GIORGIO LORETI, grazie a ! PAOLO DI PAOLO, I discorsi tra amici su guerra e pandemia: quando a cena cala il gelo –REPUBBLICA DEL 20 MARZO 2022 

 

 

REPUBBLICA DEL 20 MARZO 2022 

https://www.repubblica.it/commenti/2022/03/20/news/

la_guerra_russiaucraina_la_pandemia_di_covid_
e_gli_amici-342052723/

 

 

I discorsi tra amici su guerra e pandemia: quando a cena cala il gelo

di Paolo Di Paolo

Milano, Navigli

A tavola mi sento più a mio agio con chi non mette sulla bilancia i conflitti e ha il coraggio semplice di dire non lo so, scuotendo la testa

Una pandemia che sfuma in una guerra, è quasi irreale, ti dici, quasi come cento anni fa. A Kharkiv i medici devono salvare i feriti dalle bombe e i contagiati dal virus. Il mondo senza sonno di cui parlava Stefan Zweig nell’altro secolo mostra qualche parentela con il nostro: “Essere lontani dai campi di battaglia non significa esserne estromessi”. La fortuna di essere al riparo grazie alla geografia non ci rende indenni dai traumi della storia. È certamente uno dei dettagli meno rilevanti, ma anche il complesso delle emozioni di miliardi di spettatori angosciati, indignati, indifferenti o semplicemente rattristati, ha una sua parte nel racconto.

L’informazione infiltra le nostre giornate, i cupi bollettini della pandemia nella primavera nera di due anni fa; i raggelanti bollettini dalle città ucraine assediate in questa incipiente primavera altrettanto nera.

 

Abbiamo parlato di Covid, fra noi, moltissimo; ne abbiamo parlato tanto da infettare il linguaggio. Ci siamo trovati a maneggiare lemmi specialistici come fossero parte del lessico fondamentale. Abbiamo, nella radicalizzazione delle opinioni, temuto di doverci scontrare non tanto, non solo con chi non indossava la mascherina quando a nostro giudizio avrebbe dovuto. Vaccinazioni e Green Pass hanno prodotto di peggio: una dialettica avvelenata tra visioni contrapposte, che qualche volta ci ha fatto temere per la tenuta di antiche amicizie (la fine del Green Pass prevede un’amnistia?).

E il punto non era tanto vedersela con le opinioni di un grande filosofo, con i distinguo “alti” sulla presunta dittatura sanitaria; il punto era vedersela con chi, archiviate le zone rosse, veniva a cena da noi.

 

Ma non lo dico con il sarcasmo di chi è certo di avere o avere avuto ragione: piuttosto, con lo stupore di chi non immaginava di trovarsi in disaccordo con persone con cui ha condiviso lunghi tratti di strada. Il compagno di università che comincia a mandarmi su WhatsApp deliranti, ai miei occhi, proclami No Vax. Persone, detto più chiaramente, con cui supponevamo di trovarci grossomodo e per sempre dalla stessa parte. Non è stato così, e non è nemmeno detto che sia un male.

La scrittrice Sally Rooney, rispondendo a una domanda che le facevo per Robinson qualche settimana fa, ragionava sul fatto che dissentire è affascinante e più utile che trovarsi allineati: ogni terreno di contesa ideologica può servirci a mettere meglio a fuoco ciò che pensiamo, a pensarlo meglio. È vero, ma è altrettanto vero che può produrre un piccolo shock.

Così con la guerra in Ucraina. Non mi preoccupa non essere d’accordo con Canfora, mettiamo, o con pezzi della sinistra ribattezzata, forse discutibilmente, né-né. Mi preoccupa, o meglio, mi mette a disagio non trovarmi in sintonia con vecchi amici.

È una sciocchezza? Può darsi. E tuttavia in queste settimane avrei voluto, non una ma più volte, scappare, letteralmente, da discussioni più nervose che appassionate, più passivo-aggressive che illuminanti. Battute che fanno scendere il gelo come in una pièce di Yasmina Reza; dibattiti che dai consumati e prevedibili social passano in salotto, al ristorante; e parole anche grosse, petizioni morali che rischiano di trasformare un piacevole aperitivo in Carnage.

 

Qualcuno dirà: che sciocchezza. Sì, certo, rispetto alla guerra è un niente. Ed è tuttavia un segno, uno scarto, una cesura imprevista. Perché poi le eventuali ragioni storiche di Putin o della Russia sono disposto a sentirle tutte, a farmele spiegare nei talk show e magari un po’ meglio anche altrove, però a tavola mi sento più a mio agio con amici magari meno intelligenti e meno colti, sempre che tali siano. Amici che non mettano sulla bilancia le guerre, e abbiano il coraggio semplice di dire non lo so, scuotendo la testa, con un groppo in gola che non si scioglie.

 

 

 

NOTA DEL BLOG :

1.

Yasmina Reza (Parigi, 1º maggio 1959) è una drammaturga, scrittrice, attrice e sceneggiatrice francese le cui opere teatrali sono state adattate e rappresentate in molti paesi ricevendo premi e riconoscimenti.

Yasmina Reza nasce a Parigi il 1º maggio del 1959, figlia di un ingegnere iraniano e di una violinista ungherese originaria di Budapest, ambedue di origine ebraica. Comincia la sua carriera teatrale come attrice, partecipando a rappresentazioni di opere contemporanee e di classici di Molière e Marivaux.

La prima pièce da lei scritta, Conversations après un enterrement, rappresentata per la prima volta nel 1987, le vale il Premio Molière come miglior autore, mentre l’opera seconda, La traversée de l’hiver, vince il Molière come “miglior spettacolo pubblico in regione”.

Il successo internazionale arriva con l’opera successiva, Art (1994), tradotta e rappresentata in oltre trenta lingue, per cui viene di nuovo premiata con il Molière per il miglior autore. La produzione britannica, rappresentata al West End, riceve nel 1997 il Premio Laurence Olivier e l’Evening Standard Award come miglior commedia, mentre la produzione americana, rappresentata a Broadway, riceve nel 1998 il Tony Award per il miglior spettacolo. L’opera ha avuto anche diversi adattamenti televisivi.

Nel 1997 pubblica il suo primo romanzo, Hammerklavier.

Nel 1999 fa parte della giuria ufficiale del 52º Festival di Cannes.

Nel 2007 ha seguito la campagna elettorale presidenziale di Nicolas Sarkozy, pubblicando L’alba, la sera o la notte (L’aube le soir ou la nuit).

 

SEGUE:

https://it.wikipedia.org/wiki/Yasmina_Reza

 

 

Art (opera teatrale) – Trama

Parigi, fine anni ottanta. Serge, facoltoso appassionato di arte contemporanea, acquista, per una cifra stratosferica, uno strano dipinto del maestro Antrios, di fatto una grossa tela bianca. Gli amici Yvan e Marc cercano di fargli capire che sulla tela non c’è nulla ma lui si ostina a vederci un quadro astratto fatto di linee cangianti (le trame della tela).

La conversazione sul significato dell’arte metterà in discussione l’amicizia fra i tre, che addirittura scarabocchieranno la tela. Alla fine la ripuliranno e la esporranno orgogliosi in casa di Serge, mentre Yvan andrà malvolentieri a nozze.

altro :

https://it.wikipedia.org/wiki/Art_(opera_teatrale)

pièce pubblicata da Adelphi – vedi sotto

 

 

 

opere di Yasmina Reza pubblicate da adelphi ::

 

Yasmina Reza

Serge

Yasmina Reza possiede un orecchio assoluto per «la musica degli uomini e delle donne», e il talento di riprodurla creando personaggi indimenticabili, di cui mette a nudo i lati comici non meno di quelli patetici. Senza sarcasmo, tiene a precisare lei stessa, ma con profonda empatia, poiché tutti sono minacciati dall’insignificanza e dalla malinconia, dallo sfacelo della vecchiaia…

Traduzione di Daniela Salomoni

Fabula, 376
2022, pp. 186,
€ 19,00 -5% € 18,05
ALTRE EDIZIONI
Adelphi eBook2022 / pp. 186 / € 9,99
Yasmina Reza

Anne-Marie la beltà

Lo scrittore, ha detto una volta Yasmina Reza, è si­mile a un alchimista, poiché «prende una materia per crearne un’altra». E proprio in virtù dei poteri alchemici della sua scrittura – mai così esatta e a­cuminata, e al tempo stesso mai così ricca di sfu­mature – l’intervista che un’oscura ex attrice, An­ne­-Marie…
Traduzione di Ena Marchi, Donatella Punturo
Piccola Biblioteca Adelphi, 761, isbn: 9788845935411
€ 10,00 -5% € 9,50
ALTRE EDIZIONI
Adelphi eBook2021 / pp. 70 / € 4,99
Yasmina Reza

Bella figura

Nel parcheggio di un ristorante una donna accusa l’amante, piccolo imprenditore prossimo al fallimento, di aver scelto, per la loro cenetta intima, un posto che gli è stato consigliato dalla moglie; quando finalmente decidono di andare altrove, lui, facendo manovra, investe un’anziana signora; niente di grave, tranne il fatto che l’anziana signora è lì per festeggiare…
Traduzione di Donatella Punturo
Piccola Biblioteca Adelphi, 743
2019, pp. 106, isbn: 9788845934193
€ 10,00 -5% € 9,50
ALTRE EDIZIONI
Adelphi eBook2019 / pp. 106 / € 4,99
Yasmina Reza

«Arte»

«Il mio amico Serge ha comprato un quadro» annuncia Marc, da solo in scena, ad apertura di sipario. «È una tela di circa un metro e sessanta per un metro e venti, dipinta di bianco. Il fondo è bianco, e strizzando gli occhi si possono intravedere delle sottili filettature diagonali, bianche». Subito dopo Marc viene a sapere dallo stesso Serge che il quadro bianco…
Traduzione di Federica Di Lella, Lorenza Di Lella
Piccola Biblioteca Adelphi, 728
2018, pp. 101,
€ 10,00 -5% € 9,50
ALTRE EDIZIONI
Adelphi eBook2018 / pp. 101 / € 4,99
Yasmina Reza

Babilonia

In un posto chiamato Deuil-l’Alouette (che, tradotto alla lettera, sarebbe «Lutto-l’Allodola»), un posto qualunque nella periferia di Parigi, una donna qualunque, con un buon lavoro, un marito, un figlio, una sorella e dei vicini di casa, si lascia coinvolgere, nel corso di una strana notte di quasi primavera, in una faccenda che potrebbe costarle assai cara. Per affettuosa solidarietà…
Traduzione di Maurizia Balmelli
Fabula, 318
2017, pp. 157,
€ 18,00 -5% € 17,10
ALTRE EDIZIONI
Adelphi eBook2017 / pp. 157 / € 8,99
Yasmina Reza

Felici i felici

“Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore. Felici i felici»: le due ultime «beatitudini» di Borges, che Yasmina Reza inscrive sulla soglia di questo romanzo, ci indicano la via per penetrare nel fitto intreccio delle vite che lo popolano. Perché la felicità – nell’a­more o nell’assenza di a­more, all’inter­no di una coppia…
Traduzione di Maurizia Balmelli
Fabula, 264
2013, pp. 163, isbn: 9788845928260
€ 18,00
ALTRE EDIZIONI
Adelphi eBook2013 / pp. 163 / € 6,99
gli Adelphi2017 / pp. 163 / € 10,45

Yasmina Reza

Il dio del massacro

Fin dalle primissime battute di questa commedia al tempo stesso esilarante e feroce appare chiaro perché Roman Polanski abbia deciso di portarla sullo schermo – e perché attori come Isabelle Huppert, Ralph Fiennes e James Gandolfini abbiano voluto interpretarla a teatro. Poche volte, infatti, un autore è stato capace di squarciare con altrettanto soave crudeltà i veli destinati a ricoprire…
Traduzione di Laura Frausin Guarino, Ena Marchi

Piccola Biblioteca Adelphi, 617

2011, pp. 91,

€ 10,00 -5% € 9,50

2. 

Carnage (film)

Carnage è un film del 2011 diretto da Roman Polański, basato sull’opera teatrale Il dio del massacro della drammaturga e scrittrice francese Yasmina Reza.

 

Trama

In una lite al parco, un ragazzino di 11 anni colpisce un coetaneo al volto con un bastone. I genitori, due coppie di Brooklyn, decidono di incontrarsi per discutere del fatto e risolvere la cosa da persone civili. Ed è in quell’appartamento che si svolge l’intero film (a parte la scena iniziale e quella finale con i titoli di coda, entrambe ambientate al parco). I coniugi Longstreet, genitori del bambino vittima dell’aggressione, appaiono in un primo momento come persone cordiali e pacate: il marito Michael è un rappresentante di articoli per la casa, mentre la moglie Penelope è una scrittrice appassionata d’arte. I due ospitano i coniugi Cowan, l’avvocato Alan e l’operatrice finanziaria Nancy: la coppia, soprattutto il marito, appare molto presa dal proprio lavoro, stressata e priva di quell’interesse protettivo verso il figlio che invece viene ampiamente dimostrato dai Longstreet.

Gli iniziali convenevoli si trasformano in battibecchi velenosi e il comportamento delle due coppie degenera in situazioni assurde e ridicole: la visita sembra concludersi diverse volte ma, nel momento in cui i Cowan si accingono ad andarsene, avviene sempre uno scambio di parole, dai toni via via più accesi, che li conduce a rientrare e a riprendere la discussione dopo essersi precedentemente calmati. Nancy, essendo molto nervosa, vomita in salotto, danneggiando tra l’altro uno dei libri d’arte preferiti da Penelope. Le due coppie cominciano quindi a rinfacciarsi reciprocamente le azioni dei propri figli: in particolare i Cowan cercano di addossare parte della colpa al figlio dei Longstreet, mentre questi ultimi criticano velatamente i metodi educativi dei Cowan; tutto questo mentre sullo sfondo Alan è costantemente impegnato in fastidiose (oltre che eticamente disdicevoli) telefonate di lavoro. I tentativi di mediazione e di sdrammatizzazione di Michael Longstreet sono vani, ed egli stesso vi rinuncia dopo aver scoperto che sua madre prende un farmaco dai pericolosi effetti collaterali, la cui casa produttrice verrà difesa in giudizio da Alan.

La discussione degenera rapidamente fino ad allontanarsi dai toni civili: le coppie stesse, esacerbate dall’alcool, si dividono in un assurdo carosello in cui tutti sono contro tutti e i temi del litigio cambiano rapidamente, spostandosi dal problema originario della lite tra i bambini e andando a toccare sciocchezze della vita quotidiana ma anche temi esistenziali. Il film si conclude con una panoramica del salotto disordinato dei Longstreet, in cui le coppie rimangono in silenzio dopo che Nancy, imitando Penelope, dichiara: “Questo è il giorno più infelice della mia vita”. I titoli di coda scorrono su una scena all’aria aperta, ambientata nello stesso parco dove i due ragazzini hanno litigato. Viene inquadrato anche il criceto dei Longstreet, che Michael aveva abbandonato quella stessa mattina, attirandosi l’antipatia di Nancy, e i due bambini che, riconciliati, giocano.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Carnage_(film)

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a GIORGIO LORETI, grazie a ! PAOLO DI PAOLO, I discorsi tra amici su guerra e pandemia: quando a cena cala il gelo –REPUBBLICA DEL 20 MARZO 2022 

  1. ueue scrive:

    Ho visto tempo fa il film “Carnage”, che svela la violenza che c’è in certe relazioni sociali apparentemente civili. Beh, in qualsiasi discussione è difficile che non venga fuori la nostra parte “passionale”. Bisognerebbe pensare a quanto poco della realtà conosciamo e come ogni nostra scelta, anche ideologica, è legata alla nostra personale storia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *