Donatella D’imporzano, Una bella elegia per Didì ” cane perbene “.

Donatella

 

 

 

 

 

Elegia ad un cane che amiamo e che rappresenta l’essenza stessa dei quadrupedi che accettano benevolmente di esserci amici.

 

nico e didì piccoli

 

 

Didì era un cane perbene. Aveva padroni affettuosi che lo nutrivano e che gli davano ogni tanto gustose prelibatezze. Dormiva sul loro letto, mangiava insieme a loro, lo accarezzavano, lo lasciavano annusare per strada tutti gli odori disgustosi per gli umani ma per lui sublimi. Dato che era molto intelligente apprezzava le manifestazioni di vero amore da parte dei suoi genitori-padroni e cercava di ricambiare le loro carezze, le grattatine sulla testa, i meravigliosi e proibiti bocconcini che ogni tanto gli arrivavano sotto il tavolo da parte della padrona di casa all’ora di colazione, pranzo e cena.

 

 

didì nella sua intensità..

 

didì con le sue bambole

 

 

didì fa all’amore dal vetro.. e lei che carina !

 

 

La cosa che, in tutta quella tenerezza e rispetto, gli dava un po’ fastidio, era di essere nominato e classificato come “cane”. Quella parola, così dura per la lingua italiana, che aveva al di là delle intenzioni di chi la pronunciava un suono offensivo, lui non la poteva proprio sopportare.

 

 

didì riflette con intensità dolorosa su come reagire a quel tremendo sopruso..

 

 

Crocodile is open mouth while resting. - 80608048

decide di aprire la bocca ..così  e urlare !

 

 

.. ma tutto finisce bene..

 

Era un cane che aveva molto pensato, quando gli umani credevano che sonnecchiasse, ed era deciso ad abolire la parola per lui veramente odiosa dal vocabolario che era costretto ad udire ogni giorno. Quando veniva pronunciata, anche in modo totalmente innocente, si metteva a ululare in modo sinistro, facendo immaginare agli ignari umani catastrofi e tragedie apocalittiche. L’ululato del cane è in genere un suono potente e per niente allegro, foriero di mali estremi. Si comunica immediatamente agli altri compagni canini anche per chilometri, insomma succede una vera e propria cagnara. Didì, cane intelligente e riflessivo, amante dei suoi padroni e ammiratore convinto delle cagnette che gli passavano accanto per la via, aveva così trovato un’arma formidabile per seppellire quell’orrenda parola nel polveroso dizionario su cui tante volte aveva produttivamente sonnecchiato. Gli umani, per primi i suoi genitori adottivi, alla fine capirono il motivo di quella protesta sonora e inquietante, che rendeva impossibile una vita serena ai tranquilli e miti cittadini. Ci vollero svariati anni per ottenere finalmente la vittoria. Nel frattempo vennero fatte petizioni, inchieste psicologiche, si formarono gruppi di umani che sostenevano le tesi più diverse, si consultò perfino la Bibbia per prendere lumi dall’Altissimo, si studiò meglio la vita di San Francesco. Didì non smise mai di dare l’esempio: il suo ululo era diventato un urlo di guerra, che risvegliava il senso di dignità di tutta la sua specie al suono di quella orrenda parola. Il giorno in cui il maledetto termine venne escluso ufficialmente dal vocabolario corrente, con una solenne cerimonia in cui la parola “cane” scritta a grosse lettere su una pergamena venne bruciata in pubblico. Didì, finalmente soddisfatto, accarezzato teneramente dai “suoi” umani, andò sul grosso volume del dizionario che dormiva sulla scrivania padronale e, non se ne seppe mai il motivo, vi fece sopra una piccola, gentile, odorosa pipì.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *