FUTURA D’APRILE : Turchia al voto, sfida al sultano Erdogan: la “missione impossibile” del “Gandhi” Kılıçdaroğlu. L’ago della bilancia? I giovani indecisi –IL FATTO QUOTIDIANO — 29 APRILE 2023 + altro – sempre della stessa giornalista, Futura d’Aprile

 

 

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Seggi chiusi da mezz’ora in #Turchia Non ci sono exit poll, i primi risultati ufficiali arriveranno per le 21 locali (20 italiane).

h – 16.29 –
14 maggio 2023 

 

 

 

PRIMO ARTICOLO :

ULTIME NOTIZIE ( IERI )’ DI  FUTURA D’APRILE, GIORNALISTA SPECIALISTA IN MEDIO ORIENTE

 

IL FATTO QUOTIDIANO — 12 MAGGIO 2023
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/05/12/candidato-si-ritira-a-tre-giorni-dal-voto-in-turchia-erdogan-polarizza-lo-scontro-in-caso-di-sconfitta-rischio-di-transizione-non-pacifica/7158235/

Candidato si ritira a tre giorni dal voto in Turchia. Erdogan polarizza lo scontro: in caso di sconfitta rischio di transizione non pacifica

Candidato si ritira a tre giorni dal voto in Turchia. Erdogan polarizza lo scontro: in caso di sconfitta rischio di transizione non pacifica

 

A poche ore dall’avvio delle elezioni in Turchia i sondaggi continuano a parlare di un testa e testa tra i due principali candidati, Recep Tayyip Erdogan e Kemal Kilicdaroglu, e di un possibile secondo turno il 28 maggio. Kilicdaroglu, leader del partito kemalista Chp e candidato dell’opposizione riunitasi nel Tavolo dei sei, continua però a guadagnare punti. Secondo l’istituto di ricerca MetroPoll sarebbe ormai al 49.04%, pochi punti sopra il presidente uscente che è invece fermo al 46.9%.

L’opposizione dunque sembra avere buone speranze di vittoria, soprattutto dopo il ritiro a sorpresa della candidatura di Muharrem Ince, ex leader del Chp e oggi a capo del Partito della Patria che aveva riscosso particolare successo nei giovani. Stando alle ultime rivelazioni il suo gradimento era crollato dall’8% al 2%, ma in una corsa alla presidenza così serrata anche quella piccola percentuale potrebbe giocare a favore di uno o dell’altro candidato. Con molta probabilità quei voti dovrebbero andare all’opposizione, ma le elezioni in Turchia continuano a riservare sorprese fino all’ultimo minuto.

Di certo il clima in cui si aprono queste storiche votazioni è particolarmente teso, dopo una campagna elettorale che ha visto Erdogan lanciare accuse pesanti contro l’opposizione, contribuendo così a polarizzare ulteriormente l’elettorato. Il leader di Giustizia e Sviluppo (Akp) ha ricordato ai cittadini i successi raggiunti dal suo governo negli ultimi venti anni, promettendo un futuro ancora più radioso in caso di una sua rielezione, mentre ha descritto la sua possibile sconfitta come una condanna per la Turchia.

Secondo il presidente uscente, l’opposizione rappresenta una minaccia ai valori conservatori e religiosi in quanto formata da persone vicine all’occidente, promotrici dei valori Lgbtq o più semplicemente “da ubriaconi” pronti a festeggiare la vittoria con fiumi di alcol. Ma Kilicdaroglu è anche una minaccia all’integrità territoriale e all’indipendenza della Turchia.

Nell’immaginario di Erdogan, l’opposizione avrebbe intenzione di accogliere le istanze autonomiste della componente curda, dividendo pertanto il Paese e consegnandone una parte a un gruppo che per Erdogan rappresenta da anni una minaccia alla sicurezza della Turchia. Da qui l’accusa, mossa sempre contro Kilicdaroglu, di essere sostenuto in queste elezioni dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) considerato in Turchia un’organizzazione terroristica.

Alla violenza verbale, però, ha fatto seguito anche quella fisica. Sia Kilicdaroglu che il sindaco di Istanbul e possibile vicepresidente, Ekrem Imamoglu, sono stati aggrediti pubblicamente a pochi giorni dal voto.

Nonostante ciò, il leader dell’opposizione ha invitato ancora una volta alla calma, continuando a usare toni conciliatori e assumendo un atteggiamento ben diverso rispetto a quello del suo avversario. Kilicdaroglu d’altronde è stato spesso descritto come il rappresentante del “potere calmo” e ha puntato su discorsi inclusivi e non provocatori per distinguersi il più possibile da Erdogan. Le scelte di comunicazione fatte dal leader del Tavolo dei sei hanno certamente dato i loro frutti stando agli ultimi risultati dei sondaggi.

Alla vigilia delle elezioni però ci sono due domande che gli elettori si pongono.

Erdogan rinuncerà davvero al potere in caso di sconfitta?

E l’opposizione, così variegata al suo interno, riuscirà a mantenere le promesse fatte?

Il presidente uscente ha più volte affermato che il suo Paese non permetterà a una persona come Kilicdaroglu di governare e nel 2019 ha già usato il controllo sulla magistratura per mettere in discussione il risultato delle elezioni.

Lo stesso scenario potrebbe riproporsi nel 2023, soprattutto in caso di una sconfitta di soli pochi punti, ma non è da escludere nemmeno un nuovo giro di vite tra una votazione e l’altra in caso di ballottaggio.

Molto in quel caso dipenderà anche dalla magistratura e dal Consiglio elettorale supremo che non sembra però più disposto a sottostare a un presidente non più all’apice della popolarità.

Anche la vittoria dell’opposizione e una transizione pacifica dei poteri però non sono una garanzia di stabilità. La coalizione di sinistra è formata da partiti molto variegati e già ci si interroga sulla sua possibile tenuta, soprattutto nel momento in cui ci sarà da implementare un nuovo modello economico. Il futuro della Turchia è ancora tutto da scrivere.

PER CHI VUOLE, ALTRE INFORMAZIONI O LE STESSE IN QUALCHE CASO, SEMPRE DELLA STESSA GIORNALISTA

 

IL FATTO QUOTIDIANO — 29 APRILE 2023
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/29/turchia-elezioni-erdogan-kilicdaroglu/7144606/

 

Turchia al voto, sfida al sultano Erdogan: la “missione impossibile” del “Gandhi” Kılıçdaroğlu. L’ago della bilancia? I giovani indecisi

 

 

Turchia al voto, sfida al sultano Erdogan: la “missione impossibile” del “Gandhi” Kılıçdaroğlu. L’ago della bilancia? I giovani indecisi

 

 

 

Il 14 maggio sarà una data decisiva per la storia della Turchia. A cento anni dalla nascita della Repubblica, gli elettori sono chiamati a rinnovare il Parlamento e ad eleggere il prossimo presidente. I principali sfidanti per il posto di capo di Stato sono Recep Tayyip Erdogan, leader del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp)da vent’anni alla guida del paese, e Kemal Kılıçdaroğlu, segretario della formazione repubblicana di ispirazione kemalista (chp).Ad aspirare alla carica di presidente sono anche altri due politici, Muharrem İnce e Sinan Oğan, le cui possibilità di vittoria però sono decisamente basse, stando ai sondaggi delle ultime settimane. La sfida dunque sarà tra Erdogan e Kılıçdaroğlu, due uomini molto diversi tra di loro sia caratterialmente che politicamente, con visioni differenti sul futuro della Turchia e sulla gestione stessa del potere. Gli ultimi sondaggi fanno emergere l’indecisione dei giovani e un lieve vantaggio per il presidente in carica. Secondo la rilevazione realizzata da al-Monitor e Premise Data, l’11.3% dei giovani non ha ancora deciso per chi votaree il sostegno a uno o all’altro candidato sarà certamente determinante nel momento in cui a separare Erdogan e Kılıçdaroğlu sono solo pochi punti. Sempre secondo al-Monitor, il presidente uscente dovrebbe ottenere il 45.2% delle preferenze, contro il 44.9% del leader del Chp. Il risultato delle elezioni, dunque, non è per nulla scontato e anche una manciata di voti potrebbe essere decisiva per il futuro della Turchia.

 

La Turchia di Erdogan – Il presidente uscente, leader dell’Akp, è al potere ormai da più di venti anni. Il suo primo mandato da premier risale infatti al 2002 e ha già ricoperto per due volte la carica di presidente, dal 2014 ad oggi. Il Consiglio elettorale supremo però gli ha permesso di ricandidarsi per quello che sarebbe a tutti gli effetti un terzo mandato, in violazione quindi del limite imposto dalla Costituzione, iniziando a contare i suoi incarichi dal 2017 in poi, anno della riforma costituzionale che ha trasformato la Turchia in una repubblica presidenziale.

A sostenere la candidatura di Erdogan è ancora una volta il partito di estrema destra nazionalistaMhp, ma in questa tornata elettorale il presidente uscente ha deciso di allearsi anche conHuda-Par, il partito di estrema destra curdo-sunnita, e con il Nuovo partito del benessere (Yrp) di Fatih Erbakan, figlio del mentore dell’attuale presidente e leader dell’islam politico Necebettin Erbakan.

L’Huda-Par è l’erede dell’Hezbollah turco (che non ha alcun legame con Hezbollah sciita del Libano), ed è noto per aver seminato il terrore nelle comunità curde di sinistra alla fine degli anni Novanta; l’Yrp invece è temuto da una parte della società turca per le sue posizioni particolarmente misogine. In cambio di questa alleanza, Fatih Erbakan ha chiesto a Erdogan di cancellare la legge n. 6284 che tutela le donne contro la violenza di genere e previene il fenomeno delle “spose bambine”.

Nel suo programma elettorale, però, Erdogan ha volutamente tralasciato questo dettaglio, promettendo invece un futuro radioso ai suoi elettori. Nello specifico, il presidente uscente si è impegnato a ridurre l’inflazione e i costi dell’energia grazie al nuovo giacimento di gas del mar Nero e alla centrale nucleare appena inaugurata; ad accrescere l’export e il turismo; ad offrire una serie di agevolazioni agli studenti, alle famiglie e alle fasce della popolazione più indigenti. A chi è stato colpito dal terremoto del 6 febbraio, invece, ha promesso nuove abitazioni entro la fine dell’anno. Il rafforzamento dell’economia e una maggiore indipendenza sul piano energetico sono anche utili per perseguire una politica estera più assertiva e che permetta al presidente di accrescere il ruolo della Turchia nello scacchiere internazionale. Per raggiungere questo obiettivo Erdogan ha anche intenzione di continuare a puntare sulla Difesa, un settore ampliamento sostenuto dal presidente e che ha registrato un’importante crescita negli ultimi anni. Con grande soddisfazione del leader turco, che ha giocato la sua campagna elettorale anche su droni, jet, elicotteri e portaerei realizzati interamente o quasi dalle industrie nazionali.

 

Kılıçdaroğlu e il Tavolo dei sei – Principale sfidante di Erdogan è Kemal Kılıçdaroğlu, segretario del Chp del 2010 e candidato del cosiddetto Tavolo dei sei, formato da partiti che vanno dal centro-sinistra alla destra nazionalista.

Considerato un uomo dai toni pacati e conciliatori, Kılıçdaroğlu non è un politico particolarmente carismatico ma è riuscito a conquistarsi la fiducia degli elettori proprio grazie ad un carattere e a uno stile di vita molto diversi rispetto al presidente uscente. In Turchia è anche noto con il nome di “Gandhi turco” per aver organizzato nel 2017 una “Marcia della giustizia”in risposta all’arresto per motivi politici del suo vice, Enis Berberoglu. In quell’occasione Kılıçdaroğlu ha percorso a piedi 450 chilometri andando da Ankara a Istanbul e organizzando diversi comizi durante il suo cammino grazie ai quali è riuscito ad aumentare la sua popolarità.

La mancanza di carisma però aveva inizialmente messo in pericolo la sua leadership all’interno della coalizione, anche se alla fine tutti i partiti del Tavolo lo hanno accettato come loro candidato. I vice dKılıçdaroğlu, in caso di vittoria, saranno due personaggi popolari dell’opposizione: il sindaco di AnkaraMansur Yavaş, e il primo cittadino di IstanbulEkrem İmamoğlu, entrambi del Chp.

A sostenere la candidatura di Kılıçdaroğlu, seppur indirettamente, è anche il partito filo-curdo Hdp, che ha deciso di non presentare un proprio esponente per la carica di presidente. A unire tutti questi partiti è il desiderio di mettere fine all’era Erdogan e di ritornare al sistema parlamentare, ripristinando l’equilibrio tra poteri dello Stato e garantendo ai cittadini quei diritti che Erdogan ha invece sempre più ridotto.

Tutte misure che dovrebbero avvicinare la Turchia all’Europa e consentire la riapertura del tavolo delle trattative per l’adesione di Ankara all’Unione.

Sul piano economico, Kılıçdaroğlu ha promesso invece una maggiore ortodossia e l’abbandono delle politiche monetarie imposte da Erdogan, ripristinando anche l’autonomia della Banca centrale.

In politica estera, invece, il leader dell’opposizione promette un riavvicinamento alla Nato, pur mantenendo un rapporto «bilanciato e costruttivo» con la Russia e continuando a mettere al primo posto gli interessi nazionali.

 

Gli altri candidati e i sondaggi – A contendersi la carica di presidente sono anche Muharrem İnce, ex leader del Chp e fondatore del Partito della patria, e Sinan Oğan, per lungo tempo membro dell’Mhp e sostenuto da una coalizione di partiti di destra nazionalisti. Nessuno dei due raggiungerà percentuali particolarmente significative, ma la loro indicazione di voto per un eventuale secondo turno potrebbe determinare l’esito delle urne. İnce, attestato intorno all’8%, sta avendo particolare successo tra i giovani, la fascia di popolazione in cui si registra ancora il maggior numero di indecisi.

 

NOTE:

  DAL TWITTER DI FUTURA D’APRILE

FUTURA D’APRILE, LA GIORNALISTA DI QUESTO ARTICOLO, AVVISA SUL SUO TWITTER, 11 MAGGIO

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Ince ritira la sua candidatura. I suoi voti potrebbero essere decisivi per chiudere le elezioni già al primo turno #Turchia

 

 

Futura D’Aprile  @FuturaDaprile

#kilicdaroglu sale nei sondaggi a tre giorni dalle elezioni in #Turchia Gli serve un 3% in più di preferenze per vincere al primo turno

 

Futura D’Aprile  @Futura D’aprile

Ogni voto conta in queste elezioni e #Erdoğan punta anche sulla diaspora della #Germania cooptata grazie all’istituto per gli Affari religiosi all’estero. Ne parlo su

Affinità elettorali Erdogan spera (ancora) nel sostegno della diaspora turca in Germania

https://t.co/HAApjmXco3

 

 

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1 risposta a FUTURA D’APRILE : Turchia al voto, sfida al sultano Erdogan: la “missione impossibile” del “Gandhi” Kılıçdaroğlu. L’ago della bilancia? I giovani indecisi –IL FATTO QUOTIDIANO — 29 APRILE 2023 + altro – sempre della stessa giornalista, Futura d’Aprile

  1. DONATELLA scrive:

    Sarà molto difficile che Erdogan venga scalzato.

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