domanda, quella di Giulio, è una constatazione: – Sono io, che ogni tanto mi comporto da maschietto presuntuoso e cretino. Lo so. Mi capita. Scusami. –
– Non ti scusare, va tutto bene. Anch’io ero un po’ nervosa. Lo eravamo tutti e due. Adesso però, ci è passata. –
– Sei sicura, non lo dici solo per quieto vivere? Lo so che ogni tanto sono noioso e irritante. Non lo faccio di proposito ma non riesco a trattenermi.-
Gabriella ride: _ Lo so. Ti conosco. Se non ti conoscessi, forse non ti sopporterei. Va tutto bene. Credimi. Solo che…-
– Solo che? –
– Solo che….Niente. E’ stata un’aggiunta inutile, non volevo dire nient’altro. Solo che fa molto caldo. Ecco. Fa molto caldo e mi sento un po’ intontita. Facciamo subito un bagno.
Ora sono sdraiati su uno scoglio appartato, fradici di acqua, salati e freschi. Giulio ha appoggiato la testa sullo stomaco di Gabriella e lei gli accarezza distrattamente i capelli.
Si sente il mare che fruscia metodicamente contro gli scogli. Giulio ha gli occhi aperti fissi verso l’alto. Guarda il cielo. Gli sembra di esserci dentro. E sente fresco. E’ un cielo azzurro azzurro, nitido, assolutamente senza nuvole e sembra il mare.
Giulio pensò: “ Così non c’è nessuna differenza fra il mare e il cielo. Sono tutti e due azzurri, molto azzurri. Potrei nuotare in cielo. Farci le capriole. Fare il “morto” in cielo. “ Gli venne da ridere all’idea del morto in cielo, ma si trattenne per non doversi spiegare con Gabriella. “ E’ bello venire al mare. Non fare niente. Ma da solo forse non mi piacerebbe. Non sono capace a stare da solo se non in casa. Avrei potuto portarmi un libro. Un libro come Gabriella. Uno che sostituisce l’altra. Allora stasera mi leggo Gabriella, se uno sostituisce l’altra. Ed ora che faccio? Mi scopo un libro? “
Questa volta rise. Si sentiva molto spiritoso. La guardò, le sorrise e le disse “ciao” e mentre la guardava e la salutava come se fosse tornato da lontano pensava fugacemente “ è un po’ magra ma io me la scopo lo stesso.” Gli piace sentirsi un po’ cinico, al di sopra delle cose.
Lei rispose al suo saluto e al suo sorriso accarezzandogli la schiena. La testa di Giulio era a pochi centimetri dal pube di Gabriella, appena appena coperto dallo slip. Piano piano introdusse una mano. Era bollente. Cominciò ad accarezzarla. Si stava eccitando. Anche lui si stava eccitando. Gabriella cambio appena posizione come per aiutarlo. Voleva aiutarlo. Anche lui cambiò posizione e senti la mano di lei che lo accarezzava sopra i pantaloncini da bagno, quindi infilava la mano…
Si volsero quasi contemporaneamente come in sonno.
Il caldo. La pace del posto appartato e discreto. Fecero l’amore lentamente, senza parlare, come due coniugi di vecchia data, nel loro letto.
Anche dopo, Gabriella resta distesa sul corpo di Giulio, rilassata e si tengono abbracciati, inondati di sudore .
Il corpo di Gabriella stava bene aderente al suo. Lei era soddisfatta in quel momento di stare così. Ci stava bene. Rannicchiata contro di lui. Sta pensando quasi con stupore che ci sta bene. Sente caldo ma è un calore diverso da quello del sole. Lo bacia sul collo e gli lecca il sudore, come per una prova: anche il suo sudore gli piace. Gli piace sentirne il gusto sulle labbra. Si trova confusa. Si scuote e si scosta.
Accesero tutti e due una sigaretta. Come un rito da dopo coito.
– Quando finiamo la sigaretta andiamo a fare un bagno. – Disse Giulio.
In acqua faceva appena appena fresco. Il sudore che si scioglieva nell’acqua dava una gradevole sensazione di frescura, con qualche leggero fremito. Giulio aveva ancora la sensazione di essere immerso nel cielo. Di nuovo pensò. “ Deve proprio essere la stessa cosa.”
Cominciarono a nuotare con bracciate lunghe e lente e uguali, sdraiandosi ogni tanto sull’acqua a riposare con il volto rivolto al sole.
– Dio, com’è bello! Disse Giulio. Ci passerei la vita. Mi sembra di volare tanto sono leggero.-
– Hai ragione. Anch’io mi sento leggera. Mi sembra di essere un involucro vuoto, trattenuto dall’aria. Completamente vuota. Anche la testa. Ridacchiò: quel ronzio che sento nelle orecchie, invece dell’acqua, potrebbe essere l’aria che circola nella mia testa senza incontrare ostacoli. Quanto mi piacerebbe! Mi piacerebbe essere vuota, senza pensieri. Capisci, non che non mi si propongano i pensieri, proprio vuota, solo sensazioni.-
– Credo di capirti, rispose Giulio. Anch’io a volte ho pensato così, ma ora lo rifiuto. Mi pare di voler penetrare in tutto ragionando. I pensieri, di qualunque genere mi vorticano in continuazione in testa. Mi sembra un nido d’api il mio cervello, ma non mi stanca. Ora sono soddisfatto di essere come sono e , malgrado tutto, penso di essere sempre stato soddisfatto di essere come sono. Sai, sempre il mio snobismo, per nulla latente. – Rise e distrattamente bevve una boccata d’acqua salata.
Cominciò a tossire mentre Gabriella rideva. Prese aria e si buttò sott’acqua, le sfilò il costume e riemerse con gli slip sulla testa. Si baciarono ridendo. Lui aveva di nuovo un’erezione. Si stupì ed anche Gabriella che gli strinse il pene tra le gambe:
– Vediamo se mi regge! – Disse, e si lasciò andare.
Andarono a fondo tutti e due. Risalirono e presero una gran boccata d’aria e ripresero a ridere.
Poi Giulio incontrò gli occhi di lei che non ridevano.
Sotto lo strato di apparente leggerezza ne rimase sconvolto ma quasi non se ne accorse di esserne sconvolto. Lo intuì appena ma per un attimo pensò di averla vista sotto una luce diversa. Un’immagine che non riusciva a decifrare, che gli dava fastidio e tormento. Gli occhi indagatori e seri di lei, nel viso che rideva… e rideva tutto: le labbra le guance, le fossette sulle guance, tutta l’immagine di un’allegria rilassata…
Gli occhi di lei lo fanno sentire nudo, completamente scoperto e lo inquieta quello che lei può vedere. Lo inquieta non sapere cosa lei possa scoprire.
Scacciò via quelle sensazioni che nemmeno si erano formate in pensiero, ma il malessere sotto sotto rimase.
Doveva essere il contrasto con quel mare calmo e azzurro e quel cielo col sole dirompente che gli davano strane visioni, che gli facevano scoprire apparenze più complicate, invece di annullare le cose, pensò.
Risalirono in silenzio sugli scogli e si sdraiarono sugli asciugamani distesi uno accanto all’altro.
Non parlano e sono lontani ma non sanno staccarsi fisicamente.
Mentre prendevano il sole in silenzio Giulio improvvisamente si sentì solo e triste. Intuì forse la loro solitudine senza capirla. Si girò verso Gabriella e le chiese con umiltà di abbracciarlo. – Sono triste. – Disse. Lei non rispose ma si strinse forte a lui.
Restarono così.
“ Non sono innamorato di lei, pensò Giulio mentre erano abbracciati, e non lo sono mai stato. E questa condizione mi fa soffrire. Perchè allora non ne sono innamorato? E allora, perchè ne soffro? Improvvisamente mi sento disperato a non amarla. Come se lo sapessi da ora che mi piace e basta. Ci sto bene. Mi diverto. Faccio bene all’amore con lei, senza problemi, ma non l’amo.
Forse sento una disperazione di riflesso perchè so che lei mi ama. Non merito di essere amato se non riesco a corrisponderla. E’ così che penso ora, ma non lo pensavo due ore fa, ieri o l’altro ieri o il mese scorso. Eppure il sapersi amato fa si che si possa amare a nostra volta. Cosi si dice. Il nostro ego che si innamora di se stesso. Dovrei dirglielo, chiarire la nostra posizione. Una questione di correttezza, di sincerità. Ma come faccio? Dovrei lasciarla piano piano, dimostrarmi un po’ freddo, distaccato. Ma non ne sono capace. Sono come un grosso cane, come la vedo comincio a scodinzolare, una reazione di riflesso, o di abitudine.
Prevedo perfino che mi mancherebbe. sarei capace di soffrirne, magari. Perdere qualcosa che riteniamo nostro fa sempre soffrire, ma poi passa.
Una leggera sofferenza..
Ma perchè devo massacrarmi con questi pensieri proprio adesso? “ Cercò di difendersi.” Potrei pensare ad altro. Al suo corpo. Che mi piace. Al tennis. Già , quante probabilità ho di vincere il torneo. Se sto attento e non mi lascio fregare dalla noia della vittoria facile, ce la posso fare. Rivali? Uno o due, ma superabili se non mi faccio prendere dalla paura di vincere.
L’ho conosciuta proprio al tennis. Non ricordo più chi me l’ha presentata. Forse Mimmo, il barista. Già, sicuramente lui. E’ lui che mi sfida tutte le volte: ti presento anche questa, vediamo come te le cavi. Già. Ricordo che mi è piaciuta subito. Pensavo di innamorarmene, forse perchè non credevo che lei si sarebbe innamorata di me. Non capisco perchè si sia presa questa sbandata. Non sono bello e sono anche un rompicoglioni. Forse le donne si innamorano dei rompicoglioni nascosti come me. In apparenza semplice e bonario ma appena entro in confidenza perdo il controllo e avvio il tritasassi. Dev’essere così.
Proprio di me, con tanti ragazzi che le sbavano intorno!”
E Giulio con questi pensieri si addormentò abbracciato a Gabriella, sorridendo nel sonno.
Gabriella non dormiva. Si sentiva languida, mentre teneva abbracciato Giulio. Un torpore soporifero, dovuto all’amore ai bagni e al caldo la manteneva in una sorta di dormiveglia cosciente. Si sentiva bene e rilassata, per questo cercava di rifiutare i pensieri che la sfioravano insistentemente. Non voleva pensare, voleva restarsene al sole con la mente vuota. Ma non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine, come sdoppiata, di quel ragazzo – e lo vedeva proprio come “quel ragazzo”, non come Giulio, persona ben conosciuta – che lei stava abbracciando amorevolmente. Si chiedeva con stupore chi fosse.
Per ridursi la tensione che quella domanda impossibile le procurava, rise dentro di sè e pensò che quel ragazzo sapeva bene chi era e che razza di pensieri le passavano per la testa!
“ E’ proprio caro, pensava, ed è bello sentirsi così desiderata. Ad una ragazza fa bene, a me fa benissimo. E’ come una cura di bellezza. Mi sento più bella, più visibile. Da quando sto con Giulio, mi pare che tutti i ragazzi mi guardino, e tutti mi sembrano desiderabili. E questo mi fa sentire un po’ puttana perchè è chiaro che non sono innamorata. Pensavo che potesse succedere, i primi tempi, lo speravo. Lo credevo la persona giusta. Ma non riesco a dirglielo, sento che gli farei troppo male. Anche lui, innamorarsi così, che incauto! E’ proprio un ragazzone, un micione che ha trovato la sua casa, fa le fusa e vuole sempre carezze. Già, come faccio ad essere fredda con un tipo come Giulio? Riesce a sciogliere un muro di ghiaccio, se le tira le carezze, fare l’amore con lui non mi pesa anche se non lo amo. Mi piace come me ne possono piacere tanti, ma con gli altri non ci farei l’amore? Oppure si?
Sentirmi un po’ puttana, alla fin fine non mi dispiace, mi da l’impressione di potere. O forse è sentirmi un po’ puttana con lui che non mi fa sentire sporca. E’ la prima volta che mi capita. Se non sento amore non sento nemmeno attrazione fisica e non riesco a darmi. Invece mi piace il suo corpo. E’ una situazione che non dovrei sopportare. E forse non la sopporto. Dev’essere che mi ci sto abituando troppo, ma non ho ancora l’età per le abitudini. Forse non c’è mai un’età per le abitudini.”
Si rese conto che questi pensieri che voleva rifiutare, che in un altro momento l’avrebbero angosciata portandola certamente ad una decisione, ora se li poteva ascoltare tranquillamente, senza traumi, con una sorta di languore per nulla spiacevole.
Non si chiede il perchè di quella sensazione, si dice invece che doveva decidersi uno di prossimi giorni. Decidersi a dirglielo, che così non può andare avanti, perchè lei non è innamorata. “Non sono più innamorata di te”, gli avrebbe detto. Non gli avrebbe certo spiegato che non si era mai sentita innamorata di lui.
“ Così, seccamente. Ma come faccio? Pensò. Dovrò cercare di staccarmi gradualmente, farmi sentire fredda, che sia lui a chiedermelo. Ed io poco per volta, con una sorta di reticenza, con dolcezza, glielo devo dire. Poverino! Deve restare un bel ricordo per tutti e due.
“Potremmo restare amici. “ Gli dirò. E perché no? Perchè non dovremmo restare amici, sarebbe bello.
Povero Giulio, ne soffrirà moltissimo! “
E pensando alla sua sofferenza fu invasa dalla tenerezza e lo abbracciò più stretto e abbracciandolo senti l’erezione di lui che provocò immediatamente il suo desiderio. Ne rimase confusa ma non si soffermò sul contrasto fra i suoi desideri.
All’abbraccio di Gabriella, Giulio usci dalla sua sonnolenza e socchiudendo appena gli occhi le sorrise e le disse che l’amava, mentre, quasi con un unico movimento, si allungava a baciarla, ad accarezzarla sul pube e a sfilarle gli slip.
Fecero l’amore con una passione rinnovata che nulla lasciava trapelare dei loro pensieri, o forse provocata proprio da questi. Godettero insieme, questa volta, trattenendo i gemiti che sarebbero esplosi spontaneamente se non avessero avuto presente i bagnanti che prendevano il sole al di là dello scoglio che li nascondeva.
Giulio la baciò nuovamente e non riuscì a trattenersi dal dirle:
– Mi sà che mi sono innamorato di te. Ed è una bella fregatura. Non so che cosa farei se tu non ci fossi. O se mi dicessi che non mi vuoi più. Ma tu non me lo dici, vero?
Provaci! – La minacciò.
– Stupido, rise Gabriella, e starei qui a trombare con te, altrimenti? Con questa specie di mostro assatanato che sei?
– Accidenti che volgarità! Il mare ti fa bene, ti libera. –
Risero tutti e due.
“Ecco, hai visto?” pensa con finto cinismo Giulio.
“ Ma cosa sto dicendo? – Pensa Gabriella con finto pudore.
Il sole è ormai al tramonto. Comincia a rinfrescare. Un ultimo bagno veloce per pulirsi e quindi si rivestono chiacchierando di sciocchezze e ridendo.
Risalgono il sentiero che porta sulla strada tenendosi per mano e spesso ci baciano, come due innamorati.