Ibn Battuta avrebbe incontrato Andronico III Paleologo — rappresentato nell’immagine sopra — nel tardo 1332
LINKIESTA DEL 05-11-2018
Einaudi, 2017
Nel 325 Ibn Battuta torna definitivamente in Marocco dopo ventotto anni di viaggi e centoventimila chilometri percorsi con tutti i mezzi di trasporto allora in uso, dal cavallo al dromedario, dal carro ai piú svariati tipi di imbarcazione. Secondo un odierno atlante geografico, ha attraversato l’equivalente di quarantaquattro stati moderni dall’Africa a tutto il Medio Oriente, dalla pianura del Volga alle isole Maldive, dall’India alla Cina, incontrando migliaia di persone e prendendo nota dei loro usi e costumi. Tre anni dopo il suo ritorno, un giovane letterato di origine andalusa, Ibn Juzayy, inizia per ordine del sultano ad annotare i ricordi di Ibn Battuta e le sue osservazioni di viaggio, scrivendo cosí uno dei libri piú famosi della letteratura araba medievale.
viaggi di Ibn Battura dal 1325 al 1332
Ibn Battuta viaggi dal 1332-1346
Diffusione dell’Islam durante 1400 anni– https://en.wikipedia.org/wiki/Spread_of_Islam
Un cammello (uno dei simboli delle carovane della via della seta) di fronte al mausoleo di Khoja Ahmed Yasawi nella città di Turkistan— – Opera propria
La geografia vista dall’altra parte. Ibn Battuta è il Marco Polo d’Oriente
Trenta anni di viaggi nel XIV secolo, dalla Cina al Circolo Polare, all’Africa. Il più grande esploratore d’Oriente è il giurista Ibn Battuta. Che ci ha insegnato a vedere la geografia da un’altra prospettiva
Ibn Battuta in una breve visita alla città persiana di Tabriz nel 1327
È tutto semplice, basta per prima cosa andare verso la Mecca. E mettersi in testa che magari sì, ma in fondo non si sa se si tornerà. Magari serve crescere nella città più traffichina e fascinosa del Marocco, Tangeri: un porto, un mare mitologico a poca distanza, un oceano sconosciuto a portata di sguardo, L’Africa alle spalle, e la Spagna -un altro continente- di rimpetto.
Tomba di Feroze Shah Tughluq, successore di Muhammad bin Tughlug, a Delhi.
Ibn Battuta fu qadi (o giudice) per sei anni durante il regno di Muhammad bin Tughluqn—-Nvvchar di Wikipedia in inglese
Tangeri è il posto perfetto per sognare anche se sei cresciuto in una famiglia di giuristi e hai studiato diritto. E anche se sei nato nel 1304 ( come ʾAbū ʿAbd al-Lāh Muḥammad ibn ʿAbd al-Lāh l-Lawātī ṭ-Ṭanǧī ibn Baṭṭūṭah ) più semplicemente noto come Ibn Battuta. Uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi. A 21 anni decide di muoversi per il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca, che tutti i musulmani devono compiere almeno una volta nella vita, ma lui decide di percorrere i quasi cinquemila chilometri da solo. Si aggrega a carovane per ridurre il pericolo. Scriverà: “Così mi decisi ad abbandonare donne e uomini che amavo e lasciai il mio paese siccome un uccello s’invola dal nido. I miei genitori erano ancora in vita e soffrii molto a separarmene”. Infatti non li rivedrà più.
A Sfa, Tunisia, il primo matrimonio di una lunga serie. In un anno era arrivato al luogo Santo dei fedeli di Allah, aveva visitato la sepoltura di Maometto, si era ritirato in preghiera a Gerusalemme e Betlemme, i luoghi di quello che l’Islam chiama: “Profeta ʿĪsā, pace e benedizioni su di lui”, vale a dire Gesù. Ed era chiaro che non doveva tornare a casa.
Città vecchia di Sana’a, nello Yemen— – Opera propria ( purtroppo ” com’era ” perché oggi con la guerra portata dall’Arabia Saudita contro gli Houti…)
un’isola delle Maldive vista da Ibn Battuta
Prima tappa Baghdad, il centro romanzesco di un medioevo a noi alieno, vivissimo e formicolante. Un centro di commerci che si estendevano fino all’estremo Oriente, in mezzo a guerre e traffici tra etnie e religioni diverse. La qualifica, rara e ambita, di giurista gli permette di trovare lavoro presso le corti, itineranti, di sultani e visir.
È il grande momento dell’Islam in tutto l’Oriente, c’è bisogno di esperti di diritto per le nuove terre conquistate. Arriva ad ascoltare le leggende degli uomini del nord, gli uomini del buio che commerciano con gli altri popoli lasciando, all’alba, nella neve, pelli al posto dei prodotti a loro destinati.
Arriva a Buchara e Samarcanda, incontra a Costantinopoli l’imperatore d’Oriente, il bizantino Andronico III Paleologo.
Segue la via della Seta, rischia la galera come collaboratore, un giorno tenuto in gran conto, l’altro sospettato di tradimento, del sultano di Delhi. Riesce a partire per la Cina, e si ferma alle Maldive. Dove si scandalizza per l’abitudine delle donne di girare a seno nudo.
Arriva ad ascoltare le leggende degli uomini del nord, gli uomini del buio che commerciano con gli altri popoli lasciando, all’alba, nella neve, pelli al posto dei prodotti a loro destinati
Arriva a Pechino, apprezza l’uso della cartamoneta, e in suo onore la moglie dell’imperatore organizza processioni. Rischia la vita varie volte, tra attacchi di banditi e alti dignitari che prendono sopr’occhio. Ma alla fine torna a Tangeri. Dieci giorni. Per constatare che padre e madre erano morti.
Il porto e il lungomare di Zélia, Somalia
La Grande Moschea di Kilwa Kisiwani, fatta di pietre di corallo è la più grande moschea del suo genere, Ibn Battuta la vide
Itinerario di Ibn Battuta 1349–1354 (Nord Africa, Spagna e Africa occidentale)
Riparte per l’Andalusia, torna e, in pochissimo tempo prepara una spedizione nell’Africa subsahriana. 1600 chilometri di deserto e cammelli. Arriva a Timbuktu, capitale dell’impero del Mali, e per la prima volta assiste alla caccia all’ippopotamo. Percorre il Niger, e arriva a Gao su una piroga scavata in un unico albero. Nel prosieguo del viaggio arriva un’ambasciata del sultano del Marocco che lo richiama in patria. Torna come chi deve.
Ibn Battuta visitò il sultanato di Granada, l’ultimo vestigio della popolazione arabo-andalusa in al-Andalus ( Andalusia )
La carovana azalai delle miniere di sale da Agadez a Bilma—Holger Reineccius
Moschea Sankora a Timbuctù, nel Mali—-Baz Lecocq at nl.wikipedia
Ibn Battuta fu il primo che menzionò la Grande Muraglia Cinese, anche se non ebbe l’opportunità di vederla—-Severin.stalder
Casa nella Medina di Tangeri, possibile luogo di sepoltura di Ibn Battuta– – Photograph da un amico
A cinquant’anni, dopo aver girato tutto il mondo conosciuto (agli islamici, non a noi, che non ne sapevamo nulla) si dà alla tranquilla professione di funzionario e alla scrittura delle sue memorie, intitolate “Un dono di gran pregio per chi vuol gettar lo sguardo su città inconsuete e peripli d’incanto”, ora conosciute come “I viaggi”. Un quasi contemporaneo di Marco Polo che però vede il mondo con un occhio diverso, con l’occhio (per noi occidentali) dell’altro. Lo sguardo altro insegna che per conoscere, e far conoscere il mondo, bisogna avere una Mecca. E poi perdersi.
Muhammad Ibn Battuta nacque a Tangeri nel 1304 e vi morí presumibilmente tra il 1369 e il 1377. Viaggiò tra il 1325 e il 1354 per tutto il mondo musulmano, visitando vari paesi nell’Africa settentrionale, in India, in Cina, in Malesia e nella Russia meridionale. Tornato in Marocco, dettò la relazione dei suoi viaggi al letterato andaluso Ibn Juzayy.
Chissà da dove traevano il coraggio di affrontare l’ignoto( e in piccola parte il noto) questi esploratori.