BARBERO PRIMO VASSALLO – BLOG DEI FANS di A. B. –“L’Italia aveva bisogno di una sua Norimberga” – parla Alessandro Barbero

 

VASSALLI ( = FANS ) DI ALESSANDRO BARBERO

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Alessandro Barbero: “L’Italia aveva bisogno di una sua Norimberga”

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Alessandro Barbero: “L’Italia aveva bisogno di una sua Norimberga”

 

Lo storico torinese sostiene che in Italia la verità dei fatti conti poco e che questo favorisca l’intolleranza e alimenti il neofascismo.

 

 

 Professore, lei sottolinea e denuncia spesso al termine delle sue lezioni, la difficoltà in Italia di dare il meritato credito alla Verità Storica; a suo parere questo può comportare dei rischi per il nostro paese?

“Io mi adopero molto affinché la Verità Storica sia l’unica ad aver il diritto di essere adottata come Verità da cui non si deve prescindere. Purtroppo in Italia c’è una riluttanza a dare ascolto alla ricerca storica con la conseguenza che la verità dei fatti conta poco. Il rischio è che nel nostro paese si lasci spazio a scorribande ideologiche basate su interpretazioni storiche pericolose”.

 

28 ottobre 1922: Benito Mussolini durante la marcia su Roma

Questa riluttanza verso la Verità Storica può essere uno dei motivi che sono alla base della rinascita di numerosi e nutriti movimenti neofascisti in Italia?

“Certamente, questo è un rischio che ha avuto inizio durante il periodo berlusconiano: l’antifascismo ha cominciato a diventare meno importante e come conseguenza abbiamo visto sempre di più la proliferazione di vari movimenti di estrema destra. Un fenomeno solo italiano e non di altri paesi europei. Quello che è più preoccupante è la diffusa accettazione di sentimenti di intolleranza e di segregazione che questi movimenti di estrema destra incitano e professano”.

 

Fa riferimento all’atto intimidatorio dei militanti di Forza Nuova (estrema destra) di voler vigilare sulla dottrina professata dal prete Don Biancaloni a Pistoia, reo di aver portato un gruppo di giovani migranti in piscina?

“Questo caso di estrema intolleranza rivela tra l’altro che il più delle volte questi giovani pur dichiarandosi fascisti non hanno una conoscenza storica del fascismo, ma ne raccolgono solo i sentimenti più razziali e di forte intolleranza. Questo è dovuto al fatto che non abbiamo avuto nel nostro paese un ‘Processo di Norimberga’.

E’ venuto a mancare un processo intellettuale e sentimentale che inducesse la popolazione tutta a rimeditare sulle problematiche sollevate dalla ideologie fasciste. Oggi osserviamo che con l’allontanarsi sempre di più dei sentimenti antifascisti del Dopo Guerra rischiano di riaffiorare sentimenti inappropriati per una civiltà evoluta, che inducono una buona parte della popolazione ad autorizzare concetti del tipo: in fondo il fascismo non era cosi brutto”.

 Non le pare che una grande responsabilità di questo pericoloso trend sia da attribuirsi al mondo intellettuale italiano?

“E’ probabile. Gli storici spesso hanno una certa riluttanza ad esporsi; in parte perché sono assorbiti dal lavoro di ricerca e assumono verso la divulgazione storica un atteggiamento di superiorità e distacco, altri storici hanno un senso di sfiducia nella possibilità di essere ascoltati”.

Non vede responsabilità nella categoria dei giornalisti italiani che dovrebbero avere una funzione importante di mediazione fra politica e società civile? Nella cultura anglosassone i politici hanno timore delle investigazioni giornalistiche, in Italia, al contrario, sembra che un certo giornalismo spesse volte si inchini di fronte ai politici.

“Si, è vero. Questo è il prodotto della carenza della validità e credibilità attribuita ai fatti storici anche se sono eventi riscontrati e verificati. In questo clima tutto può essere vanificato e il politico riesce ancora ad avere un forte presa sul processo d’informazione  italiano.

Purtroppo in Italia la verità dei fatti conta poco. La pancia del Paese non vuole ascoltare verità. Venendo a mancare una cultura etica che valorizza i fatti storici si lascia spazio al disprezzo per la ricerca storica ed in questo clima i politici riescono ad ottenere una credibilità non giustificata dai fatti”.

 

I suoi racconti storici suscitano nel pubblico talvolta generale ilarità e talvolta profonda tristezza, addirittura pianto; dove trova la capacità di trasferire all’ ascoltatore sì tanto pathos unito al racconto storico?

“L’ ilarità, come la tristezza, sono ingredienti della vita di ciascuno di noi e quindi anche dei nostri personaggi storici. Io mi limito ad aprire i ‘cassetti’ della ricerca storica, tutto sta già lì dentro: la gioia e il pianto.

Questi sentimenti mi esortano in alcuni casi ad andare oltre la ricerca storica, e quando la mia vena mi spinge a interpretare più a fondo i miei personaggi, allora do sfogo alla scrittura di storie romanzate”.

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