ANSA.IT/ SAN PAOLO– 31 MAGGIO 2023 : Brasile: primo sì alla legge sulle terre indigene + PAOLO ANNECHINI, 4 SETTEMBRE ’23 – MISSIONE ONLINE + CLAUDIA FANTI, IL MANIFESTO 1 GIUGNO 2023

 

 

ANSA.IT — 31 MAGGIO 2023
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Brasile: primo sì alla legge sulle terre indigene

 

La norma auspicata dall’agrobusiness, protesta dei nativi

 

In Brasile la plenaria della Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge che modifica il sistema di delimitazione delle terre indigene nel Paese, il cosiddetto ‘Marco temporal’.

Il testo ha ricevuto il via libera con 283 voti favorevoli e 155 contrari, con un’astensione, e passa ora all’esame del Senato.

 La norma limita la demarcazione delle terre indigene a quelle che erano già occupate dai popoli nativi prima dell’entrata in vigore della Costituzione del 1988 e va nella direzione auspicata dall’agrobusiness. In giornata si sono intanto moltiplicate le proteste degli indigeni, con scontri con la polizia.

 

 

 

Popoli e Missione

Brasile, indigeni in tensione per disegno di legge che toglie diritto alla terra

 

 

 

 

Brasile, indigeni in tensione per disegno di legge che toglie diritto alla terra

 

Il Senato deve ancora dare il via libera

 

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Nei mesi scorsi 283 deputati brasiliani contro 155 hanno approvato il progetto di legge che promuove la tesi del marco temporal (limite temporale, ndr): in base a questa misura i popoli indigeni che non possono provare che al momento della promulgazione delle Costituzione il 5 ottobre 1988, abitavano fisicamente sulle loro terre, non vi hanno più alcun diritto.

 

La Chiesa cattolica, impegnata da decenni e recentemente ancora di più nel processo iniziato col Sinodo per l’Amazzonia, vuole continuare ad essere alleata dei popoli originari, aiutarli e sostenerli perché possano vivere pienamente e con dignità nei propri territori.

 

Monsignor Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho e presidente del Consiglio Indigenista Missionario (CIMI), ha affermato che la Chiesa non può abbandonare la sua missione, ossia stare accanto ai popoli indigeni.

 

Monsignor Paloschi ha sottolineato come la decisione della Camera non è l’ultima parola, in attesa della decisione del Senato, e ha detto:

«confidiamo che il Supremo Tribunale Federale appoggerà gli indigeni, i popoli che vivevano qui già prima della costituzione dello Stato brasiliano, ricordando che questi diritti sono inalienabili, non è possibile alterare questi diritti».

Il vescovo ha detto, riprendendo la prospettiva biblica: «Un giorno Dio ci chiederà, come ha chiesto a Caino, dov’è tuo fratello? Dove sono le popolazioni indigene che nel 1500 erano quasi sei milioni, e oggi rappresentano un numero insignificante nel Paese?».

L’approvazione di questo disegno di legge avviene in un momento in cui il governo Lula non ha la maggioranza al Congresso nazionale.

L’approvazione è una vittoria della ‘bancada ruralista’ sull’agenda ambientale del presidente Lula che aveva promesso la demarcazione delle terre indigene al momento della sua elezione.

 

IL MANIFESTO 1 GIUGNO 2023
https://ilmanifesto.it/brasile-lassalto-degli-agrari-alle-terre-indigene-ora-e-legge

 

Brasile, l’assalto degli agrari alle terre indigene ora è legge

Dovranno dimostrare di abitarle da prima della Costituzione dell’88: è il “marco temporal”

Brasile, l’assalto degli agrari alle terre indigene ora è legge

San Paolo, manifestanti indigeni contro la legge che resuscita il «marco temporal» – Ap

 

Un altro giorno buio per la democrazia brasiliana. Tra le proteste dei popoli originari, la Camera dei deputati ha approvato, con 283 voti favorevoli, 155 contrari e un’astensione, quello che la ministra dei Popoli indigeni Sônia Guajajara ha definito un «genocidio istituzionalizzato» e un «capovolgimento» della storia del paese: l’applicazione di un marco temporal alla demarcazione delle aree indigene.

 

CON IL VIA LIBERA al progetto di legge (Pl) 490, i deputati hanno cioè riconosciuto il diritto alla terra solo a quei popoli in grado di dimostrare la loro presenza nell’area rivendicata alla data di promulgazione della Costituzione, il 5 ottobre del 1988, cancellando con un colpo di spugna tutto il processo di espulsioni violente e di massacri realizzato prima e durante (e anche dopo) il regime militare. Oltretutto in violazione della Costituzione del 1988, in base a cui il governo avrebbe dovuto consegnare ai popoli indigeni le terre tradizionalmente occupate – senza alcun limite temporale – entro cinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione, vale a dire entro il 1993.

 

Di anni ne sono passati trenta e se non c’è stato, da allora, un solo governo che abbia preso realmente sul serio il dettato costituzionale, il Pl 490, se venisse approvato in via definitiva, rappresenterebbe l’attacco più duro ai popoli indigeni dal ritorno della democrazia.

 

OLTRE A IMPORRE la tesi del limite temporale, il testo, come se non bastasse, proibisce l’ampliamento delle terre indigene già demarcate, ne indebolisce l’uso esclusivo da parte delle comunità, dà il via libera alla cooperazione tra indigeni e non indigeni per attività economiche, autorizza il contatto con i popoli isolati in caso di «azione statale di utilità pubblica».

 

Immensa, naturalmente, la soddisfazione della bancada ruralista: «È un progetto audace che metterebbe fine alla guerra tra indigeni e produttori», ha commentato il deputato bolsonarista Zé Trovão. «È una delle questioni più importanti per il Brasile, per il congresso, per la pace nei campi», ha evidenziato il parlamentare di centro-destra Arthur Oliveira Maia, sottolineando come l’attuale legislazione sia fonte di insicurezza giuridica e favorisca «autodichiarazioni» funzionali alla creazione di riserve indigene.

 

DI QUESTE PRESUNTE «autodichiarazioni» la più nota è quella degli indigeni Xokleng, la cui rivendicazione di una parte della loro terra ancestrale nel Rio Grande do Sul è al centro della discussione sul marco temporal presso la Corte Suprema, che riprenderà il 7 giugno: un popolo perseguitato ed espulso violentemente dal suo territorio nel XIX e XX secolo, per far spazio prima ai coloni europei e poi alla costruzione di una diga sul fiume Itajaí, iniziata durante la dittatura.

 

MA È SOLO un esempio tra innumerevoli altri: durante il regime militare, e anche prima, l’azione combinata di interessi economici e potere politico ha espulso dalle loro terre e sterminato intere comunità indigene in tutto il paese, con tanto di certificati emessi dalla Funai (l’allora Fondazione nazionale dell’indio) per attestare l’assenza di popoli originari in determinate aree e consentire così la concessione, illegale, di titoli immobiliari.

 

QUEGLI INTERESSI economici non sono certo meno potenti oggi, neppure all’interno di quel fronte ampio che sostiene il governo Lula e ne costituisce al tempo stesso la principale debolezza: se il Pt e la tutta sinistra hanno votato compattamente contro il progetto, l’83% dei parlamentari dei partiti Mdb, Psd e União Brasil – partiti a cui sono stati assegnati ben nove ministeri – si sono espressi a favore.

 

LA BANCADA RURALISTA, tuttavia, non può ancora cantare vittoria: se il Pl 490 venisse approvato anche al Senato e ricevesse il via libera di Lula (il quale tuttavia è assai probabile che porrà il veto), potrebbe ancora essere dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema.

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1 risposta a ANSA.IT/ SAN PAOLO– 31 MAGGIO 2023 : Brasile: primo sì alla legge sulle terre indigene + PAOLO ANNECHINI, 4 SETTEMBRE ’23 – MISSIONE ONLINE + CLAUDIA FANTI, IL MANIFESTO 1 GIUGNO 2023

  1. DONATELLA scrive:

    Uno dei tanti genocidi di cui i “bianchi” sono responsabili.

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