IL MANIFESTO – 9 / 10 GIUGNO ’23 –FRANCO MONACO + ANDREA CARUGATI : CASO CIANI, ROSY BINDI E ” AREA ” DI BONACCINI.. ” per aiutare la segretaria “.

 

IL MANIFESTO — 10 GIUGNO 2023
https://ilmanifesto.it/la-corrente-riformista-scivola-sul-pluralismo

 

La corrente riformista scivola sul pluralismo

CASO CIANI. Ha ragioni da vendere Rosy Bindi a osservare come il caso della nomina di Paolo Ciani a vicecapogruppo Pd alla Camera sia stato montato ad arte dagli oppositori interni a […]

La corrente riformista scivola sul pluralismo

 

Ha ragioni da vendere Rosy Bindi a osservare come il caso della nomina di Paolo Ciani a vicecapogruppo Pd alla Camera sia stato montato ad arte dagli oppositori interni a Schlein e dalla stampa ostile. Quasi tutta. Sino a ieri l’accusa alla neosegretaria era quella di mortificare il pluralismo politico-culturale interno al partito e segnatamente la componente cattolica e ora, d’improvviso, alla rovescia, si censura la nomina di un cattolico stimato espressione di Sant’Egidio. Si disvela così un vecchio equivoco ahimè invalso un po’ in tutta la pubblicistica: la confusione tra clerico-moderatismo erede della destra Dc (per intenderci di Andreotti e Forlani) e il genuino cattolicesimo democratico e sociale. Ma il carattere strumentale della polemica lo si evince da altri tre elementi.

 

Il primo: la elementare distinzione tra partito e gruppo parlamentare.Da sempre i gruppi riflettono una più ricca
articolazione interna rispetto a quella dei partiti. Si possono fare infiniti esempi di personalità indipendenti iscritte ai gruppi ma non al partito che in via maggioritaria li esprime. Alcune di esse hanno avuto rilievo nella nostra storia politico-parlamentare. Ma, di più, in questo caso, era dichiarato, programmatico e ricercato, da parte del Pd lettiano, il confezionamento di una lista plurale comprensiva di sigle altre, tra le quali appunto Demos, la formazione politica di cui Ciani è il segretario.

 

E’ singolare che mostrino di ignorarlo i sedicenti riformisti Pd, tanto affezionati al modello originario (veltroniano) del partito coalizionale.
Quelli che paventano un allontanamento dal partito aperto e inclusivo a vocazione maggioritaria.

Secondo profilo: la colpa di Ciani starebbe nella sua sensibilità pacifista. A questo siamo? Alla tesi secondo la quale nel Pd non vi sarebbe posto per essa? Come ciò si concilia con l’enfasi sullo spazio da riservare a un contributo cattolico? Il dogma di un atlantismo oltranzista si è spinto a questo limite? La questione della pace e della guerra tutta si risolve nel sì o no all’invio di ulteriori armi all’Ucraina?

Esemplifico in due direzioni: è in assoluto inibita una discussione più pragmatica e meno ideologica (come
suggerito da Lucio Caracciolo) su quali armi o una discussione “alta” su un’auspicabile autonomia strategica dell’Europa nel quadro di un nuovo ordine mondiale? Tutto si riduce a un sì o un no alla ennesima fornitura di armi non sappiamo quali, essendo segretate?

Terzo, infine: la sostituzione di De Luca jr.

D’accordo: non si devono imputare ai figli le colpe dei padri, ma neppure è commendevole che i figli siano nominati parlamentari in quanto figli.
Va semmai apprezzato che si provi a porre uno stop a quella concezione personalistica e familista del potere che, secondo tutti i meridionalisti, è all’origine dei mali e dell’arretratezza del sud d’Italia. Una questione di dignità e di eticità della politica che va affrontata a viso aperto e che, come è evidente, riguarda il De Luca senior.

Comunque una questione che non dovrebbe avere nulla a che vedere con le posizioni politiche interne al Pd. I cosiddetti riformisti Pd si riconoscono nel modello incarnato da quel sistema di potere? Anche da qui si ricava doppia conferma: della confusione e degli equivoci che allignano intorno all’abusata parola “riformismo” e della strumentalità della polemica su Ciani.

 

IL MANIFESTO, 9 GIUGNO 2023
https://ilmanifesto.it/bindi-difende-il-pacifista-ciani-e-bonaccini-si-fa-la-corrente

 

Bindi difende il pacifista Ciani. E Bonaccini si fa la corrente

 

TORMENTI DEM. L’ex ministra: giusto rafforzare il rapporto col mondo cattolico che lotta per i poveri e per la pace. Il “partito nel partito” del governatore: tre coordinatori e una kermesse a luglio: «Vogliamo aiutare la segretaria»

 

Bindi difende il pacifista Ciani. E Bonaccini si fa la corrente

Elly Schlein con Stefano Bonaccini – LaPresse

 

Dopo tre mesi di relativa pace dopo la vittoria di Schlein alle primarie, il Pd sta recuperando tutti i suoi vizi, a partire dalle polemiche inutili. Per dire, la promozione a vice capogruppo di Paolo Ciani, pacifista, della comunità di Sant’Egidio, invece di essere valorizzata come una mossa di sostegno al tentativo di pace del cardinale Zuppi (anche lui proviene da quell’esperienza) è stata letta dalla destra dem come una sorta di diserzione dal militarismo atlantista.


ROSY BINDI
foto da Il Riformista

 

Tanto che è dovuta intervenire una fondatrice come Rosy Bindi per tentare di rimettere le cose a posto. «Si continua a dire che con Schlein non c’è spazio per i cattolici. Nel momento in cui viene nominato un vicecapogruppo che appartiene ad una tradizione del cattolicesimo italiano, allora a quel punto non va più bene, e questo dimostra che sono polemiche pretestuose», la stoccata dell’ex ministra che invita i dem a «riprendere un rapporto con il movimento cattolico, quello che sta con gli immigrati, con i poveri, nelle mense, che lotta per la tutela dell’ambiente e per la pace. Per questo la scelta di Ciani è non solo legittima, ma opportuna e positiva».

 

Anche ieri si è assistito a una corsa, da Debora Serrachiani a Anna Ascani e Marina Sereni, a smentire qualunque ipotesi di correzione della linea pro- armi «fino alla vittoria». Ma la guerra è solo uno dei problemi. Dopo la sconfitta alle comunali è partita la controffensiva dei cosiddetti riformisti che, al grido di «vogliamo più collegialità per aiutare la segretaria» (copyright Serracchiani) cercano di recuperare terreno e potere.

Di qui l’idea, già partorita dopo le primarie di febbraio, di dar vita a una corrente di Bonaccini, che naturalmente si chiamerà “area”, e pazienza se il governatore in tutto il congresso aveva predicato di voler sradicare le correnti e si era spinto fino a dire «se trovate qualcuno che è bonacciniano ditegli che è un co….one».

Fatto sta che mercoledì al cinema Capranica i bonacciniani si sono riuniti per gettare le basi della nuova area.

C’erano una trentina di parlamentari, tra questi Guerini, Orfini, Piero De Luca, e anche Debora Serracchiani e Alessandro Alfieri che pure siedono nella segreteria di Schlein.

Il bolognese Andrea De Maria si occuperò di organizzare la truppa, e Simona Bonafè e Simona Malpezzi il coordinamento dei parlamentari di Camera e Senato.

A luglio il primo evento pubblico, due giorni di dibattito probabilmente a Roma. L’obiettivo dichiarato è «aiutare Elly», ma «facendo sentire la voce di quella parte del Pd che ha sostenuto Bonaccini». Il governatore l’ha detto in tv: «Evitare una deriva minoritaria, stare all’opposizione mantenendo una cultura di governo».

L’obiettivo reale è marcare la segretaria, evitare in ogni modo che esca dalla rotta del vecchio Pd su tutti i temi caldi, dalla guerra al lavoro. Non è un mistero che i riformisti la accusino di scarsa attenzione all’impresa, eccessiva vicinanza alle posizioni della Cgil, per non parlare delle idee di Schlein sui diritti come la gestazione per altri.

Di fatto, «evitare una deriva minoritaria» significa impedirle di realizzare il programma con cui ha vinto il congresso. Su cui, a dire il vero, lei stessa finora è stata molto prudente, forse per paura di sbagliare qualche mossa. Tanto che anche alcuni suoi supporter la invitano ad alzare un po’ la voce, lanciare delle mobilitazioni su temi come il lavoro, l’autonomia di Calderoli, il rischio di fallimento del Pnrr. «Bisogna spiegare agli italiani cosa significherebbe perdere quei fondi per i più deboli», avverte Marco Sarracino.

«Servono un punto di vista sul domani e una vera agenda del Pd», il consiglio di Nicola Zingaretti. Oggi la riunione della segreteria preparerà la direzione convocata per lunedì, dove Schlein è attesa al varco dai suoi oppositori interni, ancora furiosi per il downgrade di De Luca Jr. nel gruppo della Camera. La segretaria risponde dicendo che «il pluralismo nei gruppi è stato garantito, come vice vicari sono state scelte persone che non hanno votato per me al congresso (Bonafè e Bazoli), ndr». In un partito normale sarebbe sufficiente. Non nel Pd.

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1 risposta a IL MANIFESTO – 9 / 10 GIUGNO ’23 –FRANCO MONACO + ANDREA CARUGATI : CASO CIANI, ROSY BINDI E ” AREA ” DI BONACCINI.. ” per aiutare la segretaria “.

  1. DONATELLA scrive:

    Ma cosa è diventato il PD, che non si è ancora reso conto che l’attuale segretaria è stata votata dai cittadini di sinistra, che non si sono più iscritti al partito perché non vi si riconoscevano più? Invece di raccogliere questa buona occasione, si logorano nelle lotte di potere e rischiano di affondare per sempre questo partito, in cui potrebbero riconoscersi tanti cittadini che non hanno perso ancora la speranza di avere un referente politico serio.

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