Nicolò Ammaniti, psic. , L’amico immaginario, RICERCA.REPUBBLICA.IT– 13 AGOSTO 2013 + una citazione più facile da capire che da leggere…

 

RICERCA.REPUBBLICA.IT– 13 AGOSTO 2013
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/08/13/lamico-immaginario.html

 

 

L’AMICO IMMAGINARIO

MASSIMO AMMANITI

 

Nel libro L’amico immaginario di Matthew Dicks (Giunti Editore, pagg. 384, euro 12) il protagonista è Budo, un compagno immaginario che vive in simbiosi ormai da cinque anni con Max, un bambino autistico di nove anni isolato dagli altri. Max si rifugia in questa compagnia segreta perché la sua vita è difficile, ogni scelta gli crea difficoltà anche quella apparentemente più semplice, come per esempio scegliere fra due colori. E a differenza di quello che succede a tutti i bambini che rinunciano ben presto al compagno immaginario, è Budo a rimanere solo perché il suo amico in carne e ossa viene portato via da scuola dalla sua insegnante di sostegno senza che Budo ne sia a conoscenza.

In campo psicologico e psicoanalitico ci si è interrogati molto sul valore del compagno immaginario, o anche del gemello immaginario di cui ha parlato lo psicoanalista inglese Wilfred Bion.

Quando i bambini iniziano a distinguere le fantasie dalla realtà sono in grado di costruire delle storie fantastiche in cui si possono immergere, tuttavia consapevoli che si tratti di una finzione che si può facilmente dissolvere. È in questo periodo che può nascere un compagno immaginario a cui ci si può rivolgere nei momenti di solitudine o di difficoltà, perché è sempre pronto ad ascoltarci, a darci ragione, a condividere gli aspetti più segreti, a differenza dei genitori ma anche degli amici. È un’estensione di sé, un alter ego complice, a volte onnipotente, che può fugare ogni problema trovando soluzioni magiche.

In una ricerca effettuata dall’Institute of Education di Londra si è messo in luce come nella maggior parte dei casi, intorno ai dieci anni, il compagno immaginario scompaia da un giorno all’altro come la nebbia della notte che si dirada al mattino col sole. L’immaginazione che aveva dominato la vita psichica fino a quel momento viene imbrigliata, perché ci sono nuovi interessi e nuove pulsioni che orientano la vita dei preadolescenti. L’amico immaginario può essere una figura umana, oppure un animale o anche una creatura extraterrestre come E.

T. nel famoso film di Spielberg, in cui il regista fa rivivere i ricordi della sua infanzia quando anche lui si era creato un amico immaginario, appunto un alieno che lo doveva consolare della sofferenza per il divorzio dei suoi genitori. Ma queste presenze immaginarie possono anche contagiare ed essere condivise da gruppi di bambini come nel romanzo di Stephen King It, nel quale i ragazzini di una piccola città americana vivono l’incubo del mostro che assume sembianze diverse.

Ma questa capacità fantastica personificata dal compagno immaginario, che con l’adolescenza trova poi altre strade, può continuare a vivere nella mente degli scrittori e degli artisti, in cui il mondo dell’immaginazione convive con quello della realtà? Questa è la tesi sostenuta da Marjorie Taylor, una psicologa dell’Università dell’Oregon, in un interessante articolo di qualche tempo fa. Secondo Taylor, permarrebbe nella mente degli scrittori l’illusione di agenti indipendenti, ossia personaggi inventati che hanno quasi una vita propria, con pensieri, sentimenti e linguaggi propri. Una conferma di questo verrebbe da André Gide secondo cui «il narratore banale costruisce a tavolino i suoi personaggi, li controlla e li fa parlare, mentre il vero narratore li ascolta e li guarda mentre agiscono e vivono… e ascoltandoli capisce chi sono». Sono molti gli scrittori che hanno costruito le storie dei loro personaggi riconoscendo di essere ispirati e indirizzati da loro addirittura nella trama, come si può trovare negli scritti o nelle interviste di scrittori come Henry James e Fedor Dostoevskij, ma anche di registi come Quentin Tarantino. E a questo proposito, Marcel Proust, rivolgendosi a un lettore che si lamentava del carattere caricaturale di Swann, rispose che era stato Swann a costruire la sua figura in quel modoe non le proprie intenzioni di autore.

Non può non venire in mente, parlando di agenti illusori indipendenti, il famoso libro di Joseph Conrad Il compagno segreto, in cui si intreccia la complicità fra il capitano della nave e un clandestino salito di nascosto a bordo, con cui condivide momenti di grande intimità lontano dagli occhi di tutti fino a che quest’ultimo si dilegua nella notte in modo misterioso.

Non è Taylor la prima a ipotizzare un legame fra le finzioni dei bambini e le costruzioni narrative degli scrittori e degli artisti. Anche Freud nel 1908, in un suo scritto in cui cercava esplorare le origini dei processi creativi, mise in relazione il gioco di finzione dei bambini con le fiction narrative degli scrittori. E secondo Taylor questo legame non sarebbe solo un’ipotesi, perché la sua ricerca, basata su interviste a un gruppo di scrittori americani, avrebbe confermato che nella loro infanzia avevano avuto dei compagni immaginari, in misura addirittura doppia rispetto alla popolazione in generale.

 

Massimo Ammaniti - CV - Università La Sapienza di Roma ...

Massimo Ammaniti ( Roma, 1941 ) psicoanalista, è professore onorario di Psicopatologia dello sviluppo presso la facoltà di Medicina e Psicologia della “Sapienza” Università di Roma e membro della International Psychoanalytical Association. E’ il padre dello scrittore Nicolò Ammaniti

 

 

Una citazione più facile da capire che da leggere.. +

 

“CHI E’ PER NOI, NEL NOSTRO PIU’ INTIMO, “L’ALTRO” –
PER IL TERRORE PRIMITIVO CHE CI PROCURA IL “ NON-IDENTICO A NOI” –
IL SOGNO OCCULTO DI OGNI UMANO  E’ INFATTI-
ANCHE QUANDO IMPEGNATISSIMO NELL’ECCESSO DI TRASFORMAZIONI DI SE STESSO -PIUTTOSTO CHE ACCETTARE E DESIDERARE L’INFINITA BIODIVERSITA’ IMPLICITA  IN OGNI QUOTIDIANO—
E’ IL GEMELLO PERFETTO //

 

CHE CI LASCI ALL’ADORAZIONE-INERZIA DEL NOSTRO CERCHIO O EGO-CENTRISMO”
SLAVOJ ZIZEK,  “MENO DI NIENTE”- PONTE DELLE GRAZIE

 

 

 

 

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1 risposta a Nicolò Ammaniti, psic. , L’amico immaginario, RICERCA.REPUBBLICA.IT– 13 AGOSTO 2013 + una citazione più facile da capire che da leggere…

  1. DONATELLA scrive:

    Forse non c’entra niente, ma ricordo che in prima elementare, dalle Suore della Neve a Sanremo, ci dicevano che ognuno di noi bambini aveva accanto un angelo custode invisibile, ma che vegliava su di noi (e ci sorvegliava).

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