GIANSANDRO MERLI, QUESTIONI DI LINGUA. La proposta del deputato Fabio Rampelli (FdI): ” Pene severe per i «forestierismi» ” — IL MANIFESTO DEL 1 APRILE 2023

IL MANIFESTO DEL 1 APRILE 2023
https://ilmanifesto.it/pene-severe-per-i-forestierismi

 

Pene severe per i «forestierismi»

QUESTIONI DI LINGUA. La proposta del deputato Fabio Rampelli (FdI): multe fino a 100mila euro per chi usa parole straniere. «Minacciano la lingua italiana, che è a rischio estinzione»

 

Pene severe per i «forestierismi»

Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia – Ansa

 

Dopo la minaccia di spezzare i remi agli scafisti in tutto il globo terracqueo, il governo lancia una nuova crociata: spezzare le reni ai forestierismi che hanno varcato i confini. Quelli linguistici, non geografici. Nella proposta di legge del deputato Fabio Rampelli (FdI), infatti, non si parla di persone ma di parole.

«Gli enti pubblici e privati sono tenuti a presentare in lingua italiana qualsiasi descrizione, informazione, avvertenza e documentazione», recita il testo in otto punti. Per chi trasgredisce la legge e infanga la patria favella sono previste sanzioni salate: da cinquemila a 100mila euro.

L’iniziativa sarebbe motivata dal rischio di estinzione della lingua italiana dove dal 2000 a oggi le parole inglesi sono aumentate del «773 per cento», secondo stime citate nella proposta. Che parla di «infiltrazione eccessiva» e «forestierismi ossessivi».

Tremano le organizzazioni Pro-Life, che pure nel governo avevano riposto le loro speranze. Facile ribattezzarsi Pro-Vita, più difficile italianizzare la «propaganda gender». «Propaganda del genere» non fa lo stesso effetto. Anche i giudici che dovranno condannare chi organizza i rave da 3 a 6 anni, come vuole il governo, dovranno stare attenti. Rispetto a «raduni musicali illegali» l’anglismo è più economico dal punto di vista linguistico, ma rischia di costare caro in termini monetari.

«La proposta di FdI rasenta il ridicolo», per Irene Manzi (Pd). «Il governo di una presidente che si autodefinisce underdog non ha di meglio da fare che andare a caccia di inglesismi», dice Francesco Silvestri (M5S).

Ma la questione oltre che politica è linguistica. «Prestiti e contatti sono meccanismi assolutamente normali di evoluzione delle lingue», spiega Silvia Nugara, linguista e ricercatrice presso l’università di Firenze. «Si può discutere se alcuni eccessi siano spia di poca vitalità di una lingua, ma pensare di determinare per legge il rifiuto della contaminazione significa solo correre dietro al fantasma della purezza», continua.

Un fantasma che dalla lingua alla cultura alla storia riflette gli ingenui miti dell’origine: null’altro se non costruzioni sociali attraverso le lenti del presente. Del resto «forestierismo» nasce da «forestiero» che per la Treccani deriva dal provenzale forestier. Chi lo dice a Rampelli?

 

 

DA : 

Agricolturabiologica  #OndaCivica — TWITTER, 23.15 — 31 MARZO 2023

+ Carlo Tresca #OC  #FBPE #StandWithUkraina
@AntonioSassone7

Immagine

 

 

NOTA :  SULLA LINGUA ITALIANA DELLEPOCA FASCISTA –
di Bruno Migliorini, Le Monnier-Firenze

 

Paolo monelli Barbaro dominio

Paolo Monelli, Barbaro dominio. Processo a 500 parole esotiche, Ulrico Hoepli Editore, Milano 1933, ampliato poi in una seconda edizione del 1943, Seicentocinquanta esotismi esaminati, combattuti e banditi dalla lingua e in una terza del 1957

 

 

Libro cultura militare

Un libro sulla cultura militare
per le scuole medie inferiori
degli anni Trenta.

Il fascismo considerava la lingua come uno strumento fondamentale per la coesione del popolo e per la difesa del nazionalismo e tentò di controllarne e di regolamentarne esplicitamente l’uso. Così, insieme all’abolizione della stretta di mano sostituita con l’obbligo del saluto fascista, il regime impose l’utilizzo del voi al posto del lei, considerato un residuo del servilismo italiano nei confronti dell’invasore straniero.
Per questo, nonostante il diverso significato della parola, la rivista Lei si trasformò in Annabella, visto che il lei era stato abolito, ma per fortuna si poteva parlare ancora di Galileo Galilei e non di Galileo Galivoi, per riportare una battuta di Totò che gli valse una denuncia poi archiviata.

I provvedimenti per l’unificazione dell’italiano si concretizzarono anche attraverso la lotta ai dialetti, a cominciare dalla scuola.

La riforma scolastica di Giovanni Gentile, nel 1923, non era ostile al dialetto che era spesso la lingua dei maestri oltre che degli scolari. Persino i libri di testo delle elementari, gli Almanacchi, avevano le loro versioni regionali, ed erano affiancati dai libri che educavano alla traduzione dal dialetto in italiano.

Dal 1925 l’approccio cambiò completamente, il dialetto fu considerato sempre più come un ostacolo all’affermarsi della lingua nazionale, e fu estromesso dall’insegnamento, anche se in molti casi ciò venne disatteso per il semplice fatto che gli stessi maestri non padroneggiavano la lingua sovraregionale.

Nel 1924 fu inaugurata la radio, che si diffuse con enorme popolarità contribuendo ad aumentare l’industria musicale dei 78 giri che veicolava, tra le altre cose, anche le canzoni in italiano. Nel biennio 1937-38 l’installato degli apparecchi radiofonici superò il milione, un numero molto significativo visto che, per la carta stampata, la rivista più diffusa era la Domenica del Corriere, con tirature di 600 mila copie, mentre La Stampa (e Stampa Sera) aveva toccato il suo massimo storico di 1 milione e 300 mila copie solo con l’annuncio della proclamazione dell’Impero da parte di Mussolini nell’edizione del 10 maggio 1936.

Dopo l’uscita del primo film sonoro, nel 1926, anche l’industria cinematografica si riorganizzò e mentre i grandi divi del muto si avviavano sul viale del tramonto, il linguaggio espressivo del cinema in pochi anni passò da quello sovranazionale e muto delle immagini che incantavano il pubblico dagli Stati Uniti sino all’Unione sovietica, a quello dell’audiovisivo, che richiedeva la comprensione dei dialoghi e il doppiaggio nelle varie lingue di ogni Paese.

Il fascismo, in un primo tempo attento solo al controllo della stampa, con l’avvio dell’Istituto Luce si attrezzò per il controllo anche di cinema e cinegiornali, gli antenati degli attuali telegiornali che venivano proiettati prima delle pellicole.

Per la prima volta si poneva così il problema della pronuncia e della dizione, che doveva essere uguale per tutti e in qualche modo uniformata. Il governo intervenne anche su questo aspetto e a Roma – dove c’era la prima stazione radiofonica emittente e dove negli anni Trenta nacque Cinecittà – si formò la prima scuola di dizione. Attraverso il caratteristico stile pomposo e retorico dell’EIAR, l’ente radiofonico di Stato, e la tipica cadenza “eroica” dell’epoca “traboccante di romano orgoglio”, si impose perciò una pronuncia basata non più sulle regole del toscano, ma prevalentemente sul romano, che, in caso di difformità dettava legge, per precise disposizioni del regime (Roma caput mundi). Nel 1938 ci fu anche un programma radiofonico in proposito, La lingua d’Italia, in cui si divulgavano le scelte fonologiche (per esempio non lèttera velóce, alla toscana come indicato oggi nei dizionari, ma léttera velòce, alla romana) e si rispondeva alle domande degli ascoltatori sui dubbi di dizione (rubrìca e non rùbrica). Dal successo della trasmissione, condotta da linguisti come Alfredo Panzini e Giulio Bertoni, nacque anche un Prontuario di pronunzia e di ortografia (di Bertoni-Ugolini, Eiar 1939, ristampato fino al 1949).

La più grande battaglia della politica linguistica fascista fu però la campagna contro i forestierismi.

EIAR

 

CONTINUA NEL LINK :

[Bruno Migliorini, La lingua nazionale, Le Monnier, Firenze – p. 410].

 

DA : https://diciamoloinitaliano.wordpress.com/2019/07/29/la-politica-linguistica-del-fascismo-e-la-guerra-ai-barbarismi-parte-i/

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1 risposta a GIANSANDRO MERLI, QUESTIONI DI LINGUA. La proposta del deputato Fabio Rampelli (FdI): ” Pene severe per i «forestierismi» ” — IL MANIFESTO DEL 1 APRILE 2023

  1. DONATELLA scrive:

    Sembra di riaprire un vecchio baule con dentro tutte le amenità del fascismo.

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