GIANSANDRO MERLI, La soccorritrice di Msf: «Quei dieci ragazzi uccisi dalle esalazioni, che rabbia»- IL MANIFESTO DEL 18 NOVEMBRE 2021 + FABIO ALBANESE, La Geo Barents di Msf davanti a Messina con 186 migranti e 10 cadaveri — LA STAMPA — 19 NOVEMBRE 2021 —

 

 

IL MANIFESTO DEL 18 NOVEMBRE 2021

https://ilmanifesto.it/la-soccorritrice-di-msf-quei-dieci-ragazzi-uccisi-dalle-esalazioni-che-rabbia/

 

La soccorritrice di Msf: «Quei dieci ragazzi uccisi dalle esalazioni, che rabbia»

Mediterraneo. Martedì la Geo Barents ha raggiunto una barca in difficoltà: 99 i migranti salvati, per gli altri non c’è stato nulla da fare. Fulvia Conte, coordinatrice Sar: «L’ultimo ragazzo non voleva scendere. Restava lì. Sul barcone. Disperato. Guardava giù. Sotto c’era il fratello»

I momenti più drammatici del soccorso, foto di Candida Lobes/MsfI momenti più drammatici del soccorso, foto di Candida Lobes/Msf

© Candida Lobes/Msf

 

Giansandro Merli

EDIZIONE DEL  18.11.2021

PUBBLICATO17.11.2021, 23:59

 

Due nuove foto si sono aggiunte all’album degli orrori del Mediterraneo centrale. Nella prima c’è un gommone di salvataggio di Medici Senza Frontiere davanti a un barcone stracarico di migranti e quasi affondato. Nella seconda i migranti non ci sono più e il barcone ha ripreso a galleggiare, sopra rimangono dieci corpi avvolti nei sacchi dei plastica. In mezzo c’è una ragazza con il caschetto rosso. È la coordinatrice dei soccorsi, si chiama Fulvia Conte e ha 28 anni.

È finita nel Mediterraneo partendo da Esc, uno spazio sociale nel quartiere romano di San Lorenzo. Tra quelle mura ha partecipato alla creazione di Mediterranea. Dopo alcune missioni con la Ong italiana è salita a bordo della Ocean Viking di Sos Mediterranée e adesso naviga per la seconda volta sulla Geo Barents. Martedì pomeriggio ha vissuto il suo soccorso più drammatico, nelle acque internazionali a nord del tratto di costa tra Zuara e Sabratha. La barca di legno era partita dalla Libia con 109 migranti.

Sul barcone i corpi di dieci migranti morti, avvolti nei sacchi di plastica. A bordo anche due soccorritori di Msf, Fulvia Conte indossa il caschetto rosso – foto di Candida Lobes/Msf

 

Che significa chiudere dieci cadaveri nei sacchi di plastica?

Significa toccare con mano, in senso letterale, la morte. Sappiamo che la gente perde la vita nel tentativo di attraversare il mare, ma vederlo così da vicino è diverso… Si prova anche tanta rabbia. Soprattutto di fronte a persone che sono morte chissà quante ore prima. È drammatico, ma a volte va perfino peggio: ci sono familiari che non sanno nulla di quello che è successo ai loro parenti, mentre altri hanno la certezza che sono affogati e che nessuno ha recuperato i corpi.

 

Chi erano le persone morte?

Ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Provenienti dall’Africa subsahariana. Amici e familiari ci hanno raccontato che erano stati obbligati a sistemarsi nella parte inferiore della barca. Minacciati e costretti dai trafficanti. Non erano gli unici, anche altre persone si trovavano là con loro. Ma purtroppo quei dieci non ce l’hanno fatta. Sono morti per le esalazioni della benzina.

 

Come li avete trovati?

Durante il soccorso molti urlavano che c’era un doppio fondo e delle persone stavano sotto. Il nostro intervento è stato estremamente complesso perché la barca era molto instabile. Un fianco si abbassava sotto il livello dell’acqua e poi tornava a galla. La prua affondava e risaliva. Diverse persone sono cadute in acqua. Abbiamo fatto tutto rapidamente e messo al sicuro 99 naufraghi. Moltissimi erano indeboliti dal viaggio e intossicati dai fumi del carburante. La comunicazione con loro è stata difficile. Durante il secondo trasferimento verso la nave alcuni ragazzi ci hanno detto in francese: «Ci sono i morti sotto, ci sono i morti sotto». Prima dell’ultimo viaggio dal barcone alla Geo Barents abbiamo vissuto una scena straziante. L’ultimo ragazzo non voleva scendere. Restava lì. Sul barcone. Disperato. Guardava giù. Sotto c’era il fratello. E lui non voleva scendere. Gli ho detto: «Lo so che è difficile, ma adesso devi salutarlo. Perché sei ancora vivo e ti devi mettere in salvo. Vieni a bordo con noi». Alla fine la mediatrice culturale è riuscita a convincerlo, parlandogli in arabo.

 

L’arrivo dei naufraghi sulla Geo Barents – foto di Candida Lobes/Msf

 

Com’è la situazione sulla nave?

Le operazioni di trasporto dei corpi, che ora si trovano in una cella frigorifera, sono state lunghissime. Per recuperarli dal fondo del barcone siamo dovuti scendere con le bombole di ossigeno, l’aria era irrespirabile. Dopo averli trasferiti sulla nave, i parenti li hanno riconosciuti. Un momento straziante, ma comunque dignitoso. Almeno c’è stata la possibilità di ricoverare i corpi in una maniera più o meno degna, dando modo a chi conosceva quelle persone di salutarle. Adesso a bordo… non so… c’è una sensazione strana. Da un lato, siamo contenti di aver salvato tutti gli altri. Se fossimo arrivati qualche ora più tardi ci sarebbero stati sicuramente altri morti. Dall’altro, però, fa rabbia vedere come l’assenza di coordinamento dei soccorsi provochi ancora morte. Ora stiamo navigando verso nord con 186 naufraghi, salvati in tre diversi interventi. Aspettiamo di capire come procedere rispetto allo sbarco. Siamo in attesa di un porto sicuro.

 

Cosa chiedete all’Italia e all’Europa dal centro del Mediterraneo?

Le autorità europee devono prendersi la responsabilità di affrontare questa situazione in maniera non emergenziale. Devono coordinare la ricerca e il soccorso nel Mediterraneo centrale e non esternalizzare queste funzioni alla guardia costiera di Tripoli. La Libia non è un porto sicuro e riportare indietro i migranti significa respingerli illegalmente, riconsegnarli a una spirale di violenze e abusi. Le persone sono costrette a tentare di attraversare il mare, rischiando la propria vita, perché lì non hanno alcuna alternativa.

 

 

 

LA STAMPA — 19 NOVEMBRE 2021 —

https://www.lastampa.it/cronaca/2021/11/19/news/la-geo-barents-di-msf-davanti-a-messina-con-186-migranti-e-10-cadaveri-1.40939251

 

La Geo Barents di Msf davanti a Messina con 186 migranti e 10 cadaveri

 

 

Non è previsto un ingresso in porto, il trasbordo a terra dei migranti viene effettuato con le motovedette della Guardia costiera

 

La Geo Barents di Msf davanti a Messina con 186 migranti e 10 cadaveri

FABIO ALBANESE

PUBBLICATO IL
19 Novembre 2021

 

E’ Messina l’approdo per la Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere che martedì scorso in acque internazionali davanti alla Libia occidentale ha soccorso i migranti di un affollato barcone alla deriva, sul fondo del quale c’erano però anche dieci cadaveri, poi portati a bordo assieme ai 99 sopravvissuti. La nave umanitaria, che chiedeva da giorni un «Pos», è ancorata in rada poco a nord di Messina dalle 11 e non è previsto un ingresso in porto. Il trasbordo a terra dei migranti viene effettuato con le motovedette della Guardia costiera.

Tra lunedì e martedì scorsi, la Geo Barents aveva già effettuato altri due salvataggi e trasporta un totale di 186 migranti, tra loro 34 donne e 61 minori, il più piccolo di appena 10 mesi. Nella cella frigorifero ci sono i cadaveri delle dieci persone morte sul barcone, probabilmente asfissiate, alcune delle quali hanno tra i sopravvissuti parenti o amici cui è toccato il compito di riconoscerli.

La nave di Msf aveva ottenuto ieri sera il porto di approdo dalle autorità italiane, quando era già in navigazione lungo la Sicilia orientale. «Tra i sopravvissuti ci sono anche persone che hanno perso amici e familiari e stanno elaborando il lutto – dice Fulvia Conte, vice repsonsabile delle attività Sar sulla nave -. Queste persone avranno bisogno di assistenza e supporto psicologico. Le dieci persone decedute meritano una degna sepoltura, Msf si coordinerà con le autorità locali per garantire che i corpi siano sbarcati con dignità». Sulla situazione dei migranti, spiega Fulvia Conte: «In molti dei sopravvissuti si vedono i segni visibili e invisibili delle violenze e degli abusi subiti in Libia, così come la stanchezza per aver trascorso quasi una settimana in mezzo al mare. Ci sono persone che hanno bisogno di assistenza medica e di esami specialistici, incluse donne e bambini con patologie non curabili a bordo».

Il sindaco di Messina, Cateno De Luca, è invece sollevato dal fatto che i migranti non resteranno in città: «Per noi l’elemento decisivo è non mettere a repentaglio la nostra comunità, soprattutto dal punto di vista sanitario vista l’emergenza pandemica in corso. Questo risultato è stato raggiunto da quando è stato chiuso l’hotspot nell’ex caserma Gasparro di Bisconte e i migranti saranno trasferiti su una nave per la quarantena». In realtà è spesso accaduto che i tamponi anti-Covid sui migranti salvati in mare abbiano dato esito negativo e solo pochi siano risultati positivi.

 

La maggior parte dei migranti della Geo Barents arriva da Costa d’Avorio, Guinea, Nigeria, Siria e Somalia. Gli adulti e le famiglie saranno trasferiti sulla nave-quarantena Gnv Allegra che sta per raggiungere la città dello Stretto mentre i minori non accompagnati saranno, come sempre accade, trasferiti in strutture di accoglienza a terra.

 

Nel Mediterraneo centrale l’ennesimo episodio di tensione si è vissuto ieri pomeriggio, quando una motovedetta della Guardia costiera libica «ha minacciato l’equipaggio di Sea Watch 4 di sequestro in Libia», come ha reso noto la stessa Ong tedesca: «La motovedetta ha intimato illegalmente alla nostra nave di lasciare la zona nonostante ci trovassimo in acque internazionali fuori dalla giurisdizione libica». Sulla Sea Watch 4 ci sono 120 migranti recuperati ieri in tre diverse operazioni: 6 erano già stati presi a bordo da una motovedetta libica quando, vedendo la nave di Sea Watch, i migranti si sono gettati in mare per raggiungere a nuoto la nave umanitaria.

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