Krasnohorivka, est di Donetsk, omonima regione. È qui che le prime cluster bomb, le famigerate e micidiali bombe a grappolo, sono state usate dall’esercito di Kiev contro postazioni russe. E sui siti sono spuntate anche le prime immagini.

Sono riprese da un drone e mostrano la fanteria di Mosca avanzare in una zona d’aperta campagna tra Krasnohoriva e Marinka. Una pioggia di proiettili li disperde, non tutti riescono a fuggire a quei bagliori bianchi che si accendono quando le bombe a frammentazione cadono sparpagliandosi sul terreno. E uccidendo.

L’attacco era mirato a sfondare le linee di fortificazione allestite dai russi per rallentare la controffensiva ucraina verso Donetsk. Ciò che Mosca temeva è accaduto nonostante le proteste contro la decisione degli Usa di fornire cluster bomb a Kiev.

La Russia ha sempre negato di averle usate fin dall’inizio della guerra sulle città e di averle lanciate sul centro di Mikolayev che da tre notti, come Odessa e tutto il sud del paese, è sotto pesante attacco di droni e missili russi.
Questo è quello che è accaduto ieri notte: palazzi in fiamme, abitazioni civili. Tra le fiamme è morto un giovane e sono rimaste ferite 26 persone.

Mosca continua a sostenere di avere nel mirino siti di stoccaggio di armi e di droni marini, come quelli che sarebbero stati usati per colpire per la seconda volta il ponte di Kherch in Crimea.

I bombardamenti russi sembrano la risposta a quell’azione. Anche se non è estranea l’uscita dall’accordo del grano.

Nel porto di Odessa sono andate in fumo 60mila tonnellate di cereali, destinate quasi del tutto alla Cina.

Che tra l’altro ieri notte ha visto la sede del suo consolato a Odessa danneggiata dai lanci russi sulla città. Da oggi le navi che si dirigeranno verso i porti ucraini possono essere considerate da Mosca ostili in quanto sospettate di trasporto di armi.

Un modo per alzare la tensione e per ottenere quello che serve di più alla Russia col rublo in caduta libera: allentare le sanzioni sull’export per ottenere pezzi di ricambio di macchine agricole, esportazione di fertilizzanti, riapertura del gasdotto che da Togliattigrad portava ammoniaca a Odessa e riammissione nel sistema Swift da cui la Russia è stata espulsa nell’immediato dell’invasione nel febbraio dello scorso anno.