REPUBBLICA — 21 AGOSTO 2023
https://www.repubblica.it/economia/2023/08/20/news/mafie_cinesi_droga_contante-411795894/?ref=pay_amp
La “banca” informale che piace ai trafficanti ma serve pure ai migranti
di Federico Varese
I cinesi hanno perfezionato un sistema antico che funziona grazie alle complicità in Asia
Produttori, trafficanti di droga e mafiosi sono assillati da un problema: il denaro. Le merci acquistate devono essere pagate, il contante raccolto col pizzo deve poter entrare nel circuito bancario, i profitti vanno reinvestiti. Questo problema, se non viene risolto, crea incertezza e quindi conflitti e riduzione degli scambi. L’indagine di Repubblica pubblicata oggi mostra come i gruppi criminali cinesi siano in grado di risolvere questo grattacapo per le mafie mondiali. Grazie a loro, il mercato funziona. I cinesi hanno perfezionato un sistema antichissimo, che si avvale di complicità nel Paese asiatico, e forniscono un servizio indispensabile per i criminali di mezzo mondo.
L’INCHIESTA PUBBLICATA OGGI SU REPUBBLICA :
A pochi passi dal mio ufficio all’Università opera un negozio di cellulari di seconda mano: dietro questa facciata si cela una banca informale usata dalla comunità afgana di Oxford per far arrivare denaro a quasi ottomila chilometri di distanza. Il titolare del negozio riceve le loro sterline e chiede a un partner in Afghanistan di consegnare ai parenti la somma, usando un codice segreto noto solo ai diretti interessati. Il pagamento avviene entro un paio d’ore, anche se il contante non lascia la città inglese. Del resto in tutto l’Afghanistan ci sono solo 12 banche, inefficienti e costose, mentre sono attivi più di 900 banchieri informali.
Milioni di migranti si ritrovano costretti ad usare questo metodo perché i loro Paesi d’origine hanno un sistema bancario inefficiente, lento e costoso: nei Paesi in via di sviluppo arrivano in questo modo dal 35% al 75% dl totale delle rimesse, secondo una stima delle Nazioni Unite.
Il meccanismo di base del sistema, fondato sulla fiducia, si ritrova anche in altre culture, dove è noto con nomi diversi, come fei ch’ien ossia “denaro volante” in Cina, hawala nel mondo musulmano e arabo, peso nero in America Latina, hundi in Birmania, hui kuan a Hong Kong, padala nelle Filippine e phei kwan in Thailandia.
La stessa prassi è usata da ONG che operano in zone di guerra, come la Somalia, e da migranti che pagano gli scafisti. George W. Bush accusò Al-Qaeda di aver usato l’hawala per pagare i terroristi dell’11 di settembre. Anche se quell’accusa si rivelò errata, il sistema è stato comunque utilizzato per finanziare alcuni attacchi in Europa.
Con la crescita esponenziale del mercato della droga, i trafficanti si affidano sempre più a questo sistema informale, come ricorda il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo. Qualche anno fa la Guardia di Finanza arrestò a Carpiun barbiere pakistano che, oltre alle rimesse dei migranti, aveva cominciato a movimentare milioni di euro per gruppi criminali albanesi, ed era parte di un network mondiale con base a Dubai e negli USA. Oggi sono arrivati i cinesi, che hanno innovato il modello base, come spiega Floriana Bulfon su Repubblica.
La `ndrangheta consegna ai cinesi a Roma i pagamenti per le partite di droga colombiane, e questi si assicurano che il denaro arrivi in America Latina, passando attraverso aziende fantasma che generano fatture false e conti bancari in Cina. In questo modo il cash accumulato in un luogo fisico—sia esso Oxford o Roma—diventa virtuale.
I gruppi criminali cinesi in Italia comprano aziende in crisi per usarle come veicoli puramente finanziari, e offrono altri servizi finanziari alla grande criminalità: fatture false per riciclare i proventi dello spaccio e anche prestiti. Sulla base del modello classico, hanno creato agenzie multifunzionali di servizi finanziari.
Che lezioni ne possiamo trarre? Innanzi tutto, il “denaro volante” utilizza anche i circuiti formali del sistema bancario internazionale, perché le istituzioni cinesi, in un Paese con un tasso di corruzione altissimo, lo permettono. Quel Paese deve collaborare alle indagini. Inoltre, è imperativo che i governi non commettano l’errore di criminalizzare l’intero insieme di trasferimenti informali. Essi sono usati da milioni di lavoratrici e lavoratori per rimesse legittime.
Si dovrebbero invece sviluppare forme di regolamentazione leggera di queste pratiche, e riformare le banche ufficiali. Last but not least, il regime proibizionistico della droga crea mostri, tra cui quello descritto oggi su questo giornale.
FOTO LA VOCE DI NEW YORK– FEDERICO VARESE
(Ferrara, 12 novembre1965) è un criminologoitaliano, noto principalmente per i suoi studi sul crimine organizzato. Dal 2021 è direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Oxford.
Nipote del critico letterario Claudio Varese..
LIBRI IN ITALIANO :
Mafie in movimento: come il crimine organizzato conquista nuovi territori; traduzione di Daria Cavallini, Torino: Einaudi, 2011. ( questo saggio, in cui sono esaminate le condizioni che permettono ai gruppi mafiosi di radicarsi nei territori differenti da quelli di origine, ha ottenuto il premio come miglior libro del 2012 dalla Associazione Internazionale per lo Studio del Crimine Organizzato )
Vita di mafia. Amore, morte e denaro nel cuore del crimine organizzato , traduzione di Giovanni Gabellini, Torino: Einaudi, 2017.
Russia in quattro criminali, Einaudi, 2022.
La Russia contemporanea viene raccontata in questo libro attraverso un’ottica inusuale: la sua storia criminale. Federico Varese narra le vite di quattro criminali rappresentativi di epoche e gruppi sociali diversi tra loro: un mafioso tradizionale, un oligarca, un carcerato che ha trafugato video orrifici delle torture inflitte dal regime alla popolazione dietro le sbarre e l’inventore del virus informatico piú potente del mondo. Scopriamo cosí come è cambiata la Russia dal tardo periodo sovietico, passando per gli anni caotici della presidenza di Boris El´cin, per concludere con l’era autoritaria di Vladimir Putin. Corruzione su vastissima scala e un uso spregiudicato degli apparati di polizia per coprire i propri crimini hanno segnato l’intera storia post-sovietica, sin dagli anni Novanta. Il regime di Putin è il culmine di una transizione violenta al mercato e alla democrazia iniziata da El´cin e fondata sul furto generalizzato, la repressione del dissenso e l’alleanza tra criminalità e politica. L’Occidente ha preferito ignorare questi abusi, appoggiando senza esitazione prima El´cin e poi Putin. Ora ce ne siamo accorti, ma è troppo tardi.
Con questo blog dal titolo Qui Oxford inizia per me una nuova avventura. Vivo a Oxford, dove faccio il professore di criminologia nel dipartimento di sociologia. Mi occupo soprattutto di criminalità organizzata e ho scritto tre libri, due tradotti in italiano da Einaudi, Mafie in Movimento (2011) e Vita di mafia (2017). Spero di scriverne altri in futuro. Collaboro anche con il Times Literary Supplement e La Repubblica. Qui vorrei raccontare persone, luoghi, libri e film che entrano e escono dalla mia vita, traendo spunto dalla città dove vivo e lavoro, ma andando oltre. Sono certo che parlerò spesso di studenti e di docenti all’epoca della Brexit, di politica inglese e europea, ma anche di cinema e di arte. Mi troverò a citare spesso i miei autori preferiti, Albert Camus, Hannah Arendt e John le Carré. E sospetto che riflessioni e spunti sulla criminalità internazionale ogni tanto faranno capolinea in questa pagina. Questo vuole essere un blog aperto: spero di ospitare interventi di colleghe/i e amiche/i che vogliono contribuire a questa impresa, con le loro riflessioni e racconti sulla miseria e la grandezza di questo vasto mondo. Vorrei contributi che cercano di capire, di spiegare in modo pacato e civile.
QUI.OXFORD.BLOGAUTORE.REPUBBLICA.IT /20 FEBBRAIO 2020/ QUI-OXFORD/
https://quioxford.blogautore.repubblica.it/2019/02/20/qui-oxford/
Mi sembrano serie e accoglienti le intenzioni di questo studioso.