Mauro Biani @maurobiani – 18.01 –19 ottobre 2022 — grazie ! + Ansa.it  19 ottobre 2022 — + Farian Sabahi, Il Manifesto, 19 ottobre

 

 

#Iran #ElnazRakebi #Elnaz_Rekabi

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Ansa.it  19 ottobre 2022 — 10.59

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/10/18/latleta-iraniana-elnaz-rekabi-sara-trasferita-nel-carcere-di-evin_535d22c2-eabb-40b7-b553-ea580330827e.html

 

L’atleta iraniana Elnaz Rekabi: “Il velo è caduto inavvertitamente”.

Aveva gareggiato senza hijab e risultava scomparsa da Seul. L’ambasciata iraniana fa sapere che è in viaggio verso Teheran. Itanwire: “Ingannata su ordine delle Guardie rivoluzionarie”

 

Elzan Rekabi

 

 

 

Manifestazione in Iran

 

Arrestata non appena rimesso piede a Teheran e tradotta a Evin, il famigerato carcere dei prigionieri politici.

Secondo il portale dei dissidenti ‘IranWire’, sarebbe la punizione decisa dal regime per Elnaz Rekabi, la campionessa di arrampicata iraniana che ha gareggiato senza velo ai Campionati asiatici in Corea del Sud.

Dell’atleta si erano perse le tracce mentre le immagini di lei in gara con i capelli che coprono la scritta ‘Iran’ sull’uniforme della nazionale facevano il giro del mondo.

Ma oggi è apparso un messaggio sul suo account Instagram secondo cui l’hijab le sarebbe caduto “inavvertitamente” poco prima di gareggiare. Rekabi si è scusata per “aver fatto preoccupare tutti” e ha annunciato che stava tornando a Teheran, come da programma, con le sue compagne di squadra.

Prima che riapparisse con il post, IranWire aveva riportato fonti anonime secondo cui, dopo la gara, la sportiva sarebbe stata ingannata dal capo della Federazione di arrampicata iraniana che l’avrebbe condotta nell’ambasciata di Teheran a Seul, su istruzioni del presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa. Che a sua volta avrebbe ricevuto l’ordine dalle Guardie della Rivoluzione. Al contrario di ciò che è stato postato in seguito su Instagram, l’atleta avrebbe scelto consapevolmente di gareggiare senza il velo.

“Le donne non dovrebbero mai essere perseguite per ciò che indossano e non dovrebbero mai essere sottoposte a violazioni come la detenzione arbitraria o altre violenze per come sono vestite”, ha affermato a proposito di Rekabi la portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani, aggiungendo che le Nazioni Unite seguiranno la vicenda “molto da vicino”.

L’immagine dell’atleta iraniana senza l’hijab – obbligatorio in pubblico nella Repubblica islamica che rappresentava all’evento sportivo coreano – ha fatto il giro del mondo ed è stata interpretata come un sostegno alle proteste in corso da oltre un mese in Iran per Mahsa Amini, la 22enne curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto. Secondo l’agenzia degli attivisti per i diritti umani iraniani Hrana, da quando le dimostrazioni sono iniziate, almeno 240 persone sono rimate uccise, tra cui 32 minori.

L’ultima vittima della repressione del regime degli ayatollah è Asra Panahi, studentessa di 16 anni che secondo il sindacato degli insegnanti ha perso la vita dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe in una scuola di Ardabil, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei.

Secondo la ong, gli arresti sono oltre 8.000, tra loro anche 9 stranieri, come l’italiana Alessia Piperno, che si trovava nel Paese mentre sono esplose le proteste. La ragazza sarebbe nel carcere di Evin, dove venerdì scorso 8 persone sono morte in seguito a un incendio e scontri, e secondo la Farnesina sta bene.

Mentre le proteste sono continuate anche in questi giorni con scioperi e sporadiche dimostrazioni per le strade di varie città, la Repubblica islamica ha condannato le sanzioni che l’Unione europea ha imposto a Teheran in segno di protesta contro la dura repressione dei manifestanti da parte delle forze dell’ordine. L’Iran ha promesso una risposta in tempi brevi contro la decisione di Bruxelles che rappresenta “una palese interferenza negli affari interni” e “viola il diritto internazionale”, ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani. 

 

 

Bbc: ‘Perse le tracce dell’atleta iraniana in gara senza velo’: video, 0.43

 

 

Caso Rekabi, l’Onu: ‘Le donne non vanno perseguite per cio’ che indossano’, video: o.25

 

Ravina Shamdasani ( Hong Kong, 1978 ),

portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani

 

 

 

 

Il Manifesto – 19 ottobre 2022

https://ilmanifesto.it/liceale-uccisa-per-un-inno-paura-per-latleta-senza-velo?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR2aZaZ3BtEHc1qaqcAo6ocKOcohDCnW4yzPttpdOP4p6RPve4u_kSjzEUk#Echobox=1666169180

 

Liceale uccisa per un inno. Paura per l’atleta senza velo

IRAN. La 16enne Asra Panahi picchiata a morte per aver rifiutato di cantare. Studenti in corteo a Teheran. Dopo la gara a Seul, la scalatrice Elnaz Rekabi sarebbe diretta nel temuto carcere di Evin

 

 

Nella Repubblica islamica dell’Iran alle donne è vietato cantare in pubblico. Paradossalmente, in certe circostanze sono invece obbligare a cantare e, se rifiutano, rischiano di essere uccise.

È successo alla liceale Asra Panahi, 16 anni, assassinata dalle forze di sicurezza: l’hanno picchiata a sangue perché, con altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema, l’ayatollah Khamenei.

LO DENUNCIA su Telegram il Consiglio di Coordinamento del sindacato iraniano degli insegnanti, secondo cui varie ragazze sono state trasferite in ospedale dopo il pestaggio in una scuola nella città azerbaigiana di Ardebil (nord ovest), teatro di proteste di larga portata.

Ed è proprio qui, nelle province dell’Azerbaigian, che i vertici di Teheran temono il fermento, dopo i disordini nelle province iraniane del Kurdistan (ovest) e Sistan e Balucistan (sud est).

Avvocato e vicepresidente della Commissione per i diritti umani dell’Ordine degli avvocati nella provincia dell’Azerbaigian orientale, giovedì scorso Sina Yousefi aveva dichiarato che le persone arrestate nel capoluogo Tabriz sono oltre 1.700 e nulla si sa del loro destino.

Tra questi, lo studente Aysan Adibek e sua sorella Siddika Adibek: spariti la settimana scorsa, non hanno contattato la famiglia e non hanno un avvocato. Yousefi aveva quindi dato avvio a un comitato di difesa per i manifestanti arrestati, ma venerdì è stato fermato dalle forze di sicurezza e non si sa dove sia finito.

 

SE IERI POMERIGGIO a Teheran su viale Enqelab, il viale della Rivoluzione, c’erano cortei pacifici di studenti che camminavano in gruppo, passando davanti alle forze di sicurezza, a preoccupare è Elnaz Rekabi.

Domenica pomeriggio la scalatrice iraniana ha gareggiato in una competizione di arrampicata a Seul senza velo. Per questo motivo – scrive IranWire, sito di giornalisti dissidenti iraniani– sarà trasferita direttamente da Seul nella famigerata prigione di Evin a Teheran.

La giovane sarebbe stata ingannata dal capo della Federazione di arrampicata iraniana: obbedendo agli ordini dei pasdaran, l’avrebbe condotta dall’albergo di Seul all’ambasciata iraniana.

Ieri pomeriggio l’atleta ha scritto un post su Instagram per dire che il copricapo le è caduto «inavvertitamente»: «Mi scuso per avervi fatto preoccupare, sto tornando a Teheran insieme alla squadra». Se Elnaz Rekabi torna in Iran, senza chiedere asilo politico, è perché suo marito è lì.

Il suo caso è stato sollevato dalle Nazioni unite con le autorità iraniane: «Seguiremo la vicenda da molto vicino – ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani con sede a Ginevra – Le donne non dovrebbero mai essere perseguite per ciò che indossano e non dovrebbero mai essere sottoposte a violazioni come la detenzione arbitraria o altre violenze per come sono vestite».

IN IRAN, LE DONNE praticano sport fin dai tempi dello scià quando, in pantaloncini corti o minigonna, servivano a dare l’immagine di un paese moderno: erano un tassello nella propaganda di regime.

Nella Repubblica islamica, praticare sport rispettando le regole non è facile: il velo è sempre obbligatorio, così come un abbigliamento che copra il corpo e ne nasconda le forme.

 

Female swimmer Elham Asghari sets record with no government support

ELHAM ASGHARI — FOTO : https://women.ncr-iran.org/2019/06/15/female-swimmer-elham-asghari-sets-record-with-no-government-support/

Per le iraniane, lo sport è stato e resta uno strumento di emancipazione, ma non tutte le storie sono a lieto fine: campionessa nei 20 km rana femminile in acque aperte, quando Elham Asghari decise di fare il giro dell’isola di Kish, nel Golfo persico – dandosi tre giorni di tempo – venne investita da una barca della polizia. Un trauma fisico e psicologico. A convincerla a non mollare era stato il padre, ex lottatore olimpico.

La speranza è che – in questa battaglia per maggiori diritti – gli uomini siano accanto alle donne.

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1 risposta a Mauro Biani @maurobiani – 18.01 –19 ottobre 2022 — grazie ! + Ansa.it  19 ottobre 2022 — + Farian Sabahi, Il Manifesto, 19 ottobre

  1. DONATELLA scrive:

    La vignetta di Biani riassume in modo eccellente la situazione delle donne ( e degli uomini) nell’attuale Iran.

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