Ennio Remondino @EnnioRemondino – 8.58 — 13 maggio 2023 — grazie di aver condiviso ! PIERO ORTECA : I ” BRICS ” CRESCONO E SFIDANO ” IL PENSIERO UNICO “– REMOCONTRO, 13 MAGGIO 2023 –semplice breve chiaro.

 

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ENNIO REMONDINO

giornalista, già corrispondente estero Rai e inviato di guerra

@remocontro_iT  – la virtù del dubbio – spazio giornalistico aperto
SEGUE DA :

Remocontro

 

13 maggio 2023

 

di PIERO ORTECA

Piero Orteca, giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale

https://www.remocontro.it/2023/05/13/g7-o-g20-vecchie-sigle-occidentali-i-brics-crescono-e-sfidano-il-pensiero-unico/

 

L’assetto geopolitico del pianeta sta cambiando a una velocità inimmaginabile. E la geometria delle relazioni internazionali fa intravvedere nuovi scenari. L’offensiva diplomatica dell’Occidente, seguita alla sciagurata invasione dell’Ucraina, ha creato le condizioni per un rimescolamento di equilibri, che sembravano essersi stabilizzati dopo la fine della Guerra fredda.

Oggi, pur riconoscendo i torti conclamati di Mosca, ci sono molti Paesi, chiamiamoli ‘non allineati’, che si rifiutano di accettare a scatola chiusa gli ‘inviti’ che partono da Washington o da Bruxelles.

 

I ‘BRICS’

Nel 2001, Jim O’Neill, economista di Goldman Sachs, coniò un termine entrato nella storia della politologia: BRIC. L’acronimo di Brasile, Russia, India e Cina, cioè quattro giganti, considerati i principali motori di crescita economica al di fuori del mondo occidentale. Successivamente, al gruppo si aggiunse anche il Sudafrica.

 

Oltre Ucraina e Taiwan modelli di sviluppo

Se mettiamo da parte, per un attimo, le emergenze diplomatiche e le aree di crisi che le provocano –Ucraina e Taiwan, per capirci-, e ci fermiamo solo a un ragionamento per ‘modelli’, ebbene i BRICS propongono, nel bene o nel male, un tipo di sviluppo, sociale ed economico, diverso da quello suggerito o preteso dall’America e dall’Europa.

 

L’avversario G7 e il cane da guardia Fmi

Questi Paesi s’incontreranno all’inizio di giugno a Città del Capo, per prendere la storica decisione di allargarsi, includendo diversi altri Stati, tra cui alcuni grossi calibri. Obiettivo finale: confrontarsi con la ‘concorrenza’ e, se il caso dovesse richiederlo, sbaragliarla.

L’avversario da tenere sotto controllo? L’Occidente in generale e il G7 in particolare, con un occhio rivolto soprattutto al suo ‘braccio armato’, identificato da tutto il Terzo mondo nel Fondo monetario internazionale, una specie di ‘cane da guardia’ del capitalismo in doppio petto. Insomma, anche a Brasilia, Giakarta e Nuova Delhi sanno fare le analisi econometriche e capiscono come gira il mondo.

 

Certo, la diplomazia americana, tirandosi appresso tutta quella occidentale, rifiuta spesso la diversità delle posizioni espresse dai ‘non allineati’, imponendo una visione unipolare del pianeta dove non c’è spazio per strategie e interessi degli altri.

 

Aiuti internazionali, ‘Mouse trap’

I BRICS partono dal principio della ‘mouse trap’, la trappola per il topo, come viene definito il sistema degli aiuti finanziari internazionali, concessi per stabilizzare i sistemi solo in cambio di riforme, eseguite sotto dettatura del Fondo Monetario Internazionale. Riforme che non si limitano solo all’economia, ma coinvolgono tutto il sistema istituzionale di un Paese. Un modo, secondo i BRICS, per imporre, in via indiretta, i diktat sul modello di sviluppo gradito all’Occidente. Ma ritenuto, al di là del merito, comunque retaggio di un colonialismo di cui i Paesi in via di sviluppo portano ancora il marchio nelle loro carni.

 

New Development Bank  ( NBD ) contro il colonialismo FMI

Forse è anche per questo che i BRICS hanno creato i loro organismi finanziari internazionali, nel tentativo di togliere all’Occidente il monopolio dell’indirizzo economico globale. In questo senso, la New Development Bank (NDB), deve diventare l’alternativa a ciò che adesso è rappresentato dalla Banca Mondiale, mentre il Contingent Reserve Arrengement (CRA), si trasforma in un Fondo Monetario controllato dai Paesi in via di sviluppo. Sottraendo così all’Occidente e, in primis, agli Stati Uniti, un formidabile potere contrattuale che, per qualcuno, è anche una vera e propria arma di ricatto.

Contro il Fondo Monetario Internazionale

Quasi a sottolineare questo aspetto, Luis Ignacio Lula da Silva, tornato Presidente del Brasile, ha dichiarato: «Bisogna modificare le regole dell’NBD, per consentire all’Argentina, piena di debiti, di ricevere finanziamenti o prestiti. È un modo per rimuovere il coltello che il Fondo Monetario Internazionale le tiene puntato alla gola». Pesante e chiaramente esplicativo dell’atmosfera che sta portando all’allargamento dei BRICS.

 

 

Nuovi BRICS anti occidentali

 

Se non succedono sconvolgimenti o ricatti transatlantici dell’ultima ora, dunque, l’anti-G7 dovrebbe aprirsi, tra gli altri, ad Arabia Saudita, Indonesia, Egitto, Emirati, Algeria, Argentina, Bahrein e Iran.
Per inciso, ieri l’ambasciatore americano a Città del Capo, ha accusato il Sudafrica di vendere armi alla Russia…
Comunque, in totale, ben 13 Paesi hanno chiesto la ‘full membership’, mentre altri 6 potrebbero ottenere lo status, transitorio, di ‘osservatori’.

 

‘Stratfor’ e il nuovo potere contrattuale

Certo, l’omogeneità del blocco è tutta da discutere, ma secondo gli analisti di ‘Stratfor’, think tank americano di geopolitica tra i più prestigiosi del mondo, il ‘New BRICS’ potrebbe avere un potere contrattuale formidabile, in aree specifiche come quella dell’energia, dei cambiamenti climatici, della catena di approvvigionamento globale, dei pagamenti internazionali e della ‘dedollarizzazione’.

 

Prima del ‘green’ altri bisogni

 

Come poi questi interessi verranno rappresentati sul terreno diplomatico, sarà tutto da vedere. Su una cosa molti analisti però concordano: l’agenda ‘green’, tutta e subito (o quasi) pretesa dagli ambienti più ideologizzati del pensiero ‘liberal’ occidentale, cozza violentemente con le strategie della maggior parte dei ‘non allineati’.

 

L’accusa rivolta all’America e all’Europa è chiara: chi ha costruito il suo benessere sullo schiavismo, l’uso smodato dei combustibili fossili e lo sfruttamento delle risorse predate ai Paesi colonizzati, oggi non può salire in cattedra a dettare regole di condotta. Ponendo limiti, date e veti. Ci vuole un bel po’ di faccia tosta.

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