Andrea di Bonaiuto da Firenze – Saint Jerome. 1343 – 1377
Cappellone degli Spagnoli, Santa Maria Novella, Firenze
Andrea Bonaiuti, La chiesa militante, 1365-1368. Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli.
da :
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Travelling in Tuscany.com — Andrea Bonaiuto/ Cappellone degli Spagnoli-
Se aprite il link vedete delle belle immagini
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foto Alinari
Andrea di Bonaiuto, Discesa al Limbo (dettaglio), 1365-68, affresco, Cappella Spagnuolo, Santa Maria Novella, Firenze
dettaglio
http://corsodireligione.it/religioni/esoterismo/demonologia_2.htm
Il cosiddetto Cappellone degli Spagnoli è l’antica sala capitolare della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Famoso per l’intatto ciclo di affreschi sull’ordine domenicano di Andrea di Bonaiuto (1365-1367), assunse il nome attuale nel XVI secolo quando venne usata dalla corte di spagnoli al seguito di Eleonora di Toledo, andata in sposa a Cosimo I dei Medici. Vi si accede dal Chiostro Verde, ed oggi fa parte del Museo di Santa Maria Novella. |
foto Napoli Today
La Chiesa militante e trionfante, 1365-68 (dettaglio Danza delle donzelle nel giardino d’amore) di Andrea di Bonaiuto nella Cappella degli Spagnoli di Santa Maria Novella a Firenze
Storia e architettura La cappella è più o meno coeva all’ultima fase di costruzione della chiesa, e fu realizzata tra il 1343 e il 1355 circa da Fra’ Jacopo Talenti, autore anche del sottile campanile. La sala capitolare venne finanziata da Buonamico Guidalotti. Copre l’aula un’unica grande campata di una volta a crociera a sesto acuto con costoloni bicromi, sorretta agli angoli da quattro pilastri ottagonali. A forma rettangolare, verso ovest ha una scarsella dove è contenuto l’altare ed un crocifisso marmoreo di Domenico Pieratti dei primi anni del 1600, donato il secolo successivo da Gian Gastone de’ Medici. Vi si accede attraverso un portale con architrave scolpita, opera forse del Talenti stesso, con il Martirio e l’ Ascesa di san Pietro Martire. L’illuminazione è assicurata da un’elegante bifora verso il chiostro, e da un oculo sull’altare.
Gli affreschi vennero dipinti dal 1365 al 1367, da Andrea di Bonaiuto e vari collaboratori, sotto il priorato di Zanobi Guasconi, con un programma iconografico già definito dal priore precedente, fra’ Jacopo Passavanti. Tali affreschi vennero finanziati dallo stesso Buonamico Guidalotti, lo stesso committente dell’intera cappella che era in realtà già morto in questi anni, ma che aveva lasciato al convento un’ingente somma di denaro per la decorazione a fresco della cappella. La destinazione alle funzioni religiose per gli spagnoli fu decretata da Cosimo I nel 1566 a favore della moglie spagnola Eleonora di Toledo: risale a quell’epoca la decorazione della scarsella-abside con l’altare, con affreschi sulle pareti e sulla volta della cerchia di Alessandro Allori, così come la pala d’altare raffigurante San Jacopo condotto al martirio guarisce un paralitico, di mano del maestro (1592). Nel 1735-1736 Agostino Veracini restaurò le pitture ridipingendone larghe parti, rispettando per lo meno lo stile trecentesco. Un importante restauro venne effettuato tra il 1960 e il 1965, ma solo un anno dopo l’alluvione di Firenze provocò ingenti danni che resero necessari ulteriori restauri, al termine dei quali gli affreschi si presentarono con ritrovato splendore. Il polittico di Bernardo Daddi, oggi in una vicina sala del museo, si trovava su questo altare. |
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l tema del ciclo di affreschi è l’esaltazione dell’ordine domenicano, in particolare riguardo alla lotta dell’eresia per la salvezza della Cristianità.
Nelle quattro vele sono raffigurati La navicella di San Pietro apostolo, la Resurrezione, l’ Ascensione e la Pentecoste. Nella parete opposta all’entrata sono raffigurate in un unico spazio Scene della passione di Cristo, quali l’ Ascesa al Calvario (a sinistra), la Crocefissione (al centro), e la Discesa all’Inferno (a destra). È probabile che al centro, sotto la Crocifissione, vi fossero in origine altre scene della Passione di Cristo, ma l’apertura della cappella decretata da Cosimo I per la realizzazione dell’Altare e dell’Abside ha portato alla perdita di queste scene. L’opposta parete d’ingresso, la più lacunosa, è decorata invece con scene della vita di San Pietro Martire, un monaco domenicano vissuto circa un secolo prima. Le scene ancora visibili riguardano la Vestitura (in alto a sinistra), la Predicazione (in alto a destra), il Martirio (in basso a sinistra), la Guarigione della paralitica Agata (in basso al centro) e l’Apparizione a Rufino (in basso a destra). La grossa fascia lacunosa che ha portato alla perdita di gran parte degli affreschi è dovuta anch’essa all’intervento di Cosimo I e sua moglie Eleonora di Toledo, intervento che portò all’allestimento di una tribuna per i fedeli della comunità spagnola. Più famosi sono gli affreschi sulle due pareti laterali. A destra la Via Veritas, ovvero Chiesa militante e trionfante, una complessa allegoria enciclopedica del trionfo, opera e missione dei Domenicani. In basso a sinistra le autorità religiose sono in trono davanti a un modello di Santa Maria del Fiore, che curiosamente presenta già l’aspetto finale sebbene ancora nessuno sapesse come costruirne l’immensa cupola. Si pensa che l’aspetto dipinto sia quello secondo un modello approntato da alcuni artisti compreso il Bonaiuti nel 1367 e poi effettivamente realizzato, ma con altri capimastri. Attorno a questi religiosi, dove al centro figura il papa, si trovano altri religiosi e uomini di ogni condizioni sociale, che rappresentano il gregge dei cristiani custodito dai cani pezzati: i domini-canes, cioè i cani del Signore, come amavano autodefinirsi i domenicani stessi, il cui saio bianco e nero ricorda i colori degli animali. Più a destra sono raffigurati i santi Domenico, Pietro martire e Tommaso d’Aquino che confutano gli eretici. Ai piedi di questa scena è rappresentato il medesimo tema in chiave allegorica: i cani che inseguono e sbranano i lupi. Nella parte superiore, sempre a destra, un gruppo di giovani sono spensieratamente presi dalla musica, dal ballo, e dalla raccolta di frutti. Questo avviene ai piedi delle personificazioni di alcuni vizi quali la Superbia, con il falco, la Lussuria, con la scimmia, e l’avarizia. Meno chiara appare il significato della figura che suona a sinistra della Superbia. In questo contesto di distrazione dalla Retta Via, un monaco domenicano in trono, più a sinistra, impartisce loro il sacramento della confessione, permettendo loro, grazie alla via mostrata da Domenico, ancora più a sinistra, di accedere al Paradiso. La porta del Paradiso è custodita da San Pietro e da angeli che incoronano le anime. Nella parte successiva si trova il paradiso dei beati, che guardano tutti al registro superiore dove si trova Cristo in gloria. |
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La via della salvezza |
FOTO : SETTEMUSE.IT
DETTAGLIO
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Andrea_di_bonaiuto,_via_veritas,_chiesa_trionfante_11.JPG
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FOTO : JONGLEUR
https://www.jongleurs.it/danza.html
video, 11 minuti ca
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