ALBANIA – al sud – est : Gjirokaster – dove è nato l’autore
cartina : https://www.incaravanclub.it/viaggio/albania
REPUBBLICA.IT / ROBINSON – 10 DICEMBRE 2022
Sulle tracce di Omero: la spy-story di Ismail Kadare
di Enrico Franceschini
Un uomo anziano trasporta sulle spalle un sacco di olive nella zona di Himara, in Albania ( vedi al fondo )
Un viaggio di fine Novecento per chiarire il mistero dell’identità del poeta cieco. Parte da qui “Il dossier O.” ambientato durante la dittatura albanese, che affronta temi eterni come la ricerca della libertà
“Cantami o Diva l’ira funesta…”. Tutti i liceali o ex liceali conoscono il seguito della strofa: l’incipit dell‘Iliade, il poema epico che insieme all‘Odissea, suo sequel come lo chiameremmo nell’era di Netflix, è considerato la fonte dell’intera letteratura occidentale e la base della nostra identità culturale. Ma quei versi su cui critici, filologi e storici si interrogano da tremila anni contengono un dilemma, diciamo pure un mistero: Omero ne è stato davvero l’autore oppure fu soltanto il compilatore di storie e leggende che circolavano nella Grecia antica del suo tempo? In epoca moderna, a partire dal Seicento, si iniziò a mettere in dubbio l’esistenza stessa del cantore cieco identificato con quel nome, aprendo la cosiddetta e mai del tutto risolta “questione omerica”.
Questa sorta di giallo letterario è la premessa che apre Il dossier O. di Ismail Kadare, a 85 anni più importante scrittore albanese vivente, esule in Francia dal 1990 per sfuggire alla dittatura del suo Paese che sarebbe caduta l’anno successivo.
Senza definirsi un dissidente, le sue opere, come La bambola, La provocazione, La città di pietra, che gli hanno valso innumerevoli riconoscimenti internazionali, dal Booker Prize al Premio Principe delle Asturie, dal Premio Gerusalemme al Nonino e al Grinzane, oltre alla candidatura al Nobel, costituiscono una sferzante allegoria di uno dei regimi comunisti più rigidi del mondo, molto più severo di altre nazioni dell’Europa orientale durante la guerra fredda, paragonabile soltanto all’Unione Sovietica staliniana e all’odierna Corea del Nord.
Gli aspetti surreali del romanzo, uscito in Albania nel 1982 e ora pubblicato per la prima volta in Italia da La nave di Teseo, non devono ingannare: la vicenda ha il tono di una favola, ma colpisce dritto al cuore della condizione umana e di valori come libertà, creatività, individualismo. Max Roth e Willy Norton, due studiosi americani di origine irlandese, stanno appunto indagando su chi sia davvero l’autore dell’Iliade, quando ascoltano alla radio l’intervista a un certo professor Stewart. “Mi accingevo ad alzarmi per abbassare il volume, quando l’omerista, rispondendo a un’osservazione dell’intervistatore, aveva aperto una parentesi”, ricorda Willy. “Esiste un paese o una regione al mondo dove una simile epopea letteraria è ancora in formazione? Ebbene sì, una regione simile esiste: la sola al mondo in cui viene ancora coltivato quel tipo di poesia si trova nella penisola balcanica, ricoprendo per l’esattezza il nord dell’Albania e parte di Montenegro e Bosnia. È la sola del pianeta dove si produca un materiale poetico simile a quello di Omero: in altri termini è l’unico laboratorio che ancora restituisca…”.
I due letterati-detective non ascoltano nemmeno la fine della frase. L’ultimo laboratorio. L’ultima officina, che rischia di scomparire quando fossero scomparsi i suoi più anziani abitanti.
“Bisogna andarci al più presto. Scoprire quel laboratorio millenario. Vedere da vicino, come al microscopio, il modo in cui veniva prodotta la cera, il midollo omerico, per decifrare l’enigma di Omero”.
Così partono per l’Albania. Senonché la loro missione di studio suscita enormi sospetti nel regime di Tirana, che li prende per spie e incarica i funzionari del partito di sorvegliare ogni mossa della strana coppia di stranieri. Il loro obiettivo è ascoltare e registrare le ballate locali, paragonarle ai poemi omerici, per capire se Iliade e Odissea sono opera di una sola mente o frutto di un lavoro collettivo. Inizia perciò un viaggio non meno privo di ostacoli, incidenti e personaggi stravaganti di quello di Ulisse. Anche questa in un certo senso è un’odissea, un ritorno a casa, alle radici della civiltà occidentale: nascoste paradossalmente fra le montagne “maledette” di una piccola nazione che si è chiusa ermeticamente al mondo esterno. L’informatore che segue i due segugi fa pensare a Kafka. La disinvolta moglie del viceprefetto ricorda certe donne di Kundera. E i montanari lungo la frontiera tra Albania e Jugoslavia sembrano una profezia dell’odierno conflitto tra Serbia e Kosovo. “Per oltre un millennio, albanesi e slavi si sono affrontati senza posa in questi luoghi per le ragioni più diverse, per questioni di terre, confini, pascoli, e ora litigano sulle origini della poesia” dice Max a Willy. “Ti rendi conto che, occupandoci di Omero, ci siamo immischiati in uno storico conflitto?”. Rivelare come finisce l’indagine toglierebbe suspence e gusto della sorpresa: a modo suo questo è un giallo.
Ma dietro il giallo, come ha osservato il Times di Londra, affiorano una satira tagliente e una celebrazione elegiaca del potere della poesia. Chiunque fosse Omero, i suoi versi continuano a guidarci nel viaggio per capire chi siamo.
Il dossier O.
La nave di Teseo, 2022
Un thriller che indaga la nascita e il futuro dei grandi poemi epici, l’effimero nell’arte e l’insolubile enigma della creazione artistica. Un ritratto sottile e implacabile delle derive del potere, che scava nel nostro passato ma dice molto anche del presente.
A metà degli anni trenta, la vita di N., piccolo e sonnolento paese nel nord dell’Albania, è sconvolta dall’arrivo di due stranieri. Max Roth e Willy Norton, due studiosi irlandesi, sono arrivati da Harvard per approfondire l’antica tradizione dei rapsodi albanesi. Armati di magnetofono, da poco inventato, cercano conferma alla loro teoria, secondo la quale nell’epopea albanese si possono rintracciare le origini dei racconti omerici. È veramente Omero l’autore dell’Iliade e dell’Odissea, oppure ha riunito e trascritto leggende orali più antiche? Le ricerche, però, non sono facili. Max e Willy sono giunti in Albania preceduti da un telegramma dell’ambasciatore negli Stati Uniti. La nota terminava con questa osservazione: “Non si può escludere che i due visitatori stranieri siano delle spie.”
Tanto era bastato alle paranoiche autorità locali per incaricare il viceprefetto di N. di smascherarli. Per farlo, l’uomo sguinzaglierà sulle loro tracce il suo migliore agente. I due studiosi, inoltre, si trovano a dover fare i conti con la sete di novità della buona società locale, con una certa diffidenza nei loro confronti e con tensioni etniche che covano sotto la cenere. Tra avventura, suspence e ironia, Kadare ci consegna un romanzo storico affascinante che porta il lettore nel cuore dell’Albania di inizio Novecento, con le sue speranze e le sue contraddizioni. Un thriller che indaga la nascita e il futuro dei grandi poemi epici, l’effimero nell’arte e l’insolubile enigma della creazione artistica.
Ismail Kadaré
Ismail Kadaré è nato nel 1936 ad Argirocastro, nel sud d’Albania. Narratore, poeta e critico letterario, più volte candidato al Premio Nobel, ha lasciato il suo Paese nel 1990, chiedendo asilo politico in Francia. È membro d’onore all’Accademia Francese.
Dalla caduta del regime comunista si divide fra l’Albania e Parigi.
Molti i suoi libri pubblicati in Italia, tra i quali Dante, L’inevitabile (2008), Il crepuscolo degli dei della steppa (2009), Il mostro (2010), La nicchia della vergogna (2011), L’ occhio del tiranno (2012), tutti editi da Fandango Libri. Escono inoltre Un invito a cena di troppo (Longanesi 2012), La bambola (La Nave di Teseo 2017), La provocazione (La Nave di Teseo 2018). Nel 2009 vince il premio Principe delle Asturie per la letteratura e nel 2018 il Premio internazionale Nonino.
nel link sotto, trovate una lista dei libri di questo autore pubblicati dai vari editori in italiano
https://www.ibs.it/libri/autori/ismail-kadar%c3%a9
ARGIROCRASTRO — città dove è nato l’autore
Argirocastro (in albanese Gjirokastër; in greco moderno Αργυρόκαστρο, traslitterato Argyrokastro) è un comune dell’Albania, capoluogo dell’omonima prefettura.
Situato nella parte meridionale del Paese, Argirocastro è una delle più antiche città albanesi: costruita su una collinetta alta circa 300 metri che domina una vallata fra i monti Mali i Gjerë e il fiume Drino, il suo nome in greco significa fortezza argentata. La città antica mostra l’incontro delle culture greca, romana, bizantina, turca e albanese ed è inclusa tra i patrimoni dell’umanità.
Considerata il centro della minoranza greca d’Albania, ospita altre minoranze etnico-linguistiche, come i Valacchi e i Rom.
Argirocastro è un’antica città le cui tracce archeologiche risalgono al I secolo d.C
DA : https://it.wikipedia.org/wiki/Argirocastro
case tradizionali di Argirocastro con i tetti di pietra
originally posted to Flickr as Gjirokastra
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Joonasl
foto : Fotografia autoprodotta
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un edificio del centro cittadino
– originally posted to Flickr as Gjirokastër
immagini da wikipedia, link all’inizio
HIMARA – HIMARE’
Himara (in albanese Himarë; in italiano Cimarra; in greco moderno: Χειμάρρα, Himarra), è un comune albanese situato nella prefettura di Valona, in corrispondenza della costa ionica del sud-ovest dell’Albania.
Città bilingue, la zona di Himara è prevalentemente abitata da una comunità di origine albanese.
La regione è caratterizzata da alte montagne che raggiungono i 2000 metri, chiamate “Llogara” (conosciute nell’antichità e in greco come le montagne Ceraunian) che rientrano a picco verso il mare. Ci sono lunghe spiagge di sassi e colline a pochi passi dal mare in cui sono presenti terrazzamenti con coltivazioni di olive e agrumi.
Nell’antichità la regione era abitata dalla tribù dei Caoni. I Caoni erano una delle tre tribù principali dell’Epiro, insieme ai tesproti e molossi.
Nell’antichità classica, Himara era parte del Regno Epiro sotto il dominio della dinastia Aeacid Molosso, che comprendeva il re Pirro dell’Epiro. Quando la regione fu conquistata dalla Repubblica romana nel II secolo a.C., alcuni suoi insediamenti furono gravemente danneggiati e altri distrutti dal generale romano Emilio Paolo.
Facente parte nell’Impero Bizantino dopo la caduta di Roma, divenne, come il resto della regione, bersaglio frequente degli attacchi dei Goti, Avari, Slavi, Bulgari, Saraceni e Normanni.
Invasa dall’Impero turco ottomano nel tardo XIV secolo, fu l’unica regione a non cedere immediatamente al dominio ottomano, diventando il simbolo della resistenza ai turchi.
Opera propria
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Opera propria— le montagne sul mare –
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muncipalità di Himara
IMMAGINI E CARTINE DA : https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Himara?uselang=it#/media/File:Himara_Revolt_1912-hu.svg
Affascinante la storia di questa bellissima terra.