ELIO LANTERI, LA CONCA DEL TEMPO –TRANSEUROPA, 2012 + qualcosa su MARINO MAGLIANI ( Dolcedo, 1960 ), candidato al Premio Strega 2022

 

 

La conca del tempo - Elio Lanteri - copertina

La conca del tempo

di Elio Lanteri (Autore)

Transeuropa, 2012

 

In una caletta chiusa da tre lati e aperta sul mare, quattro personaggi vivono dei ricordi della loro vita passata nelle viscere della natura aspra: quella Liguria di Ponente già protagonista de La ballata della piccola piazza e che ancora una volta non si limita a fare da sfondo, ma è elemento essenziale del racconto.
Damìn, Viturìn, Bellagioia, Rosy, Badulìn e gli altri personaggi gravitano intorno a un ecosistema apparentemente immobile ma in cui sono proprio i minimi movimenti, i tempi infinitesimi della natura, a dettare il ritmo dell’esistenza.
E proprio gli elementi naturali – una cornacchia, un vecchio ponte – parlano e pensano per ripercorrere in vesti nuove la leggenda di un nuovo Sisifo e del suo destino, non imposto da una divinità ma scelto consapevolmente.
Perché Damìn ogni giorno risale verso la vecchia casa sulla scogliera? Quale scelta lo condanna, quale dolore lo tiene vivo?
Un racconto che respira tra la danza leggera delle foglie d’autunno e il mare in miniatura che, di notte, culla i sogni fantasiosi di una gioventù lontana.

«Un mattino di fine settembre nella conca riappaiono i fenicotteri. Con ampi giri, lenti, sfruttano l’aria ascensionale, sempre più in alto, senza muovere le ali, finché, minuscoli, puntano il vasto mare.
«Damìn, i fenicotteri» grida dall’affasciato di limoni Bellagioia.
Damìn apre la persiana della sua stanza, davanti a lui il muro di rocce di Grimaldi, i fenicotteri in alto, pronti a spiccare il salto verso l’Africa.
«I nostri antenati tutti gli autunni passano a salutare noi che siamo rimasti qui e abbiamo perso le ali.»

La terra di Lanteri, pur trovandosi in questo mondo, ci porta in quello delle favole che gli uomini si raccontano per non morire.

Vincenzo Pardini

Ecco: è l’invisibilità la lezione di Lanteri, l’arte di velare anime e cose, sottraendole ai tarli, sospingendole, come farebbe un passeur, in una sorta di eden, dove la felicità sia riconoscersi vicendevolmente, ora delibando il Calvados, ora sminuzzando una radice di proverbio, ora indossando lo stupore.

dalla prefazione di Bruno Quaranta

La conca è una chiesa e questa storia è una preghiera.

dalla postfazione di Marino Magliani

DA : https://www.transeuropaedizioni.it/shop/narrativa/la-conca-del-tempo/

 ELIO LANTERI ( Dolceacqua, 1929- Imperia, 2010 ), il
” sindacalista scrittore “, CGIL Ventimiglia e Imperia.

Le Château de Dolceacqua” (Claude Monet, 1884)

Dalla Prefazione di Marino Magliani a “La ballata della piccola piazza”

Ho conosciuto Elio Lanteri una decina di anni fa, durante un mio soggiorno invernale in Liguria. Elio frequentava, e credo lo faccia ancora adesso, un caffè sul porto di Oneglia. Lo incontravo il mattino e dopo la colazione uscivamo sul porto a passeggiare. Se il tempo era brutto stavamo a ridosso, sotto i portici, altrimenti camminavamo al sole lungo i binari di Calata Cuneo. Elio mi parlava dei miei racconti, di ciò che aveva letto di mio, cose che erano uscite per una piccola casa editrice di Imperia.
E di Biamonti, della loro amicizia, dei loro viaggi in Provenza, ma anche di Seborga, di René Char, di Juan Rulfo, di Garcia Lorca. Mi parlava di mille autori, ogni volta uscendo con cose che non conoscevo. Succedeva che io gli menzionavo un francese o uno spagnolo e lui allora si fermava un istante lungo i vecchi binari del porto e cominciava a citare. Entrambi con le fronti vaste usavamo buoni berretti di lana e forse la gente un po’ ci notava, un giovane e un signore anziano che passeggiano a scatti e si fermano, ripartono e tornano a fermarsi. Perché questo era l’avanzare di Elio su quel porto – e lo è tutt’ora – per gradi e citazioni. Fin quando un giorno non gli chiesi se non gli era mai venuto in mente di scrivere qualcosa.
Elio disse serio perbacco, certo che l’aveva fatto, ma non era importante, aggiunse subito.
Gli chiesi di farmi leggere il suo lavoro, non voleva, non perdere tempo mi diceva, pensiamo alle tue di trame, piuttosto, il mio, disse, resta un esercizio.
Dovetti insistere, e alla fine ci riuscii: un giorno arrivò sul porto col manoscritto. In quei tempi era ancora viva mia madre e tornavo in Liguria anche tre o quattro volte l’anno, poi alla fine dell’estate ripartivo per l’Olanda.
Quell’anno portai con me il suo manoscritto. Miracolosamente in Olanda faceva ancora caldo e andavo ogni giorno alla spiaggia. Passavo i pomeriggi a leggere e a rileggere le pagine di Elio Lanteri, a segnare sui fogli delle cose a matita. Me ne innamorai subito, per dirla com’è, della Ballata della piccola piazza, perché mi sembrò fin da subito una storia nuova, una Liguria mai raccontata, una regione finalmente non olearia.
Da sempre chi ha narrato la Liguria si è confrontato con la neccessità di guardare agli ulivi e al suo mare. Nell’unico romanzo che ci ha lasciato Boine (Il peccato, 1914), raramente si trovano gli ulivi, ma questo perché raramente l’io narrante lascia la costa. Nei saggi sulla crisi degli ulivi e altrove, invece, Boine costruisce passo a passo la sua cattedrale degli ulivi.
Anche Calvino ci ha mostrato una zona ulivata, indicandoci addirittura la linea che divide la Liguria e separa la severità della campagna dalla mondanità della riviera.
Biamonti ci fa intuire il mare nella luce e ci regala la mineralità degli ulivi. E un po’ tutti, prima e dopo e attraverso questi nomi, ci hanno regalato ulivi e mare.

Nella Ballata gli ulivi non appaiono. Eppure le famiglie che popolano questo romanzo vivono soprattutto di ulivicoltura. Ci sono le giare piene d’olio e la capra le prende a cornate. Perché dunque nelle pagine di Lanteri che leggeremo non ci sono ulivi? Perché la Liguria che ci consegna Lanteri è fatta di soli sogni, assomiglia piuttosto a quel terreno fantastico su cui riesce a muoversi Juan Rulfo, è una Liguria che sale nei vapori dei torrenti e resta nell’aria.
Io su quella spiaggia del Nord non sapevo mica cosa stavo leggendo. Era un po’ come quando ci svegliamo e non sappiamo più cosa abbiamo sognato. Sappiamo che abbiamo fatto un bel sogno, o brutto, e sappiamo che non basta. Dov’eravamo, cosa abbiamo sentito, quanto siamo stati bene o male?

E così, rileggendo la Ballata – ché i sogni non si riescono a risognare, ma i libri sì – ho capito che davanti a me avevo davvero la Liguria che avevo cercato nei libri, e nelle passeggiate buie dei fondovalle, nei dormiveglia, nelle notti che mi trovano ancora da qualche parte, in Liguria e altrove. Era la terra che non ero mai più riuscito a rivedere, allora ci misi le mani e la odorai. Erano le pagine visionarie che non avevano bisogno di mare né di ulivi o di luce, per essere il sogno, ma solo di parole e musica.
Mi chiedo da sempre se esiste la musica nei sogni. Ecco cos’è per me la Ballata. Una favola come solo un bambino riesce a raccontare ed ascoltare, favola dura, di vita e di morte di una generazione di bambini che hanno giocato durante una guerra. Favola piena di frutta d’estate e di paure, e di venti che d’inverno entrano nei giacconi. (…)

DA :

VENTO LARGO, BLOGSPOT DI GIORGIO AMICO ( IMPERIA, 1949 )

http://cedocsv.blogspot.com/2010/11/in-memoria-di-elio-lanteri.html

 

 

 

Romanzi di frontiera libro di Lanteri Elio

Romanzi di frontiera –

di Elio Lanteri
edito da Transeuropa, 2018

Si tratta della raccolta completa dei due romanzi: “La ballata della piccola piazza” e “La conca del tempo”.

 

 

 

nota su :

 

SEGUE : https://it.wikipedia.org/wiki/Marino_Magliani

 

Storia di una diserzione. Conversazione con Marino Magliani ...

MARINO MAGLIANI — FOTO TRECCANI

 

SITO DELLO SCRITTORE :
https://www.marinomagliani.com/

 

 

TRECCANI / MAGAZINE  –22 maggio 2022

Storia di una diserzione. Conversazione con Marino Magliani

L’ora dello Strega

 

Borgo di Dolcedo, Imperia in Liguria - e-borghi

DOLCEDO ( IMPERIA )

foto da :

https://www.e-borghi.com/it/borgo/Imperia/297/dolcedo

 

 

DOLCEDO-

 

 

LECCHIORE

 

FOTO DA :

PASSEGIARE IN LIGURIA, RENATA,  11 APRILE 2019

Dolcedo: passeggiata tra gli ulivi**

 

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