REPUBBLICA DEL 5 GENNAIO 2022
Afghanistan, Frozan Nawabi: “Le donne stanno scomparendo dalla scena pubblica”
di Eugenia Nicolosi
Parla l’ex direttrice generale per i diritti umani del ministero degli Esteri di Kabul, rifugiata in Italia: “La pres del Paese era stata concordata con l’Occidente che si aspettava un governo inclusivo, ma i talebani non hanno rispettato alcuna intesa. Ora competono con l’Isis con la loro visione ultraradicale dell’Islam”
Ha trascorso gli ultimi anni a capo della direzione generale per i diritti umani del Ministero degli Affari Esteri afgano a Kabul, diventando simbolo dei diritti delle donne in Afghanistan. Nel 2014 era stata anche candidata al Nobel per la Pace.
Frozan Nawabi ora è fuggita dall’Afghanistan e ha raggiunto l’Italia. “La transizione del potere nelle mani dei talebani era stata concordata con l’Occidente e l’aspettativa era di un governo inclusivo”, spiega a Repubblica. Poi “tutto è degenerato, avevo paura: oltre alle bombe c’erano i fanatici a volermi morta, controllavano il mio cellulare”.
Come ricorda l’ultimo periodo in Afghanistan?
“Come settimane di pura follia e di una violenza senza confini, perfino per gli stessi talebani. Se è il Governo stesso a relegare in un angolo donne e gente libera lascia lo spazio d’azione alle persone meno istruite. Il governo talebano è quindi colpevole anche delle conseguenze che non aveva previsto. Hanno permesso a crimini indicibili di consumarsi e di divenire un’abitudine e lo hanno fatto nel nome di un credo religioso. Oggi il Paese è il teatro di una lotta tra fanatici, rischia la vita chiunque pensi con la propria testa. Povero Afghanistan, povero popolo afghano”.
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Gli attacchi di agosto hanno stravolto tutto da un momento all’altro.
“Nei Paesi occidentali si è parlato di qualche attacco ma sono stati e sono ancora numerosissimi. In Afghanistan è in corso un conflitto brutale ed è difficile dire come e se finirà. L’Isis sta diventando giorno dopo giorno più forte. In alcune città come Jalalabad si contano morti di ogni fazione ogni giorno, appartenenti all’Isis, ai talebani o semplicemente al popolo. Sapendo del supporto delle potenze internazionali ai talebani, ritengo che oggi anche l’Isis sia sostenuto da parte delle stesse potenze internazionali, che non apprezzano le relazioni dei talebani con alcuni Paesi più a est, come Cina o Russia – almeno io la penso così.
La storia afgana è sempre stata anche la storia dei Paesi vicini e delle potenze internazionali che agiscono nella zona: giganti che hanno usato la mia terra per i loro interessi, mettendo tribù, gruppi etnici o classi sociali gli uni contro gli altri”.
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Dalle sedi istituzionali ai nascondigli nel giro di poche ore, la sua vita come quella di tante donne è stata interrotta.
“Ero rintanata in casa e ogni trillo di campanello mi terrorizzava. Sono riuscita a lasciare lo Stato grazie a una rete e ringrazio chi mi ha aiutata, specialmente il ministero degli Affari Esteri di Luigi Di Maio e l’Ambasciatore Italiano in Pakistan Andreas Ferrarese. Le donne che non hanno avuto la mia fortuna sono le prime vittime delle pressioni che l’Isis esercita sul governo per impedire che i diritti concordati con la comunità internazionale vengano realmente garantiti. E la leadership talebana è debole: se si mostrano in linea con l’Occidente perdono il favore dell’Isis, se mantengono le loro terribili posizioni perdono il sostegno della comunità internazionale. Nel frattempo i talebani militanti non osservano l’Islam ma ne impongono una interpretazione deviata e integralista. Le donne sono relegate ai margini e stanno sparendo dalla scena pubblica, dalle scuole e dalle professioni. Le attiviste che occupano le strade vengono raggiunte dalle milizie, non ci può essere alcuna resistenza”.
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Quanta verità c’è nelle promesse di un governo meno radicale?
“Non vedo alcun segno del cosiddetto “governo meno radicale”. I moderati hanno avuto un ruolo importante durante i negoziati con i Paesi occidentali ma alla fine hanno perso la lotta per il potere. Pertanto, non solo il governo è esclusivamente talebano e non inclusivo ma è guidato dall’ala più radicale del movimento. Non hanno politiche o programmi che corrispondano allo stile di vita del ventunesimo Secolo e insistono sulla loro interpretazione dell’Islam, il che significa che guardano a una società pre-islamica: senza alcun diritto umano”.
Uno scenario terribile, anche perché negli ultimi vent’anni sono stati molti i diritti acquisiti, soprattutto dalle donne.
“Uno scenario si, terribile. Tuttavia la pressione talebana non è tuttavia mai davvero cessata: i militanti sono rimasti nelle campagne mentre i leader hanno vissuto in Pakistan dove i combattenti frequentano le “madrasa” (scuole islamiche) e dove ha origine il loro movimento. L’invasione dell’Afghanistan è quindi un progetto pachistano.
E’ incredibile come dell’Afghanistan non se ne parli quasi più dopo le tragiche cronache dell’esodo all’aeroporto di Kabul.