JAROSLAV SEIFERT ( Praga, 23 settembre 1901 – Praga, 10 gennaio 1986 ), premio Nobel 1984

 

IL VASCELLO FANTASMA DEL 24 APRILE 2018

 

BLOG DI POESIA

https://ilvascellofantasma.it/2018/04/24/praga/jaroslav-seifert-e-praga-una-cosa-sola/

 

Jaroslav Seifert e Praga, una cosa sola.

 

Praga

Sopra le coltri elefantine delle aiuole
un cactus gotico fiorisce in teschi regali
e nelle cavità di malinconici organi,
nei metallici grappoli cannosi,
marciscono antiche melodie.

Palle di cannone, semi di guerra
ha disperso il vento.

Sopra ogni cosa svetta la notte,
e nel bosso di cupole sempre verdi
lo sventato imperatore in punta di piedi se ne va
ai giardini magici delle sue stòrte,
e nella bonaccia delle rosee serate
tintinna un fogliame vetroso,
che le dita degli alchimisti toccano
come vento.

Accecano i telescopi per orrore del cosmo;
e i fantastici occhi degli stellonauti
se li è bevuti la morte.

e intanto la luna ha deposto uova nelle nubi,
stelle nuove sono sgusciate a frotte come uccelli
che migrano da terre nericce
canticchiando la canzone dei destini umani,
ma nessuno c’è che li possa intendere.

Ascoltate le fanfare del silenzio,
su tappeti logori come sindoni di secoli
ci incamminiamo verso l’invisibile futuro

e Sua maestà la polvere
si adagia lieve sul trono vuoto.

 

Da: Vestita di luce, a cura di Sergio Corduas, Einaudi, Torino 1986, p. 23

 

Vi sono città che sembrano fatte per la poesia. Una di queste certamente è Praga. Fu uno dei centri artistici principali dell’epoca barocca, poi della mitteleuropa (oltre a Franz Kafka vi era nato qui anche Rainer Maria Rilke nel 1875).

 

 

 

Žižkov

 

 


Dopo il centro storico, Žižkov è probabilmente il quartiere più famoso di Praga. In passato, la sua popolazione prevalentemente proletaria, la vita allegra delle osterie e dei cabaret locali e il variegato paesaggio collinare all’ombra della collina di Vítkov hanno creato un’aura irresistibile che ha attirato molti aspiranti artisti. A Žižkov risiedevano anche Jaroslav Hašek, autore del romanzo “Il buon soldato Švejk”, e Jaroslav Seifert, l’unico scrittore ceco a vincere il premio Nobel per la letteratura. Žižkov è un quartiere che sta cambiando rapidamente, ma il suo cuore rimane ancora bohemien.  La passeggiata inizia nel quartiere di Královské Vinohrady, il cui nome è dovuto ai vigneti che ricoprivano i pendii locali nel Medioevo. Con il tempo, però, gli arbusti delle viti hanno ceduto il posto allo sviluppo urbano. Oggi, Vinohrady è formato da case liberty o storiciste splendidamente decorate, che qua e là sono completate da un modernismo fatto di forme e colori sorprendenti. Il percorso tortuoso per le vie di Žižkov vi condurrà nelle vicinanze del trasmettitore televisivo, il simbolo moderno di questo interessante quartiere. Qui potrete riposarvi e ristorarvi in una delle rinomate osterie locali.

 

https://www.prague.eu/it/oggetto/luoghi/3501/da-vinohrady-a-zizkov-alla-ricerca-della-magia-del-boheme-praghese

 

 

Žižkavárna - Prague, Czech Republic | European Coffee Trip

Il Caffé Zizkasvàrna nel quartiere oggi

 

https://europeancoffeetrip.com/cafe/zizkavarna-prague/

 

Nel 1918 divenne capitale della Cecoslovacchia. Allora Jaroslav Seifert aveva diciassette anni (era nato a Žižkov, un sobborgo operaio di Praga). A quel tempo aiutava il padre al suo negozio di quadri, unica fonte di sostentamento della famiglia, che però chiuse i battenti nel corso della guerra per via delle dure condizioni di vita imposte dal conflitto bellico. Si diplomò come privatista nel 1919 e già allora simpatizzava per la Rivoluzione Russa e per la causa del comunismo. Quell’anno cominciò a pubblicare su riviste e nel ’21 pubblicò la sua prima raccolta di poesia, La città in lacrime. Nello stesso anno si iscrisse al Partito comunista e cominciò a lavorare per la stampa di partito (scriveva sul quotidiano «Rude pravo», collaborava con la casa editrice di partito e fece parte della redazione di alcune riviste letterarie).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PRIMO NUMERO DEL 21 SETTEMBRE 1920 — Il giornale uscì fino al 1990 quando crollò L’URSS.

 

 

 

File:František Halas (1901-1949).jpg - Wikimedia Commons

František Halas (Brno3 ottobre 1901 – Praga27 ottobre 1949) è stato un poetascrittore e traduttore.

 

Conobbe in questi anni František Halas, il quale si era da qualche anno trasferito da Brno. Anche quest’ultimo simpatizzava con la causa del comunismo, frequentava gli stessi ambienti di Seifert e pubblicò sulle riviste in cui quest’ultimo lavorava. Tra i due poeti nacque un’amicizia fraterna. Seifert fu tra i fondatori del gruppo di poeti e artisti del movimento Devětsil, fondato a Praga nel 1920 e attorno a cui si erano raccolti critici e poeti di primo piano (in seno a questo gruppo nacque nel 1924 il poetismo, un movimento artistico e poetico di fondamentale importanza nel ‘900 ceco e non solo, che propugnò e attuò un impetuoso rinnovamento nella scena letteraria sotto il segno delle avanguardie letterarie europee).

 

 


Toyen e Karel Teige nel 1925

Karel Teige (Praga13 dicembre 1900 – Praga1º ottobre 1951) è stato un artista e teorico dell’arte. È stato tra le persone più rilevanti dell’avanguardia cecoslovacca, fondando il Devětsil, che precederà il poetismo.

 

KAREL TEIGE | Bauhaus art, Geometric art, Abstract geometric art
Karel Teige

 

Karel Teige -Collage# 01, 1935 (c) Nachlass Karel Teige

Karel Teige, collage, 1935

 

 

Figura di primo piano di questo raggruppamento fu il critico Karel Teige, col quale nel 1924 Seifert fece un  memorabile viaggio in Italia proprio nel momento in cui il fascismo stava prendendo il potere.

 

Nel 1925 fu in Unione Sovietica e l’anno successivo pubblicò la raccolta L’usignolo canta male, nella quale si avverte il passaggio da una prima fase influenzata dalla poesia proletaria a una fase più matura sotto il segno delle avanguardie europee (surrealismo, dadaismo). Notevole e profetica per quanto riguarda i futuri destini dell’Europa è la poesia dal tono espressionista Il vecchio campo di battaglia(“Il sole gira l’ombra alle cose,/ la terra è incinta di morti./ Già si spacca, andiamo e balliamo/ in tondo!// È notte, è mattino e fra le nebbie fa giorno,/ avvolti in brandelli tutti dormono./ È il mantello di Arlecchino, la terra,/ una scacchiera sfondata,/ è l’Europa”).

 

Nel 1929 Seifert firma un manifesto contro l’affermazione della linea stalinista all’interno del Partito Comunista cecoslovacco e per questo ne venne espulso. Proprio in quell’anno pubblicò la raccolta di poesia Il piccione viaggiatore nella quale compare la citata poesia dedicata alla sua città natale.

L’allontanamento dal partito fu una svolta importante nella sua biografia intellettuale e artistica. A partire da questo momento guardò l’Unione Sovietica e la causa del comunismo mondiale in modo sempre più scettico e critico. Anche dal punto di vista formale le sue poesie cambiarono: si passò da forme metriche irregolari o assenti a metri più regolari e tradizionali mentre dal punto di vista stilistico il poeta gradualmente passò a un tono più intimista e lirico. Il soggetto della sua poesia a cui rimase fedele per tutta la sua vita, fu proprio Praga, città nella quale i suoi ricordi d’infanzia si intrecciano con i riferimenti al mito di una città nella quale l’arte e la storia avevano lasciato tracce indelebili.

Con lo smembramento della Cecoslovacchia del ’39 e l’occupazione di Praga da parte delle truppe naziste prevalsero nella sua poesia gli accenti di indignazione civile. Nel 1948 si espresse chiaramente contro la “sovietizzazione” del suo paese (per questo fino al 1956 fu costretto al silenzio).

 

Nel 1968, a seguito della sua posizione fortemente critica nei confronti dell’invasione sovietica del suo paese, fu di nuovo ridotto al silenzio (anche se le sue poesie circolavano sotto forma di samizdat).

 

Il premio Nobel assegnato nel 1984 (due anni prima della sua morte) non giovò molto alla sua fama a livello mondiale. Forse proprio perché per tutta la sua vita rimase così fedele alla sua amata città.

 

Il bisbiglío reticente di una bocca baciata
              che sorride: sí
non lo sento da molto tempo.
              E poi non mi spetta.
Mi piacerebbe però trovare ancora parole
che fossero impastate
              con mollíca di pane
o profumo di tiglio.
Ma il pane è ammuffito
              e i profumi sono amaricati.

E attorno a me strisciano parole in punta di piedi
e mi strangolano
              se voglio afferrarle.
E i colpi delle maledizioni rimbombano sulla porta!
Se le costringessi a danzare per me,
resterebbero mute.
              E per giunta zoppicano.

Però so bene
che un poeta deve sempre dire piú
di ciò che sta nascosto nel rombo delle parole.
Ed è la poesia.
Altrimenti non potrebbe con la búrbera del verso
cavare un bocciolo da strascichi di miele
e forzare il brivido
              a corrervi per la schiena
quando spoglia la verità.

Jaroslav Seifert

(Traduzione di Sergio Corduas)

da “Concerto sull’isola”, 1965, in “Jaroslav Seifert, Vestita di luce”, Einaudi, Torino, 1986

∗∗∗

Zdráhavý šepot…

Zdráhavý šepot políbených úst,
              která se usmívají; ano,
už dávno neslýchám.
              Také mi nepatří.
Však rád bych našel ještč slova,
která jsou uhnětena
              z chlebové střídy
nebo z vůně lip.
Chleba však zplesnivěl
              a vůně zahoř kly.

A kolem mě se plíží slova po špičkách
a rdousí mě,
              když chci je uchopit.
Zabít je nemohu,
              a zabíjejí mě.
A rány kleteb duní do dveří!
Kdybych je přinutil, aby mi tančila,
zůstanou němá.
              A ještě kulhají.

Však dobře vím,
že básník musí vždycky říci víc,
než co je ukryto ve hřmotu slov.
A to je poezie.

Jinak by nemohl heverem verše
vypáčit poupě z medových závěsů
a nutit mráz,
              aby vám přeběhl po zádech,
když svléká pravdu.

Jaroslav Seifert

da “Koncert na ostrově”, Československý spisovatel, 1965 

 

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2 risposte a JAROSLAV SEIFERT ( Praga, 23 settembre 1901 – Praga, 10 gennaio 1986 ), premio Nobel 1984

  1. DONATELLA scrive:

    Praga magica e magiche le poesie di questo grande poeta.

  2. DONATELLA scrive:

    La sua poesia su Praga è così ricca di immagini e di collegamenti impercettibili con la natura e gli uomini che mi ricorda alcune poesie di Garcia Lorca.

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