ANDREA FABOZZI, Semipresidenzialismo “di fatto”. Il peggiore- IL MANIFESTO  DEL 3 NOVEMBRE 2021 + IL FATTO QUOTIDIANO DEL 2 NOVEMBRE + DEL 3 NOVEMBRE

 

IL MANIFESTO  DEL 3 NOVEMBRE 2021

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Semipresidenzialismo “di fatto”. Il peggiore

 

Riforme. La via proposta da Giorgetti è la più rischiosa tra le tante che nell’ultimo quarto di secolo hanno spinto sulla verticalizzazione del potere. Una storia di tentazioni a rischio all’inizio della quale c’è un’altra provocazione della Lega

 

 

Mario DraghiMario Draghi

© LaPresse

 

Andrea Fabozzi

EDIZIONE DEL03.11.2021

PUBBLICATO2.11.2021, 23:59

 

Tra Lega e semipresidenzialismo c’è un rapporto deleterio da quasi un quarto di secolo. Da quel giorno del giugno 1997 in cui i rappresentanti leghisti nella bicamerale per le riforme lo votarono come forma di governo preferita, cambiando idea all’ultimo minuto e facendo saltare il piano di D’Alema (e più tardi tutta la commissione). Fu un gesto a metà tra incoscienza e provocazione, sigillato nel ricordo dal sorrisetto di Roberto Maroni (recentemente recuperato in servizio dal governo Draghi). Giancarlo Giorgetti, all’epoca, era un oscuro deputato. Oggi che da ministro in carica propone di spostare Mario Draghi al Quirinale come via breve al semipresidenzialismo «de facto» recupera un po’ di quello spirito da guastatori. Dice in pubblico quello che i tifosi della verticalizzazione del potere sognano in privato.

Il semipresidenzialismo come soluzione semi autoritaria ai problemi di governabilità del paese è un mantra della cosiddetta seconda repubblica, senza troppe distinzioni di schieramento. Anche in questa legislatura ci sono agli atti proposte di riforma semipresidenziale che vanno dal Pd a Fratelli d’Italia. Un fiume carsico venuto alla luce in mille forme, le più assurde: dal blitz su un emendamento che dieci anni fa doveva farne l’approdo della transizione italiana alla proposta di referendum di indirizzo, poi regredita a questionario sul sito del dipartimento per le riforme, per incoronarlo come il sistema preferito dagli italiani. La via breve vaticinata da Giorgetti a Bruno Vespa è, potenzialmente, la più pericolosa.

Del suo modello più noto, il semipresidenzialismo francese, quello «de facto» non ha quasi niente. Gli mancano soprattutto l’elezione popolare diretta del presidente della Repubblica (con legge elettorale a doppio turno) e il sistema costituzionale di bilanciamento dei poteri. L’idea di Giorgetti è un vuoto, un buco con Draghi al centro. Brutalmente onesta, perché è difficile negare che l’attuale presidente del Consiglio anche in caso di trasloco al Quirinale resterebbe il protagonista principale dell’azione politica. Cioè proprio quello che al nostro presidente della Repubblica è impedito dalla Costituzione (che lo ha voluto politicamente irresponsabile). Protagonista per tante ragioni, non solo perché ha scritto il Piano dalla cui attuazione dipenderanno i governi a venire. Ma anche, per esempio, perché toccherebbe a lui, dal Colle, conferire l’incarico al nuovo presidente del Consiglio. Scegliersi il successore.

La ricorrente metafora del potere a fisarmonica del Capo dello stato, alla quale ricorre anche Giorgetti, in questo caso non è corretta: Draghi presidente non si allargherebbe per compensare una debolezza del governo, al contrario comprimerebbe in partenza lo spazio dell’esecutivo con la sua presenza ingombrante. Qui c’è tutto il rischio di una soluzione «de facto», fuori cioè da regole e poteri definiti. Il rischio, in due parole, di un catastrofico scontro istituzionale tra le prime cariche dello stato.

 

 

 

IL FATTO QUOTIDANO DEL 2 NOVEMBRE 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/02/giorgetti-draghi-al-colle-da-li-guiderebbe-il-convoglio-sarebbe-un-semipresidenzialismo-conte-non-va-bene-non-servono-uomini-della-provvidenza/6376702/

 

 

Giorgetti: “Draghi al Colle? Da lì guiderebbe il convoglio, sarebbe un semipresidenzialismo”. Conte: “Non va bene, non servono uomini della provvidenza”

Giorgetti: “Draghi al Colle? Da lì guiderebbe il convoglio, sarebbe un semipresidenzialismo”. Conte: “Non va bene, non servono uomini della provvidenza”

Le dichiarazioni del ministro del Carroccio che, intervistato nell’ultimo libro di Bruno Vespa, rafforzano ancora di più l’operazione per portare l’ex premier al Colle: “Anche da lì guiderebbe il convoglio, sarebbe un presidente della Repubblica che allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”. Il leader M5s: “Non alterare il disegno costituzionale”. Carfagna: “Sono presidenzialista, ma la Costituzione non lo prevede”. Calenda: “Se è così Draghi rimanga a Chigi”. Articolo 1: “Semipresidenzialismo di fatto è un’idea pericolosa”

 

di F. Q. | 2 NOVEMBRE 2021

LEGGI NEL LINK DEL GIORNALE ALL’INIZIO

 

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La strada per portare Mario Draghi al Quirinale potrebbe diventare in discesa. Ma pure in salita, visto che le ultime dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti su un “semipresidenzialismo de facto” hanno provocato parecchio dibattito, raccogliendo la replica anche di Giuseppe Conte, che per primo aveva aperto al trasloco del premier al Colle.

Ma andiamo con ordine. Dopo le dichiarazioni favorevoli di Matteo Salvini sull’ipotesi di vedere al Quirinale l’ex presidente Bcearriva pure l’endorsement del numero due della Lega, abituato a recitare il ruolo dello stratega dalle parti del Carroccio. “Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale”, dice il ministro dello Sviluppo economico.

Le anticipazioni del libro di Vespa – Parole, quelle di Giorgetti, che come quelle di Salvini sono contenute nelle anticipazioni dell’ultimo libro di Bruno Vespa “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando)”.

L’esponente del Carroccio spiega che “già nell’autunno del 2020 le dissi che la soluzione sarebbe stata confermare Mattarella ancora per un anno. Se questo non è possibile, va bene Draghi”.

Un Mattarella bis, però, al momento sembra completamente escluso. Semmai il problema che fino a questo momento aveva sbarrato la strada della salita di Draghi al Colle è un altro. Negli ultimi mesi era diventata opinione comune che il trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale del premier avrebbe fatto venire meno l’esistenza del governo in carica. E quindi, essendo impossibile trovare una nuova maggioranza – sarebbe la quarta di questa tribolata legislatura – il voto anticipato in primavera sarebbe stata una conseguenza naturale.

In Parlamento, però, sono ben 661 gli eletti che vedranno maturare la pensione solo a partire dal settembre del 2022: in caso di voto anticipato vedrebbero andare in fumo i contributi versati fino ad ora.

 

CONTE A  ” PORTA A PORTA “

 

Il semipresidenzialismo de facto – Ecco perché quando domenica Conte ha aperto all’entrata di Draghi al Colle si è subito affrettato ad assicurare che tale ipotesi non significherebbe un automatico ritorno alle urne. Concetto ribadito stasera a Porta a Porta: “Non significa che un attimo dopo si vada alle elezioni. Ricordo che questo governo di unità nazionale è nato perché non c’erano le condizioni per andare alle elezioni. Stiamo parlando di tante ipotesi. E’ chiaro che qualunque sia la soluzione, non ravviso le condizioni per andare a votare un attimo dopo“.

Si andrebbe dunque avanti con la maggioranza attuale?

“Questo dipenderà – risponde Conte – se fosse Draghi a salire al soglio quirinalizio, verrebbe meno il presidente del Consiglio, è una circostanza non indifferente rispetto ad altre soluzioni, bisognerà vagliare le condizioni“.

 

GIORGETTI  A BRUNO VESPA

 

E Giorgetti come la pensa? Cosa succederebbe al governo in caso di promozione del premier a capo dello Stato?

Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”.

Come ha fatto a suo tempo Napolitano, replica Vespa.

“Lui l’ha fatto dinanzi a un mondo politico spaesato”, ha precisato Giorgetti. “Draghi baderebbe all’economia“. In effetti si rischia di avere un presidente della Repubblica che lascia a Palazzo Chigi un suo fedelissimo, con l’incarico di gestire la spesa dei fondi del Recovery. Ma non solo, visto che nell’ultimo anno di legislatura ci saranno una serie di incombenze di natura molto politica come per esempio la legge elettorale.

 

 

CONTE SUL SEMIPRESIDENZIALISMO DE FACTO

 

Conte: “Non servono uomini della provvidenza” – Ecco perché la frase sul semipresidenzialismo ha provocato numerose reazioni. “Di sicuro è solo una battuta, se la frase non provenisse da un autorevole esponente del Governo dovremmo considerala eversiva”, dice Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera ed esponente dei 5 stelle.

Per Conte “qualunque soluzione sia, anche la più ampia, non dobbiamo auspicare che si stravolga o si alteri il disegno costituzionale. Parlare di semipresidenzialismo de facto, o quasi un di fatto che diventa surrettizio, non va assolutamente bene“.

L’ex premier aggiunge : “Ho lavorato fianco a fianco con il presidente Mattarella e credo si sia tenuto ben lontano da un semipresidenzialismo de facto. Non abbiamo bisogno di uomini della provvidenza, l’Italia storicamente deve stare sempre attenta”.

E ancora: “Quando parliamo di semipresidenzialismo de facto parliamo di un presidente che eserciti prerogative in modo così attivo da travalicare i confini di un ruolo di garanzie e non lo auspico per il sistema politico. Si parla di debolezza della politica, ma nel Conte 2 abbiamo affrontato una pandemia: se la debolezza della politica fosse stata tale ci saremmo trovati distrutti dalla pandemia. Poi se è debolezza politica è che una forza del 2% possa fare cadere un governo io non parlerei di debolezza della politica ma di un atteggiamento disinvolto di una forza politica che ne risponderà con gli elettori”.

 

Le altre reazioni –

 

A commentare la dichiarazione di Giorgetti, è pure Mara Carfagna, sua collega ministra nel governo Draghi: “Sono una presidenzialista convinta ma la nostra Costituzione non lo prevede. Draghi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica, ed è una ovvietà ma mi sottraggo al toto-nomine per il Quirinale. Ho partecipato a diverse votazioni e l’esperienza mi insegna che il toto-nomine è un esercizio azzardato, tutte le previsioni non si sono mai avverate”, dice la titolare del dicastero per il Sud.

Pure in area Pd, il senatore Andrea Marcucci: “Mi sembra surreale che un ministro dia una interpretazione tutta sua della nostra Costituzionale con un sistema semipresidenziale de facto”.

“Se Giorgetti ritiene che si debba evolvere verso un sistema semipresidenziale, presenti un ddl e si faccia promotore di una riforma”, provoca Enrico Borghi della segreteria dem. “I sistemi istituzionali non cambiano a seconda di chi ricopre una carica.

Sono presidenzialista, ma questo non è il sistema italiano. Se Draghi deve continuare a guidare il paese, come io penso, allora occorre che resti PdC, per scelta netta e trasparente delle forze politiche, scrive su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda.

Attacca Giorgetti pure Arturo Scotto, coordinatore di Articolo Uno, che su twitter scrive: “Il punto non è Draghi o meno al Quirinale. E’ che non esiste un Presidente della Repubblica eletto con vincolo politico, eccetto la difesa della Costituzione. Caro Giorgetti, il semipresidenzialismo di fatto è un’idea pericolosa. Un presepe che non mi piace, direbbe Eduardo”.

 

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Opposta la lettura di Ignazio La Russa. “In realtà Giorgetti non dice nulla di nuovo. Gli ultimi presidenti della Repubblica, da Scalfaro a Napolitano, compreso l’attuale, hanno modificato il ruolo del capo dello Stato, tanto da far parlare di una Costituzione di fatto, che attribuisce al presidente più poteri”, dice il vicepresidente del Senato. “Quello che non dice Giorgetti – continua l’esponente di Fdi – è che adesso è tempo di passare dalla Costituzione di fatto a modifiche serie della Costituzione e regolamentare il presidenzialismo o, se si vuole, il semipresidenzialismo, con norme che attribuiscono al popolo il potere di eleggere chi, come dice Giorgetti deve ‘guidare il convogliò…”.

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 3 NOVEMBRE 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/03/di-maio-e-giorgetti-a-cena-insieme-a-roma-nella-giornata-delle-polemiche-sul-leghista-per-il-semipresidenzialismo-de-facto/6377907/

 

Di Maio e Giorgetti a cena insieme a Roma nella giornata delle polemiche sul leghista per il “semipresidenzialismo de facto”Di Maio e Giorgetti a cena insieme a Roma nella giornata delle polemiche sul leghista per il “semipresidenzialismo de facto”

I due ministri sono stati immortalati da una foto – pubblicata dal Corriere.it -mentre cenano Da Michele, sulla Flaminia, a Roma. In giornata avevano provocato parecchie polemiche le dichiarazioni dell’esponente leghista contenute nel libro di Vespa. Giovedì interverrano entrambi alla presentazione dell’ultimo libro del direttore di Repubblica, Molinari

Una pizza da Michele, sulla Flaminia, a Roma. È il posto scelto da Giancarlo Giorgetti e Luigi Di Maio, immortalati da una foto – pubblicata dal Corriere.it – che raffigura due ministri, seduti a cena. Teoricamente vedere due esponenti di governo allo stesso tavolo non sarebbe una notizia. Se non fosse che i due personaggi in questione fanno parte di due forze politiche ormai lontanissime tra loro, dopo la fine dell’esperienza del governo gialloverde. Senza considerare che la cena arriva alla fine di una giornata particolarmente densa, soprattutto per Giorgetti.

Le anticipazioni delle dichiarazioni dell’esponente leghista contenute nell’ultimo libro di Bruno Vespa, infatti, hanno provocato polemica sia all’interno del suo partito che fuori. I retroscena raccontano di un Salvini molto risentito per le affermazioni del numero due del Carroccio. “Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, mentre Salvini incontrava Jair Bolsonaro. “Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso”, ha proseguito Giorgetti. Affermazioni che hanno provocato la reazione di Salvini: secondo il Corriere, il leader della Lega ha convocato a sorpresa il consiglio federale. Da segnalare che prima di andare a cena con Giorgetti, Luigi Di Maio era intervenuto a Dimartedì per dire che “Salvini, come Renzi, è inaffidabile. Sono la faccia della stessa medaglia, ovvero l’inaffidabilità. E’ chiaro a tutti che Salvini è una persona che ha dimostrato a tutti la sua inaffidabilità e se ne sono accorti anche Lega e Forza Italia. Qual è il calcolo che sta facendo ora: è preoccupato che la Meloni possa fare il primo partito della coalizione e diventare premier in caso di vittoria del centrodestra. E allora cosa fa? Prova a staccare prima… ”.

Maggiori polemiche ha suscitato la dichiarazione di Giorgetti sulla corsa al Colle. “Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”, ha detto Giorgetti nel libro di Vespa. Parole che hanno provocato una controreplica da parte di esponenti di tutti i partiti. Compreso Giuseppe Conte: “mon dobbiamo auspicare che si stravolga o si alteri il disegno costituzionale. Parlare di semipresidenzialismo de facto, o quasi un di fatto che diventa surrettizio, non va assolutamente bene“, sono le parole del leader M5s. Sulla corsa al Colle, tra l’altro, oggi arrivano pure le dichiarazioni di un altro big della Lega come Massimiliano Fedriga che sembrano prendere le distanze dalle “fughe in avanti” di Giorgetti. “Aspettiamo i tempi: oggi mi sembra ancora prematuro fare nomi. Ci sono discussioni in atto molto ampie. Per rispetto del presidente Mattarella e di chi gli succederà penso che i nomi sia necessario farli nel momento opportuno”. E siccome Giorgetti aveva parlato di un’ipotesi Mattarella bis, Fedriga commenta: “Noi intanto vediamo le proposte, dopo di che si decide, perché fare il toto presidente della Repubblica non mi è mai piaciuto”. Dalla questione Colle, invece, Di Maio tenta di tirarsi fuori: “Io sono un grande estimatore del presidente Draghi e lavoriamo convintamente ogni giorno, però non mi presto adesso al totonomi, è troppo presto”. Giovedì pomeriggio, sempre a Roma, sia Di Maio che Giorgetti interverranno alla presentazione del libro ‘Il campo di battaglia’, del direttore di Repubblica Maurizio Molinari.

 

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1 risposta a ANDREA FABOZZI, Semipresidenzialismo “di fatto”. Il peggiore- IL MANIFESTO  DEL 3 NOVEMBRE 2021 + IL FATTO QUOTIDIANO DEL 2 NOVEMBRE + DEL 3 NOVEMBRE

  1. ueue scrive:

    Armi di distrazione di massa.

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