Donna ammalata
È passato molto tempo dal mio ultimo post. Un blog, come detto, è opera del tempo. Ed il tempo che è passato mi ha visto purtroppo impegnato in difficili frangenti, quali la malattia di un familiare molto caro.
Viene quindi spontaneo riprendere il lavoro dal fervente ambito familiare del caro maestro, da un disegno a penna non molto riprodotto:
Donna ammalata, dove Klee ritrae la propria madre.
Paul Klee cresce in una famiglia non convenzionale, di musicisti professionisti, cultori di ogni forma d’espressione artistica e notevolmente eruditi, in grado di assecondare ognuno dei suoi molteplici interessi. Hans Klee, suo padre, frequenta il conservatorio di Stoccarda grazie all’aiuto della principessa di Leiningen, ammiratrice del suo talento. Là conosce Ida Maria Frick, di Basilea, che vi studiava canto e pianoforte. Nel 1875 si sposano, a Walzenhausen sul lago di Costanza, primo domicilio della famiglia Klee.
La madre di Paul Klee è colpita abbastanza presto da una paralisi che la costringe per lo più a letto, ma i suoi rapporti con la donna, di spirito indomito e di sofisticata sensibilità artistica, rimasero intensi sino alla morte di lei. Nelle memorie del figlio di Klee, Felix, leggiamo:
In tutta la portata di uomo e di artista, Paul è stato riconosciuto solo dalla madre. I rapporti con lei furono sempre assai stretti. La sua lunga sofferenza – essa rimase per oltre venti anni completamente paralizzata, inchiodata al letto – dominò la vita di famiglia a Obstberg. Una rete di campanelli assai ramificata poteva ordinare ad ogni abitante della casa di recarsi subito dalla malata. Eppure nonna Ida, che possedeva una forte personalità, irradiava tanta bontà e nobili sentimenti che si poteva guardare a lei così gravemente provata solo pieni di comprensione. Con generosità e senza lamentarsi lottava con la malattia e la sua ferrea energia le prolungò la vita di parecchi anni: morì a sessantotto anni il 15 marzo 1921 a Berna. In questo periodo mio padre lavorava a Weimar( al Bauhaus, n.d.r. ), separato dalla famiglia che viveva a Monaco. Il giorno della morte della madre questa gli apparve al pomeriggio nel suo atelier. Dopo il tè si era addormentato sulla sedia di vimini e nel dormiveglia vide la madre venire nella stanza ed attraversarla. Poi tornò alla porta, gli fece cenno più volte e scomparve nel corridoio. Così Paul non fu stupito quando poche ore dopo un telegramma gli recò la notizia della morte.
Felix Klee, Vita e opera di Paul Klee, Einaudi 1971
Il disegno del 1909 dal quale in questo post prendo le mosse, Donna ammalata, risale ad un periodo di alacre ricerca di base che Klee conduce tra le pareti domestiche, non potendo permettersi ancora un atelier di pittore. Tutto ciò che lo circonda è tradotto in opera d’arte tramite applicazione della neonata Notazione scura dell’energia luminosa, il procedimento base grazie al quale in quegli anni egli compie le prime esplorazioni nel campo dell’astrazione. Le fisionomie dei familiari così come le suppellettili di casa subiscono questo destino metamorfico, che li vede trasfigurare da oggetto ad annotazione di energia.
Nella sua ricerca Klee non affronta mai in modo disgiunto i due grandi ambiti che vi attengono: da una parte lo sviluppo della tecnica astratta e dall’altra il lungo e profondo sguardo nell’intimo che è il fronte interno grazie al quale egli conquista ed espande – misura dopo misura, illuminazione dopo illuminazione, mito dopo mito –la dimensione nella quale vivere dopo essere nato a nuova luce.
In questo contesto si collocano i lavori di quegli anni, tra lo scatto teorico esistenziale del 1906 e le rivelazioni del 1914, punti di svolta della vicenda kleeiana descritti in questo blog nell’analisi del bambino sperduto di Senza titolo 1906 e di Angelo porge ciò che è desiderato.
Senza titolo, 1906
https://www.klee.live/opere/2017/11/3/senza-titolo-1906266 – qui commento all’opera
Un angelo porge ciò che è desiderato 1913 138 penna su carta montata su cartoncino, coll. privata Germania ©Archiv Paul Klee Stiftung
https://www.klee.live/opere/2018/4/2/angelo-porge-ci-che-desiderato- qui commento all’opera
Dal punto di vista tecnico Klee compie qui una metodica applicazione sperimentale di strumenti tecnici elementari. Così ne prende nota nei Diari:
Lavori nell’estate e autunno 1909.
a) Diverse chiazze, come punti (toni) dell’accordo coloristico, sparse qua e là, a comporre figure, in parte con l’ausilio della linea di contorno;
b) vasta, diligentissima raccolta di forme e prospettive secondo natura. Per la elaborazione, parzialmente lineari a guisa di scrittura, in parte toni chiarissimi in parte assai cupi.
Intercalati i toni intermedi, quasi inavvertitamente.
Diari, n.859
Il significato profondo del nuovo valore che Klee dà alla linea ed agli altri elementi astratti si ricava da queste poche righe. La figura è ora ricostruita assemblando i valori mentali espressi dalla luce, non più quelli ottici.
L’immagine che Klee ricostruisce ha origine nelle profondità dell’Io. Egli prende le distanze dall’oggetto quale modello in quanto ciò che lo interessa non è più la forma ma la funzione degli elementi che portano alla figura. Lavora sul filo dell’intuizione, cercando di allacciare relazioni tra sguardo interiore ed esteriorità.
Di fatto, ognuno di questi studi ha come obiettivo una sintesi, dove l’oggetto iniziale è soppiantato da una “santa alleanza” tra la sensazione e l’ispirazione che esso ha dato all’artista.
Scoperta teorica: la nuova arte non dà forma ad oggetti ma a sensazioni per oggetti e ispirate ad oggetti. L’artista non interpreta la natura in sé, piuttosto la legge della natura. Accrescimento della sicurezza di sé – nuova materia. Distacco dalle prime acqueforti, senza aver già mostrato qualcosa di nuovo con i fatti. Lotte per la nuova attività.
Paul Klee, Note biografiche, in Felix Klee, Vita e opera di Paul Klee
Gli esperimenti sono controllati: Klee agisce già dal 1902 quale puro strumento. Ed ogni linea nasce sulla traccia della legge inesorabile che egli trova scritta in sé stesso.
E così che egli procede passo dopo passo nella terra incognitam della poetica astratta.
Il valore energetico della linea ha il sopravvento. Il pittore non lavora più ritraendo il soggetto ma costruendo con la luce. È di fatto una affermazione stilistica che ribalta la storia dell’arte, basandosi su di un assunto grafico semplicissimo del quale prende nota come di una rivoluzione tecnica:
Valori sia chiari che scuri rappresentati con simboli grafici neri.
Riduzione. La luce come soggetto dell’arte. L’anatomia del quadro. La linea come elemento della composizione.
P. Klee, Note biografiche
Dal punto di vista tecnico queste note hanno evidentemente una portata monumentale, sulla quale ritorneremo. Esse sono i corollari dell’assunto l’oggetto in sé è per certo inesistente. Ma quali implicazioni hanno dal punto di vista personale ed esistenziale? Dopo aver percorso questa strada sino in fondo, animato da una fede totalizzante nei confronti della creazione, qual è il destino dell’oggetto amato? Dove la Donna ammalata? Dove Mio padre? Dove Mia sorella di profilo? Non esistono più? Immolati sull’altare dell’assoluto?
Per certo essi vengono messi in prospettiva, e anche da un punto di vista molto molto distante. Quella che resta viva in Klee è la pietas verso l’umano, la melanconica considerazione sulla vita che l’iniziato ricava mentre la contempla dal magico luogo remoto ove è solito ritrovarsi con sé stesso.
È quello un luogo magico, dalle mistiche risonanze, ove dal grigio, separandosi in valori opposti, la forma prende vita.
La nuova provincia dalla quale Klee getta il suo sguardo sul mondo non è più un punto di vista puramente prospettico, dove l’emissione luminosa termina dando luogo ad un disegno. Al contrario la luce dell’opera di Klee promana da laggiù, plasmata secondo le leggi di un nuovo creatore. È un luogo al di fuori dal tempo scalare, sulla soglia ove l’oggi diviene dall’ieri, dove lo stesso Klee nella nuova dimensione spirituale ha stabilito la nuova dimora.
Il processo di ricerca e ricostruzione gli ha dato molto. Ma una parte di lui, il cuore che batteva per questo mondo, se ne è andata per sempre, evaporando giorno dopo giorno, a mano a mano che i neri tratti di penna divorano le fisionomie amate. Disegnando Klee risolve precise equivalenze energetiche, e consuma in un’alchemica pira la parte umana di sé, alimentandola con l’energia della linea.
Ciò che rimane di un mondo di affetti ora, nel suo presente, non è più che qualcosa di simile ad un caro ricordo.
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chiara: potrà sembrare un po’ noioso leggere questa parte scritta con citazioni di Klee, a me sembra che valga fare uno sforzo perché apre uno spiraglio sull’origine dell’arte astratta che molte volte ci è parsa così misteriosa e incomprensibile. Certo quello che scrive Klee, vale soprattutto per lui ma, come dicevo, è uno spiraglio anche sull’arte astratta in genere. O almeno, a me pare.
Così spiegata, l’arte astratta diventa comprensibile e molto bella.