LORENZO TROMBETTA, Tutti vogliono Sinjar, crocevia degli interessi di Turchia, Pkk, Iran e Stati Uniti. –LIMES ONLINE DEL 29 MARZO 2021 + la città di SINJAR

 

LIMES ONLINE DEL 29 MARZO 2021
https://www.limesonline.com/sinjar-iraq-siria-pkk-turchia-iran/122838

 

Tutti vogliono Sinjar

 

 

Carta di Laura Canali - 2017

Carta di Laura Canali – 2016.

 

Carta di Laura Canali

UNA CARTINA DI LAURA CANALI DEL 2020 PER ORIENTARCI NELLE VARIE NAZIONI

 

 

L’area montuosa irachena, al confine settentrionale con la Siria, è al crocevia degli interessi di Turchia, Pkk, Iran e Stati Uniti. Lo Stato Islamico non c’è quasi più, ma gli yazidi e gli altri sfollati non torneranno a casa.

di Lorenzo Trombetta

 

C’è un luogo strategico in Medio Oriente pressoché dimenticato dal discorso pubblico, ma la cui rilevanza cresce sempre più in un contesto di ridefinizione delle influenze regionali e globali: è l’area montagnosa irachena di Sinjar, vicina al confine con la Siria.


L’area aveva negli anni scorsi ricevuto attenzione mediatica come teatro dei massacriperpetrati dai miliziani del sedicente Stato Islamico (Is) a danno di migliaia di yazidi,comunità curdofona presente a macchia di leopardo anche in altre zone della regione.


La quesitone umanitaria legata al destino degli yazidi – con tutto il suo carico di retorica identitaria fondata sulla presunta contrapposizione tra “minoranze” (‘i buoni’) e “maggioranze” (‘i cattivi’) – va però inquadrata in un contesto geografico e politico declinato nel lungo termine, non solo alla luce di un racconto di cronaca buono soltanto a suscitare emozioni estemporanee nell’opinione pubblica.


Sinjar è al crocevia di almeno quattro proiezioni politico-militari-economiche regionali rivali: quella del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), quella della Turchia, quella dell’Iran e quella degli Stati Uniti. È una regione rilevante prima di tutto per la sua posizione a cavallo della frontiera siro-irachena. Ma anche per le risorse minerarie, per i cementifici presenti da decenni nella zona, per la vastità di terre agricole, per l’abbondanza delle falde acquifere.


La nuova Via della Seta cinese potrà passare per Sinjar, se e quando l’Iraq verrà incorporato nell’ambizioso progetto di Pechino di collegare l’Estremo Oriente al cuore dell’Europa attraversando le terre e i mari del Medio Oriente e del Mediterraneo.


L’area è densamente militarizzata a causa della compresenza di Forze armate anche rivali fra loro. Mentre appare una chimera il ritorno in massa delle circa 495 mila persone sfollate nel 2014, durante le offensive dell’Is. Secondo l’Onu circa 110 mila sono tornate, ma in condizioni estremamente instabili e di carenza di servizi essenziali.


Da quando l’Is è stato sconfitto militarmente tra il 2014 e il 2015, la zona è divisa in diverse aree di controllo:

ci sono le forze irachene filo-iraniane della Mobilitazione popolare e ci sono le forze ausiliarie yezide; ci sono le forze del Pkk e ci sono i Peshmerga del Partito democratico del Kurdistan vicini ad Ankara. Ci sono infine l’esercito e la polizia federali iracheni.


A novembre scorso era stato raggiunto l’atteso Accordo di Sinjar, che in teoria avrebbe dovuto mettere un po’ di ordine nella spartizione territoriale dell’area, riportando Sinjar sotto la sovranità irachena, almeno nella retorica del governo di Baghdad guidato da maggio 2020 dal premier Mustafa Kazemi.

 

Governo in Iraq, buona la terza – atlante guerreMUSTAFA’ KAZEMI  ( Bagdad, 1967 ) politicofunzionario e giornalista iracheno.
Dal 7 maggio 2020 è Primo ministro dell’Iraq. ( FOTO Atlante Guerre )

 


Carta di Laura Canali - 2017.

Carta di Laura Canali – 2017.


L’accordo in quattro punti prevede che la sicurezza dell’area venga affidata esclusivamente alla polizia federale irachena; che circa 2.500 miliziani yezidi vengano incorporati nelle forze di sicurezza locali seguendo una nomina formalmente decisa dallo Stato maggiore delle forze armate federali irachene e dal ministero dell’Interno di Baghdad; che in coordinamento tra Baghdad e Arbil si ritirino tutte le milizie, tra cui le forze filo-iraniane, quelle del Pkk e i Peshmerga; infine, che si crei un comitato congiunto tra Baghdad, Erbil e la provincia di Ninive, cui formalmente appartiene Sinjar, per la nomina degli amministratori locali civili dell’area.


L’accordo è stato salutato come “storico”, ma non è stato finora applicato. Perché il governo federale è l’attore più debole tra quelli già presenti nella zona e collegati alle influenze regionali.


Per il Pkk  l’area montagnosa di Sinjar serve come testa di ponte tra l’arco montagnoso Qandil-Alfaf-Sasan (est-ovest) e il Rojava (il “Kurdistan occidentale”), la regione di fatto autonoma nella Siria nord-orientale e controllata dall’ala siriana del Partito dei lavoratori curdi.


Per le forze irachene filo-iraniane, l’area che si erge a ovest di Mosul è una posizione chiave da cui controllare il settore settentrionale della frontiera con la Siria. Tramite i suoi ascari iracheni, l’Iran già controlla il valico meridionale tra Iraq e Siria (Qaim-Abukamal) e rafforza così la sua presenza lungo la faglia ideologico-militare tra Teheran e Washington.


Gli Stati Uniti non hanno una presenza diretta nell’area,ma sono appostati sul lato siriano nella regione di Hasake, distante poche decine di chilometri da Sinjar. I loro interessi strategici sono lungo tutta l’area frontaliera siro-irachena e nell’Iraq occidentale.


La Turchia, che ha una presenza militare diretta nella zona di Mosul e che dall’ottobre 2019 è entrata militarmente nella Siria nord-orientale (Tall Abyad-Ras al-Ayn), ha più volte minacciato di estendere le sue mire anche su Sinjar.


I peshmerga del Pdk di Arbil sono considerati una forza vicina alla Turchia. E queste forze erano presenti a Sinjar già dal 2003 (caduta di Saddam Hussein) al 2014 (offensiva Is).

Proprio il governo di Arbil accusa le forze filo-iraniane e quelle del Pkk di usare Sinjar come avamposto per la gestione di traffici illeciti (contrabbando, droga) con la vicina Siria. Anche perché il valico frontaliero di Simalka-Fishkhabur, poco più a nord, è controllato proprio dalle autorità che fanno capo al Pdk ( = PDK, il principale partito curdo al governo nel Kurdistan iracheno )


Alla luce dell’attualità, è importante sottolineare gli elementi di continuità col passato. Primi fra tutti la vocazione di Sinjar come terra di confine tra aree di influenza.


Carta di Laura Canali

Carta di Laura Canali


Sinjar è un limes storico sin da quando l’impero romano e l’impero partico si contendevano la regione. Lungo quest’area passava anche il confine tra bizantini e sasanidi. L’area è stata esposta alle campagne militari ayyubide e mongole, per essere poi parte della zona di demarcazione tra ottomani e safavidi. Sinjar è anche un rifugio storico: gli yezidi sono solo gli ultimi di una lunga lista di comunità che sono salite sui monti alla ricerca di un riparo dalle persecuzioni: zoroastriani, cristiani, ebrei, curdi.


L’area, intesa come zona montagnosa e pianura, è stata a lungo una regione composita a livello comunitario: curdi, turcomanni, arabi, yezidi, siriaci. Ma la retorica del “mosaico” poco si addice a una terra segnata dalle fratture interne.


La violenza c’era già prima del 2014. Gli attacchi da parte di forze radicali sunnite contro gli yezidi si erano registrati prima del 2010: l’offensiva Is dell’estate 2014 va inserita in un’ottica di ostilità socio-economica e comunitaria che viene da lontano. A metà degli anni Settanta del secolo scorso il regime di Saddam Hussein aveva portato avanti una aspra campagna di ‘arabizzazione’ della zona di Sinjar e in altre roccaforti yezide, alimentando l’odio intercomunitario.


Sinjar è una zona decentrataNon è mai stata al centro del potere, ma ha costituito un’appetitosa periferia. Anche quando era sotto il controllo di Diyarbakir, di Mosul, di Istanbul. Gli ottomani dal canto loro hanno a lungo provato a controllare Sinjar, sia tentando di cooptare parte delle élite locali sia adottando politiche discriminatorie e vessatorie.


Sinjar è sinonimo di sottosviluppo. Da secoli l’area è esclusa dalle politiche di sviluppo e inclusione promosse dai vari centri del potere. I tradizionali settori umanitari di accesso all’acqua, alla sanità, all’istruzione, alla protezione presentano delle condizioni deficitarie strutturali nel corso della storia degli ultimi secoli della regione. Povertà, arretratezza, analfabetismo e disoccupazione caratterizzano una regione estremamente ricca di risorse e strategicamente centrale.


Dei 495 mila civili fuggiti nel 2014, in larga parte yezidi, solo 110 mila sono tornati; 280 mila sono ancora sfollati interni, sparsi in varie zone del Kurdistan iracheno; 105 mila circa sono rifugiati all’estero e non torneranno nel breve e medio termine. Anche perché non ci sono prospettive di lungo termine.


La maggior parte dei giovani tornati a Sinjar ha un lavoro come miliziani, arruolati tra le forze filoiraniane o del Pkk, in virtù di una retorica identitaria, divisiva e basata sulla “minaccia esterna” (Turchia).


Così si alimenta il circolo viziososottosviluppo ed esclusione utili a legittimare la violenza armata per gli scopi di forze esterne.

 

 

 

SINJAR — UNA CITTA’ IN IRAQ DI 40.000 ABITANTI VICINO AL CONFINE DELLA SIRIA-

 

Sinjar, nota anche con il nome arabo Shingal,  in lingua greca antica ed in latino Singara), è una piccola città nell’Iraq nord-occidentale, vicina al confine con la Siria.

 

Sinjar – Veduta
veduta di Sinjar–
Tempio di Quermera o dei ” 40 uomini ” sul picco della montagna più alta delle montagne di Sinjar nel nord dell’Iraq.
Danpanic77 at the English Wikipedia

 

Sinjar nel 2019centro della città di Shingal (Sinjar) nell’estate del 2019, dopo la guerra con lo Stato Islamico
Levi Clancy – Opera propria

 


Moneta di Qutb al-Din, il sovrano Zengid di Sinjar nel 1197–1219, con rappresentazione dell’imperatore romano Caracalla , coniata Sinjar nel 1199.
PHGCOM – Opera propria di uploader, fotografata al British Museum

 

L’importante tempio Chermera (che significa ’40 uomini’) si trova sulla vetta più alta dei Monti Sinjar  ( santuario Ezidi di Chil Mera sul monte Shingal)
Levi Clancy – Opera propria

 


Cattedrale che si erge sopra gli edifici in rovina nel vecchio quartiere di Sinjar.
Levi Clancy – Opera propria

 

 


Città distrutta di Shingal, dopo che il cosiddetto “Stato islamico” era stato cacciato,  dicembre 2015
VierterBlick – Dr. Michael Blume

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