Bertold Brecht a New York
«L’immagine della guerra, per noi che abitiamo l’epoca della televisione, è una poltiglia veloce e luminosa. Per scovare, in questo continuum sminuzzato e frammisto ad altri milioni di luci, un’epica, cioè un racconto, noi dobbiamo ricorrere ogni giorno alla morale. Trovando dentro di noi, quasi fossero antidoti o addirittura trucchi, dei “valori” in grado di ricondurre al dolore, al lutto, alla violenza ciò che il video compita, minuto dopo minuto, come puro spettacolo. Alle radici di ciò che la critica dandy chiama “buonismo” c’è anche lo sforzo, così inane da sembrare vizioso, di restituire un capo e una coda all’indistinto, all’interrotto, al non pensato, in una parola sola al subíto.
Riumanizzare il disumanizzato è la fatica quotidiana del nostro sguardo, perché il terribile, lo spaventoso, il cruento sono ormai norma di consumo, scaffale mediologico, abitudine del metabolismo visivo. È di morte che si sta parlando: ma il difficile non è neanche (più) capire di che cosa si sta parlando, quanto capire che si sta (ancora) parlando di qualcosa».
Michele Serra
Bertold Brecht ( Augusta, 10 febbraio 1898 – Berlino Est, 14 agosto 1956 ) è stato un drammaturgo, poeta, regista teatrale e saggista tedesco.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bertolt_Brecht
Una tavola di “Kriegsfibel” (“L’Abicì della guerra”) nella versione originale, 1955, di Bertolt Brecht
E molti di noi affondarono nei pressi
delle coste, dopo lunga notte, alla prima aurora.
Verrebbero, dicevano, se solo sapessero.
Che sapevamo, noi non lo sapevamo.
n. 48 – Einaudi, 2015
traduzione di Roberto Fertonani
ALCUNE POESIE DI BRECHT SULLA GUERRA E SULLA PACE
PER CHI STA IN ALTO
Per chi sta in alto
parlare di mangiare e’ cosa bassa.
Si capisce: hanno gia’
mangiato, loro.
Chi sta in basso deve andarsene dal mondo
senza aver mangiato
un po’ di carne buona.
Per pensare di dove venga e dove
vada, chi e’ in basso,
nelle belle serate,
troppo e’ sfinito.
I monti e il mare grande
non li hanno ancora visti
che il loro tempo gia’ e’ passato.
Se chi e’ in basso non pensa
alla bassezza, mai
potra’ venire in alto.
QUELLI CHE PORTANO VIA LA CARNE DALLE TAVOLE
Quelli che portano via la carne dalle tavole
insegnano ad accontentarsi.
Coloro ai quali il dono e’ destinato
esigono spirito di sacrificio.
I ben pasciuti parlano agli affamati
dei grandi tempi che verranno.
Quelli che portano all’abisso la nazione
affermano che governare e’ troppo difficile
per l’uomo qualsiasi.
QUANDO CHI STA IN ALTO PARLA DI PACE
Quando chi sta in alto parla di pace
la gente comune sa
che ci sara’ la guerra.
Quando chi sta in alto maledice la guerra
le cartoline precetto sono gia’ compilate.
CHI STA IN ALTO DICE
Chi sta in alto dice:
si va alla gloria.
Chi sta in basso dice:
si va alla fossa.
LA GUERRA CHE VERRA’
La guerra che verra’
non e’ la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.
MIO FRATELLO AVIATORE
Avevo un fratello aviatore.
Un giorno, la cartolina.
Fece i bagagli, e via,
lungo la rotta del sud.
Mio fratello e’ un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno
di spazio. E prendersi terre su terre,
da noi, e’ un vecchio sogno.
E lo spazio che s’e’ conquistato
sta sui monti del Guadarrama.
E’ di lunghezza un metro e ottanta,
uno e cinquanta di profondita’.
POESIE DI BRECHT PRESE DALLA
BOTTEGA DEL BARBIERI.ORG
https://www.labottegadelbarbieri.org/
Bello e purtroppo attualissimo il significato di queste poesie.