GIUSEPPE MAYDA, IL PUGNALE DI MUSSOLINI, IL MULINO 2004

 

 

Il pugnale di Mussolini. Storia di Amerigo Dùmini, sicario di Matteotti - Giuseppe Mayda - copertina

Il pugnale di Mussolini. Storia di Amerigo Dùmini, sicario di Matteotti

Il Mulino, 2004

 

Il nome di Amerigo Dùmini ai più oggi non dirà nulla, eppure esso richiama una delle pagine più sinistre del Ventennio fascista: Dùmini fu infatti il principale organizzatore e attore del rapimento e dell’uccisione, il 10 giugno 1924, del deputato socialista Giacomo Matteotti. Per questo delitto Dùmini subì una mitissima condanna nel 1924, fu nuovamente processato nel 1947 e condannato a trent’anni; lui stesso ha raccontato, a suo modo, la propria vita in un’autobiografia, «Diciassette colpi», che ebbe una discreta fortuna negli anni Cinquanta. La minuziosa indagine di Giuseppe Mayda ricostruisce l’intera vita di Dùmini, dalle imprese squadristiche nella Firenze dei primi anni Venti al delitto Matteotti, ma soprattutto all’ambigua carriera insieme di ricattatore e perseguitato che egli fece nel Ventennio. Preoccupato di quanto Dùmini minacciava di rivelare sul delitto Matteotti, Mussolini finì infatti per foraggiare lui e la sua famiglia durante anni e anni e per una cifra totale assai ingente, ma al tempo stesso lo fece vivere sotto stretto controllo, quando non lo mandò al confino. Si credette furbo Dùmini, ma finì in carcere sotto tutti i regimi: con il fascismo, con gli inglesi in Africa, con Badoglio, con Salò e con la Repubblica; e dopo aver scroccato milioni al regime, morì in miseria.

 

 

 

RECENSIONE :

 

 

Nato negli Stati Uniti, da padre fiorentino e madre americana, Amerigo Dùmini aveva rinunciato alla cittadinanza statunitense, nel 1915, per arruolarsi nell’esercito italiano e combattere al fronte. Dopo il conflitto, una volta decorato con la medaglia d’argento al valor militare, era tornato nella sua città d’origine, Firenze, dove poco più tardi si sarebbe distinto come uno dei capi squadristi più violenti e ambiziosi. E sarebbe stato proprio lui a guidare il gruppo di sicari che, il 10 giugno 1924, assassinarono il deputato socialista Giacomo Matteotti. Il libro di Giuseppe Mayda racconta la biografia di un triste personaggio (“Piacere, Dùmini – usava dire per presentarsi – undici omicidi”), ricostruendone gli stretti rapporti con Arnaldo Mussolini (fratello di Benito), Cesare Rossi (capo dell’ufficio stampa del duce) e Giovanni Marinelli (segretario amministrativo del partito fascista). Il testo ha il merito di gettare nuova luce sugli aspetti meno noti della vita di un esponente del fascismo sul quale, negli ultimi cinquant’anni, sono state raccontate molte cose, ma limitatamente alle vicende più direttamente connesse al delitto Matteotti. La parte più interessante del libro risulta essere così quella che riguarda gli anni che seguirono l’omicidio, durante i quali Dùmini lasciò la carriera di devastatore e assassino per intraprendere quella, più lucrosa, di ricattatore. Depositati presso un ufficio legale in Texas alcuni documenti attestanti il coinvolgimento diretto delle più alte sfere del regime nell’organizzazione dell’uccisione del deputato socialista, Dùmini vendette infatti il proprio silenzio in cambio di ripetuti e nel complesso ingenti versamenti di fondi, che il regime corrispose a lui e alla sua famiglia per tutto l’arco del ventennio.

Luca Briatore

Giuseppe Mayda ( Santa Margherita Ligure, 1925 – Ivrea, 2014 )

 

LA STAMPA DEL 4 FEBBRAIO 2014
https://www.lastampa.it/torino/2014/02/04/news/addio-a-mayda-cronista-della-storia-1.35920639/

Dagli anni dell’Unità, redazione di Genova, lui nato a Santa Margherita Ligure nel ’25, alla restituzione della tessera del Pci, dopo l’ingresso dei carri armati sovietici a Budapest, al conseguente approdo alla Stampa di Torino, dove ha gestito per lunghi anni le pagine provinciali. Stile conservato soprattutto nella sua attività di giornalista storico, per il quotidiano torinese, con le monografie redatte per Storia Illustrata e attraverso i molti libri dedicati alla storia contemporanea. Esattezza, ricerca e fedeltà alle fonti, arte del divulgare attraverso il racconto.

Tra i tanti testi, quelli dedicati al processo di Norimberga, “Il pugnale di Mussolini. Storia di Amerigo Dùmini, sicario di Matteotti”, “Storia della deportazione dall’Italia 1943-1945”, e il prezioso “Ebrei sotto Salò” che, nel 1978, rivelò la lettera con la quale Von Ribbentrop “informava” il ministro degli Esteri italiano, Galeazzo Ciano, dei progetti nazisti circa il “problema ebraico”, sfatando il tanto celebrato mito degli “italiani brava gente”, a lungo alimentato da certa storiografia. Un lavoro puntuale, proseguito negli anni trascorsi alla direzione della Sentinella del Canavese e in quelli, recenti, della pensione, nella quiete della sua casa di Pavone Canavese. Giuseppe Mayda si è spento ieri, dopo un breve ricovero, all’ospedale di Ivrea.

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1 risposta a GIUSEPPE MAYDA, IL PUGNALE DI MUSSOLINI, IL MULINO 2004

  1. DONATELLA scrive:

    Ripensando al delitto Matteotti, sembra impossibile che il fascismo non sia crollato dopo l’omicidio del deputato socialista.

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