Diébédo Francis Kéré (Gando, 10 aprile 1965) è un architetto burkinabé.
Diébédo Francis Kéré Premio Pritzker 2022
Schulbausteine di Wikipedia in inglese
Il villaggio di Gando, Burkina Faso
Schulbausteine di Wikipedia in inglese
Figlio maggiore del capo villaggio, viene mandato a scuola per imparare a leggere e tradurre le lettere del padre. Data l’assenza di una scuola a Gando, lascia la famiglia all’età di sette anni per andare a vivere nella capitale Ouagadougou. Terminati gli studi, lavora come carpentiere e riceve una borsa di studio dalla “Carl Duisberg Gesellschaft” per un tirocinio in Germania. Completato l’apprendistato, continua la sua formazione in Germania presso la facoltà di Architettura della Technische Universität di Berlino. Nel 1998 costituisce l’associazione Schulbausteine für Gando, con l’obiettivo di accompagnare e sostenere lo sviluppo del suo paese, coniugando la conoscenza acquisita in Europa con i metodi di costruzione tradizionali del Burkina Faso. Terminati gli studi nel 2004, con un progetto di tesi di laurea su una scuola primaria, termina nello stesso anno la costruzione della stessa, nel suo villaggio natale, grazie ai fondi raccolti per mezzo dell’associazione. Fonda il proprio studio di architettura, Kéré Architecture, con sede a Berlino, nel 2004.
Gando è una città situata nel dipartimento di Tenkodogo della provincia di Boulgou nella regione del centro-est del Burkina Faso . Composto dalle frazioni di Gando I e Gando II, il comune conta Circa 2.500 abitanti , che vivono in fattorie isolate.
Il villaggio è conosciuto dal 2004 dall’architetto Diébédo Francis Kéré , figlio del villaggio e residente a Berlino , che ha ricevuto il Premio Aga Khan per l’architettura per la costruzione della scuola elementare di Gando.
La maggior parte delle scuole in Burkina Faso è costruita in cemento, il cui uso incrementa notevolmente i costi di costruzione e il dispendio di energia elettrica. La costruzione della scuola primaria di Gando, iniziata nell’ottobre 2000 e realizzata in larga misura dalla popolazione del villaggio, termina nel luglio 2001. Per garantirne la sostenibilità, il progetto di Kéré si è basato su principi di progettazione che assicurassero il comfort climatico e il contenimento dei costi, sfruttando i materiali locali e il potenziale della comunità del villaggio, e adattando le tecnologie moderne al contesto locale
Estensione della scuola primaria a Gando, Burkina Faso.
– Opera propria
CONTINUA:
https://it.wikipedia.org/wiki/Di%C3%A9b%C3%A9do_Francis_K%C3%A9r%C3%A9
Scuola primaria (2004) a Gando, Burkina Faso
Schulbausteine di Wikipedia in inglese
Estensione della scuola primaria a Gando, Burkina Faso.
– Opera propria
Giardino scolastico, Gando.
– Opera propria
Gli alloggi per docenti della scuola primaria a Gando, Burkina Faso
– Opera propria
La scuola secondaria di Dano, Burkina Faso
– Opera propria
Il centro per l’architettura in terra, progettato da Francis Kéré, a Mopti, in Mali
– Opera propria
Interno della biblioteca del complesso della scuola primaria, a Gando, Burkina Faso. In costruzione
– Opera propria
La scuola secondaria a Gando, Burkina Faso, progettata da Francis Kéré, attualmente in costruzione
– Opera propria
Progetto “alberi di mango”, Gando.
– Opera propria
Uno dei moduli di alloggio per gli insegnanti presso il sito dell’Opera Village a Laongo
– Mapolismagazin –
Modello del progetto “Zhou Shan Harbour Development”, Cina
– Opera propria
Uno scorcio dell’esposizione permanente al Museo della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale, Ginevra
– Opera propria
IL SOLE 24 ORE DEL 9 APRILE 2022
https://www.ilsole24ore.com/art/diebedo-francis-kere-vince-nobel-dell-architettura-AEO4qIQB
Diébédo Francis Kéré vince il «Nobel» dell’architettura
L’architetto, classe 1965, è originario del Burkina Faso ma con studio a Berlino, anche educatore e attivista. Si è formato in Germania e fino a oggi ha realizzato progetti principalmente in Paesi africani (oltre che nella sua nazione d’origine, anche in Benin, Mali, Togo, Kenya, Mozambico, Sudan)
di Antonella Galli
Kéré Architecture, Serpentine Pavilion, London, photo Iwan Baan, courtesy of The Pritzker Architecture Prize
Quest’anno più che mai la scelta della giuria del Pritzker Prize, il Nobel dell’architettura – non a caso presieduta dall’architetto cileno Alejandro Aravena (che a sua volta ha meritato il premio nel 2016) – rappresenta un’indicazione programmatica per il futuro sostenibile di questa disciplina. Il riconoscimento, infatti, è stato assegnato a Diébédo Francis Kéré, classe 1965, architetto del Burkina Faso con studio a Berlino, anche educatore e attivista. Si è formato in Germania e fino a oggi ha realizzato progetti principalmente in Paesi africani (oltre che nella sua nazione d’origine, anche in Benin, Mali, Togo, Kenya, Mozambico, Sudan).
Ha firmato padiglioni temporanei e installazioni anche in Europa e negli Usa, tra cui alcuni di grande impatto come il Serpentine Pavilion a Londra nel 2017 e il padiglione Sarbalé Ke per l’edizione 2019 dell’iconico Coachella Valley Music and Arts Festival, che si svolge nell’omonima vallata in California.
Kéré ha ottenuto visibilità internazionale nel 2001 con la Gando Primary School, in Burkina Faso, per il cui finanziamento aveva costituito una fondazione di raccolta fondi. L’obiettivo era di realizzare un edificio in un luogo con estrema scarsità di risorse, in cui i bambini potessero frequentare le lezioni in aule ben illuminate e ventilate. Per costruirlo ha utilizzato mattoni di argilla locale rafforzati con il cemento che, grazie alla loro massa termica, sono in grado di trattenere l’aria fresca all’interno, mentre il tetto ampio e sopraelevato rispetto alle pareti consente di convogliare il calore all’esterno con un processo di ventilazione naturale. Il successo internazionale dell’opera ha consentito al complesso di ampliarsi di sei volte, passando da 120 a 700 studenti. Il modus operandi di Kéré consiste nel costruire opere sostenibili, essenziali al benessere di una comunità, concepite in stretto rapporto con la sua cultura. Anche in assenza di risorse, la comunità viene sempre coinvolta direttamente nei progetti.
Tale visione si esprime in un’opera come il recentissimo Startup Lions Campus, terminato lo scorso anno in Kenya (Turkana County), un edificio per l’istruzione superiore che prende ispirazione dai cumuli a torre costruiti dalle colonie di termiti. Anche in questo caso la presenza di una torre di ventilazione crea un effetto camino che espelle naturalmente il calore, mentre l’aria fresca è introdotta a livello del terreno da speciali aperture. La scuola è costruita in una pietra estratta localmente ed è circondata da grandi alberi che procurano ombra. «La mia speranza è di cambiare i paradigmi – ha affermato Francis Kéré – di spingere le persone a sognare e affrontare rischi. Non è perché sei ricco che puoi sprecare materiale. E non è perché sei povero che non devi provare a ottenere qualità. Ogni individuo merita qualità, lusso e comfort. Siamo tutti connessi e le preoccupazioni che riguardano il clima, la democrazia e la scarsità delle risorse ci coinvolgono indistintamente».
Kéré Architecture, Lycée Schorge, Koudougou, Burkina Faso, photo Iwan Baan, courtesy of The Pritzker Architecture Prize
Nel complesso del BIT le aule e le aree di servizio, ospitate in edifici modulari, sono organizzate attorno a un cortile rettangolare in modo che la ventilazione sia garantita dagli spazi tra le strutture e dai tetti sopraelevati, concepiti anche per proteggerle durante la breve ma intensa stagione delle piogge. Il cortile funge da luogo di incontro e di raccordo tra le funzioni, mentre l’acqua piovana è raccolta sottoterra e utilizzata per irrigare le piantagioni di mango circostanti. La vicenda esistenziale di Francis Kéré, figlio maggiore del capo di un villaggio burkinabé, in una nazione africana tra le più povere, politicamente instabile (l’ultimo colpo di stato risale a fine gennaio) e priva di strutture formazione, lo ha segnato e lo ha spinto a esplorare da pioniere nuove soluzioni per l’architettura. «Sono cresciuto in una comunità in cui non c’erano campi gioco per i bambini – ha affermato Kéré – ma dove l’intero villaggio era la tua famiglia e dove tutti si prendevano cura degli altri. Il villaggio era il mio campo giochi». E, per contro, lasciato il villaggio a sette anni per poter studiare, Francis Kéré ha sperimentato quanto fossero inadatte le aule della sua scuola nella città di Tenkodogo, in cemento, senza luce e senza ventilazione, dove classi di oltre cento bambini trascorrevano diverse ore con grandi disagi. «Giurai a me stesso che un giorno avrei creato scuole migliori», ha confessato. Ci è riuscito.
Che belle queste scuole!