LIMESONLINE 1 MARZO 2022
CHI E PERCHÉ ARMA L’UCRAINA
di Federico Petroni
Usa, Australia, Giappone, Canada, Regno Unito, Norvegia e tutti i paesi dell’Unione Europea (salvo Ungheria e Bulgaria) hanno deciso di fornire equipaggiamenti militari all’Ucraina.
Perché conta: Chi manda cosa fornisce preziose indicazioni.
La prima sorpresa sono i nordici: Svezia, Finlandia, Danimarca e Norvegia inviano missili anticarro, Copenaghen addirittura autorizza i propri cittadini ad andare a combattere come volontari nell’ex repubblica sovietica. Le motivazioni sono diverse – Stoccolma e Helsinki non sono nella Nato e dunque temono di più gli sviluppi della guerra – ma è un segno di una convergenza del blocco nordico. Testimoniato anche dal sondaggio che per la prima volta nella storia indica una maggioranza finlandese per l’ingresso nell’Alleanza Atlantica.
Ma la sorpresa autentica è la Germania, che oltre a mandare armi pesanti ha approvato un aumento della spesa militare di 100 miliardi di euro e già inizia a discutere se riattivare il servizio di leva e se accettare l’offerta della Francia di condividere l’arma nucleare. Un sondaggio dice che il 78% degli intervistati approva il riarmo.
La minaccia della guerra non aveva scosso i tedeschi, l’invasione sì. Il ritorno alle armi della Germania è fra le notizie del decennio. Gli americani, che hanno pure ottenuto la sospensione a tempo indeterminato di Nord Stream 2 e la riduzione dell’import di gas russo, esultano. Ma gli sviluppi di questo repentino mutamento d’opinione, come sempre nella storia tedesca, sono imponderabili.
Comprensibilmente, Irlanda e Austria, piccoli paesi neutrali vicini a potenze come Regno Unito e Germania, seguono le inclinazioni di queste ultime ma con materiale non letale.
La Spagna è l’unico paese europeo di una certa stazza a non inviare armamenti.
La partecipazione di Giappone e Australia sancisce questi ultimi come gli alleati più utili dell’America – attivi non solo nell’Indo-Pacifico ma ora anche contro la Russia.
I paesi del fianco orientale della Nato si attrezzino per sostenere militarmente l’Ucraina, preludio all’irrobustimento del fronte nel confronto Russia-Occidente nei mesi a venire. L’anello mancante come detto è l’Ungheria, che rompe la continuità territoriale dello schieramento negando anche il transito sul proprio territorio degli equipaggiamenti.
Budapest verrà sottoposta a notevoli pressioni. Intanto, la Polonia si è candidata a snodo dei rifornimenti, in linea con la sua ambizione a diventare il perno militare dell’Est Europa.
Tutte queste armi faranno la differenza? Difficile dirlo, visto che i russi preparano l’assedio di Kiev, hanno distrutto diversi aeroporti anche a ovest e stanno acquisendo il controllo dell’aria (ancora incompleto). Non è dato sapere nemmeno la posizione delle unità dell’esercito ucraino che erano schierate a est e potrebbero giungere in soccorso della capitale. In ogni caso, quegli armamenti potrebbero servire a una Repubblica di Leopoli nel caso in cui l’Ucraina si spezzasse in due. Non pare l’obiettivo di Putin perché lo obbligherebbe a una tensione permanente nelle pianure ucraine. Ma in guerra i piani non vanno mai come pianificato.
Per approfondire:
La strategia dell’Ucraina, rendere insostenibile l’invasione
In ogni guerra ci deve essere una grande dose di cinismo e di disprezzo per le persone da entrambi i lati.