Stettino (in polacco: Szczecin, in casciubo: Szczecëno, in tedesco: Stettin) è una città di 401 907 abitanti ( dati 2019 ) della Polonia nord-occidentale, capoluogo del voivodato della Pomerania Occidentale. La città è, per popolazione, la settima più grande del paese e il secondo porto più grande della Polonia. La città è anche un centro culturale con una serie di teatri, musei e spazi per eventi.
LA LAGUNA DI STETTINO ( SZCZECIN )
cartina : https://www.istockphoto.com/
SZCZECIN = STETTINO
La città dei velieri
foto : https://www.solotravel.it/
In polacco si chiama Szczecin, ma noi la conosciamo piuttosto come Stettino, il nome con cui veniva identificata in latino. Siamo nel nord-ovest della Polonia, nella regione della Pomerania Occidentale e questa città ospita il secondo porto più grande della Polonia, pur distando quasi 100 chilometri dalla costa del Baltico. Stettino è più di ogni altra cosa una città di mare: perfino i famosi dolcetti di panpepato, tipici della città da oltre un secolo, alludono nelle forme ai simboli marinareschi. Ma la città ha ospitato anche per ben due volte la finale delle regate internazionali di velieri (The Tall Ships Races). Nel porto della città è sempre possibile ammirare meravigliose barche a vela provenienti da ogni parte del mondo.
La distanza tra Stettino e Berlino è minore rispetto a quella che la separa da Varsavia e in effetti sotto il profilo artistico e culturale l’impronta europea occidentale è notevole. Ne è un esempio spettacolare la disposizione radiale delle strade che si dipartono da piazza Grunwald: il modello si basa sul progetto di Georges Haussman e fu realizzato anche a Parigi nel XIX secolo.
Ma l’architettura di Szczecin lascia anche spazio alle forme più contemporanee
LA FILARMONICA
come dimostra lo strabiliante edificio che ospita la Filarmonica e che merita sicuramente una visita.
testo e foto da
https://www.solotravel.it/19102015/stettino-la-citt-dei-velieri-polonia/15162
I velieri di Stettino
foto : Bella Varsavia
Stettino dall’alto
Dall’alto, la piazza Grunwald
Wały Chrobrego, precedentemente noto come Hakena Terrace ( tedesco : Hakenterrasse ) – è un ponte di osservazione lungo 500 m a Stettino su una scarpata lungo il fiume Odra ( Oder ).
Dal 1878 al 1907, la carica di sindaco di Stettino fu ricoperta da Hermann Haken. Negli anni 1902-1907 si costruì un terrapieno di 19 m sul livello dell’Oder occidentale; in cima ai terrapieni lungo l’Oder è stato realizzato un viale pedonale alberato, che termina alle estremità con piazze semicircolari.
Alberi in chrobry
– Opera propria
Alberi in chrobry
– Opera propria
E’ questo il famoso impianto urbanistico e architettonico, insieme al Museo Nazionale di Stettino, al Castello dei Duchi di Pomerania e alla Basilica di S. st. Jakub, la sagoma della città lungo l’Oder, visibile dalle principali vie di accesso da est, attraversando ponti e viadotti. L’intero complesso è uno dei complessi urbanistici e architettonici più interessanti e monumentali dell’inizio del XX secolo in questa parte d’Europa.
La vista di quest’insieme di notte preso dal porto.
włodi da Stettino, Polonia
Una vista del Wały Chrobrego dalla torre dell’ufficio del voivodato
7 Alaska
per seguire nei dettagli la costruzione apri qui e fai tradurre Google dal polacco.
https://pl.wikipedia.org/wiki/Wa%C5%82y_Chrobrego#/media/Plik:Widok_z_wie%C5%BCy_urz%C4%99du_wojew%C3%B3dzkiego_-_panoramio.jpg
SOPRA : Edifici monumentali sulle terrazze del Wały Chrobrego ( Terrazza Haken )
Stettino nell’Ottocento
Vista sul fiume Oder in un giorno nuvoloso
1970 — LA RIVOLTA DELLE CITTA’ POLACCHE DEL BALTINO : DANZICA, GDYNIA, ELBLAG E STETTINO
Gli scioperi polacchi del 1970 (in polacco Grudzień 1970) avvennero nelle regioni settentrionali della Repubblica Popolare di Polonia in seguito ad un improvviso aumento dei prezzi del cibo e di altri beni di consumo. I moti furono repressi dall’Armata popolare polacca e dalla milizia cittadina, provocando 42 morti e più di 1 000 feriti.
DICEMBRE 1970 – (Photo by Marc BULKA/Gamma-Rapho via Getty Images)
PROTESTE NEL 1970 A GDYNIA : il corpo di Janek Wiśniewski (Zbyszek Godlewski) è portato in spalla dai dimostranti
Il dimostrante ucciso, Zbigniew Godlewski – dicembre 1970
più notizie nel link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Proteste_in_Polonia_del_1970#:~:text=Le%20proteste%20contro%20l’aumento,risposta%20severa%20contro%20i%20manifestanti.
LIMESONLINE DEL 10/11/2019
https://www.limesonline.com/cartaceo/la-anime-di-stettino
LE ANIME DI STETTINO
Dettaglio di una carta di Laura Canali
Con la fine del secondo conflitto mondiale la tedesca città sull’Oder diventa polacca. Un traumatico ‘risarcimento’ voluto da Stalin, anche per tenere Varsavia a distanza da Berlino. Le aperture del dopo Muro e la nuova cornice Ue, tra populismi e progetti transfrontalieri.
di Laura Stanganini
1.Con l’abolizione dei controlli doganali tra la Germania e la Polonia, dal dicembre 2007 la Pomerania si trova di nuovo riunita nell’Unione Europea e finalmente dopo oltre sessant’anni la linea Oder-Neiße sembra appartenere alla storia. In nessun altro tratto questa demarcazione presentava una così alta conflittualità, con un ruolo cruciale affidato alla città di Stettino.
Il capoluogo della Pomerania, situato alla sinistra dell’Oder, con 380 mila abitanti in gran parte tedeschi, al termine del secondo conflitto mondiale non sarebbe dovuto andare alla Polonia, ma andò diversamente. Come mai? Quale ruolo era stato affidato a Stettino? Quali furono le conseguenze del nuovo confine?
Da uno sguardo alla carta della Pomerania, si nota che il confine tedesco-polacco abbandona la «naturale» delimitazione del fiume Oder per aprirsi con un ampio angolo che si lascia Stettino a destra per poi percorrere la laguna fino ad attraversare l’isola di Usedom.
Sebbene la conferenza di Potsdam avesse stabilito la divisione delle zone di occupazione, il confine tra la parte della Germania occupata dai sovietici e i territori tedeschi destinati alla Polonia era stato lasciato aperto «in attesa di determinazione».
Anche il corso dell’Oder pareva contribuire a tale vaghezza dal momento che in quel tratto incontra il mare e gradualmente si confonde con le paludi lagunari, quasi a suggerire un confine indefinito e a offrire motivi di contesa.
Più prosaicamente sembra invece che i sovietici avessero sostanzialmente promesso Stettino ai polacchi, i quali a loro volta cercavano di includere nella loro amministrazione territoriale anche le isole di Usedom, Rügen e altri avamposti strategici, facendo appello nelle loro ambizioni a un ritorno a terre patrie di antica memoria, tolte loro dai tedeschi con la Ostpolitik degli imperatori medievali.
Si dava quindi alla Polonia (o si toglieva alla Germania) un altro porto, oltre a Danzica, garantendole il controllo sull’Oder, navigabile, utile accesso al bacino della Slesia ormai polacco.
Per Stettino si preparava quindi un destino diverso rispetto alle altre città sulla Oder-Neiße i cui ponti furono inizialmente distrutti per impedire l’avanzata dell’Armata Rossa,quindi il rientro dei profughi, e poi non più ricostruiti affinché i fiumi potessero pienamente adempiere alla loro funzione di barriera. O più banalmente, per recuperare i materiali edili da trasferire in fretta per la ricostruzione di Varsavia. Così Francoforte sull’Oder, Guben e Görlitz si trovarono divise in due entità che sarebbero cresciute, o proprio a causa della loro marginalità decresciute, per oltre sessant’anni. Solo allora ebbe inizio il disgelo su quello che in piena propaganda veniva chiamato Friedensgrenze (confine di pace), seppur presidiato militarmente.
Ma altre considerazioni geostoriche suggerivano che per Stettino sarebbe potuta andare diversamente. Se è innegabile che l’area urbana, ma soprattutto quella portuale, si trovino sulla riva sinistra dell’Oder, adottare la stessa soluzione applicata alle altre città sui fiumi Oder e Neiße, e quindi dividerla, sarebbe risultato piuttosto sventato poiché avrebbe affidato anche alla Germania il controllo dell’accesso a questa importante via d’acqua. Situata a una settantina di chilometri dal mare aperto, Stettino ha il vantaggio di essere un porto che s’addentra molto nell’interno e di servire un vasto retroterra.
Il suo sviluppo risale al 1720, quando divenuta prussiana, s’iniziarono i lavori per la regolarizzazione dell’Oder che proprio in questo punto presenta l’ultimo facile passaggio, prima di suddividersi in più rami e perdersi nelle paludi lagunari. Lo sviluppo industriale e agricolo del retroterra, nonché la crescente importanza assunta da Berlino, ne fecero la porta del Baltico.
Ulteriori investimenti portarono all’apertura del collegamento ferroviario con la capitale (distante solo 135 km), a lavori per prolungare la navigazione fino in Alta Slesia (canale Klodnitz)e a collegare l’Oder con la Sprea e l’Havel.
Stettino divenne il porto di Berlino e il luogo di villeggiatura degli industriali berlinesi. A sua volta Berlino era il legame di Stettino con la scena culturale internazionale, l’arte, la mondanità. Fino alla seconda guerra mondiale e alla contesa sui confini tedesco-polacchi che si risolse con la sua cessione alla Polonia. Distrutta moralmente e materialmente Stettino ripartiva da zero. Danneggiata dai bombardamenti britannici (oltre il 45% delle abitazioni distrutte) e privata della sua vasta area suburbana, si preparava ad affrontare la rapida sostituzione della popolazione: quella tedesca, espulsa, venne completamente sostituita da quella polacca proveniente dai territori orientali. Dei 268.900 tedeschi censiti nel 1936, nel 1946 ne restavano soltanto 72.900, corrispondenti a una diminuzione del 73%. Ed era solo l’inizio.
La città che fino allora aveva guardato a occidente e a Berlino era alla ricerca di una nuova identità. Diversamente da Danzica, non aveva un sostrato polacco da cui ripartire, qui il compito si presentava più difficile: Stettin doveva diventare Szczecin. Mancando appigli nella storia, ebbe campo libero l’urbanistica socialista.
2. La fine della sovranità tedesca sulla Pomerania fu teoricamente sancita già nella conferenza di Jalta (febbraio 1945) allorché si dichiarò che la Polonia avrebbe dovuto ricevere adeguati compensi territoriali a nord e a ovest a indennizzo dei territori orientali ceduti all’Urss, dove la linea Curzon, già proposta dopo la prima guerra mondiale, avrebbe costituito il nuovo confine orientale.
Tuttavia fu durante la conferenza di Potsdam (luglio-agosto 1945) che l’Unione Sovietica giocò un ruolo primario affidandone l’amministrazione alla Polonia, «in attesa della determinazione definitiva delle frontiere occidentali».
Come confine venivano designati i fiumi Oder e il tratto lusaziano della Neiße (mentre inizialmente si era pensato al corso della Glatzer Neiße che avrebbe lasciato alla Germania gran parte della Slesia). Unica eccezione a questo confine «naturale» sarebbe stata la sezione da Swinemünde fino all’estuario dell’Oder: lì il confine sarebbe passato a ovest del fiume («una linea che parte dal Mar Baltico immediatamente a ovest di Swinemünde e segue il corso dell’Oder fino alla confluenza del Neiße occidentale e lungo il Neiße occidentale fino al confine con la Cecoslovacchia», articolo IX, conferenza di Potsdam, 2 agosto 1945).
Esplicitamente di Stettino non vi era menzione. Dei motivi e delle modalità di riconoscimento di questo tratto si è occupato Bernd Aischmann 1, giornalista e amministratore locale, supportato da una ricca documentazione e da adeguate conoscenze linguistiche. Per delinearne un quadro completo è opportuno risalire alla politica staliniana e all’ingresso il 17 settembre 1939 delle truppe sovietiche nella Polonia orientale, dopo il patto Hitler-Stalin, con l’occupazione dei territori della linea Curzon.
Nel giustificare l’invasione con la protezione degli ucraini e dei bielorussi che vivevano nella Polonia orientale, Stalin affermò che la Polonia per questa perdita avrebbe ricevuto i territori tedeschi a est della Oder-Neiße, senza però definirne l’esatta estensione. Nel gennaio del 1944, per la prima volta Stalin cedette alle richieste della Lega dei patrioti polacchi, una sorta di contro-governo polacco in esilio a Londra, prevedendo l’inclusione di Stettino, situata a ovest dell’Oder, e del suo avamporto Swinemünde sull’isola di Usedom. Accordi che però non vennero resi noti alla conferenza di Jalta. Dopo l’occupazione di Stettino da parte sovietica il 26 aprile 1945, e fino al ritiro definitivo dell’amministrazione cittadina tedesca, la situazione si presentò confusa e drammatica per la popolazione civile. Questa dura realtà sarebbe alla base della concessione dei sovietici di due comuni paralleli, uno tedesco e uno polacco, che in questa fase di interregno alimentarono speranze da entrambe le parti. Ma il 28 giugno fu inaspettatamente annunciata la cessione alla Polonia.
Aischmann mette in relazione il comportamento di Stalin con il ritiro delle truppe alleate oltre i confini concordati. Come è noto, durante gli attacchi nella primavera del 1945, gli inglesi e gli americani occuparono la parte occidentale di quella che sarà poi la zona di occupazione sovietica rimanendovi fino al 1° luglio. Erfurt, Lipsia, Magdeburgo e Schwerin erano state liberate dagli anglo-americani. Fintanto che gli americani erano in Turingia e in Sassonia, Stalin aveva preferito tenere aperta la decisione su Stettino per aver spazio di manovra nei negoziati. Ma dopo l’effettivo ritiro delle truppe poté agire più liberamente. Il 5 luglio 1945 comunicò inequivocabilmente alla conferenza di Potsdam che Stettino sarebbe passata alla Polonia e non incontrò resistenza da parte degli alleati occidentali. Inoltre, l’integrazione dei territori tedeschi nello Stato postbellico polacco e l’espulsione della popolazione tedesca avrebbero creato due antagonisti e le relazioni tra Germania e Polonia sarebbero state compromesse per lungo tempo.
Il divide et impera era difatti il motto della leadership sovietica. Tra il 6 e il 10 luglio il personale amministrativo tedesco fu costretto a lasciare la città insieme al suo sindaco, il «compagno» Erich Wiesner.
Tuttavia rimanevano aperte diverse questioni sulle misure di compensazione a spese dei tedeschi e si presentavano numerosi problemi pratici tra cui l’enormità dell’esodo della popolazione e le dure condizioni di coloro che erano rimasti in città. L’incertezza dei confini, inoltre, e i numeri della popolazione coinvolta, facevano pensare a ripensamenti.
Infine, affidando ai polacchi solo la parte urbana di Stettino (non la Grande Stettino del 1939), si privava la città di parti vitali situate ormai oltreconfine.
Ciò in parte fu sanato con l’accordo di frontiera di Schwerin del 21 settembre 1945, tra Unione Sovietica e Polonia, che spostò ulteriormente i confini per l’inclusione di Swinemünde e Wollin.
L’Urss tuttavia continuò a mantenere il controllo del porto e delle aree a nord-ovest, sede degli impianti di idrogenazione, che furono smantellati e trasferiti come riparazione a opera di lavoratori tedeschi forzati.
Si era arrivati così alla definizione dei nuovi territori: il Land Meclemburgo-Pomerania Anteriore in Germania e la Pomerania in Polonia, con Stettino capoluogo dell’omonimo voivodato.
Il riconoscimento ufficiale da parte della DDR arrivò nel 1950 con il trattato di pace di Görlitz con il quale si accettava il confine come Friedensgrenze ( Confine di pace ) operando nel 1951 un’ultima correzione territoriale ancora a vantaggio dei polacchi. Il testo riprendeva gli accordi di Potsdam e ugualmente non menzionava l’area urbana di Stettino.
Negli anni Cinquanta il problema del confine tedesco-polacco, lungi dall’essere risolto, si spostò in mare, nella baia di Pomerania al largo di Swinemünde, dove la naturale indeterminatezza del percorso alimentava le reciproche speranze, e quindi il conflitto, soprattutto per l’accesso ai giacimenti di petrolio e gas offshore.Da allora ulteriori rivendicazioni territoriali da parte della Polonia riguardo alle isole baltiche non trovarono più ascolto.
Dopo la costruzione del Muro, i tedeschi della SED anche in un’ottica di pianificazione economica chiesero l’uso comune del porto di Stettino, prima di avviare in alternativa i lavori di ampliamento dei porti di Rostock e Warnemünde.Un accesso senza ostacoli, sulla scia di quanto stava avvenendo a ovest tra i paesi della Cee, non era però possibile nei paesi socialisti.
Dall’altra parte del Muro, nel 1970, la Repubblica Federale del cancelliere Brandt riconobbe,non senza critiche, il confine con il trattato di Varsavia.
Il riconoscimento definitivo da entrambe le parti giunse tuttavia con il trattato di frontiera tedesco-polacco del 14 novembre 1990. Si muovono da allora i primi passi per i trattati transfrontalieri quali la fondazione dell’Euroregione Pomerania nel 1995, mentre dal 2012 l’agglomerato di Stettino nuovamente ricomposto inizia a svilupparsi in un’ottica di area metropolitana transfrontaliera collegata a Berlino.
3. Per i tedeschi e i polacchi delle regioni sulle due sponde dell’Oder-Neiße gli anni tra il 1945 e il 1989 sono stati difficili.
Se sulla carta si celebrava l’amicizia tra la Repubblica Popolare di Polonia e la DDR, politicamente la diffidenza è continuata per lungo tempo: pregiudizi e risentimenti sono perdurati, periodicamente ripresi e strumentalizzati politicamente.
La fede politico-ideologica comune non era garanzia sufficiente. La propaganda si adoperava nella legittimazione: il confine era «di pace» e chi avanzava rivendicazioni un «guerrafondaio». Se nella DDR si pensava che un paziente lavoro diplomatico potesse portare a rivedere i confini (vedi il tentativo di Ulbricht per Stettino nel 1956), da parte polacca non si dimenticavano gli orrori del passato e si enfatizzava il ritorno alle «terre riconquistate» (ma dimenticando la cessione dei territori orientali per non irritare i «fratelli sovietici»). Inoltre la rapida «polonizzazione» di queste zone, accompagnata dalla sistematica eliminazione delle tracce del passato tedesco, avrebbe comunque reso altrettanto traumatico qualsiasi successivo tentativo di modifica.
Se per queste regioni l’origine era slava, il passato tedesco e il presente polacco, il futuro intende essere europeo. A partire dagli anni Novanta, con i primi trattati tedesco-polacchi è partito un lento processo di distensione a cui nel 2004 l’ingresso nell’Ue della Polonia, nonché della Repubblica Ceca, ha dato un forte impulso: in zone molto provate anche economicamente si sono avviate forme di collaborazione nella consapevolezza che ricostruire un territorio comune potesse rappresentare il volano per un nuovo sviluppo.
Diversità e similitudini uniscono le due sponde. Una popolazione etnicamente omogeneada entrambe le parti (raramente la presenza di stranieri supera il 2%), unitamente a disoccupazione, frustrazione, nostalgia e diffidenza verso l’altro, se non vera e propria xenofobia, sono fattori che hanno aperto la strada a movimenti nazional-populisti come in Germania AfD (Alternative für Deutschland,che da queste parti raccoglie il 25-30% dei voti) e in Polonia Diritto e giustizia, legato ai valori conservatori, tradizionali fino alla mitizzazione.
Diversamente, se i cattolici in Polonia sono la quasi totalità della popolazione, specularmente a ovest si registra oltre l’80% di atei (i restanti sono luterani): un valore che non è sceso neanche dopo il 1989, al contrario da quanto è avvenuto in altri paesi del blocco.
A ogni modo in questi anni entrambe le parti hanno mostrato di voler collaborare attivamente producendo numerosi accordi transfrontalieri e internazionali, mirati a ricucire il tessuto urbano, convinte che con uno sviluppo integrato della città e del suo vasto intorno (leggi comprensori industriali e zone minerarie dismesse) si contribuisca a far ripartire economie in stallo, a progettare storie comuni, a combattere l’emigrazione, la disoccupazione, la denatalità, l’invecchiamento della popolazione. Sono nati così progetti di cooperazione tra la Germania, la Polonia e la Repubblica Ceca, come ad esempio l’Euroregione Neiße, (Euroregion Neiße-Nisa-Nysa, nel 1991), prima forma ufficialmente riconosciuta di cooperazione transfrontaliera in Europa centro-orientale.
Miglioramento delle infrastrutture e adeguamento dei collegamenti sono stati tra i primi interventi realizzati dopo l’ingresso in Europa. Per la loro funzione pratica e l’altrettanto potere simbolico un ruolo chiave è stato affidato ai ponti, ricostruiti per permettere a città ormai da tempo con due nomi di crescere e rifiorire, mettendo in collegamento le persone, intensificando i commerci, avvicinando le comunità.
Francoforte sull’Oder/Slubice, Guben/Gubin, Görlitz/Zgorzelec hanno pagato cara la loro posizione di frontiera conoscendo decremento demografico, contrazione economica, deperimento urbano.
Possono essere considerate delle «piccole Berlino», con un ovest e un est delimitati non da un manufatto di cemento bensì da un corso d’acqua che per oltre quarant’anni ha assolto alla sua funzione di barriera. Passare il fiume era, e in parte lo è ancora, fare un salto nel tempo poiché decenni di vita separata hanno creato differenze ormai consolidate che la riunificazione almeno inizialmente non ha sanato. Riunite da un destino comune sotto l’Ue, queste città hanno intrapreso relazioni amichevoli, e gestiscono insieme progetti e iniziative, autoproclamandosi città europea Europastadto città Euromodell, come nel caso di Guben/Gubin, oppure come Francoforte sull’Oder fondando l’Università Europea Viadrina.
Vittima illustre di un confine inventato era stato anche il prestigioso Parco di Muskau, (Muskauer Park/ Park Muz·akowski).
IL PARCO, PATRIMONIO UNESCO
– Opera propria
Due secoli addietro il morbido paesaggio solcato dal Neiße aveva ispirato l’eccentrico principe Pückler-Muskau per la realizzazione di questo sofisticato parco, esemplare nell’accentuato contrasto tra la naturalezza dei suoi paesaggi e le ricche architetture di stampo barocco. Sopravvissuto alla guerra, distrutto e diviso, restò per anni in stato di abbandono.
Author: Adam Kumiszcza
Le velleità estetiche di un bizzarro Junker cosmopolita non erano certo gradite ai gerarchi della DDR che avviarono una prima ricostruzione solo nel 1965, mentre nel frattempo la parte polacca era stata riconosciuta riserva naturale.
Author: Adam Kumiszcza
Author: Adam Kumiszcza
Author: Adam Kumiszcza
LE MASSERIE
ULTIME FOTO DEL PARCO CON IL CASTELLO E LE MASSERIE:
https://www.reizen-en-reistips.nl/muskauer-park-het-meesterwerk-van-prins-puckler/
Con il passaggio nel 1992 al Land della Sassonia nasce la fondazione Fürst-Pückler-Park Bad Muskau e la Fürst-Pückler-Region, per la promozione del turismo culturale. Per la sua importanza nello sviluppo dell’architettura del paesaggio come disciplina, nel 2004 è stato riconosciuto patrimonio dell’umanità Unesco e, ritornato ad antica bellezza, rappresenta un altro simbolo dell’integrazione europea.
GORLITZ -vedi link in fondo
Sempre in Sassonia, sulla Neiße, nel punto più orientale della Germania, l’affascinante Görlitz, non avendo subito gravi distruzioni, ha conservato numerosi edifici di grande fascino e il suo centro storico, prontamente restaurato, è considerato tra i più belli e meglio conservati di tutta la Germania.
IL PONTE PEDONALE – Zgorzelec – Veduta
Albrecht Conz
Ricongiunta con un ponte pedonale alla gemella polacca Zgorzelec, già nel 1998 si era proclamata Europastadt Görlitz/Zgorzelec ribadendo il suo impegno di inclusione, e preferendo così pensarsi invece che ai margini di una nazione al centro del continente.
LA CICLABILE NEISSE-ODER
https://www.lausitzerseenland.de/
Se non fosse che traversano soltanto il territorio tedesco, potrebbero ricucire questa linea di conflitto i 630 chilometri della pista ciclabile dell’Oder-Neiße (o meglio Neiße-Oder) che poco dopo aver lasciato la Repubblica Ceca entra in Germania, a Zittau, per seguire l’Oder e terminare sull’isola di Usedom. Il tracciato non tocca Stettino, attraversata invece dal percorso di amicizia tedesco-polacco (Deutsch-Polnische Freundschaftsweg) che la unisce a Francoforte sull’Oder.
4. Tuttavia se in questa progettualità l’Europa viene evocata quale garante di un confine veramente di pace che possa far uscire queste regioni dalla marginalità e le rimetta finalmente al centro della geografia e della storia, i timori di invasioni migratorie, smentite dai numeri, e la disabitudine all’alterità sembrano invece avviare queste zone verso l’implosione in un’identità mitizzata. Uscire da questa dicotomia schizofrenica rappresenta una delle sfide del presente, per non condannarsi a un nuovo isolamento. Tanto più che la Polonia, da subito e prima di altri, aveva guardato oltrecortina.
Abbattuto un confine che impediva la crescita, non più ai margini ma al centro del continente e a pochi chilometri dalla Germania, Stettino si rivolge adesso di nuovo a Berlino, per riscoprire una metropoli più vicina di quanto non abbia saputo o voluto essere Varsavia. Tedesca, polacca ed europea Stettino non nega queste tre anime mostrandole anche nel nuovo assetto urbanistico e ricostruendo, dopo l’amputazione territoriale, una rete e un intorno. Metropoli sull’Oder o capoluogo dell’Euroregione Pomerania, guarda a ovest e all’Europa, intende approfittare della nuova situazione geopolitica pensandosi come Strasburgo o Basilea, dove non ci si chiede più da che parte del confine ci si trovi.
E gli investitori stanno aspettando.
Note:
1. B. Aischmann, Mecklenburg-Vorpommern, die Stadt Stettin ausgenommen, Schwerin 2008, Helms Thomas Verlag.
vale la pena di guardare..
Dove i confini sono delle ferite.