RAIPLAY — LA GRANDE STORIA- 24 MAGGIO 2022
Nato a Sassari il 25 maggio 1922 da una famiglia di intellettuali antifascisti, Berlinguer è stato uno dei più importanti esponenti politici della cosiddetta “prima Repubblica”. Iscritto al partito comunista già nel 1943, poi a capo della Federazione giovanile comunista nel 1949, a poco più di 20 anni è già un dirigente stimato da Palmiro Togliatti e da tutto lo stato maggiore del partito. Nel 1968 approda in Parlamento, mentre la nomina a segretario nazionale del PCI giunge nel 1972. Una leadership che si afferma in un periodo particolarmente difficile, nel pieno delle lotte operaie e delle prime manifestazioni del terrorismo. É in questo contesto che Enrico Berlinguer lancia la proposta di un “compromesso storico” di tutte le forze politiche, di sinistra e non, laiche e cattoliche. Una proposta che troverà nella sinistra DC di Aldo Moro un serio interlocutore. Ma il suo rapimento e la successiva uccisione da parte delle Brigate Rosse pongono fine a quella stagione politica. Dopo la parentesi dei governi di “solidarietà nazionale” il PCI si trova nuovamente confinato all’opposizione. Il Paese è entrato in una nuova fase e anche il PCI deve rimodulare le sue strategie. Berlinguer sceglie la strada di una sempre più marcata autonomia dall’Unione Sovietica e, in polemica con i governi del pentapartito, lancia la “questione morale”. Il 7 giugno 1984, durante un comizio a Padova, è colpito da un ictus. Enrico Berlinguer muore 4 giorni dopo, l’11 giugno, senza avere mai ripreso conoscenza.
APRI QUI SOTTO:
Grazie a quest’anniversario mi pare che la figura di Berlinguer sia stata riportata un po’ alla luce.