LIMESONLINE DEL 21 FEBBRAIO 2022
IL MONDO OGGI
La ricerca del casus belli in Ucraina e altre notizie interessanti
Carta di Laura Canali – giugno 2021.
21/02/2022
La rassegna geopolitica del 21 febbraio. [Ultimo aggiornamento: 20.58
analisi di Federico Petroni, Giorgio Cuscito
RICONOSCERE DONEC’K E LUHANS’K
di Federico Petroni
Il presidente della Russia Vladimir Putin ha annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste ucraine di Donec’k e di Luhans’k. Ha inoltre siglato assieme ai leader delle due entità riuniti al Cremlino accordi per fornire assistenza militare.
Perché conta: Il riconoscimento di Donec’k e Luhans’k è la foglia di fico dietro cui legittimare un intervento armato. La Russia in questo modo può dire di rispondere alla richiesta di quelli che considera Stati indipendenti e di non immischiarsi in una guerra civile.
La mossa di Putin affossa definitivamente la speranza di Francia e Germania di resuscitare gli accordi di Minsk, che imponevano all’Ucraina di conferire uno statuto speciale alle due entità, introducendo una sorta di veto interno per l’adesione di Kiev alla Nato. Accordi semplicemente inaccettabili per l’Ucraina, come avevamo spiegato nelle scorse settimane, perché l’avrebbero costretta alla neutralizzazione. Nel suo discorso, Putin ha fatto esplicito riferimento al rifiuto del governo ucraino di applicare l’intesa di Minsk.
È evidente che Mosca sta cercando di legittimare l’intervento nel Donbas (sulla costruzione del casus belli vedi la terza notizia). Meno evidente fin dove voglia spingersi. Non è detto infatti, come invece sostengono gli americani, che i russi attacchino da nord, sud ed est per marciare su Kiev. Per come si è svolta l’escalation finora, la Russia procede a tappe, testando la risolutezza delle controparti, cercando di intuire che cosa possa strappare e facendo capire di non muoversi in modo irrazionale per non scatenare rappresaglie. È la logica del negoziato a mano armata.
L’obiettivo tattico, almeno iniziale, della campagna di Putin potrebbe essere spostare qualche decina di chilometri a ovest la linea del fronte del Donbas. Magari per portare l’intero territorio delle oblast di Donec’k e Luhans’k sotto il controllo dei propri clienti locali. E risedersi al tavolo a negoziare con gli americani, il vero obiettivo strategico dell’intera vicenda.
Per approfondire: Il bluff degli accordi di Minsk:
https://www.limesonline.com/cartaceo/il-bluff-degli-accordi-di-minsk
NON ORA, BIDEN
di Federico Petroni
Il Cremlino ha definito “prematuro” l’incontro fra i presidenti di Russia e Stati Uniti che il leader francese Emmanuel Macron sta cercando di organizzare. Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha detto: “Non siamo contro i summit, non siamo contro gli incontri. Ma prima di tenerli, specie in quest’atmosfera surriscaldata, è importante capire come andranno a finire”.
Perché conta: Mosca intende capire che cosa ha da offrire Washington. Lavrov vuole dunque sentire dal segretario di Stato americano Antony Blinken se la controparte è intenzionata a fare qualche concessione significativa o semplicemente a guadagnare tempo. I due dovrebbero incontrarsi giovedì in Europa.
I russi si sono messi nella posizione di dettare la tempistica, ora vogliono estrarre il massimo possibile dagli americani. Nel concreto, non solo costringerli a chiudere la porta della Nato in faccia all’Ucraina, ma pure a smettere di rifornirla di armamenti. Entrambe proposte difficili da accettare per Washington, che punta al massimo a far sì che Kiev rinunci di sua iniziativa alla candidatura e ad armarla da remoto per resistere. Avendo già ottenuto qualcosa, ossia il ritiro statunitense dall’Ucraina e l’udienza da pari a pari concessa a Putin, il Cremlino gioca al rialzo.
Note a margine. Nell’invocare l’incontro Biden-Putin, Macron aveva anche proposto di indire un vertice sulla sicurezza europea, una sorta di Congresso di Vienna del XXI secolo. Rispedendo al mittente la mediazione per un vertice bilaterale, il Cremlino riferisce di non prendere sul serio nemmeno l’altra proposta francese. Potrebbe essere interessato all’idea, ma l’iniziativa deve venire dalla superpotenza.
In teoria, il congelamento momentaneo dell’iniziativa di Macron offrirebbe un’opportunità al primo ministro italiano Mario Draghi, che dovrebbe recarsi a Mosca nei prossimi giorni per un bilaterale con Putin. In teoria, perché ci sono due rischi: che non ci sia più margine per una mediazione italiana e/o che il viaggio del presidente del Consiglio venga strumentalizzato dalla Russia.
Per approfondire: Il bivio di Putin
https://www.limesonline.com/rubrica/ucraina-invasione-russa-piano-di-putin
COSTRUZIONE DI UN CASUS BELLI
di Federico Petroni
Dopo che Donec’k e Luhans’k hanno ordinato l’evacuazione di donne e bambini e la mobilitazione generale, la Russia ha schierato i carri armati in formazione d’attacco lungo le frontiere del Donbas. Ha annunciato che 30 mila soldati resteranno in Bielorussia al termine delle esercitazione. Ha diffuso immagini di presunti tiri d’artiglieria ucraini contro la provincia di Rostov, dov’è stato dichiarato lo stato d’emergenza, come in altre sei entità amministrative in Russia. Ha inoltre dichiarato di aver ucciso cinque soldati ucraini in un’incursione sul territorio russo, che se confermato sarebbe il primo scontro diretto tra le due Forze armate.
Perché conta: È l’altro motivo per cui Putin non vuole incontrare Biden ora. La Russia sta costruendo il casus belli. Costruirlo non vuol dire automaticamente usarlo. Evidentemente Mosca vuole creare nuovi fatti sul terreno per irrobustire la propria posizione negoziale.
Intanto sta giocando la carta del panico, con l’esodo di decine di migliaia di persone dal Donbas e i presunti attacchi sul proprio territorio. Fattori che hanno inevitabilmente aumentato l’attenzione dei media nazionali, sinora rimasti relativamente tranquilli mentre in Occidente la paura che le cose vadano fuori controllo circola da giorni. Persino un autocrate come Putin ha una popolazione cui rendere conto. Specie se intende muovere guerra a una nazione sorella. L’opinione pubblica riterrebbe legittima non un’invasione, bensì un intervento come sorta di arbitro esterno per sedare una guerra civile finita fuori controllo e a rischio di espandersi sul suolo russo. È questa impressione che il Cremlino vuol creare sul fronte interno.
Per approfondire: Cosa vuole e rischia la Russia (video)
PECHINO RAFFREDDA MOSCA
di Giorgio Cuscito
Durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco (18-20 febbraio), il ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese Wang Yi ha detto che “la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di qualunque paese dovrebbero essere rispettate e tutelate” e che “l’Ucraina non fa eccezione”. Poi però Wang ha invitato “gli amici europei” a chiedersi se “l’espansione della Nato verso est sia foriera di pace e stabilità” e sottolineato che “bisogna rispettare le ragionevoli preoccupazioni securitarie” della Federazione Russa.
Perché conta: Le dichiarazioni di Wang confermano la posizione ambigua di Pechino nei confronti di Mosca, già emersa nella dichiarazione congiunta che hanno siglato recentemente. Nel testo, i due governi affermano che la loro amicizia “non ha limiti”, fanno causa comune contro gli Stati Uniti e si oppongono all’allargamento dell’Alleanza Atlantica a Oriente. Cioè rifiutano l’ingresso in essa dell’Ucraina senza menzionarlo in maniera diretta.
Tuttavia, la Cina non può approvare esplicitamente ingerenze (passate e presenti) del Cremlino sul suolo ucraino per almeno tre ragioni.
Primo, gli abitanti della Repubblica Popolare potrebbero accusare Pechino di incoerenza visto che il loro paese in epoca imperiale ha subito diverse invasioni, inclusa quella russa.
Secondo, nei circoli strategici cinesi si teme che, in caso di intervento militare russo, eventuali sanzioni occidentali potrebbero danneggiare l’economia domestica. Specialmente se la Russia fosse esclusa dal sistema Swift, visto che larga parte dei pagamenti sino-russi è in dollari.
Terzo, Pechino non vuole aggravare i già complicati rapporti con gli Usa e gli europei per una partita che non attiene strettamente ai suoi interessi nazionali.
Insomma, dalla prospettiva cinese la crisi russo-statunitense può avvicinare ulteriormente Mosca alla Repubblica Popolare, distrarre momentaneamente gli Usa dall’Indo-Pacifico e offrire spunti utili alla gestione del rapporto con la Casa Bianca in merito al dossier Taiwan. Tuttavia, gettare apertamente benzina sul fuoco ucraino si rivelerebbe controproducente per gli interessi di Pechino.
Per approfondire: L’amicizia senza limiti tra Cina e Russia
https://www.limesonline.com/rubrica/cina-russia-xi-putin-olimpiadi-pechino
Fa rabbia che in questa quasi-guerra passino in seconda e terza linea la sofferenza e la morte delle persone che sfortunatamente si trovano nelle zone di guerra. Anche i movimenti per la pace sembrano assenti.