Irenäus Eibl-Eibesfeldt (Vienna, 15 giugno 1928 – Starnberg, 2 giugno 2018), etologo : ETOLOGIA DELLA GUERRA BOLLATI BORINGHIERI, 2023 +NICOLE JANIGRO- DOPPIOZERO, 10 GIUGNO 2022

 

 

Etologia della gerra - Irenäus Eibl-Eibesfeldt - copertina

RETRO:

Per una nuova cultura della pace, in questo insaguinato inizio di secolo, grazie agli strumenti dell’etologia umana. Un classico delle scienze umane, oggi più che mai attuale.

 

I conflitti armati che hanno funestato il secolo scorso, e quelli in corso che infiammano l’inizio del XXI secolo, sono la prova di quanto sia illusoria l’idea del «pacifismo lacrimoso» di cui scrisse Aldous Huxley: l’idea che basti mostrare agli uomini la crudeltà della guerra perché essi finalmente ci rinuncino. Secondo Eibl-Eibesfeldt è invece urgente elaborare una nuova cultura della pace che, spazzando via ogni pregiudizio antropocentrico, riconosca la realtà istintuale che condiziona i nostri comportamenti. Le ricerche condotte  dal nostro autore hanno infatti contribuito a demistificare i luoghi comuni del buon selvaggio e di società animali idilliache. Proprio dal regno animale viene invece  la prova che la natura ha imboccato la strada della risoluzione non violenta dei conflitti. Fra i vertebrati le lotte per il rango e per il territorio di rado conducono all’uccisione di un cospecifico perché il conflitto assume forme ritualizzate, dove rimane solo una traccia della originaria distruttività. La via alla pacificazione resta aperta, perché segnali di acquietamento bloccano la spirale della violenza. Ecco forse il modello comportamentale che anche l’uomo dovrebbe cercare di emulare.

 

 

Prof. Dr. Dr. h.c. mult. Irenaeus Eibl-Eibesfeldt

Irenäus Eibl-Eibesfeldt - Wikipedia

Irenäus Eibl-Eibesfeldt (Vienna15 giugno 1928 – Starnberg2 giugno 2018) è stato un etologo austriaco, tra i fondatori dell’etologia umana.
Gli venne dato il nome Irenäus (dal greco Eirene, che significa pace) dai genitori che speravano nella pace per le future generazioni.

Irenäus Eibl-Eibesfeldt fu allievo di Konrad Lorenz e fu artefice con Ilse Prechtl e Wolfgang Schleidt di quella che fu la Max-Planck-Forschungsstelle (posizione di ricerca) per le scienze interrelazionali comparative a Buldern, Vestfalia che divenne in seguito (dal 1956) la Max-Planck-Institut per la psicologia del comportamento a Seewiesen, Baviera. L’istituto svolge ricerca nel campo dell’etologia e dell’etologia umana, studiando le caratteristiche dei comportamenti animale-uomo, innati ed appresi, ed i caratteri universali del comportamento umano. È autore di un ricco numero di libri e pubblicazioni, oltre ad essere fondatore dell’etologia umana, come campo di ricerca a sé stante.

 

DA : https://it.wikipedia.org/wiki/Iren%C3%A4us_Eibl-Eibesfeldt

 

 

 

10 GIUGNO 2022

https://www.doppiozero.com/guerre-contro-il-futuro-eibl-eibesfeldt

 

 

Guerre contro il futuro: Eibl-Eibesfeldt

Il Novecento ha battuto ogni record storico per la quantità delle devastazioni che le guerre hanno inflitto alle popolazioni e al paesaggio. Anche durante la cosiddetta guerra fredda, tra il 1945 e il 1989, si sono avuti più di 100 conflitti in giro per il pianeta.

Dopo il secondo conflitto mondiale si è però sviluppata e istituzionalizzata una cultura della pace. L’articolo 28 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) parla di un mondo libero e giusto dove la pace è un diritto. E in diversi stati europei l’educazione alla pace è diventata una materia scolastica.
Anche per questo, afferma l’etologo Irenäus Eibl-Eibesfeldt in Etologia della guerra (1975), “oggi non conduciamo più guerre di conquista: ci difendiamo soltanto, oppure liberiamo i nostri fratelli e dunque compiamo una buona azione (…), e addirittura combattiamo per la pace”. Ma è soprattutto il grado sempre più raffinato e sofisticato delle armi contemporanee che permettono di esaltare la violenza pur mantenendo il nemico a distanza, a dover spingere, sostiene Eibl-Eibesfeldt, la specie uomo a cercare antidoti alla soluzione violenta dei conflitti.

Per lo studioso, che ha diretto a lungo il gruppo di ricerca per l’etologia umana presso il Max-Planck-Institut di Andechs, e ha verificato le sue ipotesi nello studio comparativo di molte popolazioni, in Africa, in Nuova Guinea, in Indonesia e in Sudamerica, è urgente sviluppare una nuova cultura della pace, superando ogni pregiudizio antropocentrico e riconoscendo la realtà istintuale che condiziona i nostri comportamenti. I risultati delle sue ricerche demistificano i luoghi comuni del “buon selvaggio” e di società idilliache: l’aggressività si incontra ovunque. Sempre in Etologia della guerra (fuori catalogo come quasi tutti i suoi titoli in italiano) argomenta quanto sia errato colpevolizzare l’uomo per quella che è una sua funzione naturale, occorre invece esplorare le vie che possono condurre a “alternative incruente”.

Eibl-Eibesfeldt concorda con il suo maestro, Konrad Lorenz – nel 1951 diventa suo collaboratore al Max-Planck Institut für Verhaltensphysiologie – sulla natura originaria dell’aggressività, critica chi rifiuta l’importanza delle determinanti biologiche per timore di fatalismo: “Ora, io non ho il minimo dubbio sulla straordinaria importanza delle condizioni sociali nella formazione dell’uomo, (…), ma ritengo insufficienti tutte le teorie che minimizzano l’importanza dell’ereditarietà come fattore determinante”.

Diverse sue affermazioni sulla guerra come mezzo per diminuire il numero degli abitanti, oppure “l’importanza di certe sue funzioni, ad esempio quella di stimolo per lo sviluppo culturale e tecnico”, appaiono provocatorie.

Le nostre società possono essere considerate, in un certo senso, simili alle specie animali per la tendenza a separarsi e a differenziarsi, ma l’uomo “ha bisogno di una cultura che disciplini la sua vita istintuale”. Qui Eibl- Eibesfeldt riprende e sviluppa il concetto di pseudospeciazione introdotto nel 1966 dallo psicologo e psicoanalista Erik Erikson: “la profonda e consolidata convinzione umana che qualche provvidenza abbia reso la sua tribù e la sua razza o classe, casta o religione ‘naturalmente’ superiore ad altre”.

 

Proprio il meccanismo della pseudospeciazione, che conduce un dato gruppo a disumanizzare gli individui dei gruppi vicini, a giustificare azioni di violenza estrema che oltrepassano i meccanismi inibitori della lotta intraspecifica, può essere osservato negli scontri civili – lungo tutto l’arco temporale del conflitto inter-jugoslavo ha portato sloveni, croati, serbi a produrre nuove frontiere, nuove tradizioni storiche, nuove lingue per marcare lo spazio delle neonate comunità. I meccanismi di esclusione e di inclusione nelle aggregazioni adolescenti che, attraverso l’invenzione di un gergo e una serie di riti collettivi, creano una loro tribù, sono analoghi al riprodursi coatto del meccanismo di pseudospeciazione che individua ogni volta un criterio di selezione – l’ebreo che non è più un tedesco, il nero che non è più un americano – per individuare il nemico.

“Culturalmente, la guerra ha sviluppato il suo carattere distruttivo di pari passo con la pseudospeciazione. Ciò non vuole dire che essa non possegga radici biologiche: alla sua base stanno tanto la nostra repulsione innata per gli estranei quanto la nostra predisposizione innata per le azioni aggressive. Il timore dell’‘altro’ rimane, come un tempo, un importante fattore scatenante dell’aggressività tra gruppi, che viene sfruttato anche in quella forma di aggressione collettiva che è la guerra. La guerra si è sviluppata come meccanismo culturale di mantenimento delle distanze dagli estranei, e in questa funzione è del tutto paragonabile alle forme di aggressività territoriale determinate per via biologica”. Che i riti culturali legati all’aggressività intraspecifica siano gli stessi che creano coesione all’interno della società è facilmente dimostrabile: il fatto che le proprie tradizioni siano sentite come valide mentre i costumi delle comunità estranee siano giudicati “barbari” o “inferiori”, produce fenomeni di rivalità nei confronti dei “vicini nemici” e di identificazione con il proprio gruppo. 

 

Nella situazione di meticciato globale l’eccesso di rivalità tra diverse culture risulta spesso pericoloso. La pace mondiale potrebbe essere il frutto non solo di ragionamenti razionali, ma una scelta che l’uomo compie in base a norme innate. In Amore e odio. Per una storia elementare dei comportamenti elementari (1971) ( pubblicata da Adelpgi ),  Eibl-Eibesfeldt afferma che “gli impulsi aggressivi dell’uomo vengono controbilanciati da inclinazioni alla socievolezza e al soccorso reciproco altrettanto profondamente radicate”.

La cura della prole e le preoccupazioni per il futuro del bambino rappresentano un importante fattore motivazionale. Il legame con il piccolo si instaura attraverso la cura: il figlio è un “oggetto di assistenza”. Il rapporto tra madre e figlio, evolutosi filogeneticamente, si è individualizzato.

La “fiducia originaria” è la premessa indispensabile affinché il bambino abbia in seguito una disposizione positiva nei confronti della società.

Per imparare a non farsi guerra, conclude Eibl-Eibesfeldt, bisogna ripartire anche da questa relazione originaria.

 

 

 

 

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1 risposta a Irenäus Eibl-Eibesfeldt (Vienna, 15 giugno 1928 – Starnberg, 2 giugno 2018), etologo : ETOLOGIA DELLA GUERRA BOLLATI BORINGHIERI, 2023 +NICOLE JANIGRO- DOPPIOZERO, 10 GIUGNO 2022

  1. DONATELLA scrive:

    Con la produzione di bombe nucleari si era arrivati alla convinzione che una guerra atomica non era possibile, pena la distruzione della Terra. Attualmente bisognerebbe fare un passo avanti e, sempre per ragioni di convenienza ma sacrosante e intelligenti, affermare il principio che i conflitti vanno risolti senza le armi.

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