Milly – Ricordo di Cesare Pavese
Un paese vuol dire non essere soli
avere gli amici, del vino, un caffè.
Io vengo dalla città
conoscevo le strade dalle buche rimaste
dalle case sparite
dalle cose sepolte
che appartengono a me.
Al di là delle gialle colline c’è il mare
un mare di stoppie, non cessano mai.
Il mare non voglio più
ne ho visto abbastanza
preferisco una tampa
e bere il silenzio
quel grande silenzio
che è la vostra virtù.
E in silenzio girare per quelle colline
le rocce deserte, la sterilità
lavoro non serve più
non serve sfiancarsi
e le mani tenerle
dietro la schiena
e non fare più niente
pensando al futuro.
La sola freschezza è rimasta il respiro
la grande fatica è arrivare quassù
ci venni una volta quassù
e quassù son rimasta
a rifarmi le forze
a trovarmi compagni
a cercarmi una terra
a trovarmi un paese
un paese vuol dire non essere soli..
TESTO DI CESARE PAVESE,
un brano da ” La Luna e i falò ”
MUSICA DI MARIO POGLIOTTI, 1960
“Cantacronache – Un ‘avventura politico-musicale degli anni Cinquanta”
a cura di Emilio Jona e Michele L. Straniero, 1995 DDT e Scriptorium associati
Umberto Eco, Prefazione, in Giovanni Straniero e Carlo Rovello (a cura di), Cantacronache. I cinquant’anni della canzone ribelle, Genova, Zona, 2008, p. 8
«Se non ci fossero stati i Cantacronache e quindi se non ci fosse stata anche l’azione poi prolungata, oltre che dai Cantacronache, da Michele L. Straniero, la storia della canzone italiana sarebbe stata diversa. Poi, Michele non è stato famoso come De André o Guccini, ma dietro questa rivoluzione c’è stata l’opera di Michele: questo vorrei ricordare»
E sempre Umberto Eco, nella prefazione a “Le canzoni della cattiva coscienza” riferendosi a Straniero, Jona, Liberovici, e De Maria scrive “attenti ai problemi della musica popolare, ammiratori di una tradizione della canzone che in altri paesi ha dato altissime prove, sono stati infatti costoro, insieme ad altri, a dar vita a quel movimento dei “Cantacronache” che ha inciso più di quanto non si pensi sul costume musicale”.
SE VOLETE, CANTATA DALL’AUTORE DELLA MUSIVA, MARIO POGLIOTTI
ALCUNI PROTAGONISTI DEI CANTACRONACHE :
Da sinistra a destra:
Sergio Liberovici, Fausto Amodei, Michele L. Straniero e Margot
1957 – 1963
Al progetto musicale parteciparono anche intellettuali dell’epoca come Gianni Rodari, Giorgio De Maria, Emilio Jona, Umberto Eco, Italo Calvino, Franco Fortini, Michele Straniero, Sergio Liberovici, Fausto Amodei, Fiorenzo Carpi, Giacomo Manzoni, Valentino Bucchi. nelle vesti di autori dei testi o della musica.
E così ecco che il progetto dei Cantacronache si proponeva di offrire una contro-narrazione a quest’immagine falsa di un’Italia ricca e sfavillante, cantando – sul modello degli chansonniers francesi e della tradizione dei cantastorie italiani – del proletariato, ancora alle prese con la sopravvivenza, i soprusi e le disuguaglianze perlopiù ignorate dalla politica e dall’opinione pubblica.
C’è una canzone che si potrebbe definire il loro manifesto le strofe intonano: “Ci dicono cantate svenevoli e amorosi / siate i ritmici giullari dell’era industriale / siate mercanti di piccola illusione / e di cieli dorati / ma soprattutto gonfiate / le bolle di sapone.
E ancora: Ci dicono tacete / perché il silenzio è d’oro / su miseria e lavoro / tacete della vita / se ha giorni grigi e duri / tacete degli amori / se sono tristi e oscuri / tacete anche dei fiori”
I Cantacronache in una ‘tampa’ di Torino, anni 60. Da sinistra a destra Michele Straniero, Sergio Liberovici, Margherita Galante Garrone, Fausto Amodei (foto di Mario Dondero)
Fausto Amodei, Michele Straniero e Gianfranco Pisu, Milano, 1964
MARGOT
Tra gli interpreti si avvicendarono Franca Di Rienzo, Pietro Buttarelli, Edmonda Aldini, Silverio Pisu, Glauco Mauri, oltre gli stessi autori Amodei, Straniero, Margot, Mario Pogliotti e Duilio Del Prete.
Il brano forse più famoso del repertorio è, ancora oggi, Per i morti di Reggio Emilia, composto e inciso da Fausto Amodei all’indomani della strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960. Celebri anche Dove vola l’avvoltoio? e Oltre il ponte, entrambe con testo di Italo Calvino e musica di Sergio Liberovici, e La zolfara (testo di Michele L. Straniero e musica di Fausto Amodei), portata contemporaneamente al successo da Ornella Vanoni.
Il gruppo di Cantacronache si dedicò contestualmente anche al recupero della canzone politica e della Resistenza, proponendo anche su disco brani sociali della tradizione anarchica, socialista e perfino giacobina italiana.
Lavori analoghi vennero svolti sui repertori di protesta di quei paesi che nei primi anni sessanta vivevano situazioni politico-sociali fortemente critiche anche in rapporto agli equilibri mondiali (Algeria, Cuba, Spagna, Congo, Angola).
Negli anni trionfali del Festival di Sanremo e della musica leggera, la proposta di Cantacronache fece fatica ad affermarsi al di là di ristretti ambienti fortemente politicizzati, e nel 1962/ 63 il gruppo si sciolse. Due dei suoi membri, Amodei e Straniero, proseguirono l’attività di riscoperta del canto sociale all’interno del Nuovo Canzoniere Italiano.
MICHELE STRANIERO ( in piedi ) e FAUSTO AMODEI
Il documentario storico Cantacronache 1958-1962: politica e protesta in musica, è stato realizzato da Michele Bentini, Sandra Cassanelli, Liviana Davì, Elisa Dondi, Rossella Fabbri, Chiara Ferrari, Sara Macori, Alice Tonini nell’ambito del Master in Comunicazione Storica dell’Università di Bologna nel 2011 in collaborazione con l’Istituto storico Parri Emilia-Romagna.
L’esperienza dei torinesi è stata assorbita dalla coeva generazione di cantautori (Luigi Tenco, Fabrizio De André, Francesco Guccini) come questa lo sarà poi da quella successiva (Francesco De Gregori).
PIERO BUTTARELLI
Sia durante l’arco di tempo interessato, sia nel corso degli anni a seguire molti artisti di fama hanno ripreso il senso di quell’esperienza e proposto nuove versioni di quelle canzoni:
- Ornella Vanoni ha inciso La zolfara nel 1959.
- Enzo Jannacci ha inserito Qualcosa da aspettare di Fausto Amodei nel suo spettacolo 22 canzoni del 1964 (poi inclusa nell’album Enzo Jannacci in teatro).
- Milva ha inciso Per i morti di Reggio Emilia nell’album Canti della libertà del 1965.
- Nel 1974 gli Stormy Six hanno inciso una loro versione di Per i morti di Reggio Emilia (album Guarda giù dalla pianura).
- I Modena City Ramblers hanno riportato in auge il brano Oltre il ponte nel 2005, adattando il testo originale di Italo Calvino alla melodia tradizionale irlandese The Blacksmith.
- Nel 2005 Grazia Di Michele ha allestito uno spettacolo teatrale dedicato alla figura di Italo Calvino, riproponendo tra l’altro i quattro brani a firma Calvino-Liberovici Dove vola l’avvoltoio?, Oltre il ponte, Canzone triste, Il padrone del mondo. Dallo spettacolo è stato tratto il CD eponimo Chiamalavita.
- I Têtes de Bois hanno ripreso La zolfara per il loro progetto Avanti Pop.
- Nel 2008, in occasione del cinquantennale del movimento torinese, è stato allestito lo spettacolo Progetto Cantacronache, promosso da Valter Colle, Enrico de Angelis e Moni Ovadia. Vi hanno preso parte, tra gli altri, Fausto Amodei, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli, Ginevra Di Marco, Kosovni Odpadki, Enzo Jannacci, Caparezza, Banda Osiris, Grazia Di Michele, Yo Yo Mundi, Alessio Lega.
- Nel 2012 è uscito il libro di Salvatore Coccoluto Il tempo della musica ribelle. Da Cantacronache ai grandi cantautori italiani.
- Nel 2013 è uscito il saggio Cantacronache 1958-1962: politica e protesta in musica scritto da Chiara Ferrari, edito da Storicamente, rivista del Dipartimento di Storia, Cultura, Civiltà dell’Università di Bologna. Il saggio ripercorre la storia del gruppo torinese sulla base delle interviste ai protagonisti raccolte nell’omonimo documentario.
LP
- 1971 – Cantacronache 1 (Albatros, VPA 8123)
- 1971 – Cantacronache 2 (Albatros, VPA 8124)
- 1971 – Cantacronache 3 (Albatros, VPA 8125)
- 1971 – Cantacronache 4. Canti di protesta del popolo italiano – Canti della resistenza (Albatros, VPA 8133)
DA :
https://it.wikipedia.org/wiki/Cantacronache
MARGOT, GIROTONDO IN TUTTO IL MONDO
Filastrocca per tutti i bambini, per gli italiani e per gli abissini, per i russi e per gli inglesi, gli americani ed i francesi, per quelli neri come il carbone, per quelli rossi come il mattone, per quelli gialli che stanno in Cina, dove è sera se qui è mattina, per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci e dormon dentro un sacco di stracci, quelli che stanno nella foresta dove le scimmie fan sempre festa, per quelli che stanno di qua o di là, in campagna od in città, per i bambini di tutto il mondo che fanno un grande girotondo, con le mani nelle mani, sui paralleli e sui meridiani. con le mani nelle mani, sui paralleli e sui meridiani..
“Cantacronache” è stato per noi, giovani negli anni ’60, la scoperta di una storia dell’Italia che non avevamo conosciuto dai manuali.