FOTO : https://elastica.eu/it/relatore/riccardo-stagliano/
Riccardo Staglianò (Viareggio, 29 giugno 1968) è uno scrittore e giornalista italiano, corrispondente per il quotidiano La Repubblica
Ha iniziato la sua carriera come corrispondente da New York per il mensile Reset, ha poi lavorato al Corriere della Sera e oggi scrive inchieste e reportage dall’Italia e dall’estero per il Venerdì. Per dieci anni ha insegnato nuovi media alla Terza università di Roma. Nel 2001 ha vinto il Premio Ischia di Giornalismo, sezione giovani. Nell’ottobre 2011 ha portato in Italia (Reggio Emilia) le Ted Conference, format americano nel quale le migliori intelligenze internazionali sono invitate a tenere discorsi della durata di 18 minuti sui temi più diversi. È autore di vari libri, tra cui: Bill Gates. Una biografia non autorizzata (Feltrinelli, 2000), Cattive azioni. Come analisti e banche d’affari hanno creato e fatto sparire il tesoro della new economy (Editori Riuniti, 2002) e L’impero dei falsi (Laterza, 2006) sul traffico di merci contraffatte dalla Cina all’Europa. Per Chiarelettere ha pubblicato con Raffaele Oriani I cinesi non muoiono mai (2008), Miss Little China, che accompagna l’omonimo documentario di Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco (2009), Grazie (2010). I suoi libri più recenti sono: Toglietevelo dalla testa (Chiarelettere 2012), un’inchiesta sul potere e gli interessi delle lobby dei produttori di cellulari, e sul rapporto tra uso del telefonino e tumori alla testa; Occupy Wall Street, il reportage dentro la protesta (Chiarelettere, 2012). Su Twitter è @rsta.
DA : https://www.minimaetmoralia.it/wp/author/riccardostagliano/
EINAUDI, MARZO 2022
DAL TWITTER DI RICCARDO STAGLIANO’ :
Riccardo Staglianò @rsta
EINAUDI, 2020
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 25 LUGLIO 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/25/siamo-noi-italiani-i-migranti-di-cui-parlare/4515188/
LAVORO & PRECARI– 25 LUGLIO 2018
Siamo noi italiani i migranti di cui parlare
“E certo che ho votato Salvini! Non sono razzista. Ma è un’invasione, qui. Un’invasione! Non so come sopravviveremo”, mi dice uno dei clienti del caffè in piazza a Casciana Terme. Ogni volta che torno a casa mi si avvicinano per chiedermi di scrivere di questo e di quello e di fare giustizia, anche se poi nessuno legge più i giornali. Fuori, una ragazza romena passeggia sottobraccio a una signora con il cappello. Le badanti, qui, sono le uniche straniere. E senza, non so come sopravviveremmo.
“Non sono razzista. Ma sono stato un imprenditore tutta la vita e ti garantisco che così andremo in bancarotta”, mi dice. E in effetti. Non ha mai pagato le tasse. Mai. Altrimenti, dice, lo Stato mi avrebbe strangolato. Come potremmo non andare in bancarotta?
Tanti mi domandano: perché non scrivi dei migranti? Perché è quello che vogliono. Vogliono che parliamo dei migranti, invece che dei problemi veri. Che non sono problemi solo italiani. E il problema è proprio questo. Che sempre di più, lo Stato nazionale è inadeguato a fronteggiare sfide che trascendono i suoi confini. E i suoi poteri.
Da quando per le imprese è diventato facile trasferire la produzione altrove, in paesi in cui i salari (e spesso anche i diritti) sono minori, è iniziata una corsa al ribasso senza fine. Mentre l’evoluzione tecnologica, intanto, riduce sempre più il numero dei lavoratori – quando è stata comprata da MarkZuckerberg, per 19 miliardi di dollari, Whatsapp aveva 55 dipendenti. E in tutto questo, controlli zero e connivenze favoriscono le speculazioni degli squali della finanza. Speculazioni che alla fine, periodicamente, siamo chiamati a pagare noi, salvando le banche a nostre spese. Perché i manager, invece di essere puniti, vengono premiati. Ormai, guadagnano il 434 per cento in più dei loro dipendenti. Che sempre più spesso, invece, lavorano, e non campano: in Italia, l’11,7 percento resta sotto la soglia di povertà.
Se non parlo di migranti è perché è di questo che bisogna parlare. Ma sono cose su cui il governo non ha niente da dire. Dopo 30 giorni, e sette Consigli dei ministri, non ha approvato che due decreti. E su questioni di ordinaria amministrazione.
Lavoretti. Così la «sharing economy» ci rende tutti più poveri
Prezzo: 14€
Uno dei giornalisti che leggo di più è Riccardo Staglianò. Perché fa reportage. Sta per strada e quindi racconta le storie che contano. E non a caso, quello di cui si occupa più spesso è proprio questo. Quelle cifre su Whatsapp vengono dal suo ultimo libro, che si intitola Lavoretti: quello che l’economia di oggi offre alla mia generazione. In cui, in teoria, siamo tutti imprenditori di noi stessi. Anche il tassista Uber che neppure conosce il nome dei suoi clienti, e dorme nel parcheggio di un centro commerciale per fare più corse, e di inverno, si sveglia ogni tre ore per accendere il riscaldamento: con i barboni che lo osservano perplessi dal finestrino.
Non siamo liberi: siamo sfruttati e basta. Con una partita Iva solo perché altrimenti, con un contratto, l’azienda dovrebbe pagarci i due terzi dei contributi. Così, invece, paghiamo tutto noi. Senza indennità di malattia, senza ferie: senza mezzo diritto. Stiamo andando a schiantarci dritti contro un muro. La capacità di spesa crolla, crolla il consumo: e crolla la produzione. E tutto questo perché? Perché gli “afri-cani” raccolgono arance a Rosarno per 15 ore a 15 euro, e ci rubano il lavoro, o forse perché in questi anni i maghi dell’elusione fiscale hanno consentito alle prime 50 aziende americane di occultare 1,3 trilioni di dollari?
E per ogni dollaro di tasse, ricevono 27 dollari di aiuti statali. Nel 2016, in Italia sono arrivati 181mila stranieri. E sono andati via 285mila italiani. Nell’elenco dell’OCSE dei paesi di origine dei migranti, l’Italia è ottava. Dopo la Cina, la Siria, la Romania, la Polonia, l’India, le Filippine, e il Messico. Siamo noi, oggi, in Italia, i migranti di cui parlare.
Tutti i dati contenuti nel post sono tratti dagli ultimi due libri di Riccardo Staglianò: “Lavoretti”, Einaudi 2018 e “Al posto tuo, sull’innovazione tecnologica”, Einaudi 2016
Al posto tuo. Così web e robot ci stanno rubando il lavoro
18 EURO PREZZO PIENO
Casciana Terme (Castrum ad Aquas o Balneum ad Aquas in latino) è una frazione del comune italiano sparso di Casciana Terme Lari, nella provincia di Pisa, in Toscana. Dal 2014 diventa ” Casciana Terme Lari ” perché unita al Comune di Lari.
La sua storia è strettamente legata alle proprietà terapeutiche delle acque che vi scorrono dando vita alle Terme. Le origini di Casciana risalgono al periodo etrusco come da recenti ritrovamenti archeologici nell’area di Parlascio.
Sebbene molti studiosi affermino che le acque termali di Casciana fossero già conosciute dai romani, la costruzione oggi documentata del primo stabilimento termale fu opera di Federico da Montefeltro, Signore di Pisa, nel 1311.
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Nel 1870 si arriva al nuovo stabilimento realizzato dall’architetto Giuseppe Poggi, famoso per aver realizzato il Piazzale Michelangelo a Firenze.
1870 e al nuovo stabilimento realizzato dall’architetto Giuseppe Poggi, famoso per aver realizzato il Piazzale Michelangelo a Firenze.
Le Terme agli inizi del XX secolo
Casciana Terme Lari
– Opera propria
Casciana Terme Lari nella provincia di Lari
TOSCANADAY :: BORGHI DELLA TOSCANA DA AMARE
Ai confini della meraviglia, è la volta di ‘Toscana, Borghi da Amare’
Questi borghi, nati per particolari condizioni geografiche, viarie, economiche, hanno un’armonia architettonica che stupisce. Forse ciò è dovuto alla mancanza, ai tempi, di strumenti costruttivi più invasivi. Ci piace pensare però che ci fosse anche un’ aspirazione forse inconsapevole ad una pace tra uomo e natura.