++ vale guardare .. c’è anche un concerto all’alba !
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ARCHIVIO SONORO ABRUZZO
Le ballate
Il fenomeno della diffusione delle ballate in terra d’Abruzzo è coinvolto in processi di modificazione, contaminazione e modernizzazione.
E’ difficoltoso risalire ad una precisa provenienza e appartenenza di ciascun canto: risalenti a epoche e luoghi diversi, sono stati diffusi sia oralmente che attraverso la stampa e la divulgazione dei fogli volanti e dei libretti ottocenteschi.
Alcune ballate, come Il cacciatore del bosco, sono da ritenersi di recente formazione; altre, come la Cecilia e La pesca dell’anello, appartengono al repertorio dei fogli volanti o dei canzonieri militari, come La sposa morta.
Il Marinaio e Il marito giustiziere sembrerebbero proprie dell’Italia centrale considerata la larga diffusione in quest’area e la scarsa testimonianza nelle regioni settentrionali; Donna Lombarda e La sposa morta rientrano invece nel corpus narrativo settentrionale. Un esempio di contaminazione è rappresentato da La fantina in cui si utilizzano elementi narrativi mutuati da ballate provenienti dal nord Italia: la prima parte del testo rimanda a La bevanda sonnifera (Nigra, 77) mentre la seconda riprende alcuni aspetti da La fuga (Nigra, 15), Il corsaro (Nigra, 14) e Un’eroina (Nigra, 13); il finale è quello di Fiore di tomba (Nigra, 19) per la presenza del tema “tomba, rose e fior”. Nella classificazione delle ballate si è visto come alcune, non riconducibili ad un unico e chiaro filone tematico, assumano una propria entità testuale-musicale come per La fundanella (vedere raccolta Carmela Di Febo). Quest’ultima ha sì un riscontro con La bevanda sonnifera per i personaggi ma il racconto e la melodia seguono qui nuovi percorsi.
Le canzoni popolari, con le loro rime ingenue o meno, hanno un fascino particolare, perché cariche di tutta la storia che hanno attraversato. Figlie un po’ bastarde di varie epoche, ci tramandano l’epos di generazioni da cui proveniamo.