tiziana campodoni @tizianacampodon – 9.19 — 21 ottobre 2022 — grazie ! ++ altro del pittore Andrea Bonaiuto di Firenze

 

Andrea di Bonaiuto da Firenze – Saint Jerome. 1343 – 1377

 

Immagine

Cappellone degli Spagnoli, Santa Maria Novella, Firenze

 

 

 

 

andrea_di_bonaiuto_fresco_01cappellone-deli-spagnoli

Andrea Bonaiuti, La chiesa militante, 1365-1368. Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli.

da :
https://artedimarzapane.wordpress.com/author/gaccu/page/8/

 

 

 

segue testo da :

Travelling in Tuscany.com — Andrea Bonaiuto/ Cappellone degli Spagnoli-
Se aprite il link vedete delle belle immagini

http://www.travelingintuscany.com/arte/andreabonaiuto/cappellonedeglispagnoli.htm

 

 

 

 

 

 

La discesa al Limbo, di Andrea Bonaiuti da Firenze, Cappellone degli Spagnoli, Convento di Santa Maria Novella, Firenze

foto Alinari

Andrea di Bonaiuto, Discesa al Limbo (dettaglio), 1365-68, affresco, Cappella Spagnuolo, Santa Maria Novella, Firenze

 

 

 

demonologia nella bibbia    Discesa al Limbo di Andrea Bonaiuti (1346-1379), particolare con i demoni. Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli.

dettaglio
http://corsodireligione.it/religioni/esoterismo/demonologia_2.htm

 

 

 

 

Il cosiddetto Cappellone degli Spagnoli è l’antica sala capitolare della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Famoso per l’intatto ciclo di affreschi sull’ordine domenicano di Andrea di Bonaiuto (1365-1367), assunse il nome attuale nel XVI secolo quando venne usata dalla corte di spagnoli al seguito di Eleonora di Toledo, andata in sposa a Cosimo I dei Medici. Vi si accede dal Chiostro Verde, ed oggi fa parte del Museo di Santa Maria Novella.

 

corso danza medievale on line Eventi a Napoli

foto  Napoli Today

La Chiesa militante e trionfante, 1365-68 (dettaglio Danza delle donzelle nel giardino d’amore) di Andrea di Bonaiuto nella Cappella degli Spagnoli di Santa Maria Novella a Firenze

 

 

 

 

Storia e architettura

La cappella è più o meno coeva all’ultima fase di costruzione della chiesa, e fu realizzata tra il 1343 e il 1355 circa da Fra’ Jacopo Talenti, autore anche del sottile campanile. La sala capitolare venne finanziata da Buonamico Guidalotti. Copre l’aula un’unica grande campata di una volta a crociera a sesto acuto con costoloni bicromi, sorretta agli angoli da quattro pilastri ottagonali. A forma rettangolare, verso ovest ha una scarsella dove è contenuto l’altare ed un crocifisso marmoreo di Domenico Pieratti dei primi anni del 1600, donato il secolo successivo da Gian Gastone de’ Medici. Vi si accede attraverso un portale con architrave scolpita, opera forse del Talenti stesso, con il Martirio e l’ Ascesa di san Pietro Martire. L’illuminazione è assicurata da un’elegante bifora verso il chiostro, e da un oculo sull’altare.

Gli affreschi vennero dipinti dal 1365 al 1367, da Andrea di Bonaiuto e vari collaboratori, sotto il priorato di Zanobi Guasconi, con un programma iconografico già definito dal priore precedente, fra’ Jacopo Passavanti. Tali affreschi vennero finanziati dallo stesso Buonamico Guidalotti, lo stesso committente dell’intera cappella che era in realtà già morto in questi anni, ma che aveva lasciato al convento un’ingente somma di denaro per la decorazione a fresco della cappella.

La destinazione alle funzioni religiose per gli spagnoli fu decretata da Cosimo I nel 1566 a favore della moglie spagnola Eleonora di Toledo: risale a quell’epoca la decorazione della scarsella-abside con l’altare, con affreschi sulle pareti e sulla volta della cerchia di Alessandro Allori, così come la pala d’altare raffigurante San Jacopo condotto al martirio guarisce un paralitico, di mano del maestro (1592).

Nel 1735-1736 Agostino Veracini restaurò le pitture ridipingendone larghe parti, rispettando per lo meno lo stile trecentesco. Un importante restauro venne effettuato tra il 1960 e il 1965, ma solo un anno dopo l’alluvione di Firenze provocò ingenti danni che resero necessari ulteriori restauri, al termine dei quali gli affreschi si presentarono con ritrovato splendore.

Il polittico di Bernardo Daddi, oggi in una vicina sala del museo, si trovava su questo altare.

 

l tema del ciclo di affreschi è l’esaltazione dell’ordine domenicano, in particolare riguardo alla lotta dell’eresia per la salvezza della Cristianità.

Nelle quattro vele sono raffigurati La navicella di San Pietro apostolo, la Resurrezione, l’ Ascensione e la Pentecoste.

Nella parete opposta all’entrata sono raffigurate in un unico spazio Scene della passione di Cristo, quali l’ Ascesa al Calvario (a sinistra), la Crocefissione (al centro), e la Discesa all’Inferno (a destra). È probabile che al centro, sotto la Crocifissione, vi fossero in origine altre scene della Passione di Cristo, ma l’apertura della cappella decretata da Cosimo I per la realizzazione dell’Altare e dell’Abside ha portato alla perdita di queste scene.

L’opposta parete d’ingresso, la più lacunosa, è decorata invece con scene della vita di San Pietro Martire, un monaco domenicano vissuto circa un secolo prima. Le scene ancora visibili riguardano la Vestitura (in alto a sinistra), la Predicazione (in alto a destra), il Martirio (in basso a sinistra), la Guarigione della paralitica Agata (in basso al centro) e l’Apparizione a Rufino (in basso a destra). La grossa fascia lacunosa che ha portato alla perdita di gran parte degli affreschi è dovuta anch’essa all’intervento di Cosimo I e sua moglie Eleonora di Toledo, intervento che portò all’allestimento di una tribuna per i fedeli della comunità spagnola.

Più famosi sono gli affreschi sulle due pareti laterali. A destra la Via Veritas, ovvero Chiesa militante e trionfante, una complessa allegoria enciclopedica del trionfo, opera e missione dei Domenicani. In basso a sinistra le autorità religiose sono in trono davanti a un modello di Santa Maria del Fiore, che curiosamente presenta già l’aspetto finale sebbene ancora nessuno sapesse come costruirne l’immensa cupola. Si pensa che l’aspetto dipinto sia quello secondo un modello approntato da alcuni artisti compreso il Bonaiuti nel 1367 e poi effettivamente realizzato, ma con altri capimastri. Attorno a questi religiosi, dove al centro figura il papa, si trovano altri religiosi e uomini di ogni condizioni sociale, che rappresentano il gregge dei cristiani custodito dai cani pezzati: i domini-canes, cioè i cani del Signore, come amavano autodefinirsi i domenicani stessi, il cui saio bianco e nero ricorda i colori degli animali. Più a destra sono raffigurati i santi Domenico, Pietro martire e Tommaso d’Aquino che confutano gli eretici. Ai piedi di questa scena è rappresentato il medesimo tema in chiave allegorica: i cani che inseguono e sbranano i lupi.

Nella parte superiore, sempre a destra, un gruppo di giovani sono spensieratamente presi dalla musica, dal ballo, e dalla raccolta di frutti. Questo avviene ai piedi delle personificazioni di alcuni vizi quali la Superbia, con il falco, la Lussuria, con la scimmia, e l’avarizia. Meno chiara appare il significato della figura che suona a sinistra della Superbia. In questo contesto di distrazione dalla Retta Via, un monaco domenicano in trono, più a sinistra, impartisce loro il sacramento della confessione, permettendo loro, grazie alla via mostrata da Domenico, ancora più a sinistra, di accedere al Paradiso. La porta del Paradiso è custodita da San Pietro e da angeli che incoronano le anime. Nella parte successiva si trova il paradiso dei beati, che guardano tutti al registro superiore dove si trova Cristo in gloria.

La via della salvezza

 

 

DA FIRENZE ANDREA pittore biografia foto opere

FOTO : SETTEMUSE.IT

 

 

 

File:Andrea di bonaiuto, via veritas, chiesa trionfante 11.JPG

DETTAGLIO
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Andrea_di_bonaiuto,_via_veritas,_chiesa_trionfante_11.JPG

 

 

 

Profilo artistico

Gli affreschi di Andrea di Bonaiuto sono emblematici del periodo della seconda metà del Trecento a Firenze, quando, per ragioni non ancora pienamente spiegate, l’arte mostrava segni di schematismo figurativo, di irrazionalità compositiva, di stanchezza e calo inventivo, prima della magnificenza tardo gotica, seguita con breve scarto dal rinascimento.Andrea accantonò le conquiste formali di Giotto e della sua scuola, senza usare la prospettiva intuitiva e la disposizione realistica delle figure nello spazio, senza la vivida spiritualità di altri autori quali Giottino. Creò scene corali, affollate da un’umanità diversificata, con alcuni dettagli patetici quali lo svenimento della Madonna nella scena della Crocefissione.

Al pari però di altri artisti attivissimi all’epoca, quali Nardo di Cione e l’Orcagna, le rappresentazioni sono piuttosto statiche (si guardi alla rigida geometria del Trionfo di San Tommaso d’Aquino), l’individuazione dei personaggi è epidermica, la narrazione è più convenzionale, il gusto in generale è più arcaizzante.

Un po’ più di vivacità venne recuperata negli ultimi decenni del secolo da Agnolo Gaddi e Spinello Aretino, ma l’unico a Firenze in grado di sviluppare coerentemente l’eredità giottesca in quel periodo, a parte Giottino, fu Giovanni da Milano.

 

 

Salita al Calvario

 

File:Andrea di bonaiuto, andata al calvario 10.JPG

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Andrea_di_bonaiuto,_andata_al_calvario_10.JPG

 

 

 

 

 

Discesa al Limbo

 

La discesa di Gesù agli inferi - Cappellone degli Spagnoli - Andrea di Bonaiuto (Andrea da Firenze) (1365 - 1367) - Santa Maria Novella Firenze. Foto di Raffaele Pagani. - L'Osservatore Domenicano

OSSERVATORIO DOMENICANO

 

 

 


Trionfo di San Tommaso d’Aquino

 

 

Andrea di Bonaiuto - Trionfo di San Tommaso d'Aquino - affresco - 1365-1367 - Cappellone degli S… | Saint thomas aquinas, Thomas aquinas, Charlotte mason curriculum

PINTEREST

 

Nella parete di sinistra invece si trova il Trionfo di San Tommaso d’Aquino, con il padre della scolastica, su un maestoso trono al centro della composizione, circondato dalle personificazioni volanti delle Virtù teologali e virtù cardinali e con ai piedi i grandi eretici sconfitti: Sabello, Averroè e Ario. Accanto a lui si trovano, da sinistra a destra, Giobbe, Davide, Paolo, Marco evangelista, Giovanni evangelista, Matteo evangelista, Luca evangelista, Mosè, Isaia e Salomone.

Nel registro inferiore si trovano quattordici stalli decorati, nei quali siedono le personificazioni muliebri delle sacre scienze (a sinistra) e delle arti liberali (a destra), ai piedi di ciascuna delle quali si trova un illustre rappresentante. Ciascuna di esse è protetta da un pianeta, secondo una tradizione pitagorica ripresa nel medioevo da Michele Scoto, san Tommaso d’Aquino e Dante. Si allineano così da sinistra:

1. La Legge civile e Giustiniano
2. La Legge canonica e Clemente V
3. La Filosofia e Aristotele
4. La Sacra Scrittura e san Girolamo
5. La Teologia e san Giovanni Damasceno
6. La Contemplazione e san Dionigi Aeropagita
7. La Predicazione e sant’Agostino
8. L’Aritmetica e Pitagora
9. La Geometria e Euclide
10. L’Astronomia e Tolomeo (l’astronomo confuso, come al solito, col sovrano, infatti ha la corona)
11. La Musica e Tubalcain
12. La Dialettica e Pietro Ispano (in alto nel timpano Mercurio nelle vesti del dio babilonese Nabu, inventore della scrittura e protettore dei mestieri ad essa collegati
13. La Retorica, col cartiglio, e Cicerone in abiti romani
14. La Grammatica, accompagnata da giovani scolari, e Prisciano di Cesarea


Allegory of the Sciences (Allegory of the Sacred Sciences)

 

 

Firenze. Le scienze sacre e le arti liberali di Iacopo Passavanti e Andrea Bonaiuti

 

 

 

 

 


Andrea di Bonaiuto, Allegory of the Sciences (Allegory of the Secular Sciences)

 

 

LE SCIENZE SACRE

Firenze. Le scienze sacre e le arti liberali di Iacopo Passavanti e Andrea Bonaiuti

 

A destra e a sinistra di san Tommaso, assiso su di un trono, si trovano i quattro evangelisti con San Paolo, che espressamente dichiara di predicare un suo vangelo, e a sinistra cinque personaggi dell’Antico Testamento, tra i quali si nota Mosè, accompagnato da Giobbe, David, Salomone e Isaia. Dall’eminentissima cathedra magistralis Tommaso esibisce il testo Sap. 7,7-8 «Optavi et datus est mihi sensus, et invocavi et venit in me spiritus sapientiae, et preposui illam regnis et sedibus» «Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza, la preferii a scettri e a troni».
Nella sua opera Summa contra Gentiles Tommaso d’Aquino prende in esame tutte le dottrine le cui conseguenze sono direttamente in contrasto con la dottrina cristiana. Per questa ragione sotto il trono si trovano accovacciate tre figure che hanno rappresanto e rappresantono errori dottrinali, Ario, Averroè e Sabellio.
Nella fascia inferiore su due ordini il sistema del sapere medioevale secondo lo schema della Divisio scientiae con i suoi inventori, per un totale di 28 figure.
Nel Convivio Dante associa ai vari cieli le discipline del trivio e del quadrivio e altre scienze (Convivio II,XIII, 9-XIV,1-21). Dal cielo della Luna a quello di Saturno Dante fa corrispondere in sequenza Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia.

 

 

La Danza nel Medioevo
FOTO : JONGLEUR
https://www.jongleurs.it/danza.html

 

 

 

 

video, 11 minuti ca

 

 

VIDEO DA :

http://www.travelingintuscany.com/arte/andreabonaiuto/cappellonedeglispagnoli.htm

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *