DONATELLA D’IMPORZANO :: UNA CURIOSA ” RECENSIONE ” SUL FILM ” MARNIE” DI HITCHCOCK ( 1964 )

 

E’ BELLO COME LA NOSTRA DONATELLA CHE DOVRESTE FAR CANTARE.. !

 

Condivido con voi le mie impressioni su un film di Hitchcock, “MARNIE”, visto ieri sera  su Sky.

E’ ovviamente un giallo, ma non è quello l’importante. Al di là della trama, ci sono dei momenti di osservazione della realtà, che fanno capire il genio del grande regista: la pericolosità delle persone “normali”, che non arrivano all’omicidio ma ne sarebbero perfetti esecutori, come la moglie del commissario, che ha la mania di confezionare dei piatti alla moda della grande cuisine francese e in quella sua sfrenata passione esprime inconsapevolmente il suo sadismo. Il tutto è espresso con leggerezza, con ironia, senza che i potenziali assassini, in buona fede da parte degli interpreti e di tutti noi, si accorgano di questa perfidia

 

 

Marnie è un thriller psicologico del 1964 diretto da Alfred Hitchcock, tratto dall’omonimo romanzo di Winston Graham del 1961.

 

HITCHCOCK ::: MARNIE TRAILER

Lab Buster Keaton – Scienze della Comunicazione

 

 

 

 

clip di 2 minuti e 8 secondi – italiano

https://www.youtube.com/watch?v=NeDZgGrOUUQ

 

 

 

LA CANZONE CON IMMAGINI DELLA COPPIA   — 3.16

 

 

Trama

Marnie è una giovane donna psicologicamente labile e frigida a causa di un grave trauma subito da bambina. Di una bellezza gelida ma affascinante, è scontrosa, travagliata e fragile allo stesso tempo. È inoltre una bugiarda e una ladra seriale; presentandosi con un aspetto austero, integerrimo ed elegante, si fa assumere in diverse aziende come segretaria e poi ruba il contenuto delle casseforti, fuggendo con il denaro e rendendosi introvabile cambiando identità. Mark Rutland, giovane industriale vedovo e proprietario di una grande azienda editoriale, la nota quando la vede lavorare come segretaria presso l’ufficio di un suo conoscente con il quale è in rapporti d’affari, ma la donna, dopo aver rubato i soldi custoditi in cassaforte, si rende irreperibile.

In albergo rimuove la tintura con cui si scuriva i capelli, cambia aspetto e vestiti, facendo perdere le proprie tracce e tornando in visita dalla madre, cui è molto legata, sia per il senso di colpa verso la donna che è zoppa ormai da molti anni, sia perché è quasi succube della sua rigida morale, che giudica frivolo finanche il colore biondo che aveva adottato per i suoi capelli. Rutland incontra di nuovo casualmente Marnie presso l’ufficio personale della propria società, dove la donna si è presentata come aspirante segretaria, e la fa assumere contro il parere del direttore. Nel frattempo Marnie, dopo pochi giorni di lavoro, in cui ha avuto occasione di osservare sia dove si trova la chiave, sia la combinazione della cassaforte aziendale, s’impadronisce del denaro in essa custodita, fuggendo.

Marnie e Mark Rutland nel trailer

Mark, ormai invaghito della donna e intuito cosa sia avvenuto, reintegra con il proprio denaro l’ammanco nella cassaforte aziendale e si mette poi alla ricerca di Marnie; la trova presso una scuderia di cavalli, dove lei tiene il suo amato destriero Florio e prima che lei possa fuggire la pone di fronte a una scelta drammatica: se lo sposerà, lui non la denuncerà e anzi rifonderà l’ammontare dei suoi furti precedenti, convincendo, grazie alle proprie relazioni d’affari, i derubati a non sporgere denuncia ed evitandole così il carcere. Marnie accetta, sebbene non ricambi i suoi sentimenti.

Durante la crociera per la luna di miele, oltre alla sua già evidente cleptomania, Mark scopre che Marnie ha il terrore di qualunque contatto fisico con gli uomini. La mattina dopo la loro partenza la donna tenta il suicidio, gettandosi nella piscina della nave e lui la salva appena in tempo. Alla domanda di Mark: «Perché non ti sei buttata in mare?», Marnie risponde: «Io volevo uccidermi, non ingrassare quei maledetti barracuda». Tornati dalla crociera, Mark le fa arrivare a casa l’amato Florio, ma la situazione precipita durante una battuta di caccia, allorché Marnie, alla vista del colore rosso della giacca di un partecipante, perde il controllo di sé e si lancia al galoppo in una folle corsa, che culmina con una rovinosa caduta e l’azzoppamento di Florio, che lei stessa abbatte con un colpo di pistola.

Marnie ha infatti il terrore dell’accostamento del colore bianco con il rosso e dei temporali. Soffre di incubi, nei quali rivive un triste ricordo dell’infanzia, quando la mamma, che per mantenere se stessa e la bimba esercitava il meretricio, la svegliava di notte e la faceva uscire dal caldo letto in cui dormivano, per ricevere il marinaio di turno. Durante uno di questi traumatici episodi la bambina, sola e infreddolita, fu terrorizzata anche da un temporale. Mark indaga la ragione dei disturbi psicologici di Marnie e scopre, con l’aiuto della cognata Lil Mainwaring, da tempo innamorata di lui, che la madre di Marnie, al contrario di ciò che lei gli aveva detto, è viva e abita a Baltimora. Grazie a un investigatore privato viene a conoscenza dell’indirizzo della donna e della sua triste storia, di quando cioè un giorno uccise un marinaio, suo cliente, che l’aveva aggredita rompendole una gamba sotto gli occhi della figlia. Mark trascina quindi Marnie a casa della madre; solo un confronto e un chiarimento tra le due donne potrà sbloccare la mente di Marnie.

Nel frattempo scoppia un temporale e questo, insieme all’ambiente familiare, fa rivivere in Marnie l’incubo represso. La sua voce assume allora il timbro della bimba che era e, incalzata dalle domande di Mark, rievoca la storia: il marinaio, sentendola singhiozzare, esce dalla stanza da letto della madre, tentando di confortarla (ma la scena autorizza a pensare ad un interesse più morboso). La madre interviene per allontanare il cliente dalla figlia; ne nasce una colluttazione, durante la quale l’uomo rimane ferito, e cadendo sulla donna le provoca danni permanenti a una gamba. Marnie, per difendere la mamma dal marinaio (in realtà del tutto inoffensivo), lo uccide con un attizzatoio, urlando poi alla vista del rosso del sangue che si spande sulla bianca divisa.

La madre riuscì poi a far credere di essere stata lei a compiere l’omicidio, per difendere la figlia. A questo punto, la madre rivela la verità sulla nascita di Marnie; all’epoca la donna, appena quindicenne, fu convinta da un compagno di scuola, Bill, ad avere il suo primo rapporto sessuale in cambio di un maglione bianco, che la ragazza desiderava tanto; quando, poi, rimase incinta, il ragazzo fuggì e dunque lei tacque fino ad allora in merito ai dettagli della vicenda. Marnie riesce a riportare alla coscienza il ricordo rimosso di quei terribili momenti, mostrando di volere superare i suoi blocchi emotivi e di ricambiare infine l’amore di Mark.

 

«Marnie è una delle opere più controverse di Hitch: i suoi ammiratori sono divisi a metà fra chi lo considera uno dei suoi capolavori e chi invece lo giudica verboso, vecchio stile e trasandato. Gli argomenti di coloro che sono contrari al film si basano in larga misura – al di là del generale e comprensibile disagio che il film stesso suscita, perché comunque turba molto lo spettatore – su alcuni effetti speciali di grande banalità (come la scena in cui Marnie cavalca) e su alcuni fondali dipinti, teatrali e artificiosi, soprattutto quello della strada dove abita la madre di Marnie. Hitch aveva voluto ricreare l’effetto irreale di sogno che aveva visto due o tre volte nella sua vita – a Southampton e poi a Wellington in Nuova Zelanda – di navi che incombono in modo surreale sui tetti delle case, senza alcuna traccia evidente del mare che dia loro una plausibilità o una prospettiva “.

( da : John Russel Taylor, Hitch, traduzione di Mario Bonini, Milano, Garzanti, 1980. )

 

 

Come al solito, Hitchcock riserva un’inquadratura per se stesso: in questo caso, all’inizio del film, è un cliente dell’hotel ove alloggia anche la protagonista mentre esce da una stanza e guarda Marnie che si allontana in direzione opposta lungo il corridoio, per poi volgere per pochi secondi lo sguardo direttamente verso la macchina da presa.

 

La colonna sonora è di Bernard Herrmann, l’ultima scritta da questi per Hitchcock. Scrive Roberto Pugliese:

«Anche dal punto di vista della colonna sonora, Hermann non lesina il suo talento: “furibonde accensioni romantiche, grandi vortici melodici e l’orchestra che, distendendosi in tutto il proprio fasto strumentale, ci restituisce, amplificate, le ossessioni di Marnie.»

 

Questo film di Hitchcock fu contestato dalla critica in modo esplicito e quasi unanime, ma in seguito è stato molto rivalutato ed oggi viene considerato l’ultimo vero capolavoro del maestro inglese. Il critico Leonard Maltin ha affermato che Marnie era largamente in anticipo rispetto ai tempi, poiché affrontava un argomento troppo pruriginoso per aver successo prima del 1968.

 

Scrive François Truffaut:

«Marnie fu un insuccesso cocente e nello stesso tempo un’opera appassionante, che rientra nella categoria dei “grandi film malati”. […] Un’impresa ambiziosa che ha sofferto per errori di percorso: una sceneggiatura impossibile da girare, un cast inadeguato, delle riprese avvelenate dall’odio o accecate dall’amore, uno scarto molto forte tra intenzione ed esecuzione, un impantanarsi non percepibile o un’esaltazione ingannatrice. Evidentemente la nozione di “grande film malato” si può applicare soltanto a grandissimi registi, a quelli che hanno dimostrato in altre circostanze di poter raggiungere la perfezione.»

( da : François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, traduzione di Giuseppe Ferrari e Francesco Pititto, Milano, Il Saggiatore, 2009 )

 

Per Donald Spoto:

«Tuttavia Marnie, a distanza di anni, ha un fascino intimo e particolare, unico nella produzione artistica di Hitchcock. La sua mancanza di strutturazione e la sua impostazione onirica quasi allucinatoria suscita nello spettatore l’empatia con le sue emozioni straziate. Diversamente da qualsiasi altra sua opera, questo film è costellato di aperte richieste d’affetto. “Perché non mi vuoi bene mamma?” chiede Marnie in una delle prime scene. “Mi sono sempre chiesta perché non mi vuoi bene.”»

( da : Donald Spoto, Il lato oscuro del genio, traduzione di Carolina Sargian, Torino, Lindau, 2006 )

 

DA : https://it.wikipedia.org/wiki/Marnie

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1 risposta a DONATELLA D’IMPORZANO :: UNA CURIOSA ” RECENSIONE ” SUL FILM ” MARNIE” DI HITCHCOCK ( 1964 )

  1. DONATELLA scrive:

    Ho clamorosamente sbagliato il titolo: il film di Hitchcock che ho visto e di cui parlo è “Franzy” del 1972.

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