Bellissima foto di ISAAK BABEL
foto:
da:: LATINA CITTA’ APERTA
Racconti di Odessa
Rossana Platone (Curatore)
Rizzoli, 2012 (BUR )
Isaak Babel’
1894, Odessa
La città di Odessa, sulle rive del Mar Nero, all’inizio del XX secolo era un importantissimo centro commerciale e un eccezionale crogiuolo in cui si incrociavano genti e culture dalle provenienze più diverse: russi, greci, armeni, ebrei, italiani e francesi. E il quartiere più straordinario di questa città straordinaria era sicuramente la Moldavjanka, il ghetto ebraico abitato da una pittoresca galleria di ostesse, carrettieri, mercanti più o meno onesti, su cui regnava feroce Benja Krik, il “Re” di Odessa. Contrabbando, estorsioni, violenze e tenerezza, feste nuziali e funerali: un affresco carico di affetto e di rimpianto della vita (e della malavita) della città nella stagione a cavallo tra il tramonto dell’Impero degli zar e la nascita della dittatura sovietica che Babel’ tratteggia con prodigioso talento di affabulatore.
Scrittore sovietico. Di origine ebrea, nei suoi primi racconti costruì una vera e propria epopea ebraica grazie a una prosa fortemente espressiva e al tempo stesso laconica che, attraverso l’iperbole, rende l’atmosfera favolosa del variegato mondo ebraico-odessita, dove campeggiano personaggi granitici e possenti, evocati talvolta in un gesto che li riassume mirabilmente (Racconti di Odessa, 1931; Storia della mia colombaia, 1926).
Il motivo autobiografico che percorre tutta la sua opera è tuttavia filtrato: l’ebraismo si fonde con l’infanzia, le tragedie al centro dei racconti sono universali, non più legate al luogo, al tempo, all’appartenenza etnica (anche se vi vengono descritti i pogrom). La compresenza di due culture (quella russo-sovietica e quella ebraica), spesso in dissidio tra loro, gli permette un duplice sguardo, dall’interno e dall’esterno, sulla realtà narrata. Ne sono testimonianza i racconti di L’armata a cavallo (1923-26), dense miniature sull’epopea dei cosacchi rossi del generale Budenyj, narrate da un alter ego dell’autore, il corrispondente di guerra Ljutov, la cui voce spazia dalle tonalità liriche e dolenti a un pungente senso dell’umorismo, sempre e comunque improntata all’oralità. Autore ed eroe cercano nella rivoluzione un senso di appartenenza, mentre l’ebraismo rimane un punto di orientamento nel mondo sanguinario e violento, ma affascinante, della rivoluzione. Lo smitizzante ritratto dei leggendari cosacchi, la descrizione della crudeltà dei rivoluzionari, inestricabilmente legata alla carica ideale che li animava, irritarono il regime sovietico, ma il libro piacque a Stalin e ciò diede temporaneo respiro allo scrittore. Arrestato tuttavia nel 1939 con l’accusa di trockismo, venne fucilato nel 1940.
Nel 2006 è apparsa un’ampia raccolta delle sue opere nei «Meridiani».
fonte: Enciclopedia della Letteratura Garzanti, 2007
L’ armata a cavallo
Renato Poggioli (Traduttore)
“L’armata a cavallo” è un’antologia di brevi storie ispirate alla guerra civile e scritte con uno stile che riesce a intrecciare sangue e romanticismo, lirismo e barbarie. Eroi a volte feroci, a volte buffi, i personaggi di Babel’ sono tutti esuberanti, uomini vivi, con pregi e colpe che danno vita a una fiumana, una valanga, una tempesta in cui tuttavia ciascuno ha il proprio volto, i propri sentimenti, il proprio linguaggio. Con uno stile che cerca di smitizzare la violenza, Babel’ mette in luce il rovescio della crudeltà e la forza bruta dei leggendari cosacchi, restituendo la dimensione umana di coloro che hanno combattuto e sono morti per la rivoluzione.
Due racconti francesi. Guy de Maupassant e Via Dante
Ensemble, 2019
In questo volume sono pubblicati “Guy de Maupassant” e “Via Dante”, due racconti tra i più esplicativi dell’opera di Babel’.
Tutte le opere
di Isaak Babel’ (Autore)
A. Dell’Asta (Curatore)
G. Pacini (Traduttore)
Mondadori, 2006
L’opera raccoglie tutta l’opera di Babel’. Moltissimi i racconti da quelli dell'”Armata a cavallo” a quelli del ciclo di Odessa ad altri mai tradotti in italiano; inoltre la produzione pubblicistica (Babel’ scrisse per numerosi giornali sovietici, soprattutto corrispondenze), le due opere teatrali (“Tramonto” e “Maria”) e le sceneggiature.
Introdotto da un saggio della slavista e scrittrice Serena Vitale, curato da Adriano Dell’Asta, tutto tradotto da Gianlorenzo Paciri, l’opera costituisce un’occasione di scoperta di questo autore: le sue storie infatti, scritte in uno stile ricco di echi, di sottigliezze sonore, di accensioni liriche, sono dense miniature in cui il dato reale, talora tragico talora vivacissimo, sfuma in toni favolistici. Al centro dell’attenzione dello scrittore è sempre la scoperta dell’elemento umano nel complesso ingranaggio della storia.
Ricordo di avere visto tanti anni fa il film “L’armata a cavallo”. Allora non ci avevo capito pressoché niente. Mi piacerebbe rivederlo adesso.