FRANCESCA CAPPELLETTI, Un manoscritto svela la prima vita (e il primo omicidio) di Caravaggio – REPUBBLICA DEL 8 DICEMBRE 2021  + FRANCESCA CAPPELLETTI, CARAVAGGIO, ELECTA 2009

 

Caravaggio Un ritratto somigliante

 

Francesca Cappelletti

Caravaggio

Un ritratto somigliante

 

Formato 25 x 32

Pagine  272

Anno di pubblicazione   2009

Electa

L’opera completa del grande maestro per celebrare il 400° anniversario della sua morte. L’autorevolezza di una rinomata storica dell’arte che fu protagonista di una fortunata scoperta, rendono questo volume un libro d’eccezione.

Uomo di temperamento iracondo e selvatico, facile a offendersi e pronto all’occorrenza a vibrare un buon colpo di pugnale all’avversario, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) fu il primo grande artista, dopo il Rinascimento, a liberarsi dall’ossessione della bellezza senza temere la ricerca della verità: venne tacciato di essere un “naturalista”, ma allora come oggi la sua opera non ha perso nulla della sua audacia.

In occasione del quarto centenario dalla morte, l’opera del grande maestro viene presentata per intero da Francesca Cappelletti, un’autrice nota al grande pubblico per essere la protagonista di un bestseller dedicato proprio al pittore lombardo e al ritrovamento di una sua tela. Nel 1993, infatti, l’autrice ritrovò a Dublino il quadro disperso “La cattura di Cristo”.

La vicenda ebbe grande eco e fu ripresa nel romanzo di Jonathan Harr, “Il Caravaggio perduto”.

Il volume diventa così una nuova autorevole monografia sul maestro, aggiornata agli studi recenti, capace di rivedere la complessa vicenda biografica e artistica del pittore ripartendo dalle fonti. Il testo, illustrato con tutte le opere accertate, dettagli spettacolari – frutto di una apposita campagna fotografica -, immagini di contesto e confronti, è svolto in un linguaggio molto scorrevole, per una lettura avvincente e accessibile anche al pubblico non specialista.

 

da :

https://www.electa.it/prodotto/caravaggio/

 

 

 

Ritratto di Caravaggio di Ottavio Leoni, 1621 ca. (Carboncino nero e pastelli su carta blu, 23,4 × 16,3 cm) Firenze, Biblioteca Marucelliana.

 

Michelangelo Merisi, universalmente detto Caravaggio (Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610), è stato un pittore italiano.

 

 

 

 

REPUBBLICA DEL 8 DICEMBRE 2021 

https://www.repubblica.it/cultura/2021/12/07/news/la_prima_vita_e_il_primo_omicidio_di_caravaggio-329331882/

 

 

 

Un manoscritto svela la prima vita (e il primo omicidio) di Caravaggio

di Francesca Cappelletti

 

Il concerto di Caravaggio, oggi al Metropolitan di New York

Commise un assassinio già a Milano, quando era ancora giovanissimo. Il suo mentore fu Prospero Orsi, che a Roma lo raccolse dalla strada. Nel documento trovato in Inghilterra la biografia più antica del pittore

 

Federico Barocci era un pittore che faceva soffrire i suoi committenti. Lento nell’eseguire le opere, condannava a lunghe attese chi desiderava, alla fine del Cinquecento, quelle “dolci arie di teste”, la versione aggiornata della grazia che egli per primo ammirava nelle opere del Correggio.

Giovan Pietro Bellori, il grande scrittore delle Vite de’ pittori, scultori e architetti moderni pubblicate nel 1672, immagina un celebre dialogo, in cui Barocci, davanti a una tela, avrebbe risposto al duca d’Urbino, che stava “accordando questa musica”. Il suggestivo parallelo fra le pittura e la musica, ampiamente commentato e finora attribuito, anche se con qualche precedente, alla prosa elegante di Bellori, va, con una certa sorpresa, riferito a Gaspare Celio, pittore e scrittore attivo a Roma dalla fine del Cinquecento, controverso protagonista della vita artistica della città.

Il passaggio in cui il pittore di Urbino, sofferente per i probabili postumi di un avvelenamento perpetrato tempo prima da suoi colleghi pittori, continuava a concentrarsi sull’armonia delle forme e dei colori, andando “intorno, ad accordare questa musica” compare infatti nelle aggiunte di Celio al compendio delle Vite del Vasari, testo citato da alcuni scrittori seicenteschi, ma del quale non c’erano tracce e che si credeva dunque perduto.

 

Riccardo Gandolfi l’ha ritrovato nella biblioteca dello Stonyhurst College, nel Lancashire, l’ha studiato e commentato fino a giungere all’edizione critica pubblicata da Olschki.

 

 

Particolare di un disegno di Ottavio Leoni che ritrae Gaspare Celio

Gaspare Celio (Roma, 1571 – Roma, 24 novembre 1640) 

Michelangelo Merisi, universalmente detto Caravaggio (Milano, 29 settembre 1571– Porto Ercole, 18 luglio 1610)

Si tratta di un ritrovamento davvero cruciale per la storia dell’arte del Seicento: una fonte di primaria importanza, scritta da un personaggio che certamente visse molte di quelle dinamiche in prima persona fra Cinquecento e Seicento, prendendo parte a cantieri come la decorazione della Cappella della Passione nella chiesa del Gesù, dove lascia i suoi capolavori nelle due immagini del Cristo in passione, di una intensità drammatica difficilmente raggiunta in seguito. La sua esperienza non è separabile dai commenti e dalle notizie su quello che succede a Roma, e, leggendo il libro, immaginiamo Celio che dipinge al Gesù, fa amicizia con Giuseppe Valeriano, fa i conti con il successo della cappella Contarelli di Caravaggio e con il tumulto naturalistico che ne consegue fra i giovani pittori.

 

 

DIPINTI DI GASPARE CELIO NELLA CHIESA DEL GESU’ A ROMA

 

 

Gaspare-Celio-Cristo-deriso-Ecce-Homo-Chiesa-del-Gesù

 

 

 

 

dettaglio

 

 

 

 

 

Gaspare-Celio-Cristo-deriso-Ecce-Homo-Chiesa-del-Gesù

 

 

dettaglio

 

 

 

IMMAGINI DI GASPARE CELIO ALLA CHIESA DEL GESU’

 

Dipinti restaurati in loco nel 1997.

DA:

Gaspare Celio, Chiesa del Gesù

 

Per un breve periodo si trasferisce a Parma e anche qui raccoglie notizie sui contemporanei, ma anche sui capolavori del secolo precedente transitati nelle raccolte dei Farnese; poi torna a Roma, dove annota avvenimenti e prende appunti, non solo in vista della sua Guida, scritta negli anni Venti e poi pubblicata nel 1638, che descrive palazzi e ville di Roma, ma, evidentemente, anche per le sue postille al testo vasariano.

Le aggiunte di Celio, i suoi contributi originali, nel libro sono stampate in rosso, in modo che si possa immediatamente, quasi a colpo d’occhio, valutare l’ampiezza dei suoi interventi rispetto al Vasari. C’è dunque molto rosso nella vita di Barocci ed è, ovviamente, tutta rossa la vita di Michelangelo Merisi da Caravaggio, pittore che Celio aveva di sicuro incontrato nelle strade di Roma, in quelle dinamiche di tensioni e rivalità fra gli artisti che, attraverso le scoperte degli ultimi anni, i documenti ci hanno restituito in maniera sempre più precisa e a volte drammatica.

Anche qui, come nel caso di Barocci, i debiti delle fonti nei confronti di Celio sono notevoli. In particolare, sembra proprio che Bellori abbia attinto, anche per la vita di Caravaggio, ad alcune notizie riportate da Celio, prima di tutto nel citare l’omicidio commesso da Caravaggio in gioventù a Milano, che avrebbe determinato la sua partenza dalla Lombardia e poi l’arrivo a Roma. Questo episodio, non suffragato dai documenti, viene ripetuto anche da altri biografi e Celio ne è probabilmente la fonte primaria; chissà se avesse avuto delle notizie attendibili o la biografia del Merisi non sia viziata dal desiderio di farlo comparire come un personaggio dalla vita difficile.

Assassino fin dagli anni milanesi, giunto a Roma privo di mezzi e di appoggi, il cardinal Del Monte l’avrebbe preso a vivere nel suo palazzo grazie a Prospero Orsi, che quando cercava Michelangelo lo trovava che dormiva “nel poggiolo davanti a Pasquino, che non aveva panni attorno”. Oltre all’enfasi sulla povertà e sul carattere iroso e indomabile, la biografia di Caravaggio scritta da Celio sottolinea l’importanza della figura di Prospero Orsi, il fatto che presso di lui Caravaggio avesse dipinto un suonatore di liuto, non è chiaro se quello poi appartenuto alla collezione di Vincenzo Giustiniani o più verosimilmente del cardinal Del Monte.

 

 

1596 Caravaggio, The Lute Player New York.jpg

CARAVAGGIO, IL SUONATORE DI LIUTO, 1597 ca, APPARTENUTO ALLA COLL. DEL CARD. DEL MONTE–

OGGI ALLA :

Wildestein Collection in prestito al Metropolitan Museum, New York

 

 

 

Michelangelo Merisi da Caravaggio - Lute Player - WGA04086.jpg

CARAVAGGIO, SUONATORE DI LIUTO, 1595 – 96, OLIO SU TELA

94×119 cm–Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

 

 

notizie sui due suonatori di liuto:

https://it.wikipedia.org/wiki/Suonatore_di_liuto

 

 

Grazie a Celio prende ancora più verosimiglianza l’idea che i primi quadri di Caravaggio o per lo meno i suoi primi soggetti potessero essere eseguiti anche per proporsi sul mercato romano e non direttamente per un mecenate, come acquista forza il ruolo di Prospero Orsi, vero artefice della carriera del giovane lombardo.

 

Sarebbe stato lui a fargli affidare la cappella Contarelli, mosso non solo dalla stima per il suo amico ma soprattutto dall’avversione per il cavalier d’Arpino, che inizialmente aveva avuto l’incarico. Anche nel testo di Celio, come più tardi in quello famoso di Giovanni Baglione, la critica all’opera di Caravaggio viene affidata a un autorevole pittore della generazione precedente.

Se Baglione lascerà a Federico Zuccari il ruolo di smorzare la novità dirompente delle Storie di San Matteo nella cappella, riconoscendovi piuttosto il debito di Caravaggio verso il tonalismo veneto e in particolare verso Giorgione, nel testo di Gaspare Celio, nemico giurato di Federico Zuccari, compare Giovanni de Vecchi, come difensore del disegno e quindi detrattore dell’opera di puro esercizio del colore che Caravaggio stava dimostrando.

 

Difendere il disegno come pratica essenziale per il pittore e soprattutto riportare Roma al centro della produzione delle arti sembrano i due assi teorici sui quali si muove complessivamente il testo del Celio, certamente privo della profondità culturale e della tensione intellettuale delle Vite di Bellori, ma derivato in gran parte proprio dall’esperienza del mestiere di pittore, aspetto che lo rende una fonte di grande valore, da vagliare con attenzione.

Ad emergere, oltre alle novità e alle aperture sulla vita e sulle opere dei suoi più stretti contemporanei è la scrittura vivace e strabocchevole di Celio. Non solo inventa il suo lessico, ma fa apparire luoghi e momenti: le facciate dipinte ammirate a Roma persino dai pittori fiorentini, lo sconforto di alcuni di loro davanti all’eccellenza delle opere di Polidoro da Caravaggio, come per esempio nella biografia di Andrea Del Sarto, al quale bastò, secondo il racconto, di vedere la facciata dipinta con le Storie di Alessandro Magno su una “casa di vigna” nei pressi di Ripetta, andata distrutta nel 1620, per decidere di tornare sui suoi passi senza misurarsi con i pittori di Roma.

 

Insomma, dalla diatriba fra Firenze e Roma alla ricostruzione di un mondo che stava cambiando, fra le ultime committenze tardo cinquecentesche della chiesa del Gesù all’irrompere sulla scena del naturalismo caravaggesco, il testo di Celio è una scoperta fondamentale, giunta a conclusione di una ricerca degna di uno dei più celebri allievi del college di fondazione gesuitica in cui si trova il manoscritto: Arthur Conan Doyle, inventore di Sherlock Holmes.

 

 

 

(descrizione)

La cappella Contarelli nella chiesa del Gesù vicino a Piazza del Gesù

 

Si tratta del ciclo di opere dedicato a San Matteo: “La vocazione di San Matteo”, “L’ispirazione di San Matteo” e “Il martirio di San Matteo”.

 

 

 

La vocazione di San Matteo

La vocazione di San Matteo, 1599-1600

 

 

 

San Matteo e l'angelo

SAN MATTEO E L’ANGELO, 1599-1600

Lafit86 – Opera propria

 

 

 

Martirio di San Matteo

Martirio di San Matteo, 1599-1600

 

 

La cappella Contarelli si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Ospita il ciclo pittorico su san Matteo realizzato da Caravaggio.

La cappella, acquistata dal cardinale Mathieu Cointrel (italianizzato in Matteo Contarelli) nel 1565, il quale nel frattempo era morto, era passata in eredità a Virgilio Crescenzi il quale a sua volta aveva affidato la decorazione pittorica al Cavalier d’Arpino, con cui Caravaggio collaborò durante la sua prima permanenza a Roma.

La commissione del ciclo pittorico giunse a Giuseppe Cesari attraverso l’interessamento del Cardinal Del Monte, che gli diede il compito di eseguire il tema richiesto con una grande unitarietà e rigore storico; questo si deduce dalle varie e vaste citazioni di fonti letterarie presenti nell’iconografia dei dipinti. Il lavoro quindi passò nelle mani di Caravaggio, il quale dovette portare a compimento le tele della cappella prima dell’Anno Santo del 1600.

 

Ciclo di San Matteo

Ospita il ciclo pittorico su san Matteo realizzato da Caravaggio. La cappella, ultima nella navata sinistra entrando nella chiesa, è di modesta dimensione, sopra l’altare vi è San Matteo e l’angelo, sul lato destro il Martirio di San Matteo e su quello sinistro la Vocazione di san Matteo.

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1 risposta a FRANCESCA CAPPELLETTI, Un manoscritto svela la prima vita (e il primo omicidio) di Caravaggio – REPUBBLICA DEL 8 DICEMBRE 2021  + FRANCESCA CAPPELLETTI, CARAVAGGIO, ELECTA 2009

  1. ueue scrive:

    Caravaggio è un personaggio eccezionale di cronaca nera.

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