ANSA.IT — 25 LUGLIO 2023 —https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/07/25/lovershoot-day-mondiale-questanno-e-il-2-agosto_006efaa3-e7d9-4f5e-9dde-f2c4f90a2c63.html
L’Overshoot Day mondiale quest’anno è il 2 agosto.
Il giorno in cui il mondo esaurisce le risorse dell’anno
Quest’anno cade mercoledì 2 agosto l’Earth Overshoot Day, la data in cui la domanda di risorse naturali a livello mondiale supera quello che la Terra può rigenerare in un anno.
Una scadenza che l’Italia ha già superato il 15 maggio.
Lo scrive sul suo sito il think-tank Global Footprint Network, che calcola l’Overshoot Day per i singoli paesi e per l’intero pianeta.
La Giornata è calcolata dividendo la biocapacità della Terra (l’ammontare di risorse ecologiche che il Pianeta è in grado di generare in quell’anno) per l’impronta ecologica dell’umanità (cioè la domanda dell’umanità per quell’anno) e moltiplicando il risultato per 365, il numero di giorni dell’anno. Dopo l’Overshoot Day, un singolo paese (o l’insieme di 180 paesi mondiali) comincia a consumare le risorse che dovrebbero essere utilizzate in futuro.
Nel 2022 l’Overshoot Day era arrivato il 28 luglio. Il miglioramento di 5 giorni di quest’anno è dovuto per 4 giorni a un miglioramento degli strumenti di calcolo del Global Footprint Network, e solo per 1 giorno alla riduzione dello sfruttamento delle risorse.
+++ INTERVISTA : Giorgio Vacchiano, professore associato in Gestione e pianificazione forestale dell’ Università degli Studi di Milano
AVVENIRE, DANIELA FASSINI, MARTEDI’ 1 AGOSTO ’23
ARNOLDO MONDADORI EDITORE, 2020
Siamo abituati a pensare che le foreste siano statiche, che stiano lì, immobili, da sempre. Ma non è così. Semplicemente vivono, e cambiano, a un ritmo più lento del nostro. C’è, tuttavia, un momento in cui abbiamo la possibilità di apprezzarne il cambiamento, e, ironia della sorte, è proprio quando vi si abbatte una calamità o, come si dice in ecologia, un «disturbo». Che sia un incendio, un’alluvione, un’eruzione, ciò che segue non è l’estinzione totale. Al contrario. Disturbi di questo tipo sconvolgono un ecosistema, ma al tempo stesso aprono la strada a nuove specie animali e vegetali. Come le orchidee, ad esempio, che muoiono all’ombra fitta degli alberi, ma proliferano nei terreni aperti e assolati. O come le aquile, che battono le foreste disastrate perché, senza gli alberi, godono di maggiore visibilità sulle prede a terra. Ed è proprio questa capacità di adattamento, questa naturale resilienza, ad accumunare i boschi e le foreste che Vacchiano ha incontrato durante la sua attività di ricerca e i suoi viaggi, e che racconta in queste pagine. Una resilienza acquisita grazie a milioni di anni di lenta evoluzione, che però potrebbe non bastare di fronte alle pressioni e ai cambiamenti estremamente repentini a cui stiamo sottoponendo la nostra casa comune da un secolo a questa parte.
E quindi? Vacchiano indica una strada. Dal parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti alla foresta pluviale delle isole Haida Gwaii nell’Oceano Pacifico, fino alla piemontese Val Sessera, ogni bosco rivela storie di connessioni: tra alberi e alberi, tra alberi e animali, tra alberi e acqua, o aria, o fuoco. Tra alberi e uomini. E anche, tra uomini e uomini. Dimostrando quanto siamo immersi negli ecosistemi che ci danno la vita. Siamo in relazione con ogni loro elemento. Che ne siamo consapevoli o meno, noi siamo una loro causa e un loro effetto. Le storie che Vacchiano racconta parlano di piante, boschi, foreste, ma soprattutto di noi, di come sapremo immaginare il nostro futuro in relazione all’ambiente che ci circonda.
+++ nel libro racconta la storia del popolo Haida, di cui parla anche nel video sotto
1. ISOLE CANADESI CHIAMATA HAIDA GWAII, che nella lingua degli Haida significa ” Isole degli uomini “
Le isole denominate Haida Gwaii nella lingua della loro popolazione originale degli Haida, che significa le “isole degli uomini”, precedentemente chiamate Isole Regina Carlotta (in inglese Queen Charlotte Islands), sono un arcipelago canadese al largo della provincia della Columbia Britannica nell’Oceano Pacifico.
English Wikipedia user Kelisi
L’arcipelago è formato da due isole principali separate da uno stretto canale: Isola di Graham al Nord e Isola di Moresby al Sud, più 150 tra isolotti minori, fra cui l’Anthony Island, e scogli per una superficie totale di 10.180 km².
A Est lo stretto di Hecate separa le Isole Regina Carlotta dalle coste della Columbia Britannica; a Nord lo Stretto di Dixon le separa dall’isola Principe di Galles dell’Arcipelago Alessandro in territorio statunitense, mentre a Sud lo stretto Regina Carlotta le divide dall’Isola di Vancouver. Le comunità indigene che si trovano su queste isole sono gli Haida, i Tlingit e i Tsimshian.
Il contatto con gli europei, per le popolazioni native, fu tragico. Dai 10-12.000 nativi che si stimava popolassero le isole (su una dozzina di villaggi), oltre il 90% morirono nel corso del XIX secolo in causa principalmente a malattie quali il vaiolo, ma anche tifo e sifilide. All’inizio del XX secolo erano rimaste meno di 700 persone. Oggi ne vivono circa 3.500, ma gli indigeni Haida si sono dispersi, mantenendo due piccole comunità di 1000 abitanti a Skidegate e Old Masset.
IMMAGINI DEL PARCO NAZIONALE DELLE ISOLE HAIDA QWAII-
E’ una foresta pluviale
https://www.flickr.com/photos/sbeebe/2851578162/
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Bag Bay / COLUMBIA BRITANNICA
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COLUMBIA BRITANNICA, è la più occidentale delle province canadesi. La sua capitale è Victoria situata sull’ isola di Vancouver, mentre la città più popolosa è Vancouver si trova sulla terra ferma.
https://it.wikipedia.org/wiki/Columbia_Britannica
Looking Around and Blinking House on Flickr
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+++ GIORGIO VACCHIANO, La lezione del popolo Haida
video, 5 min. ca
https://youtu.be/9IrcXiVFdgE
UN CENNO – E PICCOLO – DI ARTE DEL POPOLO HAIDA
da : https://www.miracubi.it/percorsi-tematici/haida/
Testa di orso (proprietà del Museum of Anthropology, Vancouver)
BAULE — (proprietà del Museum of Anthropology, Vancouver)
Ci sono immagini bellissime!