Sono da ammirare queste persone che hanno perseguito con incredibile tenacia il loro sogno, che diventa poi realtà e gioia per tanti.
Nella spaziale e onnicomprensiva, didascalica e ludica rubrica ” Non c’entra niente” introduciamo una scrittura creativa che più creativa, volatile, tivedoenontivedo, cisonoenoncisono non si può.
Il pizzo
Vengono puntuali, molto presto, a volte quando il sole non si è ancora risolto ad affacciarsi. Pur essendo ancora un po’ assonnati e sbilenchi, dimostrano nell’atteggiamento di non volere mollare i diritti ( si fa per dire) acquisiti con anni di prepotenze e violazioni della legge . Io non mi ribello, anzi, sono quasi contenta della loro precisione nel pretendere di riscuotere quello che gli è dovuto. Ma dovuto perché, per quale diritto. Certo, so bene che potrei ingaggiare una lotta, destinata però ad essere da parte mia perdente. Gli consegno quello che pretendono e finalmente respiro quando li vedo allontanarsi. Spero che nessuno abbia visto queste dazioni, che so essere colpevolmente illegali. Ho avuto delle soffiate e so per certo che ora qualcuno sa: conosco i tizi che mi vogliono incastrare nello svolgimento delle illegalità, ma anch’io ho le mie furbizie per non farmi sorprendere: lavoro tra il lusco e il brusco del crepuscolo mattutino e nell’oscurità della notte. L’inverno mi è amico, con le sue notti lunghe e nebbiose, matrigna l’estate con il sole, astro imbarazzante, che non si decide mai ad andarsene. Purtroppo i miei esattori ardiscono presentarsi anche di giorno pieno: proprio per inquietarmi mandano un figuro che, saltellando su un’unica appendice che difficilmente si può definire piede, gioca sull’orrore che suscita la sua vista: nessuno potrebbe rifiutargli qualcosa per pietà o ribrezzo. Lui sa benissimo che tutti, vedendolo, non si augurano altro che se ne vada al più presto. Non ho scelta, me lo tolgo dalla vista subendo il solito ricatto, in cui, non lo nascondo, da parte mia c’è anche un residuo di ingenue tenerezze giovanili di cui durante la mia lunga vita mi sono accortamente liberato. Non è finita: ad una ora stabilita, possibilmente dopo pranzo, quando il mondo intero in piena digestione è propenso ad una amnistia totale delle umane infamità, si presenta una coppia, molto somigliante volutamente a Gambadilegno e Trudy: lei è lercia ( ma sono sicuro che è un suo modo di fare paura, attraverso un personale aspetto volutamente trascurato e inquietante, che fa pensare a certe figure femminili di Tarantino nel suo ultimo film); lui è la rappresentazione del duro, passo deciso, sguardo che sfida il mondo, pretesa di essere da tutti ammirato ( mi ricorda un po’ il nostro premier). Fa vista di proteggere con decisione la sua consorte o convivente, non l’ho ancora capito, ma in quel mondo senza regole morali questa distinzione non ha nessun valore. Anche questa volta cedo, cerco di fare in modo che se ne vadano al più presto, non vedo nessuno in giro, l’ora è propizia perché i maligni vecchietti che occupano questo grigio edificio sono a fare la siesta postprandiale. Forse per oggi è finita: gli “ospiti ” ingombranti sono andati a riscuotere la tassa giornaliera da altre parti ed io mi sento libero, almeno per qualche ora. Devo però andare a comprare il mangime, se no domani non potrò soddisfarli e saranno guai per me, perché occuperanno il mio balcone. L’hanno già fatto altre volte e ho dovuto cedere per non dare troppo nell’occhio. Ripulisco il piccolo parapetto della mia finestra dalle prove che hanno lasciato malignamente i miei persecutori: credo che lo facciano per farmi meditare su quello che io sono e che loro hanno bene in mente che io sia. Vi assicuro che la mia è una vita durissima, dilaniata tra la voglia di legalità , di tranquilla onorabilità e la costrizione a violare la legge ogni giorno. Spero che in caso di imputazione venga considerato la strazio che in tanti anni ho provato.
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Grazie per avere riesumato questo raccontino e per averlo illustrato così giocosamente.