trailer e due clip dal film : ” Suffragette ” ++ Emmeline Pankhurst, La mia storia, Castelvecchi, 2015 –+ REPUBBLICA.IT, 13 GIUGNO 2018 + GIULIETTA RUGGERI, Devi far sentire la tua voce, 2014 + altro

 

SUFFRAGETTE – Trailer ufficiale italiano ( 1)

 segue : ( 2 )  Clip – La testimonianza di Maud

 

+     ( 3 )  Clip – Emily Pankhurst

 

 

 

” LA MIA STORIA “

Suffragette. La mia storia - Emmeline Pankhurst - copertina

 

Suffragette. La mia storia

 

di Emmeline Pankhurst (Autore)

Gianluca Testani (Traduttore)

Castelvecchi, 2015

 

foto che seguono sono di:


https://it.wikipedia.org/wiki/Emmeline_Pankhurst

 

 

La Women’s Social and Political Union divenne presto nota per la sua attività militante. Pankhurst disse una volta: “la condizione del nostro sesso è così deplorevole che consideriamo nostro dovere quello d’infrangere la legge per richiamare l’attenzione sui motivi per cui lo facciamo

FOTO – 1908 ca –  autore sconosciuto –  – The New York Times photo archive

 

Christabel PankhurstFlora Drummond e Emmeline davanti alla corte nel 1908.
LSE Library

 

Emmeline e Christabel Pankhurst in prigione nel 1908.
LSE Library

 

Emmeline in prigione (1911 circa); descrisse la sua prima incarcerazione come “il processo di trasformazione di un essere umano in una bestia selvaggia “

da : Sconosciuto – The Suffragette by Sylvia Pankhurst. New York: Source Book Press, 1970

 

Distintivo con il ritratto di Emmeline Pankhurst – 1909 circa – venduto in grandi quantità dalla WSPU per raccogliere fondi per la sua causa – Museum of London.

 

Dopo aver venduto la sua casa di Manchester, Pankhurst viaggiò costantemente, tenendo discorsi in tutta la Gran Bretagna e negli Stati Uniti d’America. Uno dei suoi discorsi più famosi, ” Libertà o morte.”, venne pronunciato in Connecticut nel 1913 (la foto la ritrae a New York nel 1913).
Topical Press Agency, photographer unknown – Hulton Archive – Getty Images

 

Emmeline nel 1909.
Bain News Service, publisher.
Biblioteca del Congresso

Christabel Pankhurst assieme a Emmeline nel 1910 circa.
LSE Library

 

Pankhurst rimase letteralmente sconvolta dalle urla delle donne alimentate a forza durante gli scioperi della fame. Nella sua autobiografia scrisse: “io non vorrò mai, finché vivo, dimenticare le sofferenze che ho vissuto nei giorni in cui quelle grida squillarono nelle mie orecchie
Sconosciuto – The Suffragette by Sylvia Pankhurst. New York: Source Book Press, 197

IN ITALIANO IL LIBRO DELLA FIGLIA, SYLVIA PANKHURST

  • Silvia Franchini, Sylvia Pankhurst 1912-1924. Dal suffragismo alla rivoluzione sociale, Pisa, ETS, 1980.

 

Sylvia Pankhurst nel 1910 circa. Dopo essere stata destituita dalla WSPU si sentì “contusa, come accade quando combatti il nemico senza riuscirvi e si viene invece colpiti dall’amico“”
Un known – http://www.sylviapankhurst.com/

 

 

Il primo ministro britannico David Lloyd George non mancò di elogiare Pankhurst e il partito femminile: “hanno combattuto l’elemento bolscevico e del pacifismo con grande abilità, tenacia e coraggio
The Rise of the Democracy , by Joseph Clayton

 

Celebrazioni davanti alla statua dedicata ad Emmeline nel 1930.
LSE Library

Targa dedicatoria per Emmeline e Christabel Pankhurst a Kensington e Chelsea.

 

 

Emmeline Pankhurst, Annie Kenney e la baronessa Emmeline Pethick Lawrence- 1912 ca
LSE Library – https://www.flickr.com/photos/lselibrary/22521530108/

 

Cartolina fotografica che ritrae Emmeline nel 1907
People’s History Museum – People’s History Museum

 

Foto di Emmeline con le sue due figlie, Christabel Pankhurst e Sylvia Pankhurst, alla stazione di London Waterloo. Emmeline andò a tenere una serie di conferenze e letture pubbliche in USA e in Canada (1911 o 1913).
Sconosciuto – http://media.iwm.org.uk/iwm/mediaLib//8/media-8735/large.jpg 

 

Emmeline Pankhurst fu I’ispiratrice della più dura battaglia per i diritti delle donne nella storia dell’Occidente. Nel 1903 fondò la Women’s Social and Political Union, un’organizzazione militante che ricorse a metodi di lotta estremi: incendi di chiese o edifici abbandonati, irruzioni nelle sedi istituzionali. sabotaggi di linee telefoniche, aggressioni a politici e poliziotti. Molte suffragette, tra cui la stessa Pankhurst, subirono arresti e violenze. Quest’autobiografia fu completata agli inizi della Prima Guerra Mondiale, quando nell’interesse nazionale la battaglia suffragista fu temporaneamente sospesa. Nella prefazione la Pankhurst avverte. “La lotta per la piena emancipazione delle donne non è stata abbandonata. Quando il fragore delle armi cesserà, la richiesta verrà fatta di nuovo. Se non sarà accordata rapidamente, allora, ancora una volta, le donne prenderanno le armi che oggi hanno generosamente deposto. Non ci potrà mai essere una pace reale sulla terra finché alla donna, la metà materna della famiglia umana, non sarà data libertà nei consessi del mondo”.

 

 

Emmeline Pankhurst (1858-1928), attivista e femminista

Ardua sostenitrice dei diritti delle donne, Pankhurst si impegnò all’inizio del Novecento per il suffragio universale. Proprio per questo, nel 1903, fondò la Women’s Social and Political Union. La battaglia per il voto alle donne le costò la prigione diverse volte: una di queste per aver tirato una pietra contro la finestra dell’abitazione del Primo ministro britannico. In cella, come molte altre suffragette, adottò lo sciopero della fame come forma di protesta. Emmeline Pankhurst morì il 14 giugno 1928. Poche settimane dopo, il 2 luglio 1928, il Parlamento inglese riconobbe alle donne lo stesso diritto al voto degli uomini.

 

DA : 

REPUBBLICA.IT / CULTURA — 13 GIUGNO 2018

” DEVI FAR SENTIRE LA TUA VOCE “– Parole per cambiare il mondo

https://www.repubblica.it/cultura/2018/06/13/foto/parole_per_cambiare_il_mondo_le_citazioni_che_hanno_fatto_storia-198905369/1/

 

 

Cambiare le parole per cambiare il mondo - Giulietta Ruggeri - copertina

Cambiare le parole per cambiare il mondo

La società è composta di donne e di uomini che devono affrontare il conflitto con tutte le identità sessuali. La libertà femminile è una pratica quotidiana di moltissime donne con cui tutti devono misurarsi in primo luogo gli uomini che devono a loro volta imparare a disegnare la propria libertà. Le politiche di Pari Opportunità sono ormai intese come politiche per tutti, dove “tutti” sono i soggetti “deboli”, ma, le donne non sono soggetti deboli. È necessario, invece, un nuovo patto sociale fra tutti i soggetti per rifondare una cultura dell’interdipendenza tra gli uni e gli altri e il mondo, contro una deriva culturale che vede l’individuo sempre più atomizzato. Il linguaggio che si usa è fondamentale per una comprensione del rapporto tra i sessi e, dunque, anche per capire il fenomeno della violenza di genere. Genova rappresenta un caso particolare di forte emancipazione femminile che, talvolta non permette di percepire neanche più le discriminazioni di genere nel tentativo di superarle con la forza dell’orgoglio femminile. Questo studio vorrebbe anche essere uno stimolo per studiosi con specifiche competenze sociologiche a indagare sulle peculiarità che emergono dalla presente ricerca così come aveva iniziato a fare il compianto sociologo Paolo Arvati.

 

 

 

se a qualcuno può interessare  : 

—-   ( A CHI E’ DELLA NOSTRA ZONA DELLA LIGURIA–)

1-

 

Addio a Paolo Arvati nei suoi numeri tutta Genova-

Repubblica — link in fondo

 

SE NE è andato mentre Genova vive momenti terribili. Genova, la città di cui insegnava a leggere i mutamenti e le trasformazioni profonde. Paolo Arvati aveva compiuto da poco 63 anni. Era della generazione dei ventenni che irrompe sulla scena nel Sessantotto e la passione politica, per la storia, per i libri lo hanno accompagnato per tutta la vita. Sociologo, già direttore dell’ Istituto Gramsci, tra i massimi esperti di statistica a livello nazionale, docente universitario, dirigente del Comune di Genova, Paolo era un intellettuale rigoroso. *Presidente Fondazione Palazzo Ducale

Dai numeri che trasformava, anche su “la Repubblica”, in persone, comportamenti collettivi, scenari sociali ed economici aveva imparato ad evitare ogni retorica e ogni condizionamento ideologico. Alcuni suoi lavori sugli stranieri, sugli anziani, sulle identità collettive sono tra i contributi più importanti all’ analisi di Genova negli ultimi trent’ anni. Testardamente ricordava a una politica sempre più leggera, più attenta alla presenza televisiva che al territorio, la necessità di misurarsi con la realtà. Anche per questo dopo una lunga militanza nel Pci si era progressivamente distaccato da ogni appartenenza di partito ma non dall’ impegno civile. Proprio poco tempo fa, già malato, si era pronunciato a favore della candidatura di Marco Doria alle primarie. Ma, soprattutto, era la CGIL il suo riferimento. E alla Camera del Lavoro aveva anche dedicato libri e studi oggi preziosi. Per Paolo il sindacato esprimeva la centralità del lavoro come fondamento della democrazia e della crescita sociale. Idea a cui è rimasto sempre legato anche quando il lavoro che cambiava è sembrato diventare socialmente invisibile. La stessa idea che stava anche a fondamento della sua concezione riformista. Un riformismo vero, intransigente, capace di cambiare le cose e insieme di governare. Carlo Canepa e Antonio Negro insieme, per rifarsi al passato della sua Sestri Ponente. E poi il Ponente, non più città operaia, il Ponente che studiava e spiegava per aiutarne la riqualificazione, per conservarne la dignità e l’ identità, e che lo legava a Franco Sartori, di cui come tanti di noi sentiva profondamente la mancanza. Paolo era questo: l’ espressione della parte migliore di una storia politica diffusa di questa città. Storia di cui non aveva nostalgia, che era capace di leggere in modo disincantato, ma di cui non accettava la rimozione e la banalizzazione. Severo con sé stesso e con gli altri, ascoltato per la lucidità delle sue riflessioni che avevano sempre alle spalle la fatica dello studio, capace di intervenire per dire e non per ripetere. Come appunto la parte migliore di quella storia di cui oggi sarà più difficile riannodare i fili.

 

DI  —  LUCA BORZANI

REPUBBLICA. RICERCA.IT — 9 NOVEMBRE 2011
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/11/09/addio-paolo-arvati-nei-suoi-numeri-tutta.html

 

 

 

2-

Sartori, l’uomo del dialogo il sindacalista

— REPUBBLICA — LINK IN FONDO

 

NON è riuscito a vedere i risultati delle sue intuizioni, perché è morto nel 1996, ma Franco Sartori, sindacalista della Cgil, è forse uno degli uomini che più ha segnato il cambiamento del Ponente, quello che ha avuto come punto di svolta lo spegnimento dell’ultimo altoforno Ilva. Sartori fu il primo ad aprire il dialogo con le donne di Cornigliano, a colloquiare con i comitati, a parlare di rapporto tra ambiente e lavoro, in tempi nei quali in fabbrica chi si allontanava dalla difesa della lotta di classe era visto quasi come un traditore.

«Un sindacalista anomalo», tanto da diventare oggetto di una tesi di laurea. L’ha scritta Angelo Sottanis, anche lui sindacalista Cgil, relatore il professor Antonio Gibelli dell’Università di Genova. Sartori era nato a Sestri Ponente nel 1941, cresciuto a pane e partito comunista, entrò in fabbrica all’Asgen di Campi nel 1961, dove iniziò il suo impegno politico e sindacale.

Funzionario sindacale della Fiom a Sestri, ed «esiliato» a Roma da chi lo vedeva probabilmente troppo diverso dal sindacalista tradizionale, tornò a Genova nel 1982 nella segreteria della Fiom prima e della Cgil poi. Ed è in questo suo ruolo che a Cornigliano diventò protagonista del grande fermento sindacale e sociale di quegli anni, quando ci si iniziava a porre il problema del rapporto tra lavoro e ambiente, che aveva il suo nodo proprio nei fumi della cokeria e dell’altoforno di Cornigliano. Franco affittò due pullman e, come racconta nella sua tesi di laurea Sottanis, «ci mise dentro imprenditori politici, sindacalisti, li portò a fare un giro a Sophia Antipolis facendo vedere come trasformare un territorio». Di qui nacquero le intuizioni di Erzelli e l’impostazione del piano territoriale di coordinamento firmato dall’allora assessore regionale all’urbanistica Ugo Signorini, che fece fare «per la prima volta l’indagine sulle aree dismesse, su quelle industriali, su quelle occupate dalla siderurgia e dal petrolio, quelle aree su cui occorreva mettere mano». E lì si iniziò a parlare di superamento della siderurgia a caldo.

n.c.

RICERCA. REPUBBLICA.IT / ARCHVIO 29 DICEMBRE 2012

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/29/sartori-luomo-del-dialogo-il-sindacalista.html

 

 

Un documentario dedicato al sindacalista Franco Sartori realizzato da Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli “Franco Sartori: la città possibile”

 

ANTEPRIMA — 31 dicembre 2022

VIDEO, 2.41

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  1. DONATELLA scrive:

    Grazie per avermi fatto conoscere questi grandi personaggi .

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