Viaggio in Sicilia
di Ibn Jubayr (Autore)
Giovanna Calasso (Curatore)
Adelphi, 2022
1185. Sulla via del ritorno dal pellegrinaggio alla Mecca, Ibn Jubayr, letterato musulmano di Spagna, scampato al naufragio dopo un periglioso viaggio per mare, approda in Sicilia, dove soggiornerà per oltre tre mesi prima di potersi imbarcare di nuovo per raggiungere la sua terra, al-Andalus. La più grande isola del Mediterraneo, a lungo provincia di Bisanzio, poi per circa duecento anni sotto dominio musulmano, da più di un secolo è governata dai cristiani Normanni. Palermo è la capitale del loro regno. Una terra di cui diffidare. Eppure, ciò che Ibn Jubayr vede contrasta in tutto con le sue aspettative. Degli eunuchi sono i grandi del regno, il personale di palazzo parla fluentemente l’arabo, le donne cristiane, il giorno di Natale, vanno in chiesa parate a festa come donne musulmane, e molto altro – verrà a scoprire via via – si nasconde dietro le apparenze. Piene di meraviglia, ma anche di inquietudine, timori e silenziosi interrogativi, le pagine del Viaggio in Sicilia riescono a trasportarci nel mondo mentale di un viaggiatore musulmano del XII secolo che, catapultato suo malgrado in una realtà estranea e nemica – ma dalle sembianze così sorprendentemente familiari -, cerca di darle un senso.
NOTIZIE SULL’AUTORE :
Ibn Jubayr, Abū l-Ḥusayn Muḥammad ibn Aḥmad al-Kinānī (in arabo: ﺍﺑﻦ ﺟﺒﻴﺮ; Valencia, 1145 – Alessandria d’Egitto, 1217), è stato un viaggiatore e poeta arabo–andaluso.
Studiò scienze religiose e letteratura e diventò funzionario nell’amministrazione del wālī di Granada.
Per una improvvisa crisi religiosa intraprese il viaggio alla volta di Mecca, al fine di adempiervi il ḥajj e partì quindi da Granada nel 1183.
Toccò nelle sue tappe Ceuta e da qui si diresse, passando per la Sardegna, la Sicilia e Creta, verso l’Egitto, al fine di dirigersi poi verso la Penisola Araba navigando lungo il Mar Rosso.
In Sicilia tornò nel 1184, al ritorno dal suo lungo viaggio che lo aveva portato a soggiornare per 9 mesi a Mecca e, quindi, a Baghdad, Mosul e Aleppo e nell’isola soggiornò fino al febbraio 1185. Nel suo resoconto di viaggio che chiamò Riḥla (per l’appunto “Viaggio”) descrisse l’isola, all’epoca sotto dominazione normanna, descrivendo la grande intelligenza e tolleranza del sovrano Guglielmo II il Buono che (come i suoi predecessori e i suoi successori) non si privò intelligentemente degli importanti apporti culturali e tecnologici garantitigli dai suoi sudditi musulmani.
Una traduzione italiana fu garantita da Celestino Schiaparelli (1841-1919), l’unico allievo di Michele Amari, l’autore dell’insuperato capolavoro della “Storia dei musulmani di Sicilia”.
Riḥla, il genere di letteratura di viaggio proposta da Ibn Jubayr – che effettuò altri due lunghi viaggi nell’ecumene islamica senza che suoi scritti ci siano peraltro pervenuti – divenne tanto famoso nel mondo arabo–islamico da fungere da modello per le successive generazioni di scrittori-viaggiatori, e in particolare per Ibn Baṭṭūṭa (il redattore della cui Riḥla fu però Ibn Juzayy), al-Maqrīzī o Ibn Faḍlān.
DA :
https://it.wikipedia.org/wiki/Ibn_Jubayr
REPUBBLICA.IT / ROBINSON — 20 AGOSTO 2022
Il leone arabo di Sicilia, i diari di viaggio di Ibn Jubayr
di Stefania Auci
Cristiani e musulmani giocano a scacchi in una miniatura del 1283 dal Libro dei giochi di Alfonso X di Castiglia
L’autore da grande erudito quale era smonta l’immagine di un’isola dove regna sempre la tolleranza tra cristiani e Islam. Tra bellezza e giochi di potere
Correva l’anno 1184 quando il poeta e viaggiatore Ibn Jubayr lasciava Acri per tornare nella capitale di al-Andalus, Granada, sua città di origine e centro di potere politico e militare del dominio arabo in Spagna. Da buon musulmano aveva compiuto il pellegrinaggio verso la Mecca che lo aveva portato dalla penisola iberica alla città santa dell’Islam, toccando le sponde della Sardegna e della Sicilia fino a giungere in Egitto. Aveva visitato il Cairo, poi si era recato in Arabia navigando sul Mar Rosso. Aveva trascorso alla Mecca alcuni mesi; infine, aveva intrapreso il faticoso viaggio di ritorno attraverso Bagdad, Mosul e Damasco.
Arrivato al Mediterraneo, ad Acri aveva trovato una grande imbarcazione genovese per far ritorno a Cordoba. Ma il suo ritorno non è stato né facile né breve: i venti e le impervie condizioni atmosferiche lo sballottarono in giro nel Mediterraneo fino alla Sicilia, nell’isola delle meraviglie, ricca di acque, rigogliosa e verde come il paradiso.
È proprio quest’ultima parte del viaggio a esser descritta nel volume pubblicato da Adelphi: Viaggio in Sicilia di Ibn Jubayr – accompagnato dall’accurato commento di Giovanna Calasso– è un testo godibile, affascinante, ricco di dettagli, che offre al lettore innumerevoli spunti di riflessione. L’autore non si limita a descrivere la realtà, ma aggiunge commenti, valutazioni, considerazioni personali di grande interesse, spesso accompagnate da invocazioni al Divino accompagnate da maledizioni contro gli infedeli.
Jbn Jubayr Abu’I – Husayn Muhammad ibn Ahmad al – Kinani era un uomo colto, con una preparazione che spaziava dalla politica alla letteratura: segretario del governatore di Granada, poeta dal linguaggio raffinato, attento osservatore della realtà e fedele musulmano.
Viene considerato in maniera unanime il fondatore di un genere letterario arabo, la Rihla: un diario di viaggioin cui si descrivevano l’itinerario e le esperienze vissute durante l’Hajj, ossia il pellegrinaggio sacro verso la Mecca, che ogni musulmano osservante deve compiere almeno una volta nella vita. La Rihla è insieme un reportage con una precisa scansione temporale e un diario di un cammino interiore che determina nel pellegrino un profondo cambiamento.
Ibn Jubayr ha il piglio del narratore e racconta il suo percorso nei minimi dettagli e con una accurata scansione tempora dettata dai cicli lunari, mostrandoci un Mediterraneo in cui cristiani e musulmani vivono insieme, frequentano le stesse città, condividono le stesse navi. Così faranno anche altri viaggiatori arabi dopo di lui, a cominciare da Ibn Battuta – la cui opera più famosa è appuntoal -Rihla, in cui descrive il suo viaggio verso la Mecca insieme alle carovane di commercianti – o Al-Maqurizi.Entrambi vivono nel Tredicesimo secolo e ci hanno lasciato testimonianze importanti sull’evoluzione dei costumi e della società nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, e avevano ben presente l’esperienza letteraria del loro raffinato predecessore moresco.
La Sicilia viene presentata come terra mitica: lussureggiante e insieme infida, piena di donne incantevoli e uomini abbigliati con grande sfarzo,è nel medesimo tempo un luogo in cui non parlare troppo né a voce troppo alta. Ibn Jubayr resta attonito per la meravigliosa accoglienza, ma contemporaneamente ha il cuore rattristato per lo stato di sudditanza psicologica e sociale in cui versano i musulmaniche non possono godere appieno della loro libertà.
La lettura di questo testo a quasi novecento anni di distanza mette in luce contraddizioni e peculiarità che tutt’oggi rimangono in Sicilia: la raffigurazione dell’isola come luogo mitico, colmo di ogni benedizione, ma nello stesso tempo, sporcato da ombre e da segreti celati a malapena da una realtà a prima vista meravigliosa.
Per molto tempo si è detto che nella Sicilia normanna regnasse l’armonia grazie alla politica di pacificazione di re Guglielmo II di Sicilia. Ibn Jubayr, nella sua posizione privilegiata di osservatore esterno, racconta una realtà diversa, grazie agli incontri con i notabili del regno di fede musulmana. L’integrazione passa attraverso l’assimilazione religiosa, la tolleranza permette di far fruttare i talenti e le capacità dei singoli ma solo a favore dei cristiani. Così il re buono diventa “Il Tiranno”: i musulmani sono costretti ad abiurare e abbracciare un cristianesimo di facciata che permetta loro di vivere in serenità. È un gioco di potere e di equilibri di cui l’autore è testimone.
Ibn Jubayr aggiunge al suo diario considerazioni di natura politica e sociale, e offre una diversa chiave di lettura dei rapporti personali e di potere che intercorrevano tra i musulmani e i cristiani nel bacino del Mediterraneo. E ci racconta che, allora come ora, il rispetto e l’accoglienza sono l’unica strada percorribile per una convivenza che porti arricchimento reciproco.
Il libro
Viaggio in Sicilia di Ibn Jubayr (Adelphi, a cura di Giovanna Calasso, pagg. 138, euro 13)
PER CHI E’ CURIOSO – DONATELLA — QUI SI PARLA ANCHE DI IBN JUBAYR, ma dicendo l’opposto della recensione sopra-
Funerali di Guglielmo II, dal Liber in honorem Augusti – Pietro da Eboli.
Guglielmo II detto il Buono
di Alberto Gentile
notizie su Alberto Gentile
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Come sempre la Sicilia: bella e impossibile!